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Autore: Columbia    04/09/2015    1 recensioni
Alexandra è una ragazza orfana che ha passato gran parte della sua vita sballottata come un pacco da una famiglia all'altra. Per sua grande fortuna però, Alex riesce a trovare asilo presso il signor Trason, uno degli uomini più criticati di Orange County a causa del suo stile di vita; nella sua nuova casa Alex incontrerà alcune persone che le cambieranno la vita, permettendole di rinascere dalle sue stesse ceneri.
Ma del resto si sa, niente va mai per il verso giusto...
DAL CAPITOLO I
"Le spiegò che quasi tutti i loro conoscenti additavano quei giovani ragazzi come dei veneratori di Satana e sciocchezze varie: era difficili vederli per strada durante il giorno perché rischiavano di essere linciati vivi se riconosciuti, cosa alquanto probabile visto il loro modo di atteggiarsi e di vestirsi. Alexandra, attraverso i racconti dell’uomo, capì che era un loro simpatizzante e ne ebbe la conferma quando venne a sapere che era stato uno dei pochi ad aiutare il signor Trason nel suo obiettivo: dare casa a tutti coloro che erano stati colpiti, seppur indirettamente, da quel massacro; per questo motivo, quando i Crocket finirono in bancarotta, Trason si offrì di dare asilo alla ragazza."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Christine bussò per l’ennesima volta alla porta della ragazza: oddio, più che bussare sembrava volesse scardinarla e darle fuoco. Un elefante sarebbe stato sicuramente più delicato.
C’era anche da capirla però, del resto era lì da quasi venti minuti nella speranza che qualcuno le aprisse ma fino a quel momento non si era fatto vedere nessuno
Adesso mi incazzo
“LO SO CHE SEI DENTRO, APRI QUESTA PORTA!” urlò a pieni polmoni tirando un ultimo pugno contro la superficie di legno scuro: l’unico risultato che ottenne furono due o tre nocche probabilmente rotte.
Ma complimenti Chris, rompiti anche questa mano e poi siamo apposto pensò tra sé e sé portandosi le nocche alla bocca per leccare via il sangue che fuoriusciva
“È aperto” borbottò una voce dall’interno.
Christine abbassò la maniglia e constatò con sua grande frustrazione che sì, la porta era aperta e, sì, c’era anche lei. La ragazza caricò a passo di marcia verso il letto, ostruendo la visuale ad Alex
“Si può sapere che stai facendo?” chiese Chris incrociando le braccia al petto con fare minaccioso
“Mh?” borbottò Alexandra fissandola con sguardo vacuo
“Ti ho chiesto che stai facendo! Ti ho cercata per tutta la casa, mi sono preoccupata tantissimo!”
“Ma Chris” rispose Alex mettendosi a sedere “saranno sì e no le tre del pomeriggio”
Christine inarcò un sopracciglio, sinceramente stupita dalla sua risposta
“Mi stai prendendo per il culo?”
“Perché dovrei farlo?”
“Alex, sono le sette e mezzo di sera.” Rispose Christine sedendosi affianco alla ragazza “sei sicura di star bene?”
“Le sette e mezza?”
Bene, questo voleva dire che era stata sdraiata in stato comatoso per quasi cinque ore
Già Alex, sei sicura di star bene?
“Esattamente, io e le ragazze ti abbiamo cercata ovunque. Dove sei stata tutto il giorno?” le chiese Christine, sedendosi affianco ad Alexandra
“Visto che voi eravate assieme ai ragazzi ho deciso di farmi un giro…” borbottò questa continuando a rigirarsi l’orlo delle lenzuola tra le dita; Christine si appuntò mentalmente, come quasi tutte le volte che entrava lì dentro, di fare un bel cazziatone al caro Michael una volta ritornato a casa: tutto in quella stanza era vecchio e malandato, anche l’aria che respiravi.
“...E?” la spronò Christine gesticolando con le mani “Te lo leggo negli occhi che è successo qualcosa, non farti cavare le parole fuori di bocca. Flyn ti ha rotto ancora i coglioni?”
Alex distolse finalmente lo sguardo dal materasso per concentrarsi sulla ragazza che le stava di fronte, la quale non sembrava intenzionata ad accettare il suo silenzio
“No, Flyn non c’entra. Ho incontrato Zacky in quella specie di sala enorme dove tenete tutti i vostri vinili”
“Immagino quanto possa essere stato socievole” ridacchiò Chris portandosi una mano alle labbra per nascondere il solito sorrisetto che le spuntava dopo una battuta pungente
“Ti sbagli, abbiamo parlato molto…”
“…Zacky ha parlato molto?”
“Sì” rispose Alex, confusa dalla strana inclinazione che aveva preso la voce della ragazza “Ed ha anche riso se è per questo”
“Stai scherzando?” chiese la rossa tornando tutt’a un tratto seria
“Perché dovrei?”
“Stiamo parlando dello stesso Zacky Vengeance? Media altezza, capelli neri, occhi verdi, con più tette di Leana? Lo stesso Zacky Vengeance che porta gli occhiali da sole anche in casa?”
Alexandra annuì prontamente, lasciando Christine ulteriormente di stucco; conosceva molto bene Zacky, erano praticamente cresciuti insieme. Era uno dei ragazzi più dolci che avesse conosciuto, ma allo stesso tempo era anche il più freddo e distaccato con chi non conosceva…E da anni ormai questo tratto del suo carattere aveva preso il sopravvento.
“Ok, la situazione è alquanto strana ma ho capito. Continua a parlare” disse Christine ad un tono di voce talmente basso che Alex temette di non aver capito appieno le sue parole.
“Stavamo parlando quando la situazione è degenerata…” borbottò Alex facendo mente locale; ricordando ciò che era successo quel pomeriggio, si ritrovò a pensare quanto assurda fosse stata la reazione del ragazzo. Ma ciò che probabilmente caratterizzava di più Alex era la sua intuitività: aveva capito che c’era sotto qualcosa, qualcosa di molto grosso. “…è stata tutta colpa di un album”
Oh Vee…
Christine si passò una mano sul volto, nascondendo lo sconforto che stava per sopraffarla. Nel suo profondo lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Certe volte, mentre lo guardava rinchiudersi nella sua solitudine si era ritrovata a pensare che forse gli piacesse provare dolore ed affogare nei suoi stessi ricordi. Era convinta che, se avesse potuto, avrebbe preferito ritornare indietro nel tempo e restarci. Ma forse era ciò che ognuno di loro voleva.
“Chris…Io non ho fatto niente, te lo giuro”
“Lo so Alex, lo so…” sospirò Chris sforzandosi di regalarle un sorriso “Non ci pensare”
“Tu sai di cosa si tratta?”
“Si, lo so. Ma non sono io a dovertene parlare…Quando si sentirà pronto lo farà lui. Ora scendiamo dai, gli altri ci aspettano”
Alexandra accettò ben volentieri l’invito di Christine: le due uscirono assieme dalla stanza e, una volta fuori, si lasciarono la mano.
Alexandra aveva accuratamente evitato la parte in cui Brian aveva fatto irruzione perché, seppur le dolesse ammetterlo, non aveva smesso di pensarci neanche per un secondo.
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Quando le due arrivarono in sala da pranzo trovarono tutti gli altri già a tavola, chi in piedi chi già seduto. Rispetto ai giorni precedenti la stanza era molto più affollata visto che alle ragazze si erano aggiunti pure i cinque bestioni, come li chiamava Leana, la quale dall’arrivo di Jimmy aveva messo totalmente da parte i suoi istinti omicidi nei confronti di Flyn, che stava chiacchierando allegramente con Matt qualche metro più in là. Il-ragazzo-dalle-fossette-killer, come lo chiamava Mckenna, si accorse subito della presenza delle due ragazze e si alzò per andar loro incontro: Chris lo accolse con il solito pugno sul petto, che se avesse ricambiato l’avrebbe sbriciolata sul posto, mentre Alex si limitò ad un sorrisetto teso…probabilmente se fosse stata davanti ad una sua fan e avesse contraccambiato, anche quella poveretta non sarebbe sopravvissuta.
“Alexandra, sono contento che sia venuta pure te: ieri sera non abbiamo avuto modo di parlare…Anche se Chris mi ha detto che non sei una di molte parole” ridacchiò Matt, beccandosi una sberla sulla pancia “Ehi!”
“Non è che devi andare in giro spifferando tutto quello che ti dico eh!” lo rimbeccò la ragazza, fulminandolo con lo sguardo
“Be’, Christine ha ragione…Non sono molto loquace a volte” rispose Alex, sorridendo ad entrambi; Chris la fissò a bocca aperta, positivamente scioccata dalla risposta della ragazza.
“Oh tesoro, ci pensiamo noi a farti sciogliere!” esclamò Johnny alle sue spalle, facendola sobbalzare
“Scemo, ma così la fai spaventare!” lo rimproverò Lacey, come aveva fatto qualche secondo prima l’amica
“Cara, ma tu non eri quella dolce e premurosa?”
“Solo quando voglio” borbottò la ragazza facendogli la linguaccia; Johnny le sorrise divertito e l’attirò a sé dandole un leggero bacio a fior di labbra. Solo Dio sapeva quanto amava quella ragazza.
“EHI VOI, VENITE A TAVOLA SI O NO?” urlò Jimmy, catturando l’attenzione di tutti; Alex lo vide entrare nella stanza reggendo un enorme vassoio pieno di cibo, proprio come Leana e Mckenna dietro di lui.
Lacey prese per mano Alex e la guidò verso l’enorme tavolata imbandita per l’occasione; mentre si sedeva, Alex incrociò per sbaglio lo sguardo di Zacky.
Il ragazzo la stava fissando già da un po’ e per un attimo era stato sfiorato dall’idea di andare a parlarle…solo per un attimo però. Quando Alex si voltò verso di lui, fissando le sue iridi oro in quelle verdi del ragazzo, Zacky distolse lo sguardo istantaneamente, affrettandosi a sedersi a tavola.
Non era ancora pronto, ma prima o poi ci sarebbe riuscito. O almeno, ci avrebbe provato.
A Brian non era sfuggito l’atteggiamento dell’amico. Aveva incominciato a comportarsi in modo strano da quel pomeriggio, quando aveva beccato lui e la ragazza nuova in biblioteca: il povero sciocco era convinto che lui non sapeva cosa fosse successo, ma Brian era tutto fuorché stupido. Secondo lui non aveva capito cosa c’era sotto? Non aveva capito che il suo amico ci stava cadendo…di nuovo?
E adesso c’era quella morettina che non la smetteva di fissarlo, anche se Zacky faceva di tutto per non incrociare il suo sguardo. Sembrava avesse paura di scottarsi.
Brian strinse convulsamente le dita attorno allo schienale della sedia, continuando a fissare la ragazza dai capelli corvini. Si stava innervosendo, e non poco anche. In primis perché, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordarsi il suo nome, in secondo luogo…perché non si voltava verso di lui? Insomma, sapeva che effetto faceva alle ragazze e con il passare del tempo vederle cadere ai suoi piedi era diventata quasi come una droga. Adesso perché diavolo quella ragazzina non sembrava calcolarlo?
Alexandra, ecco come si chiama!
Alexandra…la guardò prendere posto affianco a sua sorella e a Christine, sedersi compostamente e distogliere finalmente la sua attenzione da Zacky. Con suo grande disappunto però, non lo degnò neanche di uno sguardo. Brian corrucciò le labbra con fare scocciato, per poi spostare violentemente la sedia facendola sobbalzare sul pavimento. Odiava sentirsi ignorato. Solo quando si sedette si rese conto che tutti gli occhi erano puntati su di lui
“Che c’è?” chiese con finta sorpresa “mi è scivolata”
Gnegnegne, mi è scivolata pensò Christine fissando il ragazzo di fronte a lei con crescente incazzatura. Se pensava che Alexandra sarebbe diventata una delle sue tante puttanelle si sbagliava di grosso. Lei stessa non lo avrebbe permesso e così la pensava anche Leana, visto lo sguardo di intesa che si scambiarono
“Guardalo quello stronzo…” bisbigliò Mckenna all’orecchio di Alex
“Di chi parli?” chiese questa, osservando la ragazza seduta affianco a lei
“Di Flyn, e chi se no?” sbottò Mckenna fissando lo spilungone seduto tra il fratello e Matt
“Mck dai, cerca di non guardarlo” sussurrò Alex, finendo di servirsi un piatto di verdure; con la coda dell’occhio vide Flyn smetterla di parlare con Brian e voltarsi verso Mckenna con un sorrisetto divertito
“Ehi ragazzina, ti sei incantata?” rise il moro, facendo scoppiare a ridere Gates
“Sì” sibilò Mck, affondando la forchetta nella sua coscia di pollo “sto scegliendo il modo perfetto per ucc…”
“Allora Alex!” esclamò Jimmy interrompendo la ragazza, con grande sollievo di tutti i presenti “Come ti trovi qua?”
Alexandra distolse lo sguardo dal suo enorme piatto di insalata, rendendosi conto che adesso era lei ad essere sotto i riflettori
“Oh, molto bene davvero…” borbottò sorridendo distrattamente a Jimmy.
James si voltò verso Leana, che gli sorrideva incoraggiante
Allora non scherzavi quando hai detto che era un po’ “difficile” come ragazza
No amore, non scherzavo…
“Michael mi ha detto che eravate in giro per un tour” disse d’un tratto Alex, interrompendo quel silenzio imbarazzante che gravava già da qualche minuto “non credevo fosse possibile…”
“Per quanto possa sembrare strano sì, eravamo in tour” le sorrise Matt appoggiandosi allo schienale della sedia “siamo stati in giro per la California per circa dieci mesi…”
“E dove suonavate di preciso?” chiese Alexandra sporgendosi di più sul tavolo.
Era sinceramente interessata all’argomento: era seriamente convinta che di comunità come la loro ce ne fosse solo una, ovvero quella dove si trovavano…ma evidentemente si sbagliava.
“Sai Alex, Michael ha qualche amico sparso qua e là per lo Stato e, visto che non siamo in molti, ci conosciamo più o meno tutti. Noi andiamo nei loro locali e ci esibiamo, come a volte fanno loro da noi: l’ultima volta dei nostri amici dell’Iowa hanno attraversato mezzo stato solo per suonare in un pub di Michael”
Alex annuì alle parole di Johnny, venendo poi colta da un dubbio
“Questi locali…”
“So cosa ti stai chiedendo.” Continuò Jimmy, con una strana luce negli occhi “Tecnicamente sono legali, ma sono mesi ormai che la polizia ci sta alle calcagna. Noi non facciamo nulla di male, si intende, ma credo tu sappia di che cosa sono capaci queste persone quando trovano una falla nel loro sistema. E le cose vanno sempre peggio.”
“La gente si sta incattivendo…” disse Zacky, lanciando uno sguardo di fuoco ad Alex
“La storia potrebbe ripetersi” sibilò Brian, parlando per la prima volta in tutta la serata. Alexandra si voltò verso di lui, accorgendosi del tremito delle sue mani. Era infuriato. Lo si capiva dal modo in cui affondava la forchetta nella carne, proprio come sua sorella qualche minuto prima.
“No, la storia non si ripeterà Brian.” Disse Matt con tono perentorio, incoraggiato dai cenni di assenso che Jimmy e Johnny gli lanciavano “Non questa volta”.
Alexandra abbassò lo sguardo sul suo piatto, riprendendo a mangiare silenziosamente: ben presto tutti la imitarono, incluso Flyn, che non aveva spiccicato parola per tutto il discorso.
Per poco Alex non sobbalzò, quando una mano dalle dita affusolate si appoggiò sulla sua coscia; la ragazza si voltò, trovando Mckenna che la guardava con gli occhi lucidi. Occhi lucidi di terrore.
Alexandra sentì una fitta al cuore nel vederla così e, senza ripensarci due volte, la afferrò stringendola sotto al tavolo. Sebbene tutti gli altri non lo dessero a vedere, nascondendo la paura con le chiacchiere, l’ansia era palpabile. Tutti sapevano, ma nessuno parlava.
No. Pensò Alexandra, stringendo ulteriormente la presa attorno alla mano di Mckenna La storia non si ripeterà. Non glielo permetterò.
 
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Sebbene dopo quelle agghiaccianti supposizioni la cena non fosse stata una delle più piacevoli, il dopocena sembrava stesse andando molto, molto meglio. Dopo che le ragazze ebbero sparecchiato, sgomberando il tavolo dai piatti sporchi, si risedettero assieme tutti quanti: ora l’argomento della loro discussione era molto più leggero, fin troppo a dirla tutta.
“…Ehi Vee, ti ricordi di quella spogliarellista che ti si era appiccicata a L.A.?” rise Johnny, contagiando anche gli amici; le ragazze, al contrario loro, sembravano essere alquanto infastidite sapendo che i loro uomini erano stati braccati in quel modo da quelle tizie senza scrupoli
Sì sì caro, ridi pure intanto che hai i denti
“Vengeance, sto parlando con te!”
“Sì Johnny, me lo ricordo” sospirò Zacky, buttando fuori una nuvola di fumo
“Mentre a te non ti cagava nessuno, eh Christ?” esclamò Flyn facendo scoppiare a ridere
Lacey appoggiò una mano sulla spalla del suo uomo e, senza smettere di sorridere amorevolmente, cominciò a stringere la presa facendo contorcere dal dolore il povero Johnny
Eh, Christ?”
“Ahia! L-lacey, t-t-tesoro…” balbettò il ragazzo, con le lacrime agli occhi dal dolore
“Hai qualcosa da dirmi?” gli chiese Lacey sbattendo le ciglia innocentemente
“S-s-sì…i-io t-t-t-t-ti…TI AMO PORCA TROIA E NON ME LA FAREI CON NESSUNO TRANNE TE!”
Lacey, soddisfatta della risposta, lasciò la presa afferrando il bicchiere di vino del povero Johnny; sotto gli applausi e i fischi dei presenti ne bevve un sorso, facendo poi l’occhiolino al suo uomo
“Sei così bella e terribile” sussurrò Christ, guardandola come se fosse una dea scesa in terra
“Se non la pianti di fare il lecchino la prossima volta ti castro, tesoro”
“Sissignora!”
Tutti i presenti erano piegati in due dalle risate, fregandosene altamente delle occhiate di fuoco che Johnny lanciava loro. Senza farsi vedere da anima viva, Leana appoggiò il tacco a spillo sull’inguine di Jimmy, che smise istantaneamente di ridere
“Tesoro” esclamò la ragazza tra una risata e l’altra “sappi che ti aspetta lo stesso destino se scopro qualcosa”
“Oh amore” balbettò Jimmy sudando freddo come non mai. Quella donna sapeva essere terribile. “come puoi dubitare di me?”
“Non lo faccio infatti. Ti metto in guardia”
Nel frattempo, qualche metro più in là…
“…Pensate che una volta abbiamo cercato Shads per tutto il locale e lo abbiamo trovato con, non una, ma ben due groupies. E a giudicare dalle loro facce sembrava stesse facendo un ottimo lavoro”
Ad Alexandra si gelò il sangue nelle vene. Aveva sentito bene? Matt? Anche Mckenna, che nel frattempo si era un po’ tranquillizzata ma non aveva comunque smesso di tenerle la mano, sembrò accorgersi della sua reazione. Con un cenno della testa le indicò Christine, seduta lì vicino: aveva un sorriso amaro che le increspava il viso mentre fissava con tristezza il ragazzo seduto di fronte a lei.
Alexandra non capiva. Non capiva come potesse aver fatto una cosa simile: vantarsi delle sue “conquiste” davanti a quella che era la sua compagna. Se fino a qualche minuto prima lo aveva trovato simpatico, in quel preciso istante cominciò ad odiare Matt con ogni fibra del suo corpo.
Anche a Leana non era sfuggita la scenetta, così come a Lacey. Alle due bastò uno sguardo per capirsi: era ora di levare le tende prima che scoppiasse davanti a tutti.
“Scusate ragazzi” esclamò la ragazza, interrompendo il racconto delle gesta eroiche del caro buon vecchio Shadows “noi andiamo di sopra a guardarci un film, al massimo torniamo giù dopo”
“Di già?” chiese contrariato Matt
Si, di già brutto stronzo
“Be’, in tal caso…È stato un piacere parlare con te Alex, domani sei dei nostri vero?”
Alexandra si voltò verso Matt, esibendosi in un falso sorriso
“Certo, a domani”
“Buonanotte ragazze” esclamò Johnny dando un lieve bacio a Lacey, prima di ritornare a concentrarsi sul suo bicchiere di vino.
Prima di uscire dalla stanza, Alex si voltò ancora una volta verso la tavolata: non si stupì nel trovare Brian fissarla, del resto lo aveva fatto tutta la sera e lei non aveva fatto altro che ignorarlo per l’estremo imbarazzo che provava. No, non era quello, ma il suo sorrisetto: non prometteva nulla di buono.
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“Chris, perché non gli hai detto nulla?”
“E cosa dovevo dirgli scusa? Mi sarei umiliata davanti a tutti e basta!” urlò la rossa addosso alla ragazza, abbandonandosi sul letto di Alex. Tutte quante assistevano a quella scena basite; non erano abituate a vedere Christine in quello stato, in modo particolare Alex. L’aveva conosciuta circa un mesetto prima, ma ai suoi occhi si era sempre presentata come una “cazzuta”, come dicevano lì: e per quanto anche lei cercasse di atteggiarsi da dura, vederla in quello stato la faceva star male.
Alexandra era così. Ad una prima occhiata sembrava una ragazza scostante, apatica addirittura, e forse lo era anche; ma per quanto potesse sembrare estranea a tutto ciò che le succedeva attorno, se qualcuno osava solamente sfiorare le persone che amava andava su tutte le furie. Questo lato del suo carattere si era accentuato in modo particolare da quando era arrivata alla villa di Michael, anche se lei non lo dava molto a vedere.
Leana si riavviò i capelli con un gesto seccato: amava Matt e amava Christine, ma in quelle situazioni non poteva fare a meno di pensare che fossero due teste di biscio.
Alex e Mckenna andarono a sdraiarsi affianco a Christine, che se ne stava sdraiata a fissare gli alberi fuori dalla finestra; quando sentì il tocco delicato di Alex sfiorarle a malapena la schiena ne rimase piacevolmente stupita. Le due si scambiarono un sorriso complice, mentre Mckenna strinse entrambe in un abbraccio mozzafiato
“Ragazze, venite qui anche voi?” chiese la rossa, rivolta a Lacey e Leana. Le due le sorrisero con dolcezza e, senza farselo ripetere, si lanciarono sul letto di Alex
“AHIA CAZZO LEA! LA GAMBA!” urlò Mckenna, tirando una cuscinata in faccia alla ragazza
“Brutt…” sibilò Leana afferrando il cuscino sulla sponda del letto
“NON PROVATE A METTERMI IN MEZZO ALTRIM…”
Christine non fece neanche in tempo a finire che Alex la colpì in faccia con una certa violenza; la ragazza la fissò stupita per qualche secondo, mentre Alexandra se la rideva sotto i baffi con il cuscino ancora in mano.
“Alex!”
“Si Lac…AHIA!”
“Bel colpo sorella!” esclamò la rossa dandosi il cinque con Lacey
“Ma ehi!” sbottò Alex incrociando le braccia al petto. Le due si voltarono verso di lei e, quando videro il sorrisetto che si stava formando sul suo volto, capirono che forse era meglio darsela a gambe.
Così, mentre Mckenna e Leana se le davano di santa ragione, mentre le piume volavano ovunque entrando loro in bocca, il temutissimo scontro tra Christine, Lacey e Alexandra ebbe inizio.
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“Mck…”
“Mmh?”
“Credo che tu mi abbia fatto un occhio nero” borbottò Leana osservando il suo riflesso nel vetro della finestra; Mckenna scoppiò a ridere, seguita da tutte le altre. Anche Christine sembrava essersi un poco
“Beh” sospirò osservando com’era conciata la stanza “il tuo occhio nero in confronto a questo non è nulla”
“Guarda un po’” rise Lacey afferrando Alex per le spalle “hai delle piume anche in testa!”
“Non mi stupisce più di tanto, sono OVUNQUE” esclamò Alexandra gesticolando come una pazza “E comunque…mi sono divertita molto” aggiunse abbassando il tono di voce.
Mckenna si fiondò su di lei strizzandola in un abbraccio come un panno bagnato
“Oooh piccola Alex, anche noi!”
“M-m-mck…N-n-non r-r-r-e-sspiro” borbottò Alexandra dandole delle continue pacche sulla schiena per farla staccare. Lacey scoppiò a ridere scompigliando ad entrambe i capelli ed improvvisamente venne colpita da un attacco di sonno
“Mi sa che la cara vecchia Lacey ha bisogno di una bella dormita ragazze” esclamò Leana, afferrando l’amica per una mano “Noi andiamo a dormire: domani stiamo tutte assieme! Buonanotte tesori!”
“Notte ragazze!” esclamarono le tre rimaste in coro
“Alex?” borbottò Mckenna una volta che Leana e Lacey furono uscite
“Si Mck?”
“Non è che…ecco…Posso restare qui a dormire?” chiese tutto d’un fiato, arrossendo come un peperone; Alex sorrise dolcemente sia a lei che a Christine, che sembrava le stesse chiedendo la stessa cosa con gli occhi
“Certo, potete restare tutte e due: il letto è enorme intanto” rispose Alexandra alzandosi in piedi; le tre ragazze si spogliarono rimanendo in intimo e, dopo aver fatto a turno per andare in bagno, si intrufolarono tutte insieme sotto alle coperte, sollevando una quantità indicibile di piume. Mckenna si raggomitolò sopra il braccio di Alexandra, che era stata obbligata a stare in mezzo visto che quelle ad avere bisogno di affetto erano le altre due quella notte.
Dopo poco meno di dieci minuti Mckenna cominciò a russare come una locomotiva
“Alex, la senti?” sussurrò Christine nell’oscurità della stanza
“Non so se riesco a trattenermi” sospirò Alexandra mettendosi una mano sulla bocca per stoppare una risata appena in tempo
“Mmmmh…Brian, molla la mia cioccolata…” biascicò Mckenna prima di ripiombare di nuovo nel sonno, con gran sollievo da parte delle due ragazze
“Chris, sei sveglia?” sussurrò Alexandra, fissando un punto indefinito nel buio della notte. Fuori i rami degli alberi sbattevano insistentemente contro la finestra.
“Sì, perché?”
“Volevo solo sapere come stavi”
“Oh…Be’, bene” borbottò Christine, per poi ricadere nel silenzio. Alexandra aspettò qualche secondo ma poi non riuscì a trattenersi
“Perché non gli hai detto qualcosa?”
“Cos…”
“Lo sai di cosa sto parlando” sbottò Alex aggrottando le sopracciglia “Non avrebbe dovuto comportarsi così. Lo so che non sono affari miei, ma Matt è il tuo ragazzo e…”
Alexandra venne interrotta dalla risata amara di Christine, che le ghiacciò il sangue nelle vene
“No Alex, ti sbagli”
“Che intendi dire?” chiese alzando leggermente il tono della voce per sovrastare l’ennesima russata di Mckenna
IL POLLO BRIAN, IL POLLO!”
“…Che Matt non è il mio ragazzo”
Alexandra si voltò verso la ragazza con un frusciare di capelli sul lenzuolo e, per un breve istante, le parve di veder scorrere una lacrima illuminata dalla luce della luna
“Ma…Ma voi…Voi eravate sempre insieme, io credevo…”
“Le apparenze a volte ingannano.” Disse Christine con amarezza. Vi fu un frusciare di coperte, segno che si era voltata dall’altra parte, dandole le spalle “Buonanotte, Alex.”
Alexandra rimase voltata a fissare la sua schiena per una manciata indecifrata di minuti, dopodiché chiuse gli occhi, senza smettere di pensare alle sue parole.
Le apparenze a volte ingannano.
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La stanza era talmente impregnata di fumo che si faticava a respirare. Ma loro ormai ci erano abituati, avevano dei polmoni d’acciaio.
Johnny passò lo zippo a James che, con un gesto secco del dito, si accese il sigaro che aveva tra le labbra
“Vee, si può sapere che hai?” chiese all’amico porgendogli un altro bicchiere di scotch, che il ragazzo accettò ben volentieri
“Niente Shads, solo una brutta giornata, tutto qui” borbottò il ragazzo donando un sorriso poco incoraggiante all’amico. Sembrava quasi una smorfia.
“Ho capito bro, non vuoi parlarne. È per…”
“…Matt…”
Shadows alzò le mani in segno di resa e, dopo aver dato una pacca amichevole sulla spalla del ragazzo, andò a cambiare il vinile sul giradischi, optando per qualcosa dei Black Sabbath
“Se hai bisogno di parlare, sappi che sono qua” gli disse accendendosi una sigaretta; Zacky gli sorrise, questa volta con più convinzione.
“Allora brutto caro, vecchio stronzo di un Flyn” esclamò Brian aspirando una boccata di fumo dalla sua Marlboro “Come sono andate le cose in questa casa mentre eravamo fuori?”
“Bah, niente di che…Ho dovuto tenere un po’ a bada le vostre donne” li punzecchiò il ragazzo, incrociando le gambe in una posa elegante
“Flyn…” sibilò Jimmy fulminandolo con lo sguardo
“Non ti preoccupare Jimbo, lo sai che scherzo”
“Sì, ma così facendo ti fai odiare ancora di più da loro” borbottò James, calmandosi un poco “dovresti collaborare anche tu, quel tanto che basta per rendere civile la vostra convivenza”
Flyn mise fine alla discussione con un gesto seccato della mano: del resto lui era fatto così, non sarebbe di certo cambiato per un branco di mocciose. Brian era sempre andato d’accordo con Flyn: si erano sempre sostenuti l’un l’altro visto che entrambi amavano tormentare le ragazze.
Del resto, tra simi ci si intende no?
“E quella nuova? Che mi dici di Alexandra?” gli chiese Gates versandosi del whiskey dalla bottiglia.
Zacky, seduto sul divano di fronte, drizzò immediatamente le orecchie.
Flyn si voltò verso l’amico, ammiccandogli leggermente
“Brian Elwin Haner Jr, mi stai forse dicendo che quella piccola impertinente ti piace?”
Gates alzò leggermente le spalle, svaccandosi come solo lui sapeva fare sulla poltrona di pelle
“Che sia un bel bocconcino è innegabile” rispose senza peli sulla lingua “ma quello che ci ha avuto veramente a che fare qua sei tu. Quindi ora ti chiedo: è una facile oppure si fa pregare?”
Jimmy assisteva alla scena con il suo amato sigaro in bocca, senza proferir parola. Non gli piaceva quell’atteggiamento da parte di Brian: era un bambino o un uomo a tutti gli effetti? James cominciava ad avere i suoi seri dubbi, così come Matt, Zacky e Johnny…Be’, quest’ultimo aveva la mente un po’ annebbiata dall’alcol, ma era ancora più o meno presente.
“Man, la ragazza è tutt’altro che semplice”
“Bene, a me piacciono le sfide” sospirò Gates con un sorriso soddisfatto
“No, forse non hai capito” rispose Flyn, sedendosi sul bordo della poltrona “Alexandra è la ragazza più fredda che io abbia mai visto. Non cadrà ai tuoi piedi come tutte le groupies che sei abituato a portarti a letto.”
Brian scoppiò a ridere, seriamente divertito dall’avvertimento dell’amico
“Dici così solo perché non le interessi, vero Flyn?”
Il ragazzo assottigliò lo sguardo, indispettito da quel commento che lo aveva punto nel vivo.
Zacky capì subito che le cose stavano per prendere una piega spiacevole: voleva intervenire e mettere un fine alla pazzia che Brian stava per compiere prima che la mettesse in atto, ma non sapeva che fare. Si sentiva impotente.
“Che cosa stai insinuando Gates?” chiese Flyn con tono spazientito
“Solo la pura e semplice verità, mi sembra più che ovvio. Ti sta sul cazzo il fatto che non te l’abbia data, o forse mi sbaglio?”
“Brian, io non credo che…”
“Zitto, James” sibilò Brian, attendendo una risposta dal ragazzo. Flyn però, non apriva bocca “come pensavo” concluse sorseggiando il suo Jack Daniel’s
“Scommettiamo.” Esclamò d’un tratto Flyn, sovrastando la voce di Ozzy. Brian sorrise soddisfatto: dopotutto, era quello che voleva.
“Cosa? Chi se la porta per primo a letto?”
“No, mi odia sin dalla prima volta che ci siamo visti, non avrei speranze. No Brian, voglio scommettere su di te”
Jimmy, Matt e Johnny si scambiarono uno sguardo preoccupato. D’un tratto si sentirono tutti improvvisamente fuori posto.
Zacky iniziò a sudare freddo.
“Ullallà” fischiò Brian, sporgendosi verso l’amico “e sentiamo, cosa scommetti?”
“Scommetto che non riuscirai a portartela a letto nell’arco di questi tre mesi”
“E se ci riesco?”
“Se ci riesci, io non scopo per un mese”
“Interessante, ma non mi basta.”
“Ti lascio tutte le puttanelle che rimorchiamo al pub”
“E se perdo?”
“Tu farai lo stesso.”
Brian ci pensò su qualche secondo, sotto lo sguardo attento dei suoi amici, che stavano pregando in tutte le lingue del mondo affinché scegliesse la giusta via.
Rifletti Brian. Un mese senza scopare, potresti uscirne pazzo. Però lui ha specificato al pub, quindi quelle fuori non contano…
Gates allungò la mano affusolata verso Flyn, che gliela strinse più soddisfatto. Il ragazzo non aveva dubbi che Brian sarebbe stato in grado di far cadere ai suoi piedi Alexandra, e quando ci sarebbe riuscito, lui avrebbe rivelato il segreto a tutti quanti. La mocciosa sarebbe uscita di testa per il cuore infranto e se ne sarebbe andata via. La voleva fuori da casa sua.
Zacky osservò i due da lontano stringersi la mano con aria soddisfatta; affranto, si passò una mano sul volto. Sarebbe dovuto intervenire e lo sapeva. In un sorso inghiottì tutto lo scotch che aveva nel bicchiere, quasi come se volesse affondarci i suoi dispiaceri.
Mi dispiace, Alex.
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L’uomo venne scortato dalle guardie per i corridoi del palazzo: non si sentiva a suo agio, lì dentro.
Troppo oro, troppo esibizionismo, troppo tutto. Del resto era la casa di un pazzo che annegava nei soldi e che non pensava ad altro se non a preservare la sua figura. E lui si disprezzava al pensiero di dover trattare con un essere simile. Tuttavia, doveva.
I due uomini in divisa, dopo l’ennesima rampa di scale, si fermarono davanti ad un portone placcato in oro, dalla serratura in oro e dagli stipiti…Indovinate un po’? D’oro.
Una delle due guardie si voltò verso di lui, aprendogli la porta per lasciarlo passare: L’uomo si stirò la giacca nera, per poi sistemarsi la capigliatura.
“Prego, prego” esclamò una voce da dentro “entra pure amico mio, non aspettare lì sulla soglia!”
Noi siamo tutto, tranne che amici.
L’uomo fece un passo avanti, cercando di mantenere un aspetto il più decoroso possibile. La porta dietro di lui si richiuse violentemente.
La stanza, dalle dimensioni notevoli, era completamente inondata dalla luce. Con suo grande sollievo era stata completamente rivestita in legno, di tutto quell’oro, che non aveva fatto altro che accecarlo per un’ora circa, non c’era più traccia. Al di fuori delle enormi vetrate si intravedeva il centro di Huntington Beach, affollato come sempre.
Un uomo, sulla sessantina circa, si materializzò davanti ai suoi occhi facendolo sobbalzare; non era estremamente alto, ma la sua stazza lo faceva sembrare un gigante. Dai capelli bianchi e il viso rubicondo, l’uomo sembrava una specie di Babbo Natale senza barba: gli occhietti infossati e il naso a patata gli conferivano un aspetto fin troppo buffo. Il grasso era trattenuto a stento dentro un panciotto bianco che contrastava con lo smoking nero.
Peccato che, dietro a quell’aspetto da nonnetto caro e gentile, si nascondesse una bestia; con un sorriso falso come Giuda si avvicinò all’uomo, allargando le braccia cicciotte in un gesto di benvenuto.
“Michael, sono così contento di rivederti” esclamò, stringendo vigorosamente la mano al signor Trason
Vorrei poter dire lo stesso
“Anche per me Donald, anche per me”
“Ma prego” continuò l’uomo, sospingendo Michael verso la poltrona posta difronte alla sua postazione d’ufficio “siediti e dimmi un po’ come vanno le cose”
“Non c’è male, la ringrazio”
“Oh mio caro, non c’è bisogno di darmi del lei!” rise Donald, versandosi un bicchiere di scotch dal minibar lì affianco
“Come vuoi tu” rispose secco il signor Trason. Era già terribile per lui essere lì, l’ultima cosa che voleva era intrattenere un discorso con uno degli uomini che più detestava sulla faccia della terra.
Donald tornò a sedersi di fronte a Michael: il suo sorriso ora era molto più freddo rispetto a prima.
“Cos’hai, Michael? Mi sembri turbato”
“Donald, evitiamo i convenevoli e giungiamo subito al sodo, te lo chiedo per favore”
I due si scambiarono un’occhiata più che eloquente. Donald appoggiò il bicchiere stracolmo di liquore sulla scrivania di cedro, trascinando con sé la propria sedia
“Bene, se è questo che vuoi”
“Vorrei sapere perché sono stato invitato qui” annunciò senza preamboli Trason
“Il consiglio è venuto a conoscenza di alcuni fatti che hanno turbato la tranquillità di Huntington Beach, Michael”
“E io che ci posso fare?”
“Mi sto riferendo a quel branco di balordi che ti ostini ad ospitare in casa tua. Sono andati nuovamente in giro per tutto lo stato a traviare le menti dei giovani per trascinarli con loro nella più totale eresia!” sibilò Donald, sputacchiando il suo scotch in tutte le direzioni.
“Non ti permetto di parlare dei miei ragazzi in questo modo” esclamò Michael nel tono più calmo che riuscì a mantenere
“Oh, mio caro” rise l’uomo “…sono in casa mia e posso fare tutto ciò che voglio. Potrei ammazzarti qua, seduta stante, e nessuno potrebbe dirmi nulla. Darei il tuo corpo in pasto ai miei cani e, posso assicurartelo, di te non rimarrebbero neanche le ossa. Le userebbero come stuzzicadenti. Ma no, non lo farò. Voglio vederti cadere in ginocchio ed implorarmi pietà, tu e quell’ammasso di bambocci che ti seguono manco fossi Gesù Cristo sceso in terra!”
“Io giuro che ti…”
“Che mi cosa?” gli fece il verso Donald, sporgendosi verso di lui. Poi, dopo essersi ricomposto, ricominciò a parlare “comunque, il consiglio ha deciso, con voto unanime, di farti chiudere quel tuo pub in periferia. Inoltre, i tuoi ragazzi dovranno smetterla di andare in giro a fare…quello che fanno. Se acconsentirai a tutto ciò, ti permetteremo di continuare a vivere in quel tuo enorme palazzo acquistato con i tuoi sporchi soldi”
Un uomo qualsiasi sarebbe caduto ai piedi di Donald, implorando pietà ed ubbidendogli come un cagnolino. Ma Michael non si sarebbe mai abbassato a quei livelli, non era nella sua natura. Avrebbe resistito, anche al costo di far scoppiare una guerra.
Al contrario, scoppiò a ridere. Dire che Donald era stupito da quella reazione è un eufemismo. Michael si alzò in piedi e, con le lacrime agli occhi, cominciò a parlare
“Caro vecchio bastardo, ti facevo più intelligente sai? Pensi di incutermi timore con le tue minacce da pazzo incallito? Speravi che scappassi a gambe levate, vero? Già, a te piace vincerla facile. Ebbene brutto stronzo, apri bene le orecchie” Michael si avvicinò pericolosamente a Donald che, nel frattempo, era diventato rosso come un peperone dalla rabbia “Io non scapperò. Resterò qua con i miei ragazzi e, se sarà necessario, risponderemo alle armi con il fuoco. Volete  la guerra? Verremo a cercarvi nei vostri stessi letti se sarà necessario e, stanne pur certo, vi troveremo. Insulta, tortura, umilia me se ci tieni tanto: ma tieni giù le mani dai miei figli, altrimenti quello a morire questa volta sarai tu.”
I due si fissarono per minuti interminabili, con la rabbia che gli bruciava dentro come il fuoco.
“Michael, ti ricordi com’è finita l’ultima volta vero?” rise d’un tratto Donald, alzandosi in piedi con fare minaccioso “Lo sai che non ci metto nulla ad incendiare anche il tuo di covo, vero?”
Le immagini del Massacro ritornarono violente come non mai. A distanza di diciotto anni era ancora una ferita aperta e sanguinante. Tutti quei corpi carbonizzati, gente che lui conosceva e stimava…
“Donald, tu sei un uomo di merda. Hai trucidato intere famiglie solo per uno stupido pregiudizio, e quello che mi stupisce più di tutto è il fatto che tu non provi nemmeno un briciolo di rimpianto per quello che hai fatto. Tu non hai onore.” Sibilò Michael con la rabbia che gli pulsava nelle vene “Ora me ne vado. Spero di non rivederti mai più.”
E, con l’eleganza con cui era arrivato, il signor Trason voltò le spalle all’uomo ritornando sui suoi stessi passi
“COME OSI!” urlò Donald con tutto il fiato che aveva in corpo. Traballando sulle gambe tozze, aggirò la scrivania pestando nervosamente le mani sul legno “Io ti manderò in rovina bastardo! Rovinerò te e tutto ciò che hai costruito! Brucerò la tua casa fin nelle fondamenta e ti farò rimpiangere di essere nato! Vi brucerò tutti, TUTTI! Quant’è vero che mi chiamo Donald Di Benedetto!”
Michael corse giù per gli scalini, ricominciando a respirare solo una volta uscito da quella casa. Alzò il viso al cielo. Stava per iniziare a piovere.
Stava per ricominciare.
 






Buonasera a tutte! 
Scusate l'orario, ma era praticamente da un mese che non pubblicavo un capitolo ed ero in astinenza. Ho buttato giù tutto 'sta roba in tre giorni e adesso mi sento sfibrata: purtroppo ho avuto il blocco dello scrittore per un mese buono e, dopo il mio compleanno, non ho avuto modo di mettermi davanti al computer. Per un po' ho anche pensato di cancellare questa storia visto che non sembra riscuotere molto successo e, francamente, l'idea non mi ha ancora abbandonata... 
Cooooomunque: piaciuto il capitolo? Chiedo perdono per eventuali errori grammaticali dovuti alla foga di scrivere, ma non ho avuto il tempo di riguardare il tutto!
Spero vivamente di ricevere qualche vostra recensione in più, anche messaggi privati se volete!
Fatevi sentire, mi raccomando.
Un bacione

-Columbia

 
   
 
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