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Autore: Shion Magarin    04/09/2015    2 recensioni
{ raccolta di one-shot ~ status: 4/7 }
{ IN PAUSA fino a data da destinarsi }
La prima volta che Mana vide Atem, fu da bambina. Sul subito non gli stette particolarmente simpatico; Atem era serio, silenzioso, introverso. Lei, l’esatto opposto. Erano gli unici bambini a palazzo, e purtroppo non c’era nessun altro della sua età con cui stringere amicizia.
{ Vaseshipping ~ Atem/Mana }
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Mana
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: per numerosi problemi col computer mi ritrovo a dover aggiornare usando il cellulare. Non sapete che noia scrivere il codice html. Per eventuali errori correggerò dal computer quando potrò, vi prego di segnalarmeli tutti! Purtroppo scrivere usando il cellulare non è il massimo. E nemmeno questa one-shot lo è, purtroppo. In ogni caso, le ultime due sono già pronte e verranno pubblicate lunedì e venerdì prossimo! Che ansia, finalmente concluderò questa maledetta raccolta. Ormai ho perso l'ispirazione per sempre, ma ci tengo comunque a concluderla. Buona lettura!

3. Sentimenti

Quando erano più piccoli, Mana ed Atem spesso finivano per dormire insieme, tenendosi compagnia. Lei non aveva mai perso il vizio, nonostante la crescita di entrambi, e spesso si ritrovava a sgattaiolare fuori dalla sua stanza per raggiungere il suo Principe.
La cosa che più la divertiva, era svegliarlo spaventandolo a morte. La buffa faccia del giovane sovrano, ancora intontito e turbato dalla brusca sveglia, la faceva sempre ridere un sacco.
Così, quasi ogni giorno, entrava nella sua regale camera, spalancando le morbide tende di lino bianco per far entrare la luce.

«Sorgi, oh Astro del mattino! L'Egitto ha bisogno del tuo luminoso sorriso per destarsi!» urlò, inondando la stanza di luce.

Atem bofonchiò qualcosa, nascondendo la testa sotto le soffici e leggere coperte bianche. La giovane scoppiò a ridere, buttandosi sul letto dell'amico e cercando di tirarlo fuori dal suo nascondiglio. Si era ormai abituata a ritrovare il giovane principe a petto nudo, spesso madido di sudore, beatamente avvolto dalle coperte. Certo, il corpo ormai cresciuto dell'amico aveva iniziato a farle uno strano effetto, ma aveva imparato a controllare il rossore che tingeva le sue gote non appena incrociava lo sguardo assonnato del ragazzo mezzo nudo. Più o meno. L'imbarazzo procuratole dalla vista del corpo ormai sviluppato di Atem sembrava coglierla sempre alla sprovvista, come se ogni volta fosse la prima. Era abituata a vedere uomini a petto nudo, molti egiziani del loro popolo si rifiutavano di indossare abiti troppo coprenti quando giravano per il mercato sotto il sole cocente. Ma con Atem era diverso: il principe era per lei di una bellezza straordinaria, i suoi occhi color ametista sembravano due gioielli e il suo corpo snello una meravigliosa scultura. Mana si ritrovava spesso a pensare a quanto era cambiato col tempo, passando da un acerbo ragazzo ad uno splendido principe e sovrano dell'Egitto. Non era cambiato solo esteticamente, ma anche interiormente. Se il suo corpo sembrava ormai fiorito, il suo carattere sembrava essersi munito di scudo protettivo. Appariva spesso schivo e chiuso, ma lei sapeva come farlo ritornare il solito principe di sempre.

Finalmente il giovane sembrò volersi svegliare, spostando le coperte dal suo viso e lanciando uno sguardo assonnato alla giovane incantatrice. I suoi occhi, affilati e ancora annebbiati per la stanchezza, la scrutarono con pigrizia. Mana non poté evitare di scoppiargli a ridere in faccia.

«Mi domando perché tu abbia tutta questa energia già di mattina» farfugliò tra uno sbadiglio e l'altro. «E soprattutto mi chiedo cosa ti abbia fatto di male per meritare un simile risveglio ogni giorno.»
«Suvvia Principe, non so cosa fare senza di te! Mahad è alle prese con le sue faccende da mago di corte, e se non posso stare con lui e seguire le lezioni mi annoio!» si lamentò la ragazza, gonfiando le guance indispettita.
«Non è comunque un buon motivo per invadere le stanze del tuo faraone e fargli prendere un colpo tutte le mattine!» ridacchiò lui, mettendosi seduto.
«Se vuoi un dolce risveglio, trova una sposa! Per ora dovrai subire questo supplizio.»

Lo sguardo del faraone sembrò incupirsi lievemente. Mana capì di aver toccato un tasto dolente. Negli ultimi giorni aveva spesso origliato le conversazioni della Corte Sacra, il cui argomento principale era trovare una buona Sposa Reale al loro sovrano. Quest'ultimo non sembrava particolarmente entusiasta all'idea di un matrimonio, quindi i sacerdoti ancora erano alla fase numero uno: convincere il principe a cercare una sposa adatta.
Mana cambiò subito argomento, cercando di risollevargli il morale.

«Principe oggi è giorno di mercato, perché non facciamo una visita al popolo?»
«I sacerdoti cosa ne pensano?»
«Penso di essermi dimenticata di domandarglielo...» roteò gli occhi in alto, e il giovane faraone scoppiò a ridere.

Mana sapeva di essere l'unica in grado di farlo ridere così, con il suo atteggiamento goffo e la sua innata abilità nel cacciarsi nei guai. Guai in cui, ovviamente, finiva anche lui. Ma Atem era il faraone, e la sua parola era legge. Ragion per cui la giovane maga riusciva sempre a scamparla in qualche modo.

Lasciò la camera del principe per permettergli di vestirsi, aspettandolo fuori nei giardini. Mana adorava stare in quel luogo, le trasmetteva calma e serenità, un ottimo rimedio per la sua voglia incredibile di fare sempre di tutto. Per quanto le lezioni con Mahad fossero interessanti, la ragazza preferiva avventurarsi per il deserto o sostare sulle rive del Nilo. Il palazzo era stupendo e pieno di cose da fare, ma avventurarsi fuori dalle bianche mura di sempre era molto più eccitante.

Quando era più piccola e ancora non aveva imparato come comportarsi in presenza dei reali, lei e il piccolo principe giocavano in quel giardino. Atem le chiedeva sempre di fingere di essere i sovrani d'Egitto, sostenendo che lui, il futuro faraone, dovesse allenarsi per diventare bravo come suo padre. E così la bambina spesso si ritrovava a dover impersonare la Grande Sposa Reale, impartendo ordini a destra e a manca a servitori e sacerdoti immaginari.
Mana ci ripensava spesso con nostalgia; ai tempi era ancora ingenua e sognatrice, ma ora sapeva benissimo di non poter aspirare al titolo di Grande Sposa Reale. Quell'onore sarebbe spettato ad una principessa, probabilmente di terre lontane e diverse dalla loro, che avrebbe incantato il giovane principe col suo fascino esotico.
Un po' era dispiaciuta. Sapeva benissimo che non avrebbe più avuto la libertà di infilarsi nella stanza di Atem per svegliarlo o fargli scherzi, né sarebbe più riuscita a convincerlo a fuggire da palazzo nel cuore della notte per buttarsi nelle rive del sacro Nilo. Non avrebbe più condiviso tutto con lui, non avrebbe più avuto il suo amico d'infanzia ma un sovrano da servire. Il suo compito, dopotutto, era di giurare fedeltà al faraone.

Ancora immersa nei suoi pensieri, non si accorse dell'arrivo di Atem, che si sedette al suo fianco. Mana guardò afflitta verso i suoi piedi, scalciando qualche sassolino. Il pensiero di un imminente matrimonio del principe non turbava solo il diretto interessato, ma anche lei. C'erano così tante cose che non voleva perdere, e il rapporto con Atem sarebbe decisamente diventato meno "intimo", con una sposa di mezzo. Spesso si scopriva ad ingelosirsi senza alcun motivo di una principessa di cui nemmeno lei conosceva aspetto e provenienza. La immaginava comunque di una bellezza straordinaria, con occhi del colore dei lapislazzuli e setosi capelli dorati. Una bellezza che lei, con quei capelli disordinati e gli occhioni da bambina, poteva solo invidiare. Trasalì quando il giovane le toccò una spalla, per risvegliarla dai suoi pensieri.

«Principe, non ti ho visto arrivare!» esclamò, portandosi una mano al cuore.
«Forse perché sei sempre distratta.» ridacchiò lui.
«Beh, forse!» gli fece una linguaccia. «Dunque come vuoi passare la giornata, mio splendente Principe?»

Atem si portò una mano sotto il mento, pensieroso. La ragazza intuì che il giovane faraone non aveva troppa voglia di fuggire da palazzo, per evitare ramanzine inutili da parte della Corte Sacra. In effetti era un comportamento poco consono al sovrano d'Egitto.

«Potresti aiutarmi ad allenarmi con i miei incantesimi.» propose lei.
«Prometti di non trasformarmi in un gatto e di non darmi fuoco?»

La ragazza si finse offesa, farfugliando qualcosa su come fosse migliorata negli ultimi tempi. Atem si lasciò scappare un'ennesima risata; Mana lo guardò, sorridendo tra sé e sé. Era questo il suo Principe.

La giornata passo lentamente, tra un tentativo di trasformare un gatto in un pesce o di creare una fiamma dal nulla. Mana era decisamente migliorata con le magie, ma ancora combinava disastri di ogni genere. La presenza di Atem la metteva leggermente in soggezione: voleva fare bella figura, ma al tempo stesso era nervosa del suo giudizio. Il Principe, tuttavia, non sembrava così interessato a ciò che stava facendo lei. Aveva uno sguardo pensieroso, e Mana sapeva benissimo a cosa fosse dovuto. Ignorare la cosa non poteva far altro che peggiorare la situazione. E, in quanto sua migliore amica e confidente, doveva fare qualcosa.

«Principe, come mai quell'aria così afflitta?»
«Nulla di che, solo le preoccupazioni di un faraone.» scherzò lui. Mana lo guardò torva.
«È da giorni che hai quella faccia, non credi sia meglio parlarne? Ti stai chiudendo in te stesso, non va bene.»

Il ragazzo sospirò, portandosi le mani sulle tempie. Doveva essere davvero in crisi, concluse Mana. Doveva aiutarlo in qualche modo.

«I sacerdoti stanno facendo di tutto per cercarmi una degna sposa. Ed io non credo di essere pronto.»
«Sei il faraone, dovrai pur trovare una sposa. Devi avere degli eredi.» disse lei, con amarezza. "E quando la troverai non avremo più questo rapporto".
«Ne sono consapevole, ma...non è ciò che desidero. Non voglio sposare una sconosciuta.»
«Beh ma sarai tu a sceglierla, dopotutto. Troverai una principessa graziosa e che renda felici tutti quanti.»
«È questo il punto: non sono interessato a principesse di terre lontane. Preferirei sposarmi...per amore. Come tutti quanti.»

Mana lo guardò dritto negli occhi, e vide in lui una certa sofferenza. Atem era sempre stato un romantico, da questo punto di vista. Non regalava i suoi sentimenti a chi capitava, pesava le sue emozioni continuamente prima di decidere cosa fare. Nonostante cercasse spesso di nasconderlo, era piuttosto sentimentale. Ponderava con cautela le sue amicizie, e avrebbe fatto la stessa cosa in amore.

«Principe, è proprio necessario un matrimonio? Cioè, nell'immediato futuro...»
«I sacerdoti sperano di organizzarlo in breve tempo. Isis ha avuto una visione, prevede tempi bui a venire. L'Egitto ha bisogno di tutto il supporto possibile, un matrimonio strategico sarebbe l'ideale per aumentare le nostre forze.»

Mana abbassò lo sguardo. Ormai si era arresa all'idea di dover accettare le nozze del suo faraone, ma sperava si potesse rimandare la cosa ancora un po'. Ma i sacerdoti avevano ragione, l'Egitto avrebbe solo aumentato la sua ricchezza con un matrimonio reale. Soprattutto con una sposa in grado di donargli più forze.
Eppure ancora faticava a pensare ad un imminente cambiamento della sua relazione con Atem. Non lo avrebbe più svegliato, né sarebbero fuggiti di nascosto da palazzo. Avrebbe detto addio a quei momenti e quelle avventure a cui era abituata. Atem non l'avrebbe più aiutata con gli incantesimi, non l'avrebbe più protetta quando combinava disastri. E lei non avrebbe più potuto guardarlo con quegli occhi sognanti, con imbarazzo, squadrandolo da testa a piedi in tutta la sua bellezza. Scosse la testa, cercando di scacciare via quei pensieri fastidiosi ed inopportuni.

«Magari troverai la sposa giusta. Potresti avere un colpo di fulmine, no?» cercò di consolarlo.
«Non potrei amare una donna sconosciuta. La renderei solo triste. Non posso amare qualcun altro.»

Mana aggrottò la fronte. "Qualcun altro..?". Si grattò la nuca, perplessa. Atem era innamorato di qualcuno? Passò in rassegna i nomi di tutte le ragazze e donne della sua corte, cercando di capire a chi potesse riferirsi.

«Sei...innamorato di qualcuno?» domandò imbarazzata.
«Credo di sì. E non posso dimenticare questi sentimenti da un giorno all'altro.» spiegò lui. «Come posso sposarmi con qualcuno diverso da chi amo davvero?»

La giovane incantatrice si ritrovò improvvisamente a disagio. Non avevano mai parlato di quel genere di cose. Atem si confidava spesso con lei, ma l'argomento non era mai stato toccato. E lei non si era mai fatta domande di alcun genere. Quella confessione così improvvisa l'aveva sconvolta e imbarazzata.

«Non...non puoi chiedere in sposa questa persona?»
«Nessuno acconsentirebbe. Forse nemmeno lei.» sospirò. Mana si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
«Sei il faraone, la tua parola è legge.»
«Non in questo caso. Devo aiutare l'Egitto, solo dopo posso pensare a me stesso.»

La ragazza si rabbuiò. Non sapeva come comportarsi. Atem era solito affliggersi quando si trattava di decidere se pensare ai suoi sentimenti o al bene del suo popolo. Si allungò verso di lui, abbracciandolo. Atem sembrò sorpreso dalla cosa. Di solito non osava mai cercare troppo contatto fisico col suo faraone, anche se spesso si lasciava trasportare dalla situazione e agiva d'impulso. Come in quel momento.
Atem le poggiò una mano sulla schiena, stringendola un poco.

«Non so cosa fare. Non sono adatto come sovrano, non dovrei farmi questi problemi. L'Egitto viene prima di tutto.»
«Non puoi privarti di ogni gioia, Principe. Potresti sempre sposare una principessa e prendere l'altra donna come seconda moglie.»
«Non sono il tipo d'uomo che ama questo genere di cose.» ridacchiò.

Mana si allontanò, sorridendogli. "È così bello quando ride" pensò, insultandosi poi per quelle considerazioni inadeguate. C'era ancora una cosa, però, che le causava un fastidioso prurito alle mani. Doveva chiederglielo e sapere tutto. Solo allora si sarebbe rassegnata per davvero, avrebbe spento quella fastidiosa vocina interiore che la metteva sempre a disagio quando erano soli. Avrebbe cambiato modo di vederlo, con le buone o le cattive. Non l'avrebbe più considerato un ragazzo attraente, gentile, non si sarebbe più imbarazzata quando erano soli.
Si sarebbe arresa.

«Principe, una sola domanda. Chi è la fortunata?»
«Intendi la donna che amo?»

Mana annuì, troppo turbata per parlare. Sentiva le mani sudare dal nervoso, il cuore accelerare i battiti sempre di più. "Perché deve essere così doloroso rinunciare all'amore?".
Ormai si era resa conto di essere innamorata di lui. Ma era il faraone, e lei una semplice apprendista incantatrice. Doveva distruggere quei sentimenti, nasconderli, cancellarli per sempre. Per quanto doloroso, si sarebbe dovuta arrendere. Atem era il sovrano d'Egitto. E Mana non poteva continuare a sognare di baciarlo o di condividere il letto con lui.

«Non credo tu voglia saperlo.» disse lui, serio. Mana aggrottò la fronte.
«E perché no?» gonfiò le guance.
«Potrebbe cambiare tutto quanto. Forse rovinarlo.»

Ci furono alcuni istanti di silenzio. Mana trattenne le lacrime. Atem sapeva dei suoi sentimenti? Non voleva ferirla? "Che imbarazzo". Forse se n'era accorto da tempo. Si sentì una stupida. Ma aveva bisogno di saperlo, per potersi finalmente arrendere.

«Dimmelo.»

Atem sospirò, guardandola dritta negli occhi. Il suo sguardo ametista scintillò, mettendola lievemente a disagio.

«Sei tu, Mana.»
  
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