Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: drosmigs_62    06/09/2015    2 recensioni
"Lui era chiaramente a disagio, lo sapeva perché aveva iniziato a spostare il suo peso da una gamba all’altra. Che carino che è quando fa così. - Allora, pace? - Disse sfoggiando un radioso sorriso.
-D’accordo Flash, pace! Ma prima, riordini questo pasticcio.- Disse lei ridacchiando. - Oh,come desidera mia principessa!- Flash si chinò a terra e con cura iniziò a raccogliere tutti i libri della ragazza. Twilight osservava la scena. Di solito era sempre stata felice di incontrare il suo fidanzato, ma questa volta c’era qualcosa di diverso. La solita emozione, il solito batticuore erano spariti. In compenso un terribile senso si colpa le stringeva lo stomaco. Ora che si era scusato, non si sentiva più fiera di ciò che aveva fatto. "
Segreti. Tradimenti. Amicizia. Amore. Cosa può succedere durante un'innocua gita scolastica?
[Human Version]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

  • Ridi che è più bello! (Pinkie Pie pv)

 

Rainbowdash russava pesantemente nel suo letto… questo era il momento. Pinkie sguisciò fuori dal suo sacco a pelo, si sporse sul letto per controllare che l’amica non si fosse svegliata ed uscì silenziosamente dalla stanza. Non riusciva a dormire, benché fosse stanca, e il cuore le martellava nel petto. Quella non era la prima volta che veniva invitata ad un pigiama party, certo, ma era il primo che passava a casa di Rainbowdash! E non sapeva perché ma la cosa la metteva in agitazione…In velocità si diresse verso la cucina ed aprì il frigo senza curarsi di far troppo rumore, poiché sapeva che lei e l’amica erano a casa da sole. “vediamo un po’…Dashi deve aver sicuramente qualche dolcetto …” Pinkie ficcò incuriosita la testa dentro al frigorifero e il fresco le pizzicò il volto. Rimase ferma per un po’, ma più cercava più la speranza svaniva. - Okay…niente spuntino, ho capito!- Mormorò richiudendosi il frigo alle spalle. Dette un ultima occhiata alla stanza e spense la luce. Improvvisamente un brivido le corse lungo la schiena. L’oscurità l’avvolgeva dalla testa ai piedi e grandi stanze sconosciute le si paravano davanti. La ragazza deglutì rumorosamente, si fece coraggio e si addentrò a tentoni verso il soggiorno. Fortunatamente per lei non c’era nessuno lì a guardarla, altrimenti avrebbe sicuramente riso a crepapelle poiché la riccia camminava appiccicata al muro, in una posa che ricordava tanto spiderman. Stava quasi per fermarsi quando raggiunse la porta del bagno, senza esitare un attimo vi ci fiondò dentro e richiuse la porta alle spalle. - Huff…meno male..sarei potuta andare a sbat…!- Con il piede urtò l’angolo del tappeto, stava per scivolare e si appoggiò di peso al porta spazzolini che, sotto al suo peso, cedette facendo rovesciare per terra lei e tutti i vari oggetti che vi si appoggiavano sopra provocando un enorme trambusto. Pinkie chiuse stretti gli occhi e sperò con tutta se stessa che l’amica non si fosse svegliata. Attese qualche minuto, che al buio parvero giorni. Nessun rumore dall’esterno, l’amica dormiva ancora. Pinkie Pie si rialzò goffamente massaggiandosi il  fondoschiena, poi spinse l’interruttore e in un istante la luce si sparse per la stanza costringendola a chiudere gli occhi. - forse avrei dovuto accenderla prima di muovermi..- Commentò sottovoce la ragazzina, aprendo lentamente gli occhi che si erano abituati alla luce. Rapidamente si voltò per vedere ciò che aveva combinato e si morse la lingua nel vedere che, spazzolini, dentifrici, saponette e rasoi giacevano sparsi ovunque sul pavimento. Con cura li raccolse e gli appoggiò accanto al lavandino, poi volse l’attenzione alla mensola. Non era rotta, e ciò fece tirare un sospiro di sollievo alla riccia, ma era solamente inclinata verso il basso. - Okay Pinkie…domani dici tutto a Dashi e speriamo che non si infuri troppo…- Prese in mano due spazzolini, stava per metterli nuovamente a posto che si accorse di due bicchieri di plastica rovesciati, su uno vi era scritto RainbowDash e sull’altro i nomi dei genitori. - Ma andiamo!- Pinkie si tappò immediatamente la bocca, non appena si rese conto di aver alzato troppo la voce. Incerta sistemò gli spazzolini e finì di posizionare il resto della roba completamente a caso. - Oki doki loki, speriamo che vada tutto bene così…- Disse Pinkie cercando di autoconvincersi. Poi si avvicinò al lavandino e si lavò energicamente la faccia con acqua gelida. -D’accordo da adesso basta pasticci, o non ti inviterà più da lei!- Disse alla se stessa riflessa nello specchio, che la guardava con aria assonnata. Senza far rumore uscì dalla stanza e ritornò nella camera. 

Per sua fortuna Rainbowdash non dormiva se accanto al comodino non c’era una lucetta a forma di fantasmino che irradiava la stanza di una fioca luce azzurrina, la quale impedì a Pinkie di andare a sbattere contro l’armadio dell’amica. La fucsia si sedette a terra e sentì il corpo rilassarsi. Il silenzio era rotto solamente del russare di Rainbow che continuava a dormire beata. Pinkie alzò la testa verso il letto, incuriosita. Lentamente si alzò, si sedette sul letto della ragazza e si mise a fissarla da vicino. Era strano vedere l’amica dormire, non era più la ragazza tosta e grintosa di sempre, ma si trasformava in una tenera bambina, tranquilla e bellissima. Pinkie storse il naso stranita dai suoi stessi pensieri. E’ vero lei aveva sempre ammirato l’amica, ma c’era qualcosa di più forse, Pinkie era sempre stata la migliore amica di Dash fin da quando si erano conosciute e avevano passato mille avventure assieme. Ora però…ora qualcosa la spingeva ad avvicinarsi di più all’amica, voleva conoscerla meglio? Voleva averla solo per se? Cosa voleva? Nemmeno Pinkie lo sapeva di preciso…sapeva solo che ogni volta che faceva ridere l’amica, ogni volta che l’altra la guardava con orgoglio lei si sentiva speciale, come mai si era sentita. Un turbine di pensieri le offuscava la mente, mentre i suoi occhi rimanevano fissi su Rainbow. Quasi come se fosse stato un segnale, il cellulare di Pinkie prese a squillare e la ragazza riportò la mente alla realtà. Improvvisamente si rese conto di avere la faccia a due millimetri da quella dell’amica e colta dallo spavento ruzzolò giù tirandosi dietro anche le coperte. - Pinkie Pie ma che diavolo combini!- La voce seccata di Rainbowdash riempì la stanza. Pinkie si spostò goffamente i capelli dagli occhi e si mise a fissare imbarazzata l’amica, che la guardava accigliata da sopra il letto. - S..scusami Dashi!- Mormorò con una vocina flebile e sfoderando un enorme sorriso. La ragazza alzò gli occhi al cielo, raccolse le coperte e si rimise a dormire. - Buona notte!- Aggiunse Pinkie , ma non le arrivò nessuna risposta. La riccia attese un minuto e poi si voltò di scatto a cercare il cellulare. “Proprio ora doveva squillare!? Ma dove l’ho messo?”Si mise a frugare nelle tasche della giacca per poi svuotare a terra lo zaino. Calzini, mollette, matite ruzzolarono fuori, poi uno strano verso echeggiò  da dentro l’oggetto. Pinkie vi guardò all’interno incuriosita e sul suo volto apparve un enorme sorriso. - Ma guarda che birbantello!- Canzonò Pinkie infilando le mani nello zaino e tirando fuori un piccolo coccodrillo. - Gummy, quante volte te lo devo ripetere che quello non si mangia?- Ridacchiò la ragazzina togliendogli il cellulare dalla bocca senza denti. Con cura si sedette sul sacco a pelo e si appoggiò l’animale sulle gambe. - Per fortuna che Dash dorme, vero? Prenderà un colpo appena ti vedrà…un po’ mi dispiace, sai?- L’animale aprì lentamente la bocca e vi fece scivolare fuori la lingua che passò sul volto della ragazza. - Hahahaha fermo! Mi fai solletico…ho fatto bene a non lasciarti a casa, mi sarei sentita troppo sola e anche tu! Certo Mamma e papà hanno detto che tornano domani mattina, ma non potevi passare la notte da solo!- Esclamò portandoselo all’altezza della faccia. Il coccodrillo sbatté lentamente prima l’una e poi l’altra palpebra e rimase fermo immobile. Pinkie gli sorrise grata di quel gesto e lo baciò dolcemente sul muso ricoperto di dure scaglie. Poi si sporse e lo adagiò sopra ad un cuscino. -Notte notte Gummy- Disse aprendo la bocca in un enorme sbadiglio. 

Stava per addormentarsi quando le si accese una lampadina in testa. -Aspetta, la sveglia per domani!- Si alzò nuovamente e gattonò fino allo zaino dell’amica in cerca del telefonino. -Sono sicura che Dashi si è dimenticata di metterla e poi so che ci rimane male se arriviamo in ritardo.- Bisbigliò a se stessa e tirò fuori un cellulare con la cover arcobaleno. Si sedette accanto al letto e iniziò a cercare le impostazioni per la sveglia. Era completamente diverso dal suo e non sapeva dove mettere le mani, ma ciò non la fermò. - Ecco qui c’è l’orario, bene cambiamo i numeri e tiriamoli indietro…che sciocchina l’aveva impostata alle nove del mattino!- Finì di sistemare e ritornò a letto, chiuse lentamente gli occhi e un pensiero le attraversò la testa. “ Aspetta p.m. sta per mattina o pomeriggio/sera?” Cercò di darsi una risposta ma il sonno l’avvolse completamente e piombò nel buio della notte. 

 

-Vuoi stare un po’ zittaaa!?- 

La voce di Rainbow le vibrò nelle orecchie e Pinkie fu costretta ad aprire gli occhi. la ragazza era seduta sopra di lei e la guardava accigliata. - Finalmente ti sei svegliata, non la smettevi più di parlare…e per la cronaca, non mi importa niente di tua nonna che non mangia i fagioli!- Pinkie era confusa, si tirò su a fatica strofinandosi le mani sugli occhi ancora assonnati. Si sentiva a dir poco esausta. - Yawn…sai che ore sono?- Rainbow prese il telefono e lo fissò un attimo in più del dovuto, poi ritornò alla ragazzina che la fissava con i suoi enormi occhi ghiaccio. - Le cinque e un quarto!- Pinkie per poco non svenne. - Cooosaaa!! E tu mi svegli a quest’ora!- L’amica incrociò le braccia infastidita. - IO svegliare TE?? Ma se sei tu che non la smetti di parlare del sonno, Dio solo sa da quanto vai avanti!- Pinkie alzò gli occhi al cielo, dopodiché scattò in piedi ed uscì dalla stanza. - Bhe visto che siamo sveglie ci conviene iniziare a prepararci, no?- Sentì l’amica lamentarsi e sprofondare la faccia nel cuscino. -Pinkie Pie….-  Ancora mezza assonnata Dash si alzò e si chiuse in bagno. Pinkie camminò sicura verso il salotto, con la luce che entrava dalle finestre era tutto più facile. Andò in cucina e cominciò a tirare fuori scodelle e terrine, misurini e cucchiai, farina, zucchero e tutto l’occorrente per preparare dei dolci. Era rimasta talmente male, la sera prima, per non aver trovato nulla di buono da mangiare, che aveva deciso di preparare una super colazione! Con la destrezza di un esperto pasticciere ruppe sei uova all’interno di un recipiente, ci verso farina e zucchero…stava per prendere il burro, quando le scivolò di mano andando a ungere tutto il pavimento. - Caspiterina che disastro! Beh prima finisco poi sistemo tutto!- Così dicendo raccolse il panetto lo tagliò e ne mise un pezzo nel preparato. Perse circa cinque minuti nel cercare un frustino, dopodiché iniziò a sbattere bene il tutto fino a farlo diventare una morbida crema. Aveva appena finito di preparare gli altri ingredienti quando un urlo di rabbia vibrò tra le mura della casa. Pinkie si morse la lingua. - Ugh..speriamo che non sia grave…- Stava per appoggiare la mano sulla maniglia che quella si abbassò da sola, spalancando la porta e facendo apparire difronte ai suoi occhi una scena del tutto comica. Rainbowdash era in piedi in mutande e canottiera, asciugamano attorno al collo e ansimava colma di collera. Pinkie Pie scoppiò a ridere indicando la bocca della ragazza. Sembrava proprio un cane con la rabbia: la schiuma da barba le usciva dalla bocca e le colava giù per il mento. -Hahahahahahaha Dashi…ommioddioooo hahahahahahah…sciocchina ma non lo sai che quella roba non si mangia!!???- Pinkie rideva a crepapelle e la pancia le faceva male. Rainbow divenne rossa in volto e sputò tutto per terra. - Finkie Fai!! Ferchè c’era la fchiuma da barba al fosto del dentififooo!!??-  Le parole le uscirono storpiate per via della schiuma che continuava ad uscirle dalla bocca. Pinkie smise lentamente di ridere e si ricordò di ciò che era successo la sera prima, di come lei aveva disposto a caso gli oggetti sulla mensola. - Oups…hehehe…colpa mia!- Si scusò sorridendo imbarazzata la riccia, poi si voltò a prendere un tovagliolo. - Ecco tieni…hihihi..pulisciti la bava!- Scherzò tornando ad una terrina piena di crema al cioccolato. -Che stai facendo qui?- Sentì Rainbow chiedere alle sue spalle. - Bha…nulla di che…pensavo di preparare solo dei pancake, ma siccome fanno rima con cupcake ho dovuto preparare anche quelli. Dunque per farlo mi serviva la crema al cioccolato, visto che so che ti piacciono tanto quelli al cioccolato, poi però ne ho fatta troppa e così ora sto finendo di preparare la torta al cioccolato e fragole.- Snocciolò tutto d’un fiato. Poi, con i guanti da forno ancora addosso spinse fuori l’amica. 

Tutto ciò che aveva preparato era stato buonissimo, l’unico problema è che ci aveva impiegato circa un’ora per finire anche la torta. Pinkie era seduta al tavolo e aspettava che Rainbow finisse l’ultimo boccone di dolce. - Perfetto!- Esclamò non appena l’altra abbe mandato giù. - Ora non ci reste che ripulire!- Disse e con un enorme sorriso aprì la porta della cucina. Sembrava che ci fosse stato dentro un uragano. Il burro era sparso per tutto il pavimento, la farina aleggiava ancora nell’aria rendendola densa e bianca; tutto il bancone era sporco di cioccolata e sui fornelli giacevano cinque pentole colme di olio e zucchero fuso. - Si…bhe…non sono mai stata molto ordinata…- Mormorò Pinkie, cercando di giustificare tutto il disastro. 

Dopo un’altra ora passata a ripulire, finalmente le due andarono a cambiarsi. 

-PINKIE PIEEEE!!!-

L’urlo dell’amica echeggiò in tutta la casa. Pinkie stava finendo di allacciarsi le scarpe e sapeva che prima di partire avrebbe dovuto dire a Rainbow di Gummy. Così senza neppure dare spiegazione corse in camera dell’amica. - Ho…Gummy…dove sei? Non ho voglia di giocare a nascondino ora!- La ragazzina sapeva che l’amica la stava aspettando. Alzò le coperte e guardò sotto al letto, due enormi occhioni la stavano fissando nel buio. - Gotcha!- Esclamò raggiante la ragazzina infilando le mani sotto il letto e afferrando saldamente l’animaletto. Come previsto Rainbow non fu fatto contenta di vederlo, ma riuscirono comunque a fare pace. Anche se l’amica era arrabbiata, Pinkie sapeva che la miglior medicina è la risata e sapeva anche che l’altra non si arrabbierà mai sul serio con lei. Due secondi dopo erano già per strada. la bicicletta di Rainbow sfrecciava sull’asfalto e Pinkie doveva tenersi saldamente all’amica, cosa che non le dispiaceva affatto. Ad un certo punto l’altra si voltò e le urlò qualcosa, Pinkie tese le orecchie ma il rumore del vento che sbatteva sul suo volto le impedì di sentire. - Cosa hai detto!?- Urlò con tutto il fiato che aveva in gola , ma l’amica no rispose. Improvvisamente Rainbow inchiodò lasciando dietro di se una lunga sgommata. -Avanti che sono carica al massimo! Molla l’essere e ripartiamo!- Esclamò l’atleta facendo cenno col capo a Gummy, poi si voltò verso Pinkie e scoppiò a ridere. La riccia sapeva che doveva avere i cappelli terribilmente disastrosi, già lo erano al naturale, figuriamoci dopo una corsa in bici! Ma non volle comunque perdere l’occasione di fare una battuta, prima di correre dentro una casa color salmone. Aprì violentemente la porta che andò a sbattere contro il muro. - Attenta Pinkamena!!- Sua madre sbucò dalla cucina, con un vassoio di biscotti in mano e guardò la figlia minore schizzare in un lampo al piano di sopra. Pinkie entrò in camera tutta trafelata e appoggiò l’animale nella sua teca di vetro. - Stammi bene, pasticcione, ti porterò un souvenir dal museo!- Poi corse in camera delle sue due sorelle maggiori. Non aveva mai avuto un grande rapporto con loro, ma gli voleva ugualmente un mondo di bene. - Ciao, io vado!- Esclamò saltando al collo delle due ragazze, che la guardarono disorientate da quel turbine rosa che era appena entrato. Pinkie scese e salutò anche i genitori. Avrebbe voluto correre ad abbracciare anche sua sorella Maud, ma lei era via per condurre una ricerca su degli strani tipi di rocce di cui Pinkie non capisce proprio niente. Senza esitare ulteriormente corse fuori e ritornò dall’amica. “Penso di non averci messo neanche un minuto!” Pensò tutta soddisfatta mentre l’amica prendeva una curva a tutta velocità. 

Arrivate sul luogo del ritrovo, Rainbow smontò agilmente dalla bici e ordinò a Pinkie di andare a prendere dei posti. La ragazzina si voltò e un’orribile sensazione le attraverso il corpo. Il pullman era fermo nel mezzo ad un piazzale, ma non c’era anima viva. Fu in quel momento che le venne in mente di non aver mai guardato l’ora, se non sul telefonino di Dash, con il quale aveva smanettato la sera prima. Tremante alzò il polso con l’orologio. - Le m..meno dieci alle sette…-Bisbigliò rendendosi conto del pasticcio che aveva combinato. Per un attimo stava per dire tutto all’amica, ma già era arrabbiata con lei per via della colazione, con questa sarebbe stato troppo. Così si voltò e facendo finta di niente picchiettò sulla spalla dell’altra.- Cosa c’è? Ti ho detto di andare.- -Veramente non c’è nessuno! Neppure i professori!- L’amica si alzò di scatto e prese subito in mano il cellulare. - Non…non capisco eppure i luogo è sicuramente questo! Qui c’è scritto di trovarsi alle sette e mezza, ma che la corriera partirà alle meno un quarto alle otto. Sono appena le quaranta quindi…- Pinkie le batté nuovamente sulla spalla, cercando le parole giuste per dirglielo. - Em…Dashi veramente sia il mio telefono che il mio orologio segnano le meno dieci alle sette…- Si morse la lingua in attesa dello scoppio di rabbia da parte dell’altra, ma , per sua fortuna, non arrivò. Rainbow tirò fuori allarmata un Mp3 e sgranò gli occhi quando si rese conto di essere arrivata quasi un’ora in anticipo. Pinkie si spostò a lato e cercò di ignorare le lamentele da parte dell’amica, sentendosi tremendamente in colpa…Pian piano calò il silenzio e le due amiche si ritrovarono a fissarsi. Pinkie non sapeva che fare, l’altra sembrava distrutta e non le veniva in mente nulla che potesse migliorare la situazione. - Forse è meglio così…- Sospirò Dash lasciandosi sedere per terra. -Hemm…Dashi?- Pinkie le si avvicinò cautamente, con il cuore che le batteva in petto.- Hai ancora la faccia sporca di fragola!- Rainbow si passò incuriosita una mano sulla guancia. Pinkie sorrise. - No sciocchina, l’altra guancia..- La riccia allargò un enorme sorriso nel veder l’altra cercare di ripulirsi, senza riuscirsi. - E’ andato via?- Chiese l’amica sbattendo parecchie volte i suoi occhi color magenta. Pinkie non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata, alla quale si unì anche l’altra!

 

    

  • My past does not define me.. (Sunset Shimmer pv)

 

La finestra era spalancata, il sole ancora rosso stava sorgendo ed illuminava la camera di una splendida luce arancione. Sunset teneva gli occhi chiusi, inspirando profondamente l’aria fresca del mattino. Quella sarebbe stata la prima gita che faceva da quando aveva smesso di comportarsi…Il solo ricordo le faceva ancora male. Con calma si allontanò dal davanzale e si sdraiò sul letto disfatto. Improvvisamente nel silenzio della stanza, lo squillo di una notifica la costrinse ad alzare lo sguardo verso il pc. Lentamente inserì la password e le si disegnò uno sguardo di amarezza sul volto. Sullo schermo troneggiava un commento, con immagine allegata. - Perché non la smettono!- Esclamò Sunset chiudendo con un colpo secco il computer. La testa aveva iniziato a batterle. Era da mesi che continuavano ad arrivarle insulti e beffe sul web, nonostante avesse chiesto scusa a tutti, in pochi si erano realmente dimenticati le cattiverie che lei gli aveva fatto passare. Sospirò e si diresse a malincuore verso lo zaino, accatastato in un angolo della stanza accanto ad un enorme poster, raffigurante uno strano tipo dallo sguardo cattivo e la faccia piena di pircing. Aprì lentamente la zip, e tirò fuori un piccolo diario. 

“ Caro diario…” La ragazza si distese per terra,schiacciando sotto alla testa i suoi splendidi capelli dalle sfumature color fuoco. Continuò a scrivere…” …non ho voglia di uscire! Non ho amici, e non so neppure come dovrei comportarmi…ho commesso tanti errori in passato..tu lo sai bene, vero? Ricordi che te ne ho parlato?” Poi si fermò e rilesse sull’ultima frase. - Ovvio che se ne ricorda, è un pezzo di carta!- Borbottò secca la ragazza, ma continuò ugualmente a scrivere. Nel silenzio del mattino si sentiva appena lo sfregare della biro sulla carta, tutto giaceva immobile…la ragazza si era alzata presto ed era uscita a fare la spesa, dopodiché aveva finito di fare i compiti, si era lavata e preparata e ora non le restava altro da fare che aspettare fino alle sei, a quel punto avrebbe dovuto andare a prendere il treno. “…sai, in tutta franchezza, mi manca mia madre…non è vero che la odiavo e forse avrei dovuto dirglielo più spesso..papà sta sempre peggio e io ho paura!” Alzò la penna dal diario, incapace di andare avanti. Gli occhi le erano diventati lucidi e il suo respiro le usciva rapido ed irregolare. - Coraggio Sun, non fare la bambina!- Si rimproverò, alzandosi rapidamente da terra e accendendo il cellulare per controllare l’orario. - Le cinque e un quarto…manca ancora un bel po’…-  Svogliata ricominciò a scrivere. “ Alla gita spero di far capire a tutti che sono cambiata davvero…Poi c’è  quella ragazzina, Twilight..mi devo ricredere sul suo conto è in gamba e sembra l’unica disposta ad accettarmi,certo anche le sue amiche mi parlano ogni tanto, ma sono ancora molto scettiche…bhe non le biasimo! Okay, ora ti saluto…ti saprò dire poi come è andata. Firmato Sunset Shimmer” Chiuse il libretto e lo appoggiò sul bordo del comodino. Sul telefono altri messaggi e altri post da ignorare e da cancellare. Sunset buttò un’occhio fuori dalla finestra, il sole ormai era sorto del tutto e i primi uccellini avevano iniziato a volteggiare tra le nuvole ancora tinte di rosa. Afferrò il suo zaino in pelle nera e uscì dalla stanza; una lunga scala a chiocciola portava giù fino alla cucina e al piccolo soggiorno. - Ciao papà…come stai?- La voce della ragazza era fredda e distante. Un uomo di mezza età, stempiato e con una bottiglia vuota di whisky in mano, si alzò goffamente dal divano. -Che combini a quest'ora tu?- Sunset chiuse gli occhi e per un attimo sperò davvero che tutto sparisse, ma ovviamente la magia non esisteva. - Devo andare a scuola- Rispose lei, raccogliendo da terra un paio di stivaletti neri con una cinghia all’estremità. - Non vai da nessuna parte! Resti qui a badare alla casa, chiaro!!?- Sunset non rispose neppure all’uomo  e aprì il frigo con l’idea prendersi un bicchiere di latte. - Mi hai sentito!?- La voce dell’uomo tuonò forte intorno a loro, poi cercò di alzarsi dal divano, ma non appena mise un piede a terra cadde rovinosamente sulla moquette ingrigita dal tempo. -Papà!- Esclamò la ragazza correndo nella sua direzione pronta ad aiutarlo. Con destrezza gli passò un braccio attorno alle spalle e cercò di sollevarlo più che riusciva. - Coraggio alzati! Sei di nuovo ubriaco vero!?- Sunset faticava a parlare, schiacciata dal peso del padre che non muoveva un muscolo per tentare di alzarsi. - Devi smetterla! Lo hai promesso anche alla mamma…- A sentire quelle parole, l’uomo parve rinvigorirsi e si alzò di scatto, lasciando la ragazza barcollare disorientata. - Tua..madre..è..MORTA!- Esclamò l’uomo e Sunset riuscì a sentire la puzza fetida del suo alito. Sapeva che non doveva dargli retta, che non era lucido, ma non riusciva ancora a sopportare l’idea che quell’uomo fosse suo padre! Certo anche quando la madre era in vita beveva, ma almeno si era sempre fatto trovare in forma difronte a lei, ora sembrava che non gli importasse più niente e Sunset non lo tollerava. -Lo so!- Rispose, ma subito dopo si morse la lingua e un sapore metallico le si sparse per la bocca. - Ora devo andare.- Mormorò Infilandosi una giacchetta borchiata e aprendo la porta di casa. Stava quasi per uscire quando il padre la bloccò per un braccio e la spinse dentro con violenza. - Credi di svignartela così?- L’uomo era fuori di se e ciò terrorizzava Sunset più di ogni altra cosa. - Ma papà…la..- Non fece a tempo a finire la frase, che subito si dové scostare per schivare la bottiglia d’alcolico lanciata a tutta velocità, che si frantumò a pochi centimetri da lei. Ora non ne poteva davvero più e una tremenda collera le salì da dentro. - Adesso smettila e lasciami uscire! Sei ubriaco e sudicio come un maiale…- Poi si fermò, stava per dirlo, non poteva! Si era promessa che non lo avrebbe mai detto, che era troppo brutto da dire. L’uomo era grande il doppio di lei e la fissava ansimando sbarrandole la strada. Ci fu un minuto di calma; la ragazza cominciò a dirigersi con cautela verso alla porta…c’era quasi…quando..SLAM! Il padre la colpì in volto con tale violenza che la ragazza ruzzolò a terra. - Così impari sgualdrina!- Sibilò il padre chinandosi all’altezza della figlia. Sunset aveva il volto in fiamme, la testa le batteva al punto che sembrava stesse per esplodere; goffamente piantò i gomiti a terra e fece per alzarsi quando un altro colpo le arrivò dritto in pancia. La ragazza si contrasse dal dolore e due enormi lacrime le scivolarono lungo il viso. Teneva la bocca aperta e faticava a respirare…tutto girava e nella testa le passavano davanti le immagini dei compagni che scappano,che la guardano impauriti e per un attimo, solo per quell’attimo le sembrò che ciò che le stava facendo il padre se lo fosse meritato. Improvvisamente si sentì sollevare per la maglietta e si ritrovò faccia a faccia con suo padre. Gli occhietti piccoli dell’uomo la guardavano con un bagliore di follia che incuteva timore, mentre la sua bocca tremava per colpa dell’alcol. - Spero che tu abbia imparato la lezione…- Mormorò e la ragazza storse il naso, cercando di non sentire il fetore che emanava l’uomo. Poi lui la spinse con forza fuori dalla casa e la ragazza dovette appendersi al corrimano, per non ruzzolare giù dagli scalini. NO! Questo era troppo…non poteva stare ferma e subire..subire sempre - Tu sei un mostro! Preferirei morire, spiaccicata sotto un’auto piuttosto che vivere un altro giorno qui con te! Perché non sei morto tu invece che la mamma!!!- Le parole le uscirono maligne cariche di cattiveria, ma al tempo stesso erano tristi e interrotte da lievi singhiozzi. L’aveva fatto, non aveva mantenuto la promessa, aveva detto quelle cose a suo padre nonostante si fosse ripromessa di no, che erano troppo crudeli e neppure lui se le meritava… 

 

Le case scorrevano via veloci, lasciando posto ad enormi campi e radure di campagna. Sunset teneva gli occhi fissi fuori dal finestrino, ma non stava guardando nulla; pensava a ciò che era successo, a cosa succederà…Nella mano destra teneva ancora stretto il biglietto del treno, mezzo stropicciato e umido di sudore. Teneva le gambe incrociate sopra alla cartella e sperava che nessuno notasse il livido che aveva in volto. Le veniva da vomitare al pensiero di andare in mezzo ad un mare di ragazzi che la odiavano e che non vedevano l’ora di giudicarla e prenderla in giro. 

Ora piccole casette avevano rimpiazzato i campi, e mille colori sfrecciavano via in mezzo al vento. Nel treno regnava un atmosfera calda, piena di vita, ma non per questo fastidiosa. Molti ragazzi parlottavano tra loro e c’era sempre un lieve brusio di fondo. Sunset chiuse lentamente gli occhi, il mal di testa le stava passando pian piano, quando una voce metallica risuonò all’interno del vagone. - Capolinea..siamo arrivati a …- La ragazza non aspettò neppure un secondo e saltò giù dal treno insieme ad una marea di ragazzi sudaticci che si apprestavano ad andare a scuola e ad uomini in giacca e cravatta, diretti verso i bar. Si fermò in mezzo all’atrio della stazione, teneva gli occhi fissi sul grande orologio centrale che segnava le sette e un quarto; in quel momento in un televisore accanto a lei passò una nuova pubblicità, c’era una donna splendida, dai bellissimi capelli dorati che reggeva in mano una boccetta di profumo, sotto una frase citava. “Una spruzzata e la tua vita cambierà all’istante” Sunset sorrise amaramente. - Potrei immergermi in quel liquido maleodorante dalla testa ai piedi, ma credetemi, non cambierà nulla…- Poi si mise lo zaino in spalla ed iniziò a camminare. Conosceva quelle strade a memoria, sapeva che scorciatoie prendere e quali erano i quartieri da evitare. Il cielo era tinto di un bell’azzurro acceso attraversato da poche nuvole di cotone. La ragazza si sedette a bordo di un marciapiede e con tranquillità estrasse dallo zaino un paio di grandi cuffie nere, con disegnato ai lati un sole calante. Prese il telefonino, vi attaccò il jack; stava per far partire la musica quando la sua attenzione fu catturata da un messaggio. Non era come gli altri, non la insultava, ne la minacciava, era da parte di Flash e questo  le fece fermare il cuore in gola. 

 

[“Flash Sentry” Online]

-Ciao Sunny!

 

La ragazza si morse il labbro. Erano stati in seme parecchi mesi, quando lei ancora si comportava male, lui le era sempre stato vicino e la faceva sentire speciale…poi era tutto finito! Ora sapeva che il ragazzo stava assieme a Twilight e il fatto che la chiamasse ancora “Sunny” le dette particolarmente fastidio. 

 

[“Flash Sentry” Online]

-Ciao Sunny!

        -Cosa vuoi?

-!

-Niente.

        -Allora non scrivermi!

-Aspetta!

        -No

-Sai se Twily è arrivata?

 

Sunset non rispose nemmeno e chiuse la conversazione. Il telefonino continuò a vibrare, ma lei non volle più guardare. - Sei sempre il solito, non cambierai mai!- Sibilò al vuoto. Poi aprì la playlist e le sue orecchie si riempirono di una melodia dura, e ritmata. Continuò a camminare ascoltando ogni parola della canzone e osservando la strada attorno a se, improvvisamente un autobus le sfrecciò accanto. La rossa alzò lo sguardo, il mezzo era praticamente vuoto ad eccezione di…-Twilight!?- Esclamò la ragazza, con un tono troppo alto per via della musica, ed incominciò a rincorrere l’autobus. Non sapeva neppure lei di preciso perché lo stesse facendo, ma la voglia di vedere una faccia amica che le sorrideva era troppo forte. Corse per parecchi isolati, poi i suoi piedi iniziarono a rallentare e dovette fermarsi vicino ad una casetta color salmone, per riprendere fiato. Alzò sconsolata lo sguardo, il mezzo girò una curva e sparì.

 

Gli studenti erano già tutti lì, appena arrivata si tolse le cuffie e si sedette in un angolo, vicino ad una ringhiera. -Sunset Shimmer!- Una voce autorevole richiamò la sua attenzione. Una donna alta, lunghi capelli dai colori del cielo, la stava fissando con aria severa. - Buon giorno preside Celestia.- Salutò Sunset, con tutta la gentilezza che aveva in corpo. - Sì, è un buon giorno e spero che resti tale. Non ho intenzione di sentire lamentele da parte degli altri studenti per via del tuo comportamento! Sono stata chiara?- La ragazza abbassò lo sguardo a terra, fino a guardarsi la punta delle scarpe. -Certo preside, le prometto che non farò nulla che non va…- Ora il suo tono era cambiato in un misto tra dispiacere e rabbia. Perfino la preside la trattava ancora come una delinquente, non c’era da stupirsi se lo facevano anche i compagni. - Staremo a vedere.- Rispose la donna, così dicendo girò sui tacchi e sparì tra la folla. Sunset sospirò e spostò lo sguardo più in la; in fondo vicino al parcheggio delle biciclette un gruppetto di ragazze chiacchierava felice. Tra loro riuscì a riconoscere senza problemi Twilight, intenta a salutare un ragazzino che era appena arrivato. Seduta su una bici c’era Rarity, quella brava con i vestiti, a terra intravide una chioma arcobaleno, senz’altro si trattava di Rainbowdash, era la ragazza più tosta di tutta la scuola ed era anche il capitano di quasi tutte le squadre sportive, per ultima scorse Pinkie Pie sempre allegra e sorridente, tra tutte era quella che più si era aperta con lei. Sorrise e si alzò per raggiungerle, ma le sue gambe non si mossero di un millimetro. Qualcosa la tratteneva, una strana sensazione allo stomaco, faceva male, poi anche in volto…la ragazza ci impiegò un po’ a ricordarsi del suo aspetto, così decise di non rischiare figuracce e si avviò dentro al pullman, in silenzio, infilandosi nuovamente le cuffie, per isolarsi dal mondo…


---------------------------------------------------------
Spazio Autore

Un enorme ciaoooo a tuttiiii!!!!!Finalmente sono tornata, mi scuso ancora per la lunga attesa, davvero, e spero di farmi perdonare con questi due capitolini...
cooomunque...sono felice che la storia continui a piacervi  e spero di leggere altri commenti. Volevo solo sapere cosa ne pensate riguardo al capitolo su Sunset, devo dire che mi sono trovata un po' in difficoltà anche perchè, a parte gli studi con princess Celestia, di lei si sa ben poco!
Oki, doki, loki...un abbraccione e alla prossima! :3
 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: drosmigs_62