Buona sera bestiole! Come va la vita? Probabilmente male, ora che sono tornata io con la mia piccolina. *wink wink*
So che ci ho messo tanto - più di quanto avrei dovuto, actually, dato che il capitolo - che di per sé è piuttosto corto - era già pronto da un pezzo. Ma sono una scrittrice compulsiva con l'egoistica, fallimentare pretesa di gestire fanfiction in due lingue diverse e certe volte finisco per incasinarmi da sola. Meh. Perdonatemi.
Comunque, bando alle ciance. Ecco qui la seconda parte del primo capitolo. Finalmente vedremo il punto di vista dei nostri protagonisti aka la Mangusta e Gay Face.
WARNING: presenza di parolacce. Non troppe però.
Volevo usufruire del mio angolino di ciance per ringraziare le persone che hanno speso del tempo per leggere, ricordare, preferire e recensire lo scorso capitolo. Grazie mille ;___; Mi ha fatto piacere sapere che la storia interessa. Bless you and your kind souls. Spero di non deludere. Gneh.
Ora vi mollo. Un bacio, muà.
CAPITOLO 1.B
Quando Blaine gli disse
che – tra tutti i suoi conoscenti
e amici – la persona che aveva offerto di dargli un passaggio fino alla
proprietà dei nonni di Blaine era niente di meno che quella faccia da
suricata
di Sebastian Smythe, Kurt rise. No, scoppiò
a ridere, di una risata grossa e rumorosa, di quelle che fanno
lacrimare gli
occhi e dolere gli addominali. Questo mostrava quanto esilarante era
l’affermazione.
“Molto divertente, Blaine”
rispose, asciugandosi una
lacrima all’angolo dell’occhio, “Quindi, chi mi accompagnerà lì? Jeff?
David?”
Blaine non rispose
immediatamente. Dall’altro capo del
telefono si sentì quello che aveva tutta l’aria di essere un sospiro
rassegnato
e Kurt sentì il proprio stomaco contrarsi in modo spiacevole. “Blaine,
dimmi
che scherzavi.” Dimmi che scherzavi o che
sei sotto l’effetto di allucinogeni molto potenti, pensò, mentre
una brutta
sensazione iniziava a stringergli il cuore.
“Non sto scherzando. Gli
ho appena parlato, è d’accordo
al cento per cento. Gli altri non si fermano in Ohio, Sebastian è
l’unico che è
ancora a Westerville.”
Kurt deglutì a vuoto, la
sua gola completamente secca. La
sua lingua sembrò carta vetrata sulle sue labbra, quando tentò di
umettarle invano.
“Blaine, davvero, posso semplicemente affittare un’auto-”
“No” Blaine lo interruppe,
“Hai speso già troppo per
venire, non voglio che tu sprechi altri soldi quando non ce n’è
bisogno.”
“Pagherei la benzina di
Sebastian in ogni caso.” rispose
Kurt, sperando in cuor suo che Blaine cambiasse la sua idea.
“Sì, beh, pagare per la
benzina non è come pagare per una
macchina noleggiata. Non ne vale la pena. Starai qui per giorni e non
la
useresti nemmeno una volta.” Blaine lo confutò, chiaramente un po’
scocciato. “E
comunque, ho già parlato con Sebastian e, come ti ho detto, a lui va
bene.”
Kurt non era esattamente
sicuro della veridicità delle
parole di Sebastian. Lo aveva sempre disprezzato. Se lo stava facendo,
non era
per magnanimità, ma probabilmente perché Blaine lo stava ricattando o
qualcosa
del genere. Dubitava che Sebastian fosse tanto masochista. Il fatto che
entrambi avrebbero presenziato alla festa di compleanno di Blaine era
già un’eccezione
– un’eccezione potenzialmente distruttiva, nonché segno evidente di
quanto
entrambi volessero bene a Blaine.
Passare insieme cinque
lunghe ore di auto in uno spazio
di due metri cubi però? Questo era da suicidio. Sarebbe stato un
miracolo se
entrambi fossero giunti integri a destinazione. Dio solo sapeva cosa
sarebbe
potuto succedere. Chiaramente, né lui né Sebastian aveva voluto
scoprirlo, se
quei cinque anni di evitarsi come la peste erano un’indicazione. Ma
apparentemente Blaine aveva il desiderio di tirare ancora di più quel
sottile
filo di equilibrio tra di loro.
“Blaine..” Kurt tentò
ancora, scoraggiato, ma il suo
migliore amico lo interruppe.
“No, Kurt, ascoltami,
okay? Tu e Sebastian siete i miei
migliori amici. So che avete cose in sospeso e che nessuno dei due ha
mai
digerito l’idea di dovermi “condividere” – anche se mi fa sentire
leggermente
come un oggetto. Comunque, sono passati cinque anni – cinque
stupidissimi anni
che vi odiate senza motivo e che rendete la mia vita un casino con i
vostri
capricci. Sono stanco di questa situazione. Cavolo, è tempo di
crescere, non
pensi? Dite entrambi che tenete a me, che siete i miei migliori amici –
e lo
siete. Ma mostratemelo per una volta. Cercate di comportarvi come
adulti,
provate a mettere da parte le vostre paranoie e i vostri stupidi
pregiudizi. E’
ora.”
Woah. Questo sì che era
uno sfogo. Kurt era abbastanza
sicuro di non aver visto – o, beh, sentito – Blaine così sconvolto
dalla loro
rottura. Non era di fronte a lui, ma Kurt riusciva ad immaginarselo,
con i
pugni stretti, le guance rosse, gli occhi lucidi per lacrime di
frustrazione
mal trattenute e il petto affannato per aver buttato fuori tutto quello
che si
era tenuto dentro per chissà quanto tempo.
Il senso di colpa lo
assalì in un secondo e gli chiuse lo
stomaco. Le parole di Blaine erano arrivate come uno schiaffo in
faccia, come
un secchio d’acqua fretta dritta in faccia che gli aveva fatto
realizzare di
star affondando in un mare di egoismo.
Perché era questo che
erano lui e Sebastian: due bastardi
egoisti. Pensavano di fare la cosa giusta per Blaine, evitandosi in
questo
modo, assicurandosi di non coinvolgerlo mai personalmente in
quell’inutile
faida, ma lo avevano forzato ad adattarsi a quel loro gioco senza
nemmeno
chiedergli cosa ne pensasse.
E ouch. Era un amico
pessimo. Il peggior amico di sempre
(dopo Sebastian, ovviamente). Ma se la sua offerta era un’indicazione –
e Kurt
sperava lo fosse – Sebastian aveva realizzato le stesse cose ed era
disposto –
come lui, d’altronde – a cambiare le cose, ad essere più maturo di
fronte ai
loro problemi. Come aveva detto Blaine, era ora di crescere.
“Blaine?” incalzò,
assicurandosi che il suo migliore
amico non avesse riattaccato.
“..Sì?” Blaine rispose,
dopo qualche secondo, cautamente.
Se Kurt lo conosceva bene – e lo conosceva più delle sue tasche –
Blaine si
stava sentendo in colpa per aver vomitato tutte quelle cose. Ma non
doveva
esserlo, aveva ragione.
“Hai ragione.
E
voglio scusarmi. Sono stato un amico terribile, ma voglio rimediare.”
Blaine
rimase in silenzio dall’altro lato, per cui Kurt si schiarì la gola e
continuò.
“Accetto la proposta di Sebastian.”
***
Sebastian
maledì per l’ennesima volta il giorno in cui decise che Blaine Anderson
era il
suo cazzo di migliore amico. Fanculo Blaine, fanculo i suoi grandi,
dolci
occhioni da cucciolo e il suo sorriso carino, fanculo la sua amabile
persona.
Era per colpa sua se era sull’orlo di un aneurisma.
E
fanculo anche a se stesso, perché se non fosse stato così dannatamente
debole,
se non si fosse affezionato, non sarebbe stato lì ad aspettare di
sapere se
stava per davvero per passare cinque
estenuanti ore con quel palo nel culo di Kurt Hummel e, per questo,
vicino ad
un crollo nervoso.
Se
fosse diventato completamente matto, la colpa sarebbe stata di Blaine.
E se
Kurt Hummel fosse improvvisamente sparito, anche in quel caso sarebbe
stata
colpa di Blaine. Era stata una sua idea, dopotutto. Lui
gli aveva chiesto di trasportare la persona che odiava di più
fino alla proprietà dei suoi nonni.
“L’auto
di Kurt è rotta.” Gli aveva detto Blaine, come se a Sebastian avesse
potuto
interessare. “E ha speso già troppi soldi per venire da New York, non
voglio
farlo pagare anche per noleggiare un’auto. E poi tu sai la strada.”
Sebastian avrebbe voluto
sbraitare qualcosa sul fatto che
il padre di Hummel fosse un fottuto meccanico, che erano cazzi di
Hummel se
aveva speso troppo per viaggiare fino in Ohio da New York, magari
ricordargli l’esistenza
dei GPS e sottolineare che un sacco di persone sarebbero state
disponibili ad
aiutarlo. Dopotutto, tutti amavano
Kurt Hummel, tutti lo volevano a quella festa. Quindi perché proprio lui? Non era un mistero che non si sopportassero.
Sebastian non lo esternava troppo con Blaine per rispetto, ma era
comunque
abbastanza evidente in ogni caso.
Ed era evidente che Hummel
condivideva il sentimento.
Ecco perché non si erano visti in quasi cinque anni, nonostante
entrambi
fossero importanti per Blaine. C’era questo patto tra di loro, questo
accordo
silente basato sulla completa assenza di contatto tra di loro che
rendeva
quella tregua possibile. Erano come la Russia e gli Stati Uniti nella
guerra
fredda: facevano della diplomazia la loro unica arma, perché sapevano
bene che
un conflitto diretto sarebbe stato distruttivo per loro stessi, per chi
li
circondava e, soprattutto, per Blaine.
Sia lui che Hummel erano
riusciti a gravitare intorno a
lui, cercando sempre di essere presenti nella sua vita, in una danza
sincronizzata che permetteva loro di non incrociarsi mai, cosicché quel
fragile
equilibro tra di loro non si rompesse e le loro amicizie fossero in
salvo.
Né lui né Kurt volevano
condividere Blaine con l’altro,
ma allo stesso tempo non lo avrebbero mai posto di fronte ad una
decisione. Non
erano né così stupidi, né così crudeli.
Quindi cercavano
semplicemente di dimenticarsi dell’esistenza
dell’altro in ogni modo possibile. E questa danza, questo sacro accordo
aveva
funzionato così bene fino a quel momento. Così bene che Sebastian era
quasi riuscito
a dimenticarsi di Kurt Hummel.
Quasi, perché far finta che
Kurt Hummel
non esistesse era fottutamente difficile, quando il mondo intero
sembrava
adorarlo, manco si fosse trattato di una creatura mistica.
Se si trattava di Blaine,
Sebastian era disposto a
sopportare chiacchiere e scleri da ragazzina. Dopotutto, Hummel era il
suo
primo amore e diamine, se quel sedere non era un tesoro in quei
pantaloni
aderenti. Il problema era che Blaine non era il più ossessionato. Di
fatto, il
suo migliore amico non parlava quasi mai di Kurt con lui, dato che
Sebastian
aveva chiaramente affermato di non volerne parlare.
Il problema erano tutti
gli altri. E per tutti gli altri Sebastian intendeva tutte le
persone che
avevano incontrato almeno una volta Kurt Hummel e che – per qualche
ragione
incomprensibile – si erano innamorate di
lui. In modo figurato e non. I suoi amici della Dalton? Loro erano incapaci di non parlare dei
vecchi giorni della Dalton
con la Klaine, anche quando non c’entravano
niente con la discussione. Sebastian ancora non sapeva come o perché,
ma Kurt Hummel
era sempre citato o tirato in ballo in qualsiasi contesto. Era
onnipresente e
velenoso per ogni persona a cui Sebastian teneva. E lui non capiva il
perché.
Lo aveva conosciuto lui,
Kurt Hummel. Al tempo era solo
una prima donna gelosa e snob con una voce così irritante che avrebbe
potuto
snervare un santo. Lo ricordava sarcastico e pretenzioso, con una
lingua in
grado di far piangere anche l’uomo più tosto se voleva, e che era
decisamente
in grado di tenergli testa. Ma oltre a questo, Kurt Hummel non gli era
sembrato
nulla di ché, tant’è che Sebastian credeva di strappare facilmente
Blaine dalle
sue grinfie.
Non era andata così.
Fortunatamente, i due erano
veramente innamorati (anche se lui non vedeva Kurt
niente più che un bel culo) o Sebastian
avrebbe scopato Blaine e lui non sarebbe diventato il suo più caro
amico.
In ogni caso, Kurt Hummel
non era così interessante.
Certo, Sebastian si divertiva un mondo a flirtare con Blaine e ad
arruffargli
le penne, ma oltre a quello Kurt non gli era rimasto impresso. Avrebbe
potuto
facilmente dimenticarlo, se non fosse diventato la più grande spina nel
fianco
della sua vita senza neanche provarci.
Il disprezzo aveva
cominciato a sostituire l’ iniziale indifferenza
quando Hummel e Blaine si erano mollati, quando lui e Blaine stavano
abbandonando i ruoli di semplici conoscenti per essere veramente amici.
Sebastian ricordava bene come Hummel fosse sempre nei pensieri di
Blaine, come
fosse la causa delle sue lacrime; si ricordava le ore passate a
consolare
Blaine quando, affranto e singhiozzante, gli aveva confessato di aver
tradito
Kurt perché si sentiva solo e gli mancava il suo ragazzo, ma suddetto
ragazzo
era troppo preso dalla sua nuova, luccicante vita da Newyorkese per
adempiere
ai suoi compiti di fidanzato. Si ricordava il suo odio crescente quando
Kurt
non rispondeva ai messaggi e alle chiamate di un disperato Blaine,
l’irritazione
quando – dopo tutto – Hummel aveva deciso di ritornare nella vita di
Blaine
perché era ancora il suo migliore amico.
E dio, Blaine era così
fottutamente felice, così entusiasta di avere il suo
ex di nuovo nella sua vita,
così desideroso di recuperare il tempo perso.
Sebastian aveva avuto paura. Paura di perderlo, paura di diventare
un’inutile
ombra nella sua vita. Era geloso e quella gelosia cominciò a diventare
rivalità
quando Blaine gli aveva detto – senza darci peso – che Kurt ci era
rimasto male
al sapere l’entità del loro rapporto.
Ma Hummel aveva deciso saggiamente di aderire a quel silenzioso patto
di non aggressione tra di loro. Per Blaine. Come Sebastian.
Perché lui era uno
stronzo, ma aveva un cuore – un cuore
che era debole di fronte a Blaine Anderson. Specialmente quando la sua
voce si
incrinava e si faceva piccola e tenera.
Questo era il motivo per
cui aveva deciso di accettare
quella stupida idea. Semplicemente odiava sentire e vedere Blaine
piangere. Sperava
solo che Hummel fosse più tosto quando si trattava di un piangente
Blaine. Dopotutto
si era mostrato più che insensibile in passato.
Mentre pensava ciò, il suo
telefono cominciò a suonare.
Sebastian guardò giù allo schermo, dove la faccia sorridente di Blaine
lo
fissava in modo inquietante. Dio, doveva cambiare quell’immagine di
contatto
prima che gli provocasse incubi.
Con un sospiro accettò la
chiamata. “Cosa ha detto?”
domandò, andando dritto al punto e incrociando le dita sul tavolo. Ti prego Hummel, dimmi che sei stato
furbo per
una volta.
“Ha accettato.”
Ma porca troia.