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Autore: Ofeliet    10/09/2015    0 recensioni
Furihata deglutì, cercando di non fare troppo caso allo sguardo bruciante che puntava alla sua nuca meglio di un fucile di precisione. Tremò leggermente, sentendo quasi più freddo di quanto ce ne fosse in realtà. Il suo lieve fremito non sfuggì a Seika, che intrecciò le proprie dita con le sue ignorando il mezzo ringhio proveniente dietro di lei, e sorridendo affettuosamente alla propria ragazza. Mitsuki parve rincuorata da quella piccola dimostrazione d’affetto, tanto da abbozzare un leggero sorriso di risposta.
« Andiamo sulle montagne russe! » propose allora Reo, facendo ripiombare Furihata nello stato in cui versava precedentemente. Ad Akashi non rimane altro che sospirare per ben due motivi.

{ AkaFuri e MayuKuro | chaperon!Reo | genderswap }
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Chihiro Mayuzumi, Kouki Furihata, Reo Mibuchi, Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Leoni e chihuahua'
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Furihata deglutì, cercando di non fare troppo caso allo sguardo bruciante che puntava alla sua nuca meglio di un fucile di precisione. Tremò leggermente, sentendo quasi più freddo di quanto ce ne fosse in realtà. Il suo lieve fremito non sfuggì a Seika, che intrecciò le proprie dita con le sue ignorando il mezzo ringhio proveniente dietro di lei, e sorridendo affettuosamente alla propria ragazza. Mitsuki parve rincuorata da quella piccola dimostrazione d’affetto, tanto da abbozzare un leggero sorriso di risposta.
« Andiamo sulle montagne russe! » propose allora Reo, facendo ripiombare Furihata nello stato in cui versava precedentemente. Ad Akashi non rimane altro che sospirare per ben due motivi.


シャペロン
shaperon


« Ho un appuntamento, sabato. » era arrossita leggermente, Seika, tormentandosi una ciocca vermiglia di capelli, quel martedì pomeriggio. L’allenamento era terminato, fortunatamente, e le ragazze appartenenti al club femminile di basket si erano riversate negli spogliatoi. Quel giorno, però, Seika aveva tardato a rivestirsi – nonostante fosse solitamente lenta nel cambiarsi, quel giorno pareva tardare quasi apposta nella sua lenta e privata cerimonia. Reo aveva notato subito quel comportamento così insolito – non le sfuggiva niente, soprattutto se riguardava la sua preziosa pupilla – e di conseguenza aveva iniziato a cambiarsi più lentamente anche lei.
E’ solo dopo che lo spogliatoio è quasi vuoto, con la sicurezza di non essere spiati, che Seika decise di parlare, lanciando quella affermazione come una bomba nel silenzio pomeridiano dello spogliatoio.
« Congratulazioni, Akashi! » Hayama Kotachi aveva esclamato all’improvviso, spezzando la sottile linea di tensione che si era creata a seguito di quella dichiarazione. Nebuya Ei aveva dato qualche pacca incoraggiante sulle spalle della loro leader, molto contenta per Seika. Questa sorrise grata alle compagne di squadra, felice per la loro felicità. E’ solo dopo che il suo sguardo era caduto su Reo.
Le parve spaventosa e serena al tempo stesso.
D’accordo, Mibuchi Reo era una persona singolare – si faceva chiamare “Reo-nii” ed era adorata da mezza scuola, come minimo. Seika credeva, o almeno l’altra lei lo faceva, di poterla controllare e comprenderla, un giorno. E’ solo successivamente che si è scontrata con la realtà dei fatti: Reo era una persona unica nel suo genere, anche se non con accezione completamente positiva, e non era assolutamente controllabile. Non come voleva lei, perlomeno.
« Sono contenta per te, Seika-chan. » dice allora, un sorriso lieto si dipinse sul suo volto. Gli istinti di Akashi le suonavano un campanello d’allarme folle ed enorme, ma lei decise di ignorarlo. Reo era una ragazza così gentile e buona, e spesso l’ha aiutata – ha aiutato anche l’altra, perché avrebbe dovuto considerarla pericolosa?
« Chi è il fortunato? » le chiese allora, piegando leggermente la testa di lato e sorridendo in maniera da provocare dei brividi alle altre due compagne. Le guance di Akashi si tinsero di porpora, spingendola ad abbassare lo sguardo e a riprendere a torturarsi una ciocca vermiglia.
« Non è un “lui”. » commenta allora, cercando di far intendere alle compagne la realtà dei fatti.


Quando Reo le aveva cavato di bocca il nome di Furihata, Seika non era più riuscita a staccarsela di dosso nemmeno per un momento. Lei adorava Reo, era forse una delle poche persone con cui era riuscita a legare ai tempi successivi alla Teiko. Per questo non era riuscita a dirle di no, o almeno così credeva.
Furihata non si era mostrata contrariata quando aveva accennato alla presenza della senpai al loro appuntamento, durante la loro chiacchierata serale di rito al cellulare. Aveva sorriso – o almeno Seika l’ha immaginato, conoscendola – ed avevano preso ben presto a chiacchierare di altro lasciando cadere l’argomento. Akashi aveva un poco sperato che Mitsuki si dimostrasse contraria alla presenza di Mibuchi. Grazie alla presenza della senpai, doveva rinunciare ai suoi piani di terminare il loro appuntamento al love hotel.
E così – tra mille piani che non avevano visto il loro compimento – era arrivato sabato.
Il parco divertimenti allestito nella periferia di Tokyo era sgargiante e vivace, e già da lontano si riusciva a sentire la confusa sinfonia di varie giostre e le urla provenienti da ognuna di esse. L’aria dell’entrata era piena di odore di dolciumi, ed era piena di gente, anche se non tanta come Akashi immaginava. Erano per lo più gruppetti di ragazze liceali – un classico, ma non mancavano diverse coppiette aventi un’aria rosa e romantica tutta intorno e ragazzi single in cerca di occasioni per rimorchiare. Seika ponderò l’idea di stringere Furihata a sé per far intendere il loro completo disinteresse. Accanto a loro, Reo attirava parecchi sguardi. Con il codino e i vestiti sportivi, poteva benissimo essere scambiata per un ragazzo, e molte fanciulle si giravano per osservarla meglio.
« Stai molto bene. » aveva commentato Akashi mentre erano in fila per entrare, ricevendo in compenso un delizioso rossore. Mitsuki balbettò qualche complimento imbarazzato nei suoi confronti.
« E’ un piacere vederti, Furihata-chan. » aveva allora detto Reo con nonchalance. Mitsuki era arrossita, più una colorazione di leggero timore, prima di sorridere e ricambiare il saluto. Fortunatamente non dovevano attendere a lungo, e superato il cancello d’entrata il parco divertimenti si presentò a loro nel suo bagliore e confusione. Si prospettava una bella giornata. E’ solo dopo che Mibuchi le aveva prese entrambe sottobraccio, separandole, che Akashi comprese che sarebbe stata una lunga giornata.
« Allora, Furihata-chan, come sono andati gli esami? » Mitsuki lascia che una lieve perplessità si dipinga sul suo volto, prima di rispondere.
« Sono riuscita a classificarmi tra i primi cento, quest’anno. » sorride, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Voleva dimostrare alla madre di Akashi di essere degna di stare con sua figlia, ignorando che Reo non era un ostacolo minore.
« Ma che brava! » commenta allora Mibuchi, stringendo maggiormente la presa intorno alle spalle della castana. Sentiva l’occhiataccia di Akashi per quella confidenza, ma sapeva anche che poteva permettersela tranquillamente senza timore di ritorsioni. « Allora, per festeggiare, il primo giro sulle montagne russe lo offro io! »
Mitsuki si dimostra subito entusiasta per quella proposta, aumentando il passo e trascinando il resto della combriccola con sé. Quella era una delle sue attrazioni preferite, e doveva farsi almeno tre giri prima di andare via. Dall’altro lato, Akashi pregò di essere fulminata all’istante. Per la miseria, non le montagne russe. Lei le odiava, quelle carrozze lanciate ad alta velocità, e nessuno sarebbe mai riuscito a convincerla a salire su quei trabiccoli infernali. Tranne, beh, Mitsuki e il suo entusiasmo.
« Sei-chan, vieni! » esclama Reo, prendendola per mano. I dieci minuti successivi furono probabilmente i più lunghi della sua vita.

Mibuchi e Furihata non la smettevano di ridere. Dopo aver abbandonato la giostra Mitsuki si sistema un poco i capelli, scarmigliati dalla giostra nei suoi ripetuti giri, e la risata non abbandona le sue labbra.
« Ti invidio, Mibuchi-san. Sembri fatta come una delle statue greche, quelle di marmo, tanto sei rimasta perfetta! » Reo si sistema il codino e la canotta, annuendo compiaciuta. Stranamente, quella chihuahua non pareva poi così male. Almeno sapeva come fare i complimenti.
« Sei, non lo pensi anche tu? »
« Eh? » lo sguardo di Akashi era divenuto vitreo. Nei suoi occhi si ripeteva in replay tutta la scena della giostra, e nelle sue orecchie rimbombavano le urla di divertimento dell’intera carrozza – soprattutto quelle di Furihata, che era seduta davanti a lei. La sua ragazza la osserva preoccupata.
« Sei… Se avevi paura, potevi dirmelo. Facevamo un’altra giostra. »
« Non ho paura delle montagne russe. » sia mai che dicessero che avesse paura di qualcosa, era Akashi Seika lei. « Mi gira solo un po’ la testa. »
Mitsuki pare crederle, anche se estrae comunque un fazzoletto per asciugarle un poco di sudore. Seika si lascia coccolare un poco, prima di prendere l’occasione al volo e afferrare la mano della ragazza per intrecciare le loro dita. Così Mibuchi non aveva possibilità di intromettersi.
« Che ne dici, senpai, proviamo l’autoscontro? » chiede, ignorando il palese imbarazzo di Furihata. Era la sua ragazza, e dovevano saperlo tutti.
La giostra non era tanto distante – sfortunatamente – ma abbastanza da permetterle di camminare mano nella mano con Mitsuki per la prima volta durante quella giornata. Seika procedeva sicura, una leonessa con passo fiero, e soprattutto in pieno tentativo di non riversare l’anima per terra a causa del terrore che ancora albergava dalle parti del suo stomaco.
« Mitsuki. » le sussurra, quando si mettono in fila per la giostra. La sua ragazza le sorride, avvicinandosi un poco per sentirla meglio.
« Perché sussurri? »
« Volevo vedere se lo facevi anche tu. » risponde, seria, e Mitsuki deve trattenere una risata per non scoppiare a riderle in faccia. « E perché non voglio che Mibuchi ci senta. » dopo quella frase la castana la osserva, prendendo un’espressione dubbiosa.
« Perché? »
“Perché vorrei portarti in un angolino buio e farti le peggio cose ma non posso”, era quello che Seika pensava di risponderle, ma si trattenne. Non era ancora il momento. Si accontenta di appoggiare la propria fronte a quella della ragazza, chiudendo gli occhi e godendo di quel piccolo momento di intimità creatosi.
« Sei-chan, che programmi hai per la settimana prossima? Pensavo che potremmo visitare quel coffee shop aperto di recente! » una venetta pulsante apparve sulla tempia della giovane Akashi, che si trova spezzato quel piccolo momento di tenerezza così faticosamente conquistato. Mitsuki è lievemente imbarazzata, ma continua a sorridere come niente fosse e a stringerle la mano.
« Ci penserò, Mibuchi. » sibila a denti stretti. Vuole tanto bene a quella ragazza, ma in quel momento le metterebbe volentieri le mani al collo. Si concentra sulla fila di persone che sta procedendo, e tira un sospiro di sollievo quando – dopo aver comprato i gettoni – arriva a prendere posto su un catorcio accanto a Mitsuki. Questa la guarda, stupita dal fatto che è lei ad essere responsabile del volante, mentre Seika incrocia le braccia al petto e si sistema meglio.
Il trillo di inizio della corsa dissipa tutti i dubbi, spingendo Furihata a schiacciare l’acceleratore e far immediatamente perdere anni di vita alla sua ragazza, che si trova a farsi pressione per rimanere impassibile e non mettersi ad urlare per la velocità folle presa dalla giostra. Nel vedere Furihata ridere, come una bimba, si sente però tranquillizzata e la lascia sbattere contro una coppietta che girava spaesata per la pista.
Nel vedere la risata quasi folle, si appunta di non farla mai guidare semmai prenderà la patente. Mitsuki era pericolosa con un autoscontro, e andava sicuramente limitata. Nello sbattere contro un'altra auto la certezza si acuisce, ma pian piano Seika torna a rilassarsi e quasi a godersi il numero crescente delle vittime mietute dalla propria ragazza. La sua adorabile chihuahua stava mostrando – nuovamente – la sua determinazione.
Sorride, appoggiandosi allo striminzito schienale della vettura, iniziando finalmente a distendersi e a sciogliere la tensione che le è rimasta dalle montagne russe. Con calma, per distrarsi, lascia scivolare la propria mano sulla coscia di Mitsuki, che si irrigidisce e le lancia una breve occhiata. Seika le sorride, prendendo ad accarezzare la parte più calda e morbida di quello strato di pelle, godendo del leggero rossore che inizia a imporporare le guance dell’altra ragazza. Mitsuki quasi si fa forza per non lasciare che un suono solchi le sue labbra, anche se non verrebbe comunque sentita da nessuno. Le dita di Akashi risalgono l’interno della coscia, lambendo un territorio che apprezza molto, e la sua mano è già carica di aspettazione.
Basta un colpo secco per sciogliere l’incanto, l’impatto con qualcun altro, ma abbastanza secco da fa battere a Furihata contro il volante. Seika si fa furiosa, alzandosi e pronta a sbranare chiunque abbia ferito la sua amata. Di risposta, trova due occhi azzurri piuttosto sconvolti.

« Ti chiedo scusa, Furihata-san. » scese dalla giostra, Kuroko le aveva subito offerto una bibita per farsi perdonare dopo averla fatta sedere su una panchina, osservando l’amica con fare apprensivo. Furihata aveva scosso leggermente la testa, per farle capire che non si era fatta niente. Ma si parlava pur sempre di Kuroko, che era tanto simile ad un iceberg – non sai mai quanto si nasconde sotto l’acqua apparentemente calma.
« Io l’ho sempre detto che Kuroko è un pericolo al volante. » commenta sottovoce Seika, ma abbastanza da essere sentita da Chihiro.
« Però è brava a letto. »
« Senpai, non hai nessuna vergogna. » commenta allora Akashi, arrossendo per la mancanza di imbarazzo della senpai.
« Dico solo le cose come stanno. »
« Le dici in maniera troppo esplicita. »
« E anche a voce troppo alta, Chi-chan. Ma non preoccuparti, non mi disturba. » Chihiro si trova ad osservare quella kohai esuberante che non ha mai realmente sopportato. In senso buono. Mibuchi era sempre stata una fonte di ispirazione, ma persino il personaggio ispirato a lei di tanto in tanto le sfuggiva di mano. Mayuzumi si limita a lanciarle un’occhiata di sufficienza.
« Potresti far finta di non sentire. » Mibuchi le sorride, criptica, prima di tornare a sorseggiare una bibita gentilmente offertale da un gruppetto di ochette starnazzanti. Akashi sospira, rinunciando a capire Reo per quella giornata, e decide di dedicare la propria attenzione a Furihata. Questa si accarezza la fronte, un po’ rossa, e che probabilmente sarebbe stata decorata da un pulsante bernoccolo il giorno successivo.
Akashi le accarezza una guancia, apprensiva, ricevendo in risposta un sorriso incoraggiante.
« Credo che la prossima giostra dobbiamo sceglierla più tranquilla. » commenta Seika con un leggero sorriso, sedendosi accanto a Furihata e lanciando un’occhiataccia alle nuove intruse del suo appuntamento. Tetsuna la osserva, piccata, facendosi vicina alla sua ragazza.
« Che ne dici se andiamo nella casa degli orrori, Furihata-san? Ho sentito che, quest’anno, l’hanno fatta molto bene. »
« Mai come la nostra classe al festival scolastico. » le risponde Mitsuki, trattenendo una lieve risata al solo ricordo. Tetsuna era riuscita a terrorizzare chiunque entrasse nel pacchiano percorso che avevano costruito. Quella frizzante ilarità era un buon segno, e Furihata aveva accettato di buon grado la proposta dell’amica. Ignorando palesemente gli altri componenti di quell’appuntamento diventato ormai di gruppo.
Akashi strinse i denti, incrociando le braccia e rinunciando all’idea di rendere piccante quella giornata, e il sospiro leggero ma rassegnato di Mayuzumi le fece compagnia.
« Oh~. » commenta allora Reo, particolarmente lieta. « Avete avuto proprio una splendida idea. » dice, ignorando le occhiatacce dirette al suo indirizzo. Le due compagne di squadra le sorridono.
« E’ stata proprio una fortuna incontrarci, senpai. » commenta allora Akashi, con voce zuccherina. Chihiro la osserva con fare scocciato. « Non sapevo fossi il tipo da appuntamento in un parco divertimenti. »
« Io non sapevo che fossi il tipo che avesse bisogno della balia per andare ad un appuntamento. » commenta la più grande, secca, spingendo Seika a una ritirata. Meglio non stuzzicare Mayuzumi: sa che uno scrittore arrabbiato può metterti nei suoi libri e ucciderti nella maniera più atroce. E Chihiro scriveva prevalentemente di tematiche omosessuali.

A detta di Akashi, quel posto era pacchiano. Non era certo come se lo aspettava. Pieno di luci e rumori, ma niente di straordinario. Una banalissima casa degli orrori nella quale è stata trascinata da Furihata, entusiasta come una bimba.
In testa procedevano Mayuzumi e Kuroko, quest’ultima aggrappata al suo braccio e impassibile – nonostante affermasse di avere una “paura tremenda”. Lei e Mitsuki non riuscivano a trattenere i risolini, nel sentirla pronunciare quelle frasi da film melenso e squallido, soprattutto a causa della espressione neutra che Tetsuna continuava a mantenere.
Reo era, curiosamente, in mezzo alle due coppie – fatto che le permetteva di stuzzicarle entrambe – e pareva divertirsi un mondo. Akashi e Furihata le seguivano per ultime. La prima, in quel posto così banale, trova però la sua occasione e per questo, non appena rallenta il passo e si distanzia dal gruppo, in un tunnel buio come la pece, afferra Mitsuki e la intrappola senza darle una possibilità di fuga. La sua schiena è a contatto con il muro freddo, ed è quasi schiacciata dal corpo di Akashi. La castana non ha scampo, mentre Seika la bacia febbrilmente, lasciandola senza fiato. Sente una mano sulla coscia, che l’accarezzava languida replicando gli stessi movimenti subiti in precedenza, mentre l’altra palpeggiava tranquillamente il suo seno. Le carezze lascive rendono le sue gambe di gelatina, ma per nessuna ragione Mitsuki si sottrarrebbe a quei tocchi proibiti.
Erano completamente nel buio, rendendo gli altri sensi molto più acuti. All’eccitazione provocata dai baci, si aggiungeva una certa adrenalina all’idea che qualcuno poteva passare accanto a loro e non avere idea di cosa stessero combinando.
Adesso le mani di Seika sono entrambe sul suo seno, tastandoli senza nessuna vergogna. Akashi adorava il suo seno, e amava giocarci come una bambina.
Furihata la lascia fare, eccitandosi al tocco ormai esperto di Seika. Le accarezza i capelli, quando la bocca di questa si sposta al suo collo con l’intenzione di lasciare un succhiotto. L’altra mano, invece, scivola sulla pelle della coscia con il fermo intento di scavalcare il bordo della biancheria della sua ragazza.
« Sei, no! » esclama allora, spaventata.
La rossa si ferma, e Mitsuki sa – anche senza vederla – che ha in volto un’espressione contrita.
« Per favore, non qui. » Seika ritrae la mano, comprendendo di essersi spinta un po’ troppo oltre, tornando ad accarezzare il fianco cercando di rassicurare la propria ragazza. Capisce quanto si sente a disagio, ma sentendo le proprie carezze ricambiate finisce con l’appoggiare il proprio capo sul seno dell’altra e si lascia cullare con dolcezza.

« Quel posto era davvero pacchiano. E fatto male. » commenta Mayuzumi, strizzando un po’ gli occhi a causa della luce solare. Kuroko annuisce, anche se ha approfittato di tutti quei jumpscare banali per aggrapparsi alla propria fidanzata fingendosi mortalmente spaventata – o almeno provandoci.
« Sei-chan, invece, non avrà avuto paura di niente. Vero, Sei-chan? » le due ragazze osservano Reo. Reo le osserva di rimando, prima di accorgersi di un certo particolare mancante. Seika e Mitsuki non c’erano, e basta quella realizzazione per far fiondare la giovane nuovamente dentro la casa degli orrori alla ricerca della sua preziosa Sei-chan.
Né Mayuzumi né Kuroko si scompongono più di tanto, nel sentire un urlo belluino interpretabile con un “la mia sorellinaaa!!” trovandolo terribilmente imbarazzante.
« Direi di approfittare di questo momento per andarcene, Mayuzumi-san. » Chihiro la stringe per il fianco, abbassandosi per un bacio. Tetsuna la accontenta, ricambiando. Tanto, con tutta probabilità, nessuno le vedeva, ed era meglio così. E’ solo dopo un intenso minuto di baci umidi che la lascia andare, stringendole la mano.
« Andiamo. Possiamo sempre usare la scusa della misdirection. » Kuroko ride, mentre dalla casa degli orrori si sentono urla di terrore. Era Reo, e probabilmente fino a quando non avrebbe trovato Seika sarebbe stata uguale ad un’anima in perenne tormento.





Finita la pausa estiva, si ritorna anche qui.
Credevate di esservi sbarazzati di me e delle mie AkaFuri, nevvero? Poveri illusi.
Questa storia nasce dopo che mughetto nella neve mi ha gabbato in un giochino, e come premio mi ha chiesto Reo!chaperon. La cosa poi è finita col porno soft e aggiunta di MayuKuro, ma non credo sia tutto questo male. U-U
Devo essere sincera, mi sono divertita a scriverla e anche a maneggiare in genderswap dopo tanto tempo. E sì, insomma, spero che piaccia a voi.

   
 
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