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Autore: keepcalmandwrite    11/09/2015    1 recensioni
Dopo la morte di Robert Baratheon, Joffrey viene incoronato nuovo Re, mentre Tywin Lannister decide di proclamare la pace tra i Sette Regni invitando a corte tutti gli esponenti delle maggiori casate. Ogni famiglia accetta di essere presente alla cerimonia d’incoronazione, ma nessuno conosce i veri piani di Tywin Lannister. “Se credete che tutto questo avrà un lieto fine, allora dovete prestare maggiore attenzione!” (citazione dalla serie) Spero vi piacerà! ^^
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jaime Lannister, Joffrey Baratheon, Tywin Lannister, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Mentre nella grande sala al pian terreno i festeggiamenti continuavano allegramente, Jaime e Cersei erano chiusi in una delle torri più alte della fortezza, la stanza della Regina Madre. Quando Jaime passava del tempo con sua sorella come era solito fare, non era raro che perdesse completamente il senso del tempo. Entrambi erano ancora distesi sul letto di piume, esausti, quando l’uomo si chiese se fossero passati minuti o ore da quando decisero di andarsene.
L’ansia che qualcuno potesse iniziare a sospettare della loro lunga assenza si stava pian piano insinuando dentro di lui, quando Cersei decise d’improvviso di non averne abbastanza. Tornò a baciarlo mentre avvicinava il suo corpo a quello di suo fratello Jaime.
-Tu non hai affatto timore che ci scoprano!- constatò l’uomo, lasciando che sua sorella lo baciasse sulle labbra e poi sul resto del corpo, scendendo.
-Nessuno ci scoprirà- rispose Cersei in un fil di voce, ormai travolta dalla passione. –Se ci tengono alla propria vita, non dovranno mai scoprirlo-
Jaime allora si lasciò trascinare. Prese il controllo e decise di baciarla lui stavolta, abbracciando con calore quelle femminili forme, quando un rumore sordo lo bloccò d’improvviso.
-Cos’è stato?- chiese in un sussurro.
Cersei lo ignorò tirandolo a sé. Dopo pochi istanti il rumore si ripetè, stavolta più forte e Jaime si staccò definitivamente da lei, guardandosi intorno sospettoso.
La donna dai lunghi capelli oro s’irritò per quel comportamento. Sbuffò esasperata, poi alzandosi si allontanò per andare a riempirsi un calice di vino.
Jaime, nel frattempo, si rivestì in fretta deciso ad andare a controllare cosa fosse successo, lasciando Cersei sola nella sua collera.
Era convinto che quel rumore provenisse dal piano di sotto, così svelto scese le scale e svoltò. Nel lungo e buio corridoio, una sola stanza spiccava ai suoi occhi: quella con la porta aperta e le luci delle candele accese. Non appena la raggiunse, si bloccò. Vide le tre guardie reali stramazzate a terra in pozze di sangue ancora caldo. Jaime riconobbe quegli uomini, li conosceva bene. Constatò in fretta il loro effettivo decesso, poi si guardò intorno per capire le dinamiche dello scontro avvenuto di certo pochi istanti prima.
 Sapeva che quella stanza era momentaneamente riservata a qualcuno dei tanti ospiti, quindi Jaime pensò che in quella vicenda c’entrasse chiunque alloggiasse lì dentro. E chiunque esso fosse, aveva attaccato le guardie reali. Un solo pensiero gli balenò per la testa: “Joffrey non è al sicuro!”. Così, travolto da un senso di protezione verso il giovane re e suo figlio, tornò correndo al piano superiore.

 
Quando piombò nella stanza di sua sorella, Cersei era già rivestita. Era seduta alla sua elegante toeletta intenta a ricomporsi la particolare acconciatura. Sentendo il fratello arrivare, si voltò per chiedergli cosa avesse scoperto, ma capì subito che qualcosa non andava dal suo sguardo.
-Hanno attaccato le guardie reali! Dobbiamo avvertire nostro padre, Joffrey potrebbe essere in pericolo!- spiegò Jaime, lasciando trasparire la sua preoccupazione.
Cersei, non appena apprese la notizia, scattò in piedi con un’espressione addolorata in volto.
-Joffrey, dov’è? Dobbiamo proteggerlo! Devo proteggere mio figlio!- uscì in fretta dalla stanza mentre ancora pronunciava quelle parole. Jaime le corse dietro, entrambi con il cuore in gola al pensiero che qualcuno stesse minacciando l’incolumità della loro famiglia.

 
Raggiunsero la grande sala principale dove si stavano ancora tenendo i festeggiamenti. I due fratelli tirarono un respiro di sollievo quando videro che la situazione, almeno apparentemente, sembrava normale. Jaime si fece avanti:
-Parlerò io con nostro padre. Tu va’ da Joffrey, e tieni d’occhio anche Tommen e Myrcella-
Cersei annuì, poi a grandi passi raggiunse suo figlio e rimase al suo fianco protettiva. Ringraziò mentalmente i Sette Dei che non gli fosse successo nulla.
Jaime, invece, cercò suo padre e lo trovò seduto con i Bolton impegnato a brindare. Lo raggiunse in fretta.
-Padre, mi dispiace disturbarti, ma devo parlarti- esordì lasciandogli capire le sue intenzioni di parlare da soli, in privato. Guardò di traverso gli altri uomini seduti con lui: per quel che ne sapeva, sarebbero potuti essere stati loro ad aver sferrato l’attacco.
Tywin lo guardò, sorpreso per l’agitazione del figlio –Possiamo parlare qui, ora- dichiarò senza scomporsi.
Jaime era visibilmente contrariato, ma alla fine decise di parlare comunque: -Tre guardie reali sono morte, ci hanno attaccato. Non so chi sia stato ma cercherò di scoprirlo- gli promise.
La reazione che ebbe suo padre sbalordì Jaime. In realtà, l’uomo non ebbe reazione alcuna. Si scambio un fugace sguardo con Roose Bolton poi, sempre mantenendo il suo temperamento,asserì: -Impossibile, nessuno ci ha attaccato.-
Jaime, a quel punto, era totalmente confuso. Suo padre lo capì: come poteva nascondere qualcosa a Tywin Lannister?
L’uomo lo guardò severo, poi continuò a parlare: -Jaime, sei il mio primo figlio. Da te ho avuto grandi aspettative fin dal momento in cui venisti al mondo. Ora guardati bene intorno: cosa vedi?- Jaime rimase in silenzio, perso nelle sue enigmatiche parole.  –Fa’ il tuo dovere e non deludere la tua famiglia.- concluse infine come per volerlo liquidare.
Jaime rimase immobile a fissarlo per qualche secondo, poi si allontanò. Tutto ciò che capì fu che Tywin aveva un piano in mente, e che gli aveva espressamente chiesto di non ostacolarlo. Il biondo Lannister fu pervaso da un senso di inadeguatezza: perché, se era il suo figlio prediletto, non lo riteneva comunque abbastanza da confidargli i suoi piani? Perché non avrebbe potuto dargli una mano? Da quando suo padre non credeva più in lui? Quei dubbi gli pesavano dentro come macigni.
Deluso da ciò che ottenne, tornò al tavolo della famiglia reale. Seduto da lassù, notò qualcosa che doveva essergli sfuggito fino a quel momento: le Cappe Dorate erano nella grande sala. Fiancheggiavano le pareti, a distanza di circa cinque metri una dall’altra, arrivando a costeggiare l’intera stanza. Inizialmente, Jaime pensò che si trattasse di qualche forma di difesa del Re, nel caso qualcuno decidesse di attaccarlo. Ma ogni dubbio che aveva accumulato fino al quel momento svanì, quando i suonatori di corte cominciarono ad eseguire le note di una canzone che conosceva molto bene: le piogge di Castamere. Quello doveva essere un chiaro avvertimento verso qualcuno. Jaime allora capì: non erano i Lannister quelli ad essere in pericolo. Anzi, la sua casata stava per sferrare il colpo.
Tywin aveva intenzione di attaccare i suoi nemici nel momento di festa, quando loro meno se lo aspettavano. A quel punto Jaime era convinto di una cosa soltanto: “Mio padre è un codardo. E io non voglio essere parte di tutto ciò.”
Così, si alzò e camminò dritto verso quelli che dovevano essere i loro nemici: aveva già preso la sua decisione.
Non appena fu tra gli Stark, la seconda casata più potente del continente occidentale oltre che protettori di vaste terre del Nord, andò dritto da Ned e sua moglie Catelyn.
-Tywin Lannister ha intenzione di attaccarvi. Dovete essere pronti.- dichiarò, saltando ogni formale convenevole, mente una piccola parte dentro di lui gli sussurrava “traditore”.
Catelyn, a quel punto, si agitò visibilmente: -Ned, non abbiamo trovato Arya, e Jon non è di ritorno. Potrebbero essere in pericolo!-
Suo marito rimase perplesso. –Perché tu sei qui?- chiese guardando Jaime con diffidenza.
Il biondo Lannister evitò di rispondere, probabilmente non lo sapeva neanche lui.
-Fate attenzione alle Cappe Dorate, vi stanno circondando- asserì, guardandosi intorno sospettoso.
Ned Stark era sul punto di replicare, deciso a non credere alle parole di Jaime, quando nella sala irruppero due figure: erano Arya e Jon, seguiti poco dopo da Tyrion.
I due fratelli raggiunsero in fretta la loro famiglia ancora ansimanti. Ned e Catelyn  notarono preoccupati le loro vesti macchiate di sangue.
-Ci hanno attaccato!- spiegò in tutta fretta Jon con voce trafelata, mentre Arya annuiva dietro di lui.
Solo allora Ned diede credito alle parole di Jaime che, a quanto pareva, era stato sincero con loro.
-Dobbiamo prepararci a difenderci, potrebbero attaccare di nuovo da un momento all’altro- dichiarò infine il Lord della casata Stark, indeciso su come muoversi in quello spazio stretto.
Allora Jon prese subito la parola: -In realtà, padre, sono convinto che i Lannister non stiano cospirando contro di noi- asserì il giovane. Suo padre e sua madre lo guardarono senza capire.
Il folletto, nel frattempo, si fece avanti e andò dritto da suo fratello Jaime.
-Cosa ci fai tu qui?- gli chiese, confuso di vederlo con Ned Stark.
-Potrei chiederti la stessa cosa- rispose il fratello indicando con lo sguardo i due giovani con cui Tyrion era tornato. –In ogni caso, cosa ha in mente nostro padre? Avete scoperto qualcosa?- domandò infine andando dritto al punto cruciale.
Tyrion sentì addosso gli occhi di suo fratello e di Ned e Catelyn, i quali attendevano ansiosi quella risposta. Il folletto fece per parlare e raccontare del tentativo da parte dei Lannister di privare Daenerys dei suoi draghi, quando un acuto urlo di dolore attirò l’attenzione di ogni persona presente nella sala. Si voltarono tutti in contemporanea verso l’angolo da cui quello straziante verso proveniva: l’ultima Targaryen era stata colpita in pieno petto da una freccia. 
   
 
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