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Autore: Applepagly    11/09/2015    1 recensioni
Sei vittima di un brutto scherzo, la pedina di un gioco più grande di te; inarrestabile e i tuoi demoni incontenibili, come i tuoi denti che si digrignano e trovano la forza per piegarsi in un sorriso di sangue.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Nuovo personaggio, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Noticine pre capitolo:3
Sì, scusate per il ritardo di un giorno ma ieri, come domenica, non sono stata a casa e non ho potuto pubblicare!
Ora... non so a quando il prossimo aggiornamento. Tra domenica e lunedì, comunque... e dopo, credo che non mi sarà più possibile aggiornare così frequentemente. La scuola ricomincia e penso che avrò la possibilità di postare un capitolo al mese, di sabato.
Ovviamente, cercherò di accorparne qualcuno per lasciarvi con una lettura un po' più lunga e... beh, intanto, vi lascio a questa. Cloud potrebbe sembrare leggermente OOC, ma ricordate che un personaggio, prima o poi, dovrà comunque subire una maturazione psicologica come succede oggi ( comunque, fatemi sapere se lo trovate davvero troppo improbabile e provvederò per l'avvertimento).
Con questo, vi lascio!
TheSeventhHeaven
 
 
 
Gesti
 
 
  - Maledizione! - scaraventò lo schermo a terra, in un momento d'ira. Quello andò in mille pezzi, sotto lo sguardo scettico e timoroso di Det. - Quell'incapace!
- Alex...
- Taci! - ringhiò lei in risposta.
Cercò di ricomporsi. Non aveva tempo per lasciarsi andare in attacchi d'isteria. - E'... è tutto apposto. - cercò di convincersi. - E' evidente che la memoria di Valentine risenta dell'età. O magari si è fatto forza per... ma non ha alcuna importanza. - inspirò a fondo. - Non ha importanza.
Accese uno dei monitor disposti sul tavolo, rimanendo sorpresa dalle immagini che le mostrò. - ... Degli intrusi.
- Ma quello... è Carter! - constatò Det, alla vista del cugino. - Che cosa ci fa qui, insieme a quei due...?
Alexandra storse il naso. Che seccatori... - E' quello che mi chiedo anch'io. Pazienza, - disse, premendo un grosso pulsante. - non andranno lontano. Tranquillo, - lo precedette prima che potesse muovere qualche critica. - a tuo cugino non accadrà niente.
Lui non trovò le parole per dirle che non era solo lui, a preoccuparlo. Perché ormai non era più soltanto un gioco e... - ... Cosa farai, adesso?
Già; che fare? Analizzò con cura la situazione.
  Non poteva, non doveva perdere di nuovo. Ma chi scagliar loro contro, questa volta? Chi le avrebbe assicurato la vittoria?
Le tornarono in mente le parole del suo maestro. E finalmente capì.
Sì... ghignò, mentre chiamava il combattente successivo. Dopotutto, i sentimenti sono la debolezza degli umani...
 
  - Il posto dev'essere questo. Le scale sono finite. - constatò Yuffie, guardandosi attorno. Quel corridoio era davvero angosciante.
- Ma chissà dove dobbiamo andare... - sospirò Carter. - Ci sono quattro porte, qui. E se ci dividessimo?
Red scosse la testa. - Non è un'idea saggia. Non sappiamo ciò che troveremo là; io e Yuffie ce la potremmo cavare, ma tu... è meglio restare uniti. Oltretutto, questo luogo è impregnato di un'energia tremendamente sinistra. - era come se si trovasse in una sorta di limbo tra vita e morte, dove ogni suono giungeva ovattato e faceva freddo. Due dei motivi per i quali la struttura è subacquea...
  Procedettero verso l'entrata che stava sulla sinistra, trovandosi subito al buio. Solo la fiammella posta sulla coda dell'animale pareva rischiarare il loro cammino. - Sentite ma se and-
- Yuffie, abbassa la voce. - la rimproverò Nanaki, immaginandosi già che lei avrebbe volto gli occhi al soffitto. - Non capisci? Questo è l'ambiente dove è stata ripristinata la vita di una creatura. - spiegò, iniziando a percorrere degli scalini che portavano verso il basso. - Perciò luce, temperatura e suono devono essere presumibilmente regolati in base alle esigenze di un defunto. - disse. E la morte è buia, fredda e silenziosa, evitò di aggiungerlo
- Okay, ma se io devo tacere, perché la fuori c'è qualcosa che fa questo rumore? - chiese, zittendosi non appena uno stridio metallico riprese a farsi sentire.
Cercarono di capire di cosa si potesse trattare, quando Carter risolse ogni loro dubbio.
  - Credo... - balbettò, timoroso. - Credo che Alexandra si sia accorta di noi.
  Intanto, Cloud non riusciva a muoversi, come se qualcuno lo avesse paralizzato in quello stesso momento. E, anche se ne avesse avuto la possibilità, non avrebbe avuto la minima idea di cosa fare, esattamente.
Tifa era appena comparsa in quella stanza enorme e fredda, e per lui fu difficile ammettere di avere paura. Per quello che poteva esserle successo, per la sua impotenza di fronte a lei e, anche, per l'aura minacciosa che emanava. Per tutto, insomma.
Perché lei sembrava ancora più forte dell'ultima volta e, soprattutto, ancor più irremovibile. Perché?
Quella domanda risuonava nella sua mente portando con sé lo stesso fragore del suono di una campana.
- T-Tifa... - gli si mozzò la lingua, quando lei sollevò lo sguardo. Gli occhi vuoti, ed un inquietante sorriso. Gli sembrava che il bianco immacolato della dentatura di lei fosse impregnato di rosso.
Chiamali denti... a dire il vero, parevano più zanne. E da quelle zanne colava... sangue. Di chi era? Suo? Di qualcun altro? Aveva davvero...?
  - Tifa... non avrai intenzione di... - biascicò, vedendola avanzare. Ma lei non rispondeva. - Tifa, ascolta...
Ma non fece in tempo a concludere, perché quella gli centrò il viso, artigliandosi alla spalla di lui. Cloud cadde all'indietro, gemendo alla vista di quei segni scarlatti che presto gli avrebbero lasciato l'ennesima cicatrice.
Cosa doveva fare? Strinse l'impugnatura della spada, riflettendo sulle possibilità che non aveva. Di certo non l'avrebbe attaccata. Mai.
Ho solo bisogno che... il tempo si fermi... rifletté, cercando di schivare i calci di lei.
Era veloce, troppo. Anche più di prima; e si muoveva in maniera diversa, da quando combatteva al suo fianco. Erano gesti, sì eleganti, ma feroci, rapidi, come un animale guizza per afferrare la sua preda.
E, finalmente, Cloud capì che non fosse, che non potesse essere lei. Ci doveva essere dell'altro.
 Ho bisogno... Afferrò il polso di lei, prima che potesse colpirlo al volto.
Per un attimo, gli occhi cerulei di lui cercarono i suoi. Ho bisogno che il tempo... ma erano vuoti. Tifa non aveva più uno sguardo.
Ho bisogno che il tempo si fermi... adesso.
 
D'accordo... Ma poi non ti lamentare.
 
  Stropicciò gli occhi.
Tifa stava a mezz'aria davanti a lui, immobile. Il tempo si era davvero fermato?
E... Aveva davvero sentito quella voce; quella... risata?
 
Certo, che l'hai sentita. Non cercare di ignorarmi, Cloud!
 
- Aerith...? Ma dove...? - iniziò, basito. Cosa stava succedendo?
Tacque, quando vide un dito sottile posarsi sulle sue labbra. Il fantasma di Aerith era davanti a lui, e sorrideva. - Ciao, Cloud.
Lui non trovava le parole. C'erano così tante cose, che avrebbe voluto dirle, che avrebbe voluto chiederle... Ma perché proprio adesso...?
Che domanda sciocca; sapeva che lei fosse lì per lui. Perché c'erano sempre tutti, quando si trattava di dargli una mano, di salvarlo.
Allora, glielo chiese. Anzi, quasi la pregò. - Aiutami, Aerith. Io...
- Lo so, Cloud. - il suo sorriso si allargò. - Lo so. Ma, vedi... ti sembra tutto così strano, ora...
Indietreggiò. Si avvicinò a Tifa, e riprese a parlare, con un'espressione amara in volto. - Cloud... sai perché Tifa si è allontanata da voi?
Scosse la testa. Non sai quanto me lo sia domandato.
- Per la tua felicità. - disse.
Il ragazzo si rabbuiò. - Questo lo sapevo già, mi è già stato detto. Ma... - ammise. - Non capisco perché. Cosa vuol dire " per la mia felicità"?
Aerith sospirò, sconsolata. - Perché lei ti ama, Cloud. - quelle parole lo colpirono. Certo, lui... lui lo sapeva, sapeva dei sentimenti che lei provava per lui, in un certo senso... ma...
- Solo che... - riprese, andandogli di nuovo incontro. - Non sa se per te sia lo stesso. Anzi, a dire il vero è quasi convinta che non lo sia. Perché ha cercato, ha cercato con tutta se stessa di impegnarsi. Ma alla fine...
Si voltò a guardare l'altra, la cui figura stava sospesa. Sembrava anche lei una statua. - ... Ha rinunciato. Lei è una tenace, e tu lo sai. - gli disse, guardandolo. - Se ha rinunciato, una ragione c'è; e quella ragione sono io.
Non capiva.
Era vero, in passato erano successe molte cose e... e forse, il fatto che lui non fosse mai davvero stato sicuro dei suoi sentimenti, non aveva certo giovato le cose.
Amava Tifa o Aerith? La verità era che, semplicemente, lui non lo sapeva e non lo aveva mai saputo. E, forse, aveva sempre amato troppo entrambe, per rinunciare al sorriso di una di loro; diverso ma stupendo ognuno a modo suo.
Ma adesso... erano passati cinque anni; possibile che...?
  - Tu...? - la incalzò quindi.
- Lei credeva e ha sempre creduto... - gli occhi di lei parvero volerlo trapassare. - ... Che tu possa essere felice solo con... me.
... Ora era tutto molto, molto più chiaro.
Tifa aveva rinunciato a tutto per riportargli Aerith. Perché la felicità di lui valeva più di quella di lei stessa.
- E' per questo che ha sopportato ogni cosa, ogni scoperta su Alexandra. Per la tua felicità. Perché lei è felice solo se lo sei tu; e perché tu lo sia, ha fatto di tutto per ridarmi la vita. - continuò. - Ma, Cloud. E' davvero così?
Lui abbassò il capo. Come spiegare?
No, forse non c'era proprio nulla, da spiegare; perché Aerith sapeva già tutto. Forse aveva potuto provare a mentire a se stesso, ma non a lei. - ... No.
Serrò la mascella. - No, non è così. - affermò, con voce tremante. - Io.. io ho capito, adesso. Io... - ... non posso vivere nel passato.
Non continuò; non ce ne fu bisogno. Nel sorriso di lei, comprese che lei non avesse bisogno di spiegazioni.
Ora aveva capito quello che Tifa, la stessa Aerith e tutti gli altri avevano sempre cercato di spiegargli. Perché la vita va avanti. Deve andare avanti.
  - Ma cosa posso fare, ora? - le chiese comunque. - Non sembra più nemmeno se stessa. E non ascolterà nulla di ciò che avrei da... da dire.
La Cetra socchiuse gli occhi, dissolvendosi. Prima che l'immagine di lei scomparisse per sempre, gli parve di sentirla sussurrare qualcosa.
 
A volte, un gesto vale più di mille parole, Cloud.
Ricordalo.
 
  Annuì, abbozzando un sorriso. Lasciò a terra la spada composita, vedendo che il tempo riprendeva a scorrere e che Tifa si muoveva di nuovo.
Si scansò appena in tempo per riuscire a sorprenderla alle spalle; ma non l'attaccò.
Qualcosa che aveva sognato tanto, da bambino, e che non aveva avuto il coraggio di fare quando avrebbe potuto. E sperò, sperò con tutto se stesso che funzionasse.
  Semplicemente, l'abbracciò.
 
  
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