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Autore: Applepagly    13/09/2015    1 recensioni
Sei vittima di un brutto scherzo, la pedina di un gioco più grande di te; inarrestabile e i tuoi demoni incontenibili, come i tuoi denti che si digrignano e trovano la forza per piegarsi in un sorriso di sangue.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Nuovo personaggio, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fuga
 
 
  La bestia fissava la bambina, e la bambina fissava la bestia.
E' come specchiarsi in se stessi; non trovi? rise, mentre si sedeva a gambe incrociate. Ma dov'era seduta? Era tutto buio...
E così, alla fine ce l'hai fatta, abbozzò un sorriso. Siamo cadute qui dopo il calore di lui.
Il... calore di lui? Sì. Il suo abbraccio. Il suo calore!
Ma perché? Che cos'era successo, esattamente? Beh... sorrise, ha importanza? Non è necessario trovare una spiegazione a tutto, credo...
Quella bimba aveva qualcosa di familiare... era... era... Io sono te.
Lei...? Ma di chi stava parlando? Della bestia...? Ma... E tu sei me. Entrambe siamo Tifa. Ecco perché le sembrava di conoscerla. Capelli scuri, pelle diafana e... un grazioso abito acqua marina. Era Tifa da bambina.
Siamo la stessa persona; sai? iniziò, andandole vicino. La bestia la guardava di rimando, inespressiva. Eppure, abbiamo a lungo creduto di essere l'una la controparte dell'altra. Però non è così.
Il mostro annuì. Quasi si confondeva con il posto dove si trovavano, a causa del suo manto nero e... a proposito, dov'erano? Siamo nella nostra mente, non temere, la rassicurò. Non sei mai stata qui, vero? Beh... è da tanto che volevo incontrarti. Ma tu mi hai sempre affossato, soffocato come se niente fosse, fece con rimprovero.
Alla bestia dispiacque. Non preoccuparti, sorrise comprensiva, lo so che ti dispiace. Però... ora hai capito?
Lei annuì di nuovo; perché, sì, aveva capito. Non doveva più ignorare l'altra.
Proprio così. Tutto questo è successo perché noi non siamo mai riuscite ad assecondarci, spiegò. Tu cercavi di uccidere me, le emozioni; ed io cercavo di uccidere te, la razionalità. Perché abbiamo aspetti invertiti, mi chiedi? la sentì ridacchiare.
La bestia scosse la testa, perché lei conosceva il motivo. Ma non dobbiamo più fare una cosa del genere; guarda!
Le indicò un bagliore, un bagliore dai toni rossi; ma non si trattava del colore profondo e pungente del sangue. Quello è qualcosa di diverso. E' il calore, portò il braccio lungo i fianchi. Lo hai cercato tanto, vero? E indovina un po' di chi è, questa voce...
  Si concentrò sulla luce; e ben presto riuscì ad udirlo. Qualcuno stava piangendo. Già. Ora, noi siamo qui, perciò lui crede che siamo morte, sospirò la bambina. Ci sorregge tra le sue braccia; riesci a sentire il suo dolore? E' lo stesso che provava quando è morta lei.
La creatura scosse la testa, perché non era la stessa cosa. Hai ragione... ora soffre molto, molto di più. E' come se avesse perso di nuovo qualcosa di così prezioso da essere insostituibile; capisci?, si voltò a guardarla. E' la consapevolezza di averla persa ad un passo dal tenerla con sé per sempre. E in questo momento è molto peggio di quando perse Aerith. Puoi sentirlo?
La bestia capì, finalmente.
  Cloud era già andato avanti da un pezzo; erano state loro due, era stata Tifa, a non riuscire a superare l'idea che lui fosse cresciuto. E, all'improvviso, si diede della stupida per aver fatto di una frase un dramma.
Era stato qualcosa di fugace, un attimo di sconforto e... Ora riesci a capire cosa succede quando trattieni tutto dentro?
Ma cosa poteva fare? Ormai, era inutile piangere sul latte versato. E loro stavano morendo.
E' vero. Non ci resta molto tempo... tornò a guardare il bagliore rosso. Non se restiamo così. Ma se troviamo il coraggio di non scappare...
  La bestia le si avvicinò, guardandola negli occhi.
... forse possiamo sopravvivere, sorrise la bimba, porgendole la mano. Tu ed io siamo due facce della stessa medaglia. In ognuno di noi esistono le bestie, sorrise quando il mostro tese un arto. L'importante non è sopprimerle, ma saperle gestire.
La luce rossa prese a brillare con maggiore intensità, fino a che non accecò entrambe. La bambina aveva afferrato la zampa della bestia, e la stringeva.
Mentre chiudeva gli occhi, le parve di avvertire il rumore dell'acqua, una goccia; una... lacrima.
  E, infine, una voce serafica e familiare.
 
I sentimenti sono la forza degli umani, Tifa.
 
Non tornerai, vero? le chiese, prima di andare.
 
No. Io non posso e non devo tornare.
Io non appartengo più a questo mondo.
 
Perdonami se ho creduto il contrario.
La sentì ridere; e sorrise a sua volta. Le mancava lei, la sua risata che scaldava il cuore. E, anche se non erano mai state davvero molto legate, sapeva di doverle molto, forse più di Cloud.
 
Perdonarti?
Hai solo sperato di poter donare la felicità a qualcuno,
 credendo la stesse ancora cercando.
Ma non ti sei resa conto che lui l'avesse già trovata;
e quella felicità sei tu stessa, Tifa.
 
Annuì, mentre sentiva una lacrima bagnarle la gota; la stessa lacrima che aveva sentito cadere prima. Realizzò che non fosse sua.
  All'improvviso, riprese a percepire i suoni, i respiri, le voci e... la realtà la tramortì come uno schiaffo in pieno viso. Era come svegliarsi da un lungo sonno.
Aprì piano gli occhi, come a voler verificare di vedere ancora. Non aveva padronanza del suo corpo da un po', a dire il vero; rise tra sé e sé, scacciando lo sciocco timore di aver perso l'abitudine.
Si chiese se avesse sognato o meno, prima. Ma c'è davvero stato un "prima"?
Alzò il capo, lentamente. In effetti, si sentiva un po' dolorante. Cosa diamine era successo? Avvertì uno strano bruciore al petto, sul dorso e al viso. Ma cosa...?
Ferite, erano ferite; e sgorgava sangue a fiordi. Chi...?
  - ... T-Tifa?
Ah, non aveva notato un altro piccolo, minuscolo, insignificante dettaglio. Il viso di Cloud riempiva ora la sua visuale, tormentato, martoriato, logorato e... aveva già detto " tormentato"? - Cloud... - tese la mano verso il viso di lui, sfiorandogli la guancia.
Piccole, calde lacrime sfuggivano dai suoi begli occhi, sebbene lui cercasse di trattenerle. Ecco chi stava piangendo... oh, Cloud... Gliene asciugò una, provando a sorridere. Ma non ne aveva la forza. - Non piangere... - disse, flebilmente.
- Ho avuto paura che...
- Va tutto bene. - lo interruppe. Abbassò il braccio; non ce la faceva nemmeno a tenerlo sollevato. Come aveva fatto, a ridursi così? - Ora... è tutto finito...
- Tifa... - iniziò, rovistando febbrilmente nelle tasche alla ricerca di una pozione o qualcosa di simile. - ... Scusami; scusami davvero.
Se fosse riuscita, lei sarebbe scoppiata a ridere; ma il petto le faceva troppo male. - Sono io a dovermi scusare. Ho creduto... ho creduto che... io... - non ce la faceva, a continuare. - Cloud... hai mantenuto la... la promessa...
I tratti del volto di lui si rilassarono, per qualche istante. Non c'era nulla di più bello del suo sorriso, seppure debole ed amareggiato. Non ti sentirai in colpa anche per questo; vero? - Sì. - stappò la fialetta di quella che doveva essere una gran pozione.
  - Sì, ho mantenuto la promessa, una buona volta.
 
  Era già capitato, a Red e Yuffie, di trovarsi in una situazione simile.
Camminavano per qualche foresta, e poi si trovavano accerchiati dai mostri; loro e gli altri membri del gruppo. Ci si divertiva sempre, in quei casi. Cinque anni prima, per lo meno.
  - Okay. - fece Carter, a denti stretti. Gli tremavano le gambe. - Che si fa?
- Beh... tu stai indietro! - rispose raggiante la ragazza, facendo roteare la sua arma tra le dita. Incredibile come riuscisse a mantenere tutta la sua energia anche in quel frangente. - Noi... ci diamo da fare!
I due aprirono le danze, sotto gli occhi del povero ragazzo, che guardava tutto sbalordito. Quegli strani robot dall'aspetto umanoide non erano pericolosi come sembravano; o, forse, erano Nanaki e la ninja, ad essere troppo forti per loro.
Però erano davvero troppi. Cadevano facilmente, ma poi ne arrivavano subito degli altri; Carter non sapeva dire da quanto quella storia andasse avanti, ma ad un certo punto, Yuffie si lasciò cadere a terra, sfinita. - Non ce la faccio più! - ammise, disperata.
- Non potresti... usare la sfera di prima? - suggerì il ragazzo, in preda al panico.
- Quale intendi?
- Non lo so... - fece. - Una a caso!
Lei annuì, estraendone una. - Proviamo! - all'improvviso, tutti i robot si trasformarono in ranocchie. - Così può andar bene, Red?
Il felide parò un colpo da un anfibio. - Sono più deboli, ma egualmente capaci di attaccare. Prova con un'altra.
Yuffie annuì, adoperando questa volta una Materia che fermò il tempo proprio prima che una rana le saltasse addosso.
- Uff... l'abbiamo scampata bella! - sospirò, scavalcando un cumulo di corpi. - Ma quella pazzoide quanti ne ha, di questi cosi? - aprì nuovamente la porta che stava sulla sinistra, addentrandovisi.
  Mentre scendevano, facendo bene attenzione a non inciampare, nessuno dei tre fiatò. Erano ansiosi di sapere cos'avrebbero effettivamente trovato, se una Weapon oppure altre sorprese; ma, soprattutto, fremevano per andarsene di lì il prima possibile.
Perfino Red, solitamente curioso in ogni nuova esperienza, sperava di poter tornare a casa al più presto e, possibilmente, tutto intero.
Ma ci sarebbero davvero riusciti? E, Cloud, Vincent e tutti gli altri?
  - Credo... che ci siamo. - bisbigliò Carter, fermandosi appena prima di varcare l'ultima soglia. - Però... ragazzi, come facciamo a disattivare le Weapon?
- Un modo si trova di sicuro! - sorrise Yuffie, oltrepassandolo.
- Fermati lì dove sei. - fece Nanaki, perentorio. Lei lo guardò, interrogativa. - Yuffie, mi pare piuttosto strano che, oltre a quegli automi, non abbiamo incontrato resistenza.
Insomma, non potevano essere così sconsiderati da lasciare quel genere di ambiente completamente scoperto; altrimenti, chiunque avrebbe potuto prendere l'ascensore e manomettere tutto.
- Temo che potremmo trovare spiacevoli sorprese.
- Red, - rispose, abbassando la maniglia. - Non possiamo saperlo, senza provare.
In virtù di ciò, entrarono, e quello che videro li lasciò senza parole.
  Un corridoio, a ridosso del quale si stagliavano migliaia di soglie, pareva senza fine. Procedettero, guardandosi attorno con meraviglia.
- Ma... che posto è? - balbettò Carter. - Non avremmo dovuto trovarci uno stanzone o qualcosa del genere?
- Beh, questo è uno stanzone, in effetti. Chissà cosa c'è, lì dentro! - incuriosita, provò ad aprire una porta. La stessa dava su un passaggio esattamente identico a quello dove si trovavano loro. - Ma che...?
  - Ehm... ra-ragazzi... non vorrei sembrarvi agitato, ma... ma non... - fece il ragazzo, allarmato. Maneggiava con la maniglia dell'uscio da cui erano entrati, senza alcun risultato.
Yuffie gli si avvicinò, studiando la serratura. - Lascia fare a me! - gli sorrise, senza perdersi d'animo. Afferrò una forcina da quelle che aveva sulla fascia in fronte, abbozzando un tentativo di scasso. Era più difficile del previsto!
- Accidenti... - inveì, allontanandosi. - Spostatevi tutti! - lanciò una granata contro il legno scuro, inalberandosi poi nel vedere di non averlo nemmeno scalfito. - Che razza di materiali usano, qui?
- Cid lo aveva detto. - intervenne Red. - Non adopererebbero mai nulla che non sia a prova di intrusi.
E adesso...? - Deve pur esserci qualcosa che possiamo fare... - sospirò Carter, prendendo a controllare ogni uscio. Tutti lo rimandavano allo stesso corridoio.
- Ecco, veramente... qualcosa forse ci sarebbe, ma... - ridacchiò la ninja, furbamente. - Mi dovrete pagare, per questo.
Nanaki scosse vistosamente la testa. - Yuffie!
- Sto scherzando; sto scherzando! - smentì, mostrandogli una sfera verde. - Ecco; vedi? Ho la soluzione. Io ho sempre la soluzione. Voi, invece, vi spaventate per la minima cosa. - si strinse nelle spalle, fingendosi sconsolata.
  - Sottovalutate troppo l'utilità di questi piccoli tesori. Lasciate fare alla maestra delle Materia! - proclamò teatralmente, mentre svanivano.
 
  Aveva paura perfino a guardarla.
Alexandra stava in piedi, immobile; senza dare il minimo segno di vita. Lo sguardo vuoto, perso nel nulla. - Alex... - provò a chiamarla, zittendosi subito dopo.
Lei digrignò i denti, rabbiosa. - ... Il prossimo... - esalò, senza neppure voltarsi. - Il prossimo, Det... Il prossimo sei... tu.
- Alex, ma... - ridacchiò, nervoso. Stava scherzando, vero? - Che cosa...?
- Hai capito bene. Andrai tu.
Lui fece un passo indietro. - Scordatelo. Non so nemmeno combattere! - cercò di ricordarle; ma non parve interessarle più di tanto.
- Ho detto... - disse piano. - ... Che il prossimo sei tu.
Prima che potesse mettere becco, lei lo interruppe con un inquietante sorriso in volto. - Det, ricordati il motivo per cui hai tradito quella gente. E' lo stesso per cui hai tradito tuo zio, giusto?
Lui tacque, interdetto.
  Aveva voltato le spalle a tutti loro perché amava lei; perché aveva creduto che, standole vicino, aiutandola in ogni minima cosa, forse l'avrebbe ricambiato. Farsi manipolare, gestire ed umiliare come più lei voleva, gli erano sembrati validi espedienti con cui farsi amare? Davvero?
Allora, forse, non era poi così intelligente, Det Highwind. L'aveva amata? Sul serio?
Sul serio? si chiese. La guardò bene; e di disse che, no, non poteva essere.
  - Alexandra... io lo ricordo ancora. - disse quindi. Lei annuì, speranzosa. - Ma... credo di... aver commesso un errore.
- Un errore? - ripeté, confusa.
Det sospirò. - Sì. Un errore madornale. Mi sono innamorato della persona sbagliata, Alexandra. - solo ora me ne sono reso conto. - Perciò, come posso assecondarti in tutto quello che mi chiedi, se...
- Det. - la bionda tremò. - Tu andrai là. Adesso.
- E' forse un ordine?
  Heeana alzò il volto, gli occhi scuri socchiusi. Gettò a terra gli occhiali. - E così... hai deciso anche tu... di vivere per qualcun altro...
Ma cosa stava dicendo? - Alexan-
- Ma bene! - tuonò. Un'ombra le attraversò il viso.
Con uno scatto, lo atterrò, defilandosi. A metà tra il sorpreso e il dolorante per il calcio appena ricevuto, Det si rialzò, andandole dietro. Cosa stava succedendo?
  - Alexandra! - prese ad inseguirla. Cos'aveva voluto dire con " vivere per qualcun altro"? Quanto, della dottoressa Elredge, ancora non sapeva? - Dove stai andando?
Lei correva; e lui non avrebbe mai pensato fosse così veloce. Correva, la chioma chiara che ondeggiava ad ogni passo; il camice che svolazzava freneticamente e... - Fermati, Alexandra! Dove vai?
La sentì ridere, istericamente. - Non mi avranno mai!
Che cosa sta dicendo? - Fermati! - è come impazzita. - Ormai hai perso!
- No! Io non ho perso! - la vide arrestare il passo. Si sta arrendendo?
Giusto il tempo necessario perché lo raggiungesse con un montante. Det si portò le mani al mento. Non era stato particolarmente forte; solo, non si capacitava del suo improvviso cambiamento.
  Lei riprese la fuga. - Non mi avranno mai!
 
 
Noticine:)
Sono contenta di essere riuscita ad aggiornare oggi!
Con questo capitolo io vi lascio; non so a quando il prossimo, ma vi direi di provare a passare di qui di sabato, il giorno in cui è più probabile che io pubblichi.
La parte iniziale non mi ha mai molto convinta... però è stato divertente inserire anche Aerith. Alla fin fine, lei è la voce della verità, quella che aiuta Cloud e Tifa a capire. E, a proposito di questi due, spero non vi siano sembrati troppo mielosi! Non ho molto da dire, sul resto; l'ultima parte ( quella dove Al è impazzita, per intenderci) era del capitolo successivo, ma fa niente. I corridoi uguali, in pratica, sarebbero il corridoio infinito della vecchia versione di questa storia e... niente, spero vi sia piaciuto.
Ringrazio come sempre chi legge e chi recensisce, mi fa sempre molto piacere sapere le vostre opinioni.
Sperando di potervi rivedere presto, auguro un buon rientro a tutti quegli sciagurati che, come me, domani torneranno a scuola, e anche a tutti coloro che riprenderanno a lavorare ( sempre che non l'abbiano già fatto)!
Alla prossima!
TheSeventhHeaven
  
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