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Autore: MayQueen    13/09/2015    0 recensioni
"...È la natura umana, va ben oltre la fredda logica e la ragione pratica..."
Siamo tutti storie alla fine.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ghiaccio 


"Io davvero non riesco a capire, John."

Per poco non mi soffoco con un boccone del panino che sto mangiando al sentire quelle parole dette dalla voce di  Sherlock.
Mi copro la bocca con la mano e comincio a tossire, sperando di non attirare l'attenzione dell'intero bar. Quando finalmente riprendo a respirare cerco di rivolgere al mio amico un sorriso neutro.

"Di cosa parli?"

"Perché la gente si ostina a scrivere storie?" chiede guardandomi con un'espressione seria in volto.

"Beh... La gente scrive quando ha qualcosa da dire." rispondo, incerto.

"Ma a che scopo? Quando io scrivo qualcosa è perché ha un'utilità, come i risultati di indagini, di esperimenti o di studi in genere. Arrivo a comprendere il bisogno di raccontare cose realmente successe, anche se non lo condivido. Come te, sul tuo blog. Suppongo che serva da sostegno alla tua pessima memoria o che sia un modo di aumentare la tua autostima, facendo sapere agli altri cosa ti succede. Ma perché inventare storie? Cose irreali, magari anche impossibili?"

Lo guardo con un'espressione perplessa e mi appoggio allo schienale della sedia, pensieroso. È buffo come anche una persona come
Sherlock Holmes, che non si interessa in alcun modo a materie come la filosofia o la natura umana in generale, possa porti domande simili, che ti colgono impreparato su un argomento di cui hai esperienza ogni giorno.

"Io credo... Forse può essere un modo per evadere dalla realtà. Insomma, per dimenticarsi per un po' dei problemi della vita di tutti i giorni e...immergersi, diciamo, in mondi diversi...che possono essere come uno vuole. "

"..Mondi che nel 99% dei casi sono peggiori di quello reale, visti gli infiniti pericoli che i cosiddetti eroi devono costantemente
affrontare."

"Però gli eroi vincono."  controbatto tranquillamente "In questi racconti il protagonista vince sempre. La struttura è quasi sempre la stessa: c'è una situazione iniziale di tranquillità, interrotta dall'arrivo del nemico, o comunque da un evento che mette in pericolo l'equilibrio dei personaggi. Questo fa partire il viaggio dell'eroe, che deve superare prove e prendere decisioni, fino ad arrivare a sconfiggere il cattivo, grazie all'intervento di un aiutante.. una spalla." comincio a spiegare, senza riflettere troppo.
"Va sempre così, alla fine. Non importa quanto grande o spaventoso sia il mostro che si trova davanti. L'eroe vince. E questo è il bello delle storie, ci insegnano che tutti possiamo essere come quell'eroe e...sconfiggere i nostri demoni. Qualunque cosa essi siano, ecco."

Mi zittisco e bevo qualche sorso dalla mia birra, cercando di evitare gli occhi di Sherlock fissi su di me. Dopo qualche secondo un pensiero mi attraversa la mente e non posso evitare di sorridere.
"Sai...Non mi aspetto che tu capisca. Ma c'è un bellissimo film, che sicuramente non hai visto, in cui il protagonista dice che... Nonostante la medicina, l'ingegneria, l'economia e simili sono importanti e indispensabili per il nostro sostentamento.. le cose che veramente ci tengono in vita sono la bellezza, la poesia, l'amore... Tutto qua. È la natura umana. Siamo fatti così, dobbiamo sempre trovare un lato spettacolare o romantico in ogni cosa, per essere felici. E per chi vive una vita senza particolari avventure o emozioni, inventarne di nuove diventa un bisogno fisico. Semplicemente perché questa è la natura umana, va ben oltre la fredda logica e la ragione pratica. Tu dirai che amore, poesia e bellezza sono stupidaggini, ma ti giuro che se è così ringrazio il cielo per la stupidità umana."

Fisso lo sguardo sul bicchiere e mi mordo la lingua. Non sono bravo con questo genere di discorsi, ma una volta che comincio a parlare fatico a fermarmi.

"Affascinante."

Quello di Sherlock è praticamente un sussurro. Lo guardo di sottecchi, sempre con la testa bassa, e mi sorprendo trovando le sue labbra distese in un sorriso e il suo sguardo di ghiaccio addolcito da un luccichio che poche volte ho visto illuminare quegli occhi.

"Mh?" chiedo distrattamente.

"La tua teoria, John, è estremamente affascinante."

Corrugo la fronte sorpreso e mi passo una mano sulla nuca, in imbarazzo. Non capisco se dica sul serio o se mi stia prendendo in giro.
"Si. Beh, grazie, ma non guardarmi come se fossi un.. bambino che legge una poesia di Natale." ribatto con tono infastidito, a scanso di equivoci.

Sherlock distoglie lo sguardo, girandosi verso la vetrata del bar, e recupera la solita espressione impassibile.
"È l'una. Se hai finito di mangiare è ora di andare." si alza e indossa la sciarpa con un movimento rapido.
Io guardo il mio panino ancora per metà integro e con un sospiro lo abbandono sul piatto e mi alzo, ripulendomi la giacca da alcune briciole. Poi mi precipito fuori dal locale per raggiungere Sherlock, che si è già avviato verso il luogo dell'incontro con il suo informatore.

***

La discoteca si trova in una zona residenziale a pochi chilometri da Twickenham. È un quartiere tranquillo, non mi sorprende che i giovani del luogo abbiano sempre preferito pagare poche sterline per una corsa in taxi e spostarsi in zone più movimentate per andare a divertirsi.
I lampeggianti della volante della polizia si riflettono sulle vetrate colorate dell'edificio, creando giochi di luci che in altri contesti potrebbero anche essere suggestivi. Mentre il nostro taxi si avvicina, però, sono troppo teso per interessarmi a particolari come quello: continuo ad agitarmi sul sedile, guardando fuori dal finestrino impaziente. A freddare la mia agitazione arriva la voce di Sherlock. Calma, inespressiva, ma in grado di farmi perdere in un istante buona parte delle mie energie.
"Guarda i pantaloni di quel poliziotto." dice, ancora prima che la macchina si fermi "È morta."

Sospiro rassegnato, senza neanche interessarmi a cosa possa avere visto per dedurre la situazione. Siamo arrivati tardi.

"Sherlock."

Appena scendiamo, Lestrade si avvicina a noi a rapidi passi, guardandosi attorno come a controllare che nessuno sia negli immediati paraggi. Dal suo sguardo capisco, senza sorpresa, che Sherlock ci ha visto giusto.

"Può saltare i convenevoli, ispettore. Non deve ringraziarmi per avere individuato il luogo del delitto e  sappiamo già che la ragazza è morta. E che ha addosso un improbabile costume da carnevale."

"No, non è tanto il vestito la cosa bizzarra questa volta". Greg si passa una mano tra i capelli brizzolati. Sembra imbarazzato: probabilmente, per usare un'espressione particolarmente cara a Sherlock, la polizia brancola nel buio.

"E allora cosa c'è di strano?" mi inserisco io, per spronarlo.

"Beh. Semplicemente il corpo è freddo." dice.

Lo guardo perplesso un secondo, poi mi giro verso Sherlock, che si lascia sfuggire una risata saccente.
"Gale, io non sarò un medico ma penso che il Dottor Watson possa confermare l'esistenza di un particolare chiamato algor mortis. Quando i processi biologici si interrompono, è naturale che la temperatura corporea del cadavere si abbassi, per effetto.."

"Risparmiamo il sarcasmo, Sherlock." Lo interrompe l'ispettore, brusco. "So di cosa sto parlando. Se dico freddo, intendo davvero freddo. Ve ne renderete conto. Vi lascio cinque minuti, entrate."

***

Il posto deve essere in disuso ormai da qualche anno. All'interno è quasi difficile respirare a causa dell'odore di chiuso e l'aria stagnante. Le pareti, un tempo probabilmente azzurre, sono ricoperte da macchie scure di umidità, e sui pochi tavolini all'entrata lo strato di polvere è tale da sembrare un panno bianco. I cavi di sostegno della sfera stroboscopica devono avere ceduto, e la grande palla ricoperta di specchi è in frantumi al centro della pista da ballo. Troviamo il corpo proprio lì, circondato da schegge di vetro che brillano riflettendo la luce che entra dalle vetrate. Di nuovo mi ritrovo a pensare che il quadro generale è estremamente affascinante. Subito Sherlock si inginocchia e comincia la sua analisi.
La ragazza giace su un fianco, in posizione fetale. Anche guardandola da distante capisco che non deve essere morta da molto, vista la rigidità degli arti. Come anticipato da Greg, il suo abbigliamento non è stravagante quanto quello delle altre vittime: niente vestiti da principessa, colori appariscenti o calzamaglie ridicole. Indossa una semplice camicia bianca, una gonna marrone e uno scialle di lana dello stesso colore, che a giudicare dallo stato devono essere abbastanza vecchi, ed è scalza.

Quando Sherlock si rialza vedo che ha trovato, sotto il colletto della ragazza, il solito foglio di carta con l'indizio. Se lo infila in tasca, mi guarda, e con un gesto della mano mi fa capire che è il mio turno. Sospirando, mi accovaccio vicino alla ragazza. Tra i suoi capelli, scuri e ricci, ci sono minuscoli frammenti di vetro. Senza pensare, mi affretto a scostarle una ciocca dal viso, scoprendo con un tuffo al cuore due occhi azzurri ancora spalancati e pieni di orrore.
La prima cosa che noto è la colorazione della pelle, che ha assunto un'insolita sfumatura rossastra sul collo. Quando vi appoggio una mano, però, mi blocco sorpreso, capendo di cosa Lestrade parlava prima. Anche attraverso il lattice del guanto, infatti, sento chiaramente che la temperatura del corpo è innaturalmente bassa. Sembra davvero di toccare un pezzo di ghiaccio. Sollevo la testa confuso.

"Qual è la diagnosi, dottore?"  chiede Sherlock, in piedi dietro al mio fianco.

"Io...Non so. Avrei detto asfissia, ma..."

"Ma sembra più una morte per congelamento." conclude per me una voce alle mie spalle. Anderson si piazza vicino a Sherlock, le mani sui fianchi coperti dalla stoffa azzurra della tuta della Scientifica. "Se non fosse che non mi sembra che qui faccia così tanto freddo da lasciarci la pelle."

Vedo Sherlock alzare gli occhi al cielo.

"Forse...Che sia successo da un'altra parte?" suggerisco.

"Forse in una cella frigorifera o qualcosa del genere.."

"Certo, un'autopsia sarebbe d'aiuto e.."

"SILENZIO!"
La voce di Sherlock rimbomba nello spazio vuoto della discoteca. Quasi spaventato, lascio la frase a metà e mi schiarisco la voce, in imbarazzo. Anderson ammutolisce e si allontana di un passo.

"Anderson, ti prego di smettere di pensare se non sei in grado di farlo come si deve, e John, non dargli corda. Non è possibile che sia morta di assideramento, la pelle non è fredda, non c'è niente che lo possa indicare, come edema agli arti o colorazione bluastra di unghie e labbra. Il livor mortis è tendente al rosso, non grigiastro come nei casi di congelamento. No, questa ragazza è morte di asfissia, la tua diagnosi iniziale era corretta, Jonh."

"Ma.." comincia Lestrade, incerto "Hai sentito anche tu quanto è fredda.."

"Te lo concedo, è molto fredda. La poverina ha gli organi interni completamente congelati, ma questo è un sintomo secondario di ciò che ha causato il suo soffocamento: ha ingerito qualcosa che, pur non essendo di per sé tossico, si è espanso all'interno del suo corpo, causando l'asfissia."

"Azoto liquido!" quasi grido, riuscendo a capire il ragionamento di Sherlock in un lampo di genio.

Lui apre le braccia in un gesto esasperato.
"Ti ringrazio, John. Cominciavo a temere che per laurearti avessi pagato il Presidente della Commissione. Esatto, azoto liquido. Bolle a -195°, credo che anche tu, Anderson, capisca che è una temperatura molto bassa. Ecco spiegato l'apparente congelamento."

"Ma perché darsi tutta questa pena?" chiede Lestrade.

"Semplice, solo a scopi scenografici. È qui che dobbiamo cominciare a concentrarci su chi è la ragazza."

Anderson si schiarisce la voce
"Abbiamo trovato i documenti. Si chiamava Leslie Wright, aveva 25 anni e..."

"Non mi interessa nulla, ti ringrazio. John, raccontami una storia."
L'agente della scientifica lo guarda sconvolto, alza le braccia al cielo e se ne va, offeso dal comportamento di Sherlock. Questo, completamente indifferente, mi fissa negli occhi aspettando che io parli. Balbetto qualche sillaba sconnessa, insicuro. La citazione non è evidente come negli altri casi.

Guardo la ragazza, bellissima anche nell'orrore della morte. La posizione in cui si trova, che la fa sembrare fragile come una bambina. I vestiti, che sembrano quelli di una mendicante. I frammenti di vetro che brillano tra i ricci corvini, come brina su un prato invernale.

Torno a guardare Sherlock, e anche nei suoi occhi vedo il ghiaccio e la neve.

Un brivido mi attraversa la schiena.

"Io...io penso...Potrebbe essere la piccola fiammiferaia?"  





*****
Author's corner: 
Salve a tutti! ^^ Sono finalmente riuscita a trovare un po' di tempo per aggiornare... Un paio di appunti su questo capitolo:
-Per chi non lo sapesse, il film di cui parla John nella prima parte del capitolo è "L'Attimo Fuggente". Spero che tutti lo abbiate visto, in caso contrario GUARDATELO. è un capolavoro *-* 
-Ovviamente non sono un' anatomopatologa, né un medico, e non sono neanche particolarmente portata per le materie scientifiche...Tutto ciò che dico quando descrivo processi scientifici/sintomi/cause della morte ecc, è frutto di ricerche su internet o al massimo nozioni di base acquisite a scuola o da qualche serie tv poliziesca.... Non escludo che ci siano errori, anche assurdità..vi chiedo di perdonarmi, faccio del mio meglio ^^" 
Spero che il capitolo sia piaciuto...come sempre, se avete dubbi, curiosità o appunti da fare, non esitate a scrivere! Ogni recensione mi fa un immenso piacere, quindi non siate timidi, vi prego ♥
A presto! (Non escludo che, prima di pubblicare il prossimo capitolo, io pubblichi una piccola OS a parte, che mi frulla in testa ormai da un pezzo....Tenetevi aggiornati ^^) 
Ciau! 

-May



 
  
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