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Autore: theuncommonreader    14/09/2015    4 recensioni
[Efesto; Helios; Ares; Afrodite]
Nel tàlamo di Efesto, il silenzio raggela sotto i gemiti: come l’animale che gli è sacro, il figlio di Era si tiene sottovento, osserva le prede prima di gettarsi all’attacco; e quando infine balza, è lesto e agile quanto una danzatrice del Lossia.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afrodite, Altri, Ares
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ἄσβεστος γέλος

ἄσβεστος γέλος
inestinguibile riso [1]

OoOoOoOoO

Dalla sommità della volta celeste, persino al disopra delle vette olimpiche, col suo sguardo fiammeggiante Helios carezza il volto segnato di Gea, alimentandone la vita coi suoi raggi.

Un compito capitale, eppure affatto impegnativo: mollemente adagiato sullo spirare dei venti, nonostante la natura ardente, è spesso avvolto nel tiepido torpore dell’accidia. Ben poco affanno gli costa seguire la propria indole.

Quel giorno, tuttavia, abbandonata la solita indolenza, l’Astro appunta febbrile l’unico occhio verso il basso, non curandosi tanto dei mortali e dei loro travagli – che così di frequente offrono sollievo alla forzata inattività - quanto del magnifico palazzo d’oro e d’argento, splendente nella propria luce come un obolo scivolato a terra dalla saccoccia di un ricco mercante.

Lo sguardo affilato di Helios scivola oltre la finestra del tàlamo nuziale, posto in alto abbastanza da sfiorare il cielo: il più sontuoso di ori e gemme, una trappola luccicante per la colomba[2] che vi giace tanto ritrosa col leone[3] quanto ben disposta col cane[4].

Dal suo posto nel cielo, egli si tende. L’attesa fa fremere i raggi, che tremolano nella stanza, attorno al kliné dove gli amanti si uniscono. Non hanno occhi per apprezzare tanta bellezza, già colmi l’uno dell’altra. Non hanno pelle che il tepore di Helios possa scaldare: Eros già li stringe nel suo abbraccio più soffocante, e i brividi che percorrono i loro corpi non sono certo di freddo.

Helios trattiene il fiato di fronte a quella vista, ma non si lascia distrarre dalla bellezza impossibile di Cipride, o dal vigore di Ares fiammeggiante che con le mosse potenti dei fianchi la assalta e conquista. L’occhio fissa la figura acquattata nell’ombra, evidente nel cono di luce ma invisibile per gli amanti tanto presi da loro stessi.

Nel tàlamo di Efesto, il silenzio raggela sotto i gemiti: come l’animale che gli è sacro, il figlio di Era si tiene sottovento, osserva le prede prima di gettarsi all’attacco; e quando infine balza, è lesto e agile quanto una danzatrice del Lossia[5].

Helios incoraggia l’amico fraterno, compagno di sudore e lacrime, quasi con la mente guidandone i movimenti precisi, misurati, letali.

La rete cade sugli innamorati come pioggia leggera, e ora qualcosa di più concreto del fuoco dei loro lombi li avvince; le grida di Ares non più di piacere, ma il ruggito della fera impotente; i gemiti di Cipride perdono ogni voluttà, si scheggiano nel terrore di chi, dalla nebbia dell’estasi, ripiomba nella chiara lucidità dell’uccello in trappola.

Si agitano sul letto, districando braccia e gambe, nel tentare un’inutile fuga. Con lo sguardo, Helios carezza Efesto che torreggia sulle prede, un lembo della rete ancora tra le dita callose.

Helios ed Efesto sorridono gemelli, l’uno da fuori, l’altro da dentro, e li schiacciano tra loro due sorrisi.[6]

OoOoOoOoO

GLOSSARIO:

[1]: Il riso degli dei come descritto da Omero nell'Iliade di fronte alla scena di Afrodite ed Ares avvinti nella rete di Efesto.

[2]: Animale sacro ad Afrodite.

[3]: Animale sacro ad Efesto.

[4]: Animale sacro ad Ares.

[5]: Un epiteto di Apollo.

[6]: Un piccolo omaggio al romanzo di Margaret Mahy "La Figlia Della Luna".


   
 
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