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Autore: March232013    15/09/2015    0 recensioni
Chiusi gli occhi mentre l'aereo toccava terra, strinsi così forte il sedile che le nocche diventarono bianche. Quando l'aereo si fermò li riaprii e guardi nuovamente dal finestrino: stavo per iniziare un nuovo percorso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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<< Bruce?! >> sentii una donna alle mie spalle, sapevo chi era. << Che succede? >> continuò lei, Bruce si avvicinò al banco e mi guardò, feci un sorriso forzato, mi voltai e guardai Diana. Lei si portò una mano alle labbra e i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime << Dimmi che non sto sognando! >> disse tremante, io scossi la testa. Lei mi toccò come se fossi qualcosa di raro: prima i capelli, poi il viso, poi le spalle e alla fine le braccia e le mani. Mi guardò e mi abbracciò fortissimo e io ricambiai. Diana, come gli altri, non era cambiata: portava un caschetto biondo aveva due occhi marroni che venivano coperti dagli occhiali da vista ed era alta il giusto e un po' in carne. Si staccò da me e si asciugò le lacrime << Bambina mia! >> mi disse mentre mi accarezzava il viso << Da quanto tempo ho aspettato questo momento! >> io sorrisi e poi dissi << Ho chiamato qualche giorno fa. Mi serviva un lavoro e Pattie mi ha detto che vi serviva un bagnino. Ho fatto il corso da bagnino quando ... >> scossi la testa e continuai << Così sono tornata >> conclusi. Diana non smetteva di sorridere << Bambina mia, bambina mia! >> continuava a ripetere << Sono così felice! >> sorrisi. << Hai già prenotato una camera? >> scossi la testa e lei prese la mia valigia << Bene, vieni con me >> mi voltai e salutai con un sorriso Bruce che stava servendo dei clienti e andai via con Diana. Arrivammo alla reception dove seduta su una sedia c'era una ragazza più o meno della mia età che parlava al telefono mentre continuava a far scoppiare una gomma da masticare con la bocca: aveva il solito abito della receptionista ed era truccata con un rossetto rosso scuro e matita intorno agli occhi e tanto mascara. Portava una coda di cavallo alta color nero corvino e aveva la pelle molto bianca. Come ci vide, chiuse il telefono e si alzò e sfoderò un bellissimo sorriso bianchissimo a Diana e lei contraccambiò. 
<< Dimmi, Diana, cosa posso fare per te? >> disse molto gentilmente
<< Dammi la camera 351 e e registrala a nome mio >> lei fece un cenno di approvazione e si voltò per prendere la chiave e darla a Diana.
<< Shila, lei è Barbara, mia nipote acquisita. Lavorerà qui come bagnina >> disse Diana. Shila mi squadrò e poi con un sorriso tirato mi disse << Molto piacere >>
<< Idem >> dissi io, e lei fece una smorfia e poi tornò a guardare Diana.
<< Vado ad accompagnare Barbara, ci vediamo tra qualche minuto >> disse Diana allontanandosi e io la seguii sotto l'occhio osservatorio di Shila. Arrivammo vicino all'ascensore che si aprì e vidi il ragazzo che mi aveva aiutato prima. Aveva la testa abbassata, concentratissimo sul cellulare.
<< Lorenzo! >> disse Diana e lui alzò la testa spaventato, ma poi si rilassò e sorrise. Uscì dall'ascensore e diede un bacio a Diana
<< Ciao, nonna >> disse 
<< Sempre di fretta, eh? >> disse Diana, rimproverandolo 
<< Eh, che ci vuoi fare! >> rispose lui, Diana gli mise una mano sulla spalla per incoraggiarlo. Alzò il viso e mi notò
<< Hey, come ti senti adesso? >> mi chiese, io guardai a terra e dissi
<< Molto meglio >> alzai il viso e lo guardai << Grazie >> dissi freddamente e lui mi fece un cenno con la testa.
<< Come vi conoscete voi due? >> disse Diana divertita
<< Mia ha rubato il taxi >> dissi io mettendo le braccia conserte, lui alzò le mani
<< Colpevole! Ma credevo di essere stato perdonato >> disse mettendosi una mano sul petto
<< Non ho mai accennato nulla al riguardo >> dissi, arrabbiata, lui rise
<< Ok, ok ... Mi farò perdonare >> disse puntandomi, io alzai un sopracciglio << Devo scappare nonna, ci vediamo stasera >> disse e le baciò la tempia, lei sorrise e gli disse qualcosa. Diana si voltò verso l'ascensore e spinse il tasto per chiamarla
<< Quel ragazzo è Lorenzo, il fratellastro di Justin >> ebbi un brivido di ribrezzo << Pattie ha conosciuto suo padre qualche annetto fa e che ti devo dire, è scoppiata la scintilla! >> io sorrisi, l'ascensore arrivò ed entrammo. 
<< Stasera vestiti elegante mi raccomando >> mi voltai e la guardai
<< Perché, cosa c'è stasera? >> dissi io alzando un sopracciglio, lei mi guardò e sospirò << La Serata Galante >>
<< Oh >> dissi io guardandomi le scarpe << Oggi è sabato >> lei annuii. Le porte dell'ascensore si spalancarono ed uscimmo. Percorremmo un lungo corridoio e alla fine arrivammo alla stanza 351. Mi guardai in torno. Non riconobbi quello spazio. Sentii un click! e la porta si aprì e Diana entrò: fui immersa da una stanza tutta colo bianco e celeste cielo. Un letto enorme era al centro della stanza e al fianco destro c'era una porta finestra che dava sulla spiaggia - piscina e alla sinistra c'era un enorme armadio bianco con i pomelli color celeste cielo.
<< Eccoci qui >> disse Diana posando la mia valigia sul letto << Questa e una nuova area dell'hotel >> continuò quasi leggendomi nella mente 
<< E' carina >> dissi onesta, lei sorrise e iniziò a disfarmi la valigia. Mi avvicinai alla porta finestra e la aprii: c'era un balcone ampio e una ringhiera colorata sempre bianco e celeste cielo. Mi affacciai e vidi la spiaggia - piscina piena di gente. Attaccata alla spiaggia - piscina c'era una passerella che raggiungeva una piccola isoletta dove c'era una struttura.
<< Quella >> disse Diana puntandola << E' la postazione dei bagnini >> la guardai ed era tipo una casetta. << Dentro c'è tutto l'occorrente adatto per il pronto soccorso e altre cose >>
<< Carino >> dissi, sorridendo per la prima volta involontariamente
<< Sì, Pattie lo ha fatto fare apposta per te >> guardai Diana << Per me? >> dissi, lei annuii << Da piccola, amavi le casette per le bambole e una volta chiedesti a Pattie se poteva costruirtene una e lei disse sì. Dopo quel giorno, non c'è stato un momento in cui lei abbia lasciato perdere quel progetto, fin quando tu, sei andata via >> mi guardò ferita e poi tornò a guardare la baia << Adesso è diventata una base per i bagnini >> 
<< Io non ne sapevo nulla >> dissi guardando la baia 
<< Pattie voleva farti una sorpresa, così noi abbiamo fatto tutto il possibile per non farti avvicinare alla spiaggia - piscina >> risi 
<< Mi ricordo >> rise anche lei e poi tirò su col naso e si voltò ed entrò in camera. Mi voltai ed entrai anche io 
<< Ho disfatto la valigia i tuoi abiti sono qui, la valigia la puoi mettere anche sotto il letto >> disse vicino al letto, la guardai << Grazie >> e le sorrisi, lei mi accarezzò la guancia ed uscì dalla camera. Mi guardai intorno e poi mi gettai di pancia all'aria sul letto sprofondando nel sonno.

Ero in un vincolo. Sentivo l'odore acro dell'alcool e due mani che mi tenevano stretti i polsi. Gridavo. Nessuno mi sentiva. Iniziai a sentire un dito, percorrere la maglietta fino ad arrivare all'orlo e poi sentirlo sulla mia pelle. Saliva. Sentivo l'odore dell'alcol. I polsi mi facevano male. Il dito era arrivato sul mio stomaco e si stava addentrando nelle coppe del reggiseno.

Tock! Tock! 

Mi alzai di sopravvento, respirando affannosamente e mi guardai intorno. Era diventato buio ed ero sul letto bianco circondata dai miei vestiti. Bussarono di nuovo alla porta. Scesi dal letto e la aprii e mi ci ritrova davanti Lorenzo con un completo molto elegante e senza occhiali da sole. 
<< Hey! La nonna mi ha detto di venire a chiamarti. Tutto bene? >> disse guardandomi. Ero zuppa di sudore.
<< Ehm, sì. Sto, bene. Dì a Diana che scendo tra mezz'ora >>
<< Ok >> disse lui incerto << Ti vengo a prendere se vuoi >> concluse, gentilmente. Sbuffai
<< No, conosco la strada. Grazie lo stesso >> e chiusi la porta. Mi portai i capelli all'indietro ed andai in bagno e aprii il rubinetto della vasca. Iniziai a spogliarmi: mi tolsi la maglietta e le scarpe, le calze e i jeans, e mi fissai allo specchio. Guardai i lividi sull'anca destra e sotto il seno sinistro. Ebbi un lampo. Scossi la testa per farlo uscire fuori dalla mia mente e chiusi il rubinetto. Mi tolsi infine le mutande e il reggiseno ed entrai nella vasca. Guardai il soffitto e cercai di togliermi quel maledetto incubo dalla testa. Presi un respiro ed andai sott'acqua. Emersi e mi lavai i capelli. Finito mi sciacquai. Tolsi il tappo dalla vasca e feci sgorgare l'acqua. Mi alzai presi l'asciugamano e lo misi intorno al corpo. Tornai in camera e cercai un abito elegante: presi uno nero attillato corto senza spalline. Mi asciugai e presi le mutande e un reggiseno senza spalline e me li misi. Presi l'abito e lo indossai. Mi asciugai i capelli, color castano chiaro, e feci una treccia a spiga di pesce laterale. Andai allo specchio e mi truccai: matita nera sugli occhi color oceano, la ripassai con l'eyeliner nero e poi piegai le ciglia e misi un po' di mascara. Lasciai le labbra del loro colore naturale. Misi un paio di scarpe col tacco nere in raso, presi una pochette nera aprii la porta e sobbalzai. Con la mano sollevata, pronto a bussare, c'era Lorenzo
<< Mi hai spaventato! >> dissi uscendo dalla camera e chiudendola
<< Scusa mi ha mandato ... >>
<< Diana, lo so >> dissi scocciata. Mi incamminai verso l'ascensore e la chiamai.
<< Non ci siamo presentati. Io sono Lorenzo il figliastro di Pattie >> mi porse la mano, la guardai e poi gliela strinsi 
<< Tanto piacere >> la staccai ed entrai in ascensore, lui rise, lo guardai
<< Cosa c'è di tanto divertente? >> 
<< Niente >> disse sorridendo, feci una smorfia e gli guardai gli occhi: marrone scuro. Tornai a guardare la porta dell'ascensore.
<< Non sei un tipo di molte parole, eh? >> disse lui
<< Invece tu sì, a quanto pare >> dissi, continuando a guardare la porta dell'ascensore, rise di nuovo. Le porte si aprirono ed io uscii senza nemmeno aspettarlo e raggiunsi la sala da pranzo: pareti rosse, lampadario gigantesco in mezzo alla sala, tavoli rotondi riempivano la sala con attorno 8 sedie. Sui tavolini c'era un piccolo lume che forniva più luce. Andai al tavolo del buffet e presi un po' di poncho alla fragola e mi voltai per vedere la situazione. I tavoli erano occupati da famiglie tutte di 3 o 4 figli. Altri invece da coppie e altri ancora da anziani. 
<< Barbara! >> sentii una voce e mi voltai e vidi una donna minuta con i capelli color nocciola e due occhi color ghiaccio in un vestito di raso bianco lungo avvicinarsi a braccia aperte a me. Misi il bicchiere sul tavolo e mi feci abbracciare e io contraccambiai.
<< Ciao, Pattie >> dissi una volta essermi staccata da lei
<< Ma guardati! >> disse osservandomi << Sei diventata una bellissima donna! >> io sorrisi ed abbassai lo sguardo
<< Sono davvero contenta che tu sia tornata a casa >> feci un sorriso forzato e lei mi accarezzò la guancia << Devo andare a vedere se i clienti si divertono. Quel tavolo è il nostro tu sei seduta li con noi, se vuoi puoi andare >>
<< Va bene >> dissi e lei se ne andò. Iniziai a guardare con circospezione la sala: se Pattie era qui, voleva dire che anche lui era qui. Mi incamminai verso il tavolo ma di due occhi color nocciola, non c'era traccia. Sollevata mi sedetti al mio posto e un secondo dopo, accanto a me si sedette Lorenzo. 
<< Bella serata, vero? >>
<< Deliziosa >> dissi 
<< Non ho capito il tuo nome >> lo guardai
<< Forse perché non te lo detto! >> lui rise
<< Dio, voi donne siete tutte strane! >> 
<< Bé, nemmeno voi uomini siete tanto normali! >> risposi, lui rise e io alzai gli occhi al cielo. D'un tratto, la mia attenzione fu attratta da una ragazza che si stava alzando, con la mano destra, la spallina sinistra del vestito e con l'altra mano lo tirava per renderlo più lungo verso le gambe. Non riuscivo a vedere bene la sua faccia, ma quando intravidi che veniva verso il nostro tavolo, sorridendo, capii chi era.
<< Ciao >> disse Shila. Quando mi notò, il suo sorriso si trasformò in smorfia. Si sedette e prese un bicchiere sul tavolo e iniziò a berlo. Guardai di nuovo l'entrata e intravidi un ragazzo che si stava abbottonando la giacca. Ebbi un sussulto.
<< Stai bene? >> mi chiese preoccupato Lorenzo, toccandomi un braccio. Lo scostai da lui e mi alzai e mi diressi all'entrata. Ero sulla soglia la stavo sorpassando ma qualcuno mi prese un braccio.
<< Allora è vero >> sentii, mi irrigidii ancora di più. << Sei tornata >> dal tono che usava, sapevo benissimo che aveva un ghigno sulla faccia. Mossi il braccio per liberami e ci riuscii e continuai a camminare. Uscii dall'hotel e andai diretta alla spiaggia - piscina. Era una serata calda, quasi come tutte le altre, e la luna era ben visibile in cielo, accerchiata da tante stelle. Arrivata alla riva, strinsi le braccia al petto e rimasi a guardare il mare e iniziai a riflettere e a pensare su tutto quello che era successo la sera stessa in cui ero andata via e giunsi ad una conclusione: era tutta colpa sua. Presi un respiro e poi lo lasciai andare via. Mi tolsi le scarpe e entrai in acqua, giusto il minimo per bagnarmi i piedi. 
<< E' vietato fare il bagno a quest'ora >> udii alle mie spalle, mi voltai e vidi Lorenzo con le mani nelle tasche.
<< Ma visto che sei la nuova bagnina, possiamo fare un'eccezione >> continuò, raggiungendomi a fatica, sprofondando nella sabbia. 
<< Non volevo fare un bagno. Sono qui solo ... >> mi raggiunse e si mise accanto a me 
<< Solo per schiarirti le idee >> lo guardai, e lui guardò il mare << Sì, lo so. Ci vengo anche io, qualche volta >> tornò a guardarmi, io annuii e guardai il mare.
<< Da che cosa stai scappando? >> disse lui, io scossi la testa 
<< Niente, cosa ti fa pensare che io stia scappando da qualcosa? >> dissi, continuando a guardare il mare
<< Il tuo atteggiamento. Continui a tenere alla larga le persone accanto a te, perché? >> disse guardandomi, lo guardai
<< Perché? Perché io non esisto >> scossi la testa << Perché non voglio soffrire, perché ... Perché non voglio far soffrire le persone a cui voglio bene >> abbassai il viso
<< Quindi mi stai dicendo che sei una specie di fantasma? >> disse lui, quasi ridendo, alzai il viso arrabbiata ma quando guardai il suo sorriso, risi anche io 
<< Oh, ma allora sai ridere! >> continuò lui, ridemmo entrambi e poi tornammo seri. Io guardai per terra, mentre facevo dei cerchi nella sabbia. Lui si rimise le mani nelle tasche.
<< Non essere fredda con gli altri. Sì semplicemente te stessa >> alzai il viso << Me stessa? Io, non so chi sono >> scossi il capo
<< Bé, se vuoi posso darti una mano a capire chi sei. Iniziamo col nome >> sorrise, lo feci anche io 
<< Barbara. Mi chiamo Barbara Palvin >> gli porsi la mano
<< Molto piacere >> disse lui, imitandomi, risi e gli detti una pacca sulla spalla, rise e se la massaggiò e poi mi porse la mano
<< Piacere, io sono Lorenzo. Lorenzo Ostuni >> la presi e la strinsi.
<< Bene, ora sappiamo come ti chiami! >> disse mettendosi un dito sul labbro, come se stesse pensando 
<< Trovato! >> disse << Comportati semplicemente così >> e mi indicò, alzai un sopracciglio, lui rise e continuò << Sorridi, sì spontanea, sì onesta, sì tutto quello che vuoi, ma non allontanarci >> disse l'ultima frase scuotendo la testa e tornando serio. Lo guardai negli occhi: i suoi penetranti occhi neri. Annuii a malapena, lui piegò le labbra in un sorriso e poi mi porse il braccio, sorrisi lo presi e ritornammo verso la festa.
<< Sappi comunque che non sei ancora perdonato per la questione taxi >> dissi, lui rise e mi sussurrò
<< Mi farò perdonare >>

  
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