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Autore: Anemone Grace    18/09/2015    4 recensioni
Se ne stanno sul divano a vedere la TV ormai da un quarto d'ora, ed entrambi non sembrano per niente interessati alla serie televisiva che stanno trasmettendo a quell'ora. Fa strano, perché è la loro preferita da quando hanno cominciato a passare i giovedì pomeriggio a casa di Kevin, mentre gli amici di Edd andavano in un parcheggio dietro la scuola a tenere su una bancarella per vendere qualche oggetto strano di loro invenzione.
KEVEDD - QUESTA FAN FICTION POTREBBE DIVENTARE ROSSA PIÙ AVANTI.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Sistah per il betaggio.
ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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La quercia di Charlie.
 

Erano passate due settimane da quando si erano visti l’ultima volta. Gli ultimi giorni di scuola erano sempre i peggiori, questo perché c’era da studiare di più per recuperare le materie insufficienti e Kevin, purtroppo, non era mai stato un genio in scienze, per questo si era ritrovo chiuso in casa ogni giorno. Aveva addirittura saltato tutti gli allenamenti, preferendo passare le vacanze estive libere, piuttosto che con la testa sui libri e una bella punizione da parte dei suoi per essere stato rimandato a Settembre. Edd ovviamente si era offerto per aiutarlo, ma Kevin aveva rifiutato categoricamente, perché studiare con lui sarebbe stato impossibile. Double D non capiva il perché, in realtà, alla fine era sempre stato con tutti un buon insegnante, perché sarebbe dovuto essere diverso con lui? Non se ne capacitava.

Quel giorno, comunque, si sarebbero incontrati di nuovo. La meta era un posto fuori città: una piccola e modesta montagna dove si poteva passeggiare, girare per i boschi, fare campeggio e pic-nick, oltre a sciare nel periodo invernale sulle piste. Avrebbero preso la moto di Kevin per arrivarci, e visto che il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola, nessuno dei due si preoccupava di rientrare tardi a casa.

Stava sistemando con calma le ultime cose, Edd, controllando per la terza volta se nello zaino avesse portato tutto l’occorrente, mentre Kevin aveva appena parcheggiato la moto davanti casa sua: sostanzialmente muovendola di pochi metri visto che erano letteralmente vicini di casa.
Cercò di muoversi, controllando anche se nel portafoglio avesse messo abbastanza contante e dopo essersi infilato la giacca a vento nera, uscì in fretta di casa, chiudendo due volte a chiave. I suoi genitori non c’erano quasi mai a causa del lavoro, ed anche per questo, Edd, non aveva problemi a restare fuori fino a tardi o a invitare qualcuno a casa per passare un po’ di tempo in compagnia, sebbene erano rare le volte che invitava qualcuno.
Il motivo? Beh, Double D era una persona particolarmente studiosa e che in fondo amava stare per conto suo. Certo, c’era anche da dire che Edd non amava particolarmente trovare a fine giornata la casa in disordine e sapeva che invitare qualcuno, avrebbe solo comportato un impiccio a livello di ordine e anche di igiene. Sì, Edd era un tipo attentissimo anche alla pulizia della casa, oltre che quella personale. Odiava vedere gli strati di polvere sui mobili o impronte di scarpe fangose sul pavimento, lui semplicemente, non le tollerava. Kevin, infatti, le poche volte che c’era stato, aveva sempre trovato l’ambiente ordinato e rigorosamente pulito, non riuscendo a capacitarsi di come un ragazzo potesse mantenere da solo la casa in quel modo. C’era da dire, tuttavia, che quel ragazzo era Edd e quindi stupirsi di qualcosa del genere era davvero sciocco.

Si incontrarono fuori dal viale di casa di Edd, salutandosi con un cenno di mano e degli imbarazzanti “ciao”, che a Kevin sembravano così stupidi, un po’ come quella sensazione di nervosismo che lo invadeva ogni volta che incrociava quegli occhi blu intenso. Double D, alcontrario suo si sentiva eccitato all’idea di passare un pomeriggio diverso dagli altri e con a seguire un pic-nic quasi romantico su in montagna, dove avrebbero acceso un piccolo falò e messo per terra dei teli. Avrebbe tanto voluto chiedere a Kevin di fare un campeggio quella stessa estate, magari al mare o in un posto lontano dalla loro città. Certo, chiederglielo sarebbe stato sopra ogni modo imbarazzante! La sola idea di chiedergli di stare degli interi giorni insieme, era qualcosa che lo avrebbe messo fortemente a disagio.

“Allora, sei pronto?”

Gli chiese Kevin, passandogli il casco che avrebbe dovuto indossare. Edd lo prese ed annuì vigorosamente, sorridendo caldo e mostrando quel piccolo spazio tra i due incisivi, che caratterizzava tantissimo il suo sorriso. Lo trovava carino, Kevin, quasi illegale: un sorriso del genere faceva perdere almeno dieci anni di vita per quanto era dolce e bellissimo. Si chiese, senza nemmeno rendersene conto, che sensazione avrebbe potuto suscitargli passarci la lingua in mezzo.




Partirono subito dopo che Edd salì sopra la moto, stretto alla schiena del ragazzo alla guida e inclinato in avanti per non farlo sbilanciare, come se stesse cercando di fondersi a lui. Ci misero un’ora prima di arrivare alla meta tanto ambita e quando Kevin si parcheggiò, in una piccola piazzola, spense il motore, facendo scendere Double D per primo. Lo aiutò dandogli la mano, sentendo per un breve momento il calore che essa poteva avere e la morbidezza di quelle dita piccole e affusolate: esattamente l’opposto delle sue.
Scese anche lui, subito dopo, mettendo il cavalletto e prendendo da dentro il sellino il proprio zaino, mettendolo in spalla e riempiendo di nuovo il cestello con il casco di Edd. Il proprio lo legò per terra insieme al motore, usando la catena metallica che si portava sempre a presso. Si guardò intorno e si stiracchiò gambe e braccia, sbadigliando quando finì.



 “È un bel posto, vero?”



Chiese, avvicinandosi a Edd che stava osservando il panorama oltre la staccionata in legno. Si poteva vedere la città in lontananza, piccola e con le sue molteplici vie che venivano quasi delineate dalle case e dagli edifici che la componevano. Sorrise, annuendo, Double D, voltandosi verso Kevin e guardandolo in quel modo negli occhi.


"
Sì, lo è davvero tanto.”

Il ragazzo ebbe quasi un colpo al cuore quando gli sentì dire quelle parole, in un modo così dolce e candido che quasi lo spiazzarono. Si sciolse però, andando a ricercare timidamente la mano destra di lui, così da poter intrecciare le sue piccole dita con le proprie.

“Lo è ancora di più se ci sei tu qua.”



Double D si sentì le guance calde, mentre arrossiva a vista d’occhio, sgranando appena gli occhi per lo stupore di quelle parole. Kevin gli aveva appena detto che era bello essere lì con lui? Che era più bello quel posto grazie a lui? Non riusciva a pensare, a credere che quello davanti a sé, era lo stesso Kevin per cui da anni aveva una cotta. La cosa più sorprendente però era stato sentire la sua mano prendere la propria, in una stretta calda e intima.

Intrecciare le mani, è un gesto che solo gli amanti fanno. Un gesto che trasuda calore e amore, lasciando spazio a un’intimità che pochi possono davvero capire. Chi intreccia le dita di un’altra persona, sta unendo la propria anima alla sua: come se da quel momento in poi fossero un’unica realtà. Si tengono stretti, in un modo semplice e puro, che ormai è diventato di uso comune tra gli amici, ma che per chi ne apprezza davvero il senso, sa, che quel gesto, è la cosa più bella e romantica che si possa fare con la persona che si ama.

Kevin, si sentì terribilmente in imbarazzo nel vedere la sua reazione, ma cercò di non darlo troppo a vedere e con le guance altrettanto arrossate, continuò.

“Sai, questo posto è davvero speciale per me. Da piccolo mio padre mi ci portava sempre, facevamo lunghe scarpinate e a volte dei giri in bici, pedalando da casa a qua e da qua fino a casa. Tornavamo sempre sudati ahahah!”

Rise al ricordo della propria infanzia, mentre cominciava a tirare Edd verso di sé, che dopo quella piccola rivelazione sembrò rilassarsi di poco, sorridendo a sua volta insieme all’altro. Cominciarono a camminare lungo il sentiero e nel mentre Kevin continuò a raccontargli i ricordi che lo legavano a quel luogo: uno per uno, come se Double D dovesse venirli a sapere tutti.
Edd lo ascoltava, sorridendo e commentando di tanto in tanto quello che Kevin gli rivelava, trovando affascinante, sopra ogni modo, i suoi racconti e la sua maniera, a volte comica, di raccontarglieli. La tensione era praticamente svanita, non quanto l’imbarazzo e il battito che continuava imperterrito nella sua corsa, ma adesso tenersi per mano era quasi naturale ed entrambi amavano farlo.

Quando arrivarono in uno spazio in mezzo al bosco, dopo aver percorso per tutta la giornata le varie vie verdeggianti, Kevin si fermò allargando il braccio libero, esclamando un “Tadaaan” che fece comprendere a Edd che erano arrivati a destinazione.

“Faremo qua in mezzo il falò, che ne dici?”




“Oh! Penso sia davvero perfetto, ci sono un sacco di tronchi possibilmente comodi per sedercisi sopra.”



Kevin sorrise, per poi scuotere il capo e mettersi davanti a lui, sistemandosi con un colpo di spalla, meglio lo zaino. 


"
Scherzavo. Il posto dove voglio portarti è oltre quella quercia.”

Gli disse, andando a prendere l’altra sua mano con quella libera. Adesso la pelle di entrambi era leggermente sudata, calda e quasi appiccicosa, ma a nessuno dei due sembrava importare davvero. Edd si sentì le gambe molli e il viso caldo, mentre lo sguardo di Kevin era fisso nel suo. Gli occhi del ragazzo erano di un verde brillante, che però se si notava bene, andava a sfumare in alcune ramificazioni marroni, scurendosi verso la parte centrale, dove stava la pupilla. Sembrava un paesaggio montuoso, un manto verde cosparso di rocce e, l’unico che poteva completare quel paesaggio così intenso, era Edd.

Fece un passo in avanti Kevin, diminuendo la distanza tra loro e lasciando tuttavia uno stacco d’altezza piuttosto accentuato. Edd dovette alzare di poco il capo per poterlo continuare a guardare negli occhi, lasciando scivolare via dalle sue labbra quel sorriso caldo che fino ad allora si era dipinto sul suo viso.

“Quando sono arrivato in questo posto per la prima volta, avevo otto anni. Ricordo che allora non mi stavi particolarmente simpatico, ma nonostante questo ti ammiravo moltissimo.”

Cominciò a parlare, mentre Double D ascoltava in silenzio, curioso di sapere cosa gli avrebbe raccontato su quel luogo o su qualsiasi altra cosa che Kevin avrebbe voluto condividere con lui.

“Fu qua che trovai Charlie, il mio primo cane. Aveva sette anni, ed era stato abbandonato lì già da due giorni, legato con una corda proprio a quella quercia. Quando lo trovammo, io e mio padre, lo sciogliemmo dalla corda e con le mani a coppa gli demmo da bere. Era spaventato e triste. Ma nonostante questo riuscimmo a farlo bere e tranquillizzarlo. Subito dopo, mio padre tornò da solo giù a casa, così da poter prendere la macchina e venirlo a recuperare con quella. Restai solo con lui per circa un’ora e un quarto, accarezzandolo e parlandogli di quanto fosse stato bravo.”

Sorrise Kevin, sentendosi in imbarazzo nel ricordare quel giorno, ed alzando lo sguardo verso la quercia gli sembrò di poterlo vedere di nuovo lì, Charlie, legato a quel tronco.

“Era davvero bello, il pelo era lungo e tenuto bene, ma non sembrava essere lo stesso per la sua salute. Dopo averlo messo in macchina ci dirigemmo subito dal veterinario, che lo visitò in sala con mio padre. Io restai fuori. Sarei voluto entrare anch’io, ma mio padre aveva insistito che aspettassi fuori dalla sala. Non sapevo cosa stesse succedendo, ma sapevo che non era un buon segno e che con molta probabilità quello che sarebbe uscito da lì sarebbe stato straziante.”

Gli occhi gli si fecero lucidi, mentre le mani strinsero più forte quelle di Edd, che lo guardava, in silenzio, stringendo a sua volta quella presa. Lo sguardo di Kevin tuttavia era rivolto a quella quercia e lì sembrava voler rimanere.


"
Aveva un tumore ai polmoni e con molta probabilità chi lo aveva abbandonato era perché non poteva permettersi le cure e le spese per l’operazione. Mio padre però, nonostante le spese di casa e le difficoltà che c’erano, decise di prenderlo lo stesso, ponendolo da subito alle cure del veterinario. Passai ogni singolo giorno con lui, ogni istante, facendolo dormire sul mio letto e portandolo a giro quando non ero a scuola e giocando con lui, finché non arrivò il giorno dell’intervento. Lo aspettai fuori per ore e quando il dottore uscì mi guardo con un sorriso stanco, dicendomi: «Ce l’ha fatta, sta riposando, puoi tornare a casa adesso, domani mattina torna a prenderlo.»
Ero così felice di quelle parole che mi misi a piangere…ahahah… gli volevo bene, davvero tanto.”

La sua voce si fece più seria e lo sguardo si fece cupo, triste, mentre le mani allentavano la stretta su quelle di Edd.

“Durò solo un anno con noi, poi il tumore tornò e quando provarono a ri-operarlo, lui…non ce la fece, morì durante l’operazione.”

Calde e lente lacrime cominciarono a scorrere lungo le guance di Kevin, mentre la mascella si serrava stretta. Non riusciva a guardare Edd, non poteva, si sentiva così fragile, così rotto dentro…

Edd non disse niente, cercò di sopprimere le lacrime che si spingevano per uscire agli angoli dei suoi occhi, per poi lasciare la presa dalle sue mani. Lo abbracciò, andando a cingergli il busto con le braccia e poggiando la testa contro il suo petto, piangendo silenziosamente con lui.




Kevin non riuscì a dire a Edd dove avevano seppellito Charlie, ma lui lo capì lo stesso. Charlie era sepolto ai piedi della grande quercia, proprio dove Kevin lo aveva trovato per la prima volta, nel luogo del loro primo incontro.

   
 
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