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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    18/09/2015    1 recensioni
Incredibile quanto la guerra e la perdita possano sconvolgere la vita delle persone.
Ellie Nightshade e Henry Faircross lo sanno bene.
Nella prima guerra contro Valentine entrambi hanno perso tutto: la propria famiglia, la propria casa, le proprie certezze...
Quando Magnus Bane li porta via da Idris diretto all'Istituto di New York, sono ben consci che l'unica cosa su cui potranno fare affidamento sono loro stessi.
Per questo decidono di diventare Parabatai.
Perché avere un Parabatai vuol dire proteggersi a vicenda, amarsi incondizionatamente, essere amici, fratelli ed essere pronti a sacrificare tutto per la felicità dell'altro: essere una famiglia.
Quando la guerra mortale minaccerà di distruggere ogni cosa ancora una volta, i Cacciatori dell'Istituto di New York si ritroveranno a combattere non solo contro i Demoni evocati da Valentine e Sebastian - intenzionati a creare una nuova stirpe di Shadowhunters - ma anche contro quelli che si annidano nelle loro anime e dovranno essere pronti a perdere tutto pur di proteggere coloro che amano.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Turns to Ashes

XXIV
Tentazioni

 Un settimana dopo torno all’Istituto di New York insieme ai Lightwood, Henry, Magnus, Jace, Clary, Luke e Jocelyn.
 Andare ad Idris non è stato come mi aspettavo. Ho sofferto molto, sto continuando a soffrire e l’unica cosa che vorrei è che tutto finisse. Fra qualche settimana compirò diciott’anni e spero che almeno il festeggiamento del mio compleanno mi tiri su di morale.
 Appena arriviamo a casa mi chiudo in camera mia, mi faccio una doccia e poi dopo essermi cambiata mi rintano in biblioteca, non perché abbia voglia di leggere, ma perché so che Henry non ci viene mai e in questo momento più stiamo lontani meglio è.
 
 Sono seduta ad un tavolo da Taki, da sola. Non ho chiesto a nessuno di venire, volevo prendermi un po’ di tempo per pensare. Non voglio parlare con nessuno, nemmeno con Alec. Voglio solo rimanere sola con la mia confusione e il mio dolore.
 Sto mescolando il mio caffè da più di cinque minuti persa nei miei pensieri, troppo aggrovigliati e confusionali perché riesca a venire a capo di qualcosa.
 - Posso? - chiede una voce, distogliendomi dai miei pensieri.
 Mi volto e vedo dei famigliari occhi da gatto che mi osservano.
 - Ciao, Magnus. - lo saluto accennando un sorriso. - Certo, siediti. -
 Lui si accomoda di fronte a me e quando arriva la cameriera ordina una tazza di tè. Quando gli viene servita mescola e poi beve un sorso. Non sembra intenzionato a parlare, perciò comincio io.
 - Come mai sei qui? - domando bevendo un sorso del mio caffè ormai tiepido.
 Fa spallucce. - Volevo parlarti. - replica poggiando la tazza davanti a lui e intrecciando le dita sul tavolo.
 - Di cosa? -
 - Di te. - risponde.
 Aggrotto le sopracciglia. Di me?
 Lo vedo sospirare. - Ellie, vedo che non stai bene. - mi fa notare e io volgo lo sguardo. - Che succede? -
 Scuoto il capo.  - Nulla. È tutto a posto. -  lo rassicuro.
 - Certo, come no. - si lascia sfuggire.
 - Se stessi male lo sapresti. - mento.
 - Hai ancora avuto degli attacchi? - chiede tornando a bere un sorso di tè.
 Scuoto il capo. - No. La cura che mi hai dato funziona. -
 - Fortunatamente il veleno che Tom ti ha iniettato non era abbastanza per creare un effetto permanente. Gli serviva solo per debilitarti per il tempo necessario a ucciderti. - mi spiega.
 Annuisco.
 - Ma c’è qualcos’altro. - continua lo stregone e questa volta sono io a sospirare. - E scommetto che è qualcosa che riguarda Henry. -
 Mi volto di scatto e i miei occhi incontrano i suoi. - Come fai a…? -
 - È venuto da me. - risponde senza lasciarmi concludere.
 - Sei diventato il suo confidente? - chiedo. Non sono gelosa, ma mi sembra strano che Henry abbia deciso di parlare dei suoi problemi con qualcuno.
 - No. – dice. – È venuto per chiedermi se esiste un modo per rompere il vostro legame parabatai. - spiega.
 Abbasso lo sguardo. Cosa ha fatto? Vuole farsi beccare da Maryse? O ancora peggio, da qualche membro del Conclave?
 - Ellie? - mi chiama e io torno ad osservarlo. - Sei innamorata di lui? -
 - No. – sbotto. - Non voglio parlarne, Magnus. -
 Lui cerca i miei occhi. - Ellie… -
 - No. – insisto. - Non c’è nulla che si possa fare per cambiare. Siamo parabatai e i legami sentimentali sono severamente proibiti. -
 Magnus sbuffa  - Non devono per forza saperlo. -
 - Non ti ci mettere anche tu. - lo rimprovero. - Non possiamo fingere che non ci sia nulla e poi stare insieme all’oscuro di tutti, nascondendoci come dei criminali. -
 - Allora come pensate di uscirne? - domanda.
 - Continueremo a comportarci come abbiamo sempre fatto. - non c’è altro modo. Ma come fanno a non capirlo?
 - Così soffrirete entrambi. - asserisce sporgendosi leggermente verso di me.
 - Lo supereremo. -
 - Non credo. – afferma. - Se fosse una cotta passeggera Henry non sarebbe venuto da me per tentare di trovare un modo per rompere il vostro legame. -
 Abbasso nuovamente lo sguardo. Non possiamo stare insieme… Se ci scoprissero le conseguenze sarebbero catastrofiche. Non voglio che ci separino. Preferisco rimanere solamente sua amica, piuttosto che rinunciare a lui per sempre.
 - Non importa. – replico. - Adesso scusami, ma devo tornare all’Istituto. - mi alzo in piedi e dopo aver pagato esco dal locale diretta verso casa.
 
 Dopo aver indossato una T-shirt e degli shorts, mi dirigo verso l’armeria. Voglio allenarmi un po’, almeno riuscirò a distrarmi e a non pensare a tutti i problemi che mi tormentano.
 Prendo dei coltelli e mi avvicino al bersaglio dipinto sul muro di legno. Prendo in mano un coltello, lo sollevo sopra la testa, e muovo il braccio come se dovessi lanciarlo per prendere la mira. Quando sono sicura che la lama sia allineata con il bersaglio, la lancio con tutta la forza che ho. Il coltello si conficca nel centro del bersaglio. Sorrido e comincio a lanciare le altre quattro lame una dopo l’altra. Colpiscono tutte il bersaglio.
 - Complimenti. -  sento dire alle mie spalle.
 Mi volto e vedo che dietro di me c’è Henry.
 - Ciao. -  lo saluto.
 - Posso allenarmi con te? -  chiede.
 Sono tentata di dirgli di no. Non voglio stargli troppo vicino, non vorrei perdere di nuovo il controllo, ma è solo un allenamento, che può succedere? Alla fine, quindi, annuisco.
 - Certo. -
 Prendiamo due spade e ci mettiamo al centro della sala.
 Quando cominciamo a combattere, mi sento meglio, come se nulla fosse successo tra di noi. Mi sembra di avere ancora tredici anni, quando eravamo appena diventati parabatai e ci allenavamo insieme.
 Scaglio un fendente e lui lo para senza problemi; poi è il suo turno di attaccare. Solleva la spada e la fa ricadere dall’alto, io sollevo la mia e paro il colpo facendo roteare la lama e spingendo la sua lontano, che cade sul pavimento con un clangore metallico.
 Sorrido. - Hai perso. - dico puntandogli contro la mia arma.
 Lui sorride malizioso. - Non credo proprio. - si avvicina a me, ma dato che non posso colpirlo con la spada, mi volto e tento di scappare trattenendo a stento le risate.
 Lui ridendo mi afferra per i fianchi e mi blocca.
 La mia spada cade a terra e quando mi volto i miei occhi incontrano i suoi. Indietreggio, ma Henry non mi lascia andare, continua a cingermi i fianchi con le braccia e segue i miei movimenti tentando di non pestarmi i piedi o farmi male.
 - Adesso anche tu sei disarmata. – dice. - E sai che nel corpo a corpo il migliore sono io. -  
 Ha ragione: nel corpo a corpo vince sempre lui. Non sono mai riuscita a batterlo, è troppo forte per me che sono troppo magra per riuscire a tenergli testa. Alla fine finisco sempre per farmi male, mentre lui gioisce per aver vinto.
 Mentre indietreggio le mie gambe incontrano il materasso che usiamo per allenarci e perdo l’equilibrio. Cado sulla schiena tirandomi dietro il mio parabatai, sento il suo corpo aderire al mio e i nostri occhi si incatenano.
 Il mio respiro accelera quando sento le sue mani percorrermi i fianchi. I nostri volti sono così vicini che posso sentire il suo fiato sulle mie labbra e sulle mie guance. Ha degli occhi così belli… Gli sfioro le labbra con le dita per poi farle salire fino ai capelli ai quali si intrecciano.
 Henry preme le sue labbra sulle mie, cercandole con voracità. Sento la sua lingua accarezzare la mia e subito mi ritrovo a rispondere al bacio. In questo momento l’unica cosa che desidero è abbracciarlo, stringerlo, baciarlo…
 Gli circondo la vita con le gambe per far sì che i nostri corpi siano ancora più vicini; le sue mani salgono dai miei fianchi alle mie braccia e poi al mio volto dove si soffermano per accarezzare la mia pelle ormai bollente. Sento le labbra di Henry sul mio collo, sulla clavicola e poi nuovamente premere sulle mie. Gemo contro la sua bocca e quando sento le sue mani sull’orlo della mia maglietta inarco la schiena. Sento i suoi polpastrelli sfiorarmi la pelle della schiena facendomi rabbrividire.
 Qualcosa dietro di noi cade a terra producendo un clangore metallico fortissimo. Ci fermiamo e ci voltiamo per vedere chi è entrato in armeria e per prepararci a giustificare ciò che ha visto. Una figura piccola si muove nell’ombra, salta sulla panca e si siede.
 Church. Quel gattaccio muove la coda lentamente e ci osserva leccandosi i baffi, fiero di averci interrotti.
 - Maledetto gatto. -  ringhia Henry.
 Senza perdere tempo libero Henry dalla mia presa, mi allontano da lui e scatto in piedi. Non dico una parola, semplicemente mi volto e me ne vado. Non voglio parlare, non voglio nemmeno pensare di aver perso il controllo di nuovo. Che stupida che sono!
 - Ellie! - mi chiama lui venendomi dietro. - Ellie, aspetta! - mi afferra per un braccio costringendomi a voltarmi.
 - No, Henry, ti prego… - protesto tentando di liberarmi dalla sua presa.
 - Ellie, va tutto bene, era solo Church… - mi rassicura con un sorriso.
 Io scuoto il capo. - E se fosse entrato qualcun altro? -
 - Non è successo. -  
 - Ma sarebbe potuto accadere. Pensa se fosse entrata Maryse! - sento rizzarsi i capelli sulla nuca. Ci avrebbe denunciati al Conclave.
 Lui scuote il capo. - La prossima volta staremo più attenti. - afferma.
 Indietreggio.  - La prossima volta? - chiedo allibita. - Non ci sarà una prossima volta, Henry. -
 - Ellie… -
 - No, Henry. - lo blocco sollevando una mano per tenerlo lontano. - È tutto sbagliato. Siamo parabatai, non possiamo… -
 - Perché no? – chiede. - Io ti amo. -
Il mio cuore perde un battito. - No, Henry… - dico senza fiato. Sento lo stomaco aggrovigliarsi e contorcersi dentro di me. Perché mi fa quest’effetto? Quando Tom aveva detto di amarmi, anche se stava mentendo, non avevo mai provato una cosa del genere.
 Mi prende una mano e con l’altra mi accarezza una guancia. - Sì, ti amo. -
 - Smettila, ti prego. Non rendere tutto così difficile… - sussurro. Se continuerà così non riuscirò a dimenticare e andare avanti. Sento il sangue affluire alle guance e il cuore pulsare in ogni parte del mio corpo. Potrei svenire da un momento all’altro.
 - Non è difficile. – replica. - Non reprimere ciò che provi, Lea. -
 - Non provo nulla. - affermo decisa. Devo fargli cambiare idea anche a costo di ferirlo. Anche a costo di farmi odiare. Sto mentendo a lui, ma soprattutto a me stessa: in fondo so che lui ha ragione.
 - Stai mentendo. - dice come se mi avesse letto nel pensiero.
 Scuoto il capo e sospiro. - No. -
 - Sì, invece. - insiste. - Altrimenti non reagiresti così ogni volta che mi avvicino. -
 Oh, Henry, non sai quanto hai ragione… È tutto vero. La vicinanza di Henry mi fa sentire così bene, così al sicuro… ma è sbagliato. Terribilmente, ingiustamente sbagliato. Non vorrei doverlo reprimere, vorrei poterlo baciare, accarezzare, anche solo sfiorare e invece non posso. Non devo.
 - No, Henry. - mi impongo tentando di mantenere la voce ferma. - Adesso basta. Devi finirla. -
 - Ti prego, aspetta… - mi implora.
 Lo interrompo. – No! – sbotto. – Non potrà mai esserci nulla fra noi. –
 - Non se troviamo il modo per rompere questo legame. -
 - Non esiste un modo! - esclamo. In realtà ci sarebbero dei modi, ma sono tutti troppo pericolosi, rischieremo di morire e io non voglio perderlo.
 - Lea… -
 - Basta! - strillo esasperata. - Basta! Non capisci che mi fai soffrire? Non possiamo, Henry! Ti ho già spiegato che non è possibile. Possiamo essere solo amici. - concludo, mi libero dalla sua presa con uno strattone e prima che possa vedere le lacrime rigarmi le guance mi allontano.
 
ANGOLO DEL MOSTRICIATTOLO CHE SCRIVE
Hello, everyone! Rieccomi qui con il 24esimo capitolo della mia long.
Fatemi sapere cosa ne pensate, non credo ci sia nulla da spiegare… ;)
A presto, Eli
   
 
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