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Autore: Generale Capo di Urano    18/09/2015    1 recensioni
[IceLat]
"Un uomo non si sente mai completamente a suo agio, se non ha un bicchiere davanti a sé" (Jerome Klapka Jerome)
Entrò in classe, gettando malamente la cartella a terra e crollando sulla sedia, facendola scricchiolare in maniera fastidiosa. Crollò con il capo sul banco, nascondendosi dietro alle braccia incrociate e continuando a bofonchiare lamentele incomprensibili, riuscendo a distogliere l’attenzione del compagno al suo fianco dal romanzo che stava leggendo.
- Vedo che ti sei svegliato bene…
- Ah, chiudi il becco, Puffo!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Islanda, Lettonia/Raivis Galante, Norvegia, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"La sorte del timido non è felice. Gli uomini non lo possono soffrire, le donne lo disprezzano,
e lui si disprezza e non si può soffrire”

(Jerome K. Jerome) 



“Le istruzioni genetiche per la sequenza di amminoacidi di una catena polipeptidica sono scritte nel DNA e nell’RNA sotto forma di una serie di “parole di 3 lettere” chiamate codoni. La corrispondenza tra triplette e amminoacidi è detta codice genetico ed è universale poiché…”

Il libro cadde a terra con un tonfo sordo.
Raivis rimase straiato, un braccio penzolante giù dal letto, l’altro appoggiato sulla fronte, gli occhi puntati sul soffitto bianco.
Sospirò; non riusciva a studiare…lui, non riusciva a studiare!
Sulla scrivania, centinaia di foglietti abbandonati a loro stessi, contenenti versi che mai nessuno avrebbe dovuto leggere. Sulla bacheca, tra mille post-it, spiccava un pezzo di carta che gli ricordava di recarsi in biblioteca alle tre e un quarto di quel pomeriggio. Con Emil.
Avrebbe fatto finta di nulla? Ovviamente! Che altre opzioni aveva?
Si ritrovò a fissare, con occhi vacui, la vecchia fotografia precariamente collocata sul comodino, tra un’abat-jour con il paralume a fiori, un libro di Flaubert e la statuina di un cagnolino proveniente da chissà dove.
Una donna di poco più di vent’anni con un’abbondante seno salutava da una terrazza, sporgendosi oltre i vasi dei gerani, un dolce sorriso stampato in volto; un fermaglio le teneva in parte la frangetta bionda.
Sorrise appena. Di lei non ricordava quasi nulla, eppure era certo che l’avrebbe capito.
Si rialzò a fatica, stiracchiandosi: era ora di andare.
 
 

- Tu lo sai che tutta quella liquirizia ti farà salire la pressione a mille, vero?
Emil borbottò qualcosa di incomprensibile, gli occhi sempre puntati sul volume aperto sopra al tavolo di legno. – Mi aiuta a concentrarmi- bofonchiò, la rotella nera ancora tra i denti.
L’amico ridacchiò, facendo arrossire di vergogna il norvegese. – Ehi, mi prendi in giro?
Era così dolce quando arrosiv- ma cosa andava a pensare!
L’albino osservò perplesso il compagno scuotere la testa e mugugnare tra sé e sé.
Scrollò le spalle, tornando alla lettura. – Certo che è una fortuna avere il professor Bonnefoy come insegnante di letteratura…
- Che intendi dire?
- Oh, andiamo, hai idea di quanto tuo padre faccia sgobbare? Mio fratello a volte non esce di casa per giorni-non che di solito esca spesso, ma…
- Come se tu fossi una persona molto socievole.
- Senti chi parla! In ogni caso, sono felice di non averlo come professore. Senza offesa.
- Ah, tranquillo.
Il biondino girò una pagina, appoggiando la guancia sul pugno chiuso; Emil fissò l’orologio che aveva al polso, con aria annoiata.    
Rimasero in silenzio per qualche minuto, chini sui libri.
Mathias diceva sempre che erano gli unici due ragazzini in grado di studiare assieme senza distrarsi con chiacchiere inutili. Era anche per quello che erano diventati amici: entrambi tendevano a starsene in disparte, parlando poco, lasciando che fossero gli altri a discutere.
Beh, Raivis almeno ci provava ad esprimere le proprie opinioni, ma considerato che la maggior parte delle volte che apriva bocca diceva cose “sbagliate”, spesso preferiva rimanersene in un angolo a leggere romanzi rosa.
L’amico non gliene faceva una colpa: semplicemente, era troppo sincero. Alla gente non piace sentirsi dire la verità.
- Scusate, ragazzi, ma stiamo chiudendo.
Lo sguardo stupito del russo fece capire ad Emil che non si era minimamente accorto dello scorrere del tempo.




- Allora, esci con me stasera?
- No.
- Perché no?
- Perché no.
- E allora cosa sono venuto a fare?
- Devo saperlo io?
Lukas non lo degnò di uno sguardo, tenendo ostinatamente la testa abbassata sul quaderno degli appunti. Come facesse a studiare con il sottofondo di un danese iperattivo era un mistero.
Erano circa quarantacinque minuti che Mathias perseverava nel suo tentativo di convincere il norvegese a staccarsi dai libri e a concedergli l’onore di un appuntamento, quarantacinque minuti in cui l’apatico diciannovenne l’aveva bellamente ignorato.
Stava praticamente diventando una gara a chi sarebbe resistito più a lungo. Si prospettava un lunga battaglia, a meno che a qualcuno non fosse venuta un’idea geniale.
Il maggiore ghignò, avvicinandosi lentamente allo studioso; gli sfilò velocemente il quaderno da sotto il naso, con il risultato di far lasciare al ragazzo una lunga riga di inchiostro che si allungava fin sul tavolo.
Lukas si bloccò.
- Ehi…vuoi vedere una bella cosa?
Il danese fece un sorriso che andava da un orecchio all’altro. – Certo! Cosa?

Emil alzò il volume del televisore, sbuffando sonoramente. Dalla cucina continuarono a provenire strani suoni soffocati.
- Ow! Oww! No! Mi dispiace! Waaa, no, non lì, ti prego!
“Oh, per l’amor del cielo!” Il sedicenne nascose la testa sotto i cuscini, cercando di ignorarli.
- Ehi, c’è un minorenne qui!
La porta si aprì, mostrando un Mathias tutto pesto e zoppicante; il giovane crollò sul divano accanto a lui, guaendo come un cane bastonato.
- Oww…non credevo che un semplice diario potesse procurare…tanto dolore…- gemette, mentre tentava di massaggiarsi la testa, con l’unica conseguenza di riuscire a sentire ancora più male. – Ah-ahiahi, le costole… Ma è sempre così?
Il ragazzino scrollò le spalle, ostentando indifferenza. – Solo se qualcuno lo infastidisce.
- Quando ha imparato il judo?
- Ha frequentato dei corsi per qualche anno- Emil spense la TV. – Meglio non interromperlo quando fa qualcosa.
Uno strano luccichio balenò negli occhi del più grande, che con un grande sorriso lo prese per le spalle, scuotendolo con forza. – Ma certo!
L’albino avvampò, mostrando una faccia che doveva sembrare seccata. – Ma certo cosa?
- Emil, mi devi fare un favore... Un favore super-importante!
- Eh? C-che favore?
Il minore lo fissò nervoso congiungere le mani davanti al viso. – Ti prego! Aiutami a conquistare tuo fratello!




Ivan Braginski era insolitamente sereno quel giorno.
Raivis l’aveva pure sentito fischiettare, prima, ai fornelli; aveva fatto i pirožki quella sera. Erano anni che non faceva dei pirožki.
In quel momento se ne stava rilassato sulla vecchia poltrona rossa, leggendo Il cavaliere di bronzo,  il volto calmo e angelico. Il ragazzino si chiese come facesse a leggere certe storie senza deprimersi.
Da circa cinque minuti lo osservava sfogliare le pagine, Madame Bovary abbandonato mollemente sulle sue ginocchia. 
Sembrava contento.
L’uomo sembrò accorgersi di essere fissato e alzò lo sguardo. – Tutto bene?- il più delle volte, Raivis non si sarebbe fidato della tranquillità che egli mostrava; eppure c’era qualcosa di diverso quel giorno.
Si limitò ad annuire nervosamente, colto sul fatto, per poi tornare ad abbassare gli occhi sul libro.
- Madame Bovary, eh?- il tono di Ivan sembrava divertito. – Sai, una volta, in sala professori, Bonnefoy ha chiesto al professor Vargas che opinione avesse di quel libro…
Il figlio tornò a guardarlo, sorpreso. – E lui cosa ha risposto?
- Che leggere di zoccole non serve a niente, con le prostitute ci si deve andare!
Raivis si bloccò a bocca aperta, mentre l’uomo rideva cristallino al ricordo. Rimase basito per un paio di secondi, prima di unirsi alla sua risata così aperta e inusuale.


















Angolino delle scuse
Mi dispiace, perdonatemi! Sono in ritardo ritardissimo! T^T
Le idee non mi mancano, è metterle giù il problema ç.ç sventura a te, blocco dello scrittore! *da leggere alla
Dott. Doofenshmirtz*
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbia deluso le vostre aspettative^^
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e hanno messo la storia tra le preferite (di già o.O)/seguite/ricordate!
Non so quando aggiornerò, considerato che ora ci si mette anche la scuola T^T ma spero di non essere troppa lenta...dovete avere pazienza con me, mi dispiace davvero...
Norberto: e invece no, devono odiarti perché sei una brutta persona.
Zitta inutile coscienza! 
Hem hem, comunque, vi ringrazio per la lettura e vi saluto, moi moi! :3












 
 
   
 
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