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Autore: Alice_Scarlettisoverated    20/09/2015    3 recensioni
E se gli dei esistessero veramente? Come sarebbero nel ventunesimo secolo? E se l'affascinante musicista di strada che ti ammicca da dietro un paio di occhiali da sole fosse uno di loro?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Ares, Artemide, Atena
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incest
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Mi chiamo Leonida Yang, per gli amici Leo. Nato il 25 marzo, Ariete, sono il prodotto della relazione infruttuosa di un imprenditore inglese e una cameriera italiana; i miei hanno divorziato quando avevo nove anni e io mi trasferii a Roma con mia madre. Al momento vivo a Dublino con la mia migliore amica e suo fratello.

Questo era quello che mi ripetevo ogni volta che Cynthia ne combinava una delle sue. Lo chiamavo il metodo Katniss Everdeen, non solo perché sembravo la protagonista di Hunger Games che cerca di mantenere la salute mentale dopo l’edizione della memoria, ma anche perché anche la mia migliore amica sembrava proprio la ragazza di fuoco ogni volta che tirava fuori il suo magico arco e le sue frecce d’argento. Probabilmente al metodo Katniss avrei dovuto aggiungere la frase ‘’la mia migliore amica è la dea della caccia e della verginità’’; si, la parte della verginità va sempre specificata, perché quando sei uno sfigatissimo ventiquattrenne gay vergine, fa piacere sapere che c’è chi sta messo peggio di te. Se non fosse che Cynthia non si vergognava affatto della sua castità, anzi la difendeva orgogliosamente. Effettivamente, ero nascosto sotto il tavolo del pub proprio perché era un po’ troppo orgogliosa nel difenderla. Ma torniamo indietro di qualche ora, prima del tavolo.

Era un normalissimo pomeriggio piovoso, e come nostra abitudine lo stavamo passando al pub; una tattica come un’altra per integrarsi tra i nativi. E poi Cynthia, che lavorava come ostetrica in ospedale, aveva appena fatto nascere due gemelli, e da gemella questo la metteva di buon umore. Ce la stavamo spassando, eravamo appena alla terza birra, quando è entrato lui: alto, biondo, spalle larghe e non voglio nemmeno cominciare a parlare dei bicipiti. Ma la cosa più incredibile erano i suoi occhi, di un blu talmente intenso da sembrare elettrico. E il modo in cui quegli occhi saettarono letteralmente su di noi non appena il tipo mise piede nel locale. Quasi sicuramente io avevo una faccia da pesce lesso, mentre Cynthia era di spalle. Fu come se lo sentisse, lo sguardo di lui sulla schiena, e si voltò anche lei. Per un momento persino io riuscì a percepire le scintille nell’aria, ma dopo appena un secondo la mia amica tornò a focalizzarsi su di me, come se nulla fosse accaduto. L’istinto mi disse che se in circostanze normali avrei sproloquiato per mezz’ora sulle cose che mi sarei fatto fare da un uomo del genere, questa volta era meglio tacere. Tutto tornò alla normalità per circa 15 minuti; poi cominciarono ad arrivare i drink. Uno, due, non potevamo certo lamentarci finché bevevamo gratis. Quando ad un certo punto insieme ai drink arrivò anche il biondone con gli occhi blu.
-Salve, milady-
Eleganza medievale, io mi sarei già tolto le mutande. Ma come ho già detto, castità.
Si sedette al nostro tavolo, talmente vicino a Cynthia che se lei si fosse voltata i loro nasi si sarebbero toccati. Oh e naturalmente mi ignorò del tutto.
-Buonasera- replicò lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
-Ehilà!- mi inserì io, sventolando una mano in faccia al Biondone. Non sono il tipo che si lascia ignorare come se niente fosse. –Grazie per i drink!-
-Lieto che fossero di vostro gradimento- mi rispose lui con un leggero cenno del capo. Aveva i capelli raccolti in una coda, ma alcune ciocche gli ricadevano sul viso. Le mutande a terra.
-Oh si abbiamo..-
-Che cosa vuoi?- mi interruppe bruscamente Cynthia. Le mollai un calcio da sotto il tavolo; lei mi lanciò una delle sue occhiate da ‘come osi colpire una dea miserabile omuncolo’, ma ormai la conoscevo abbastanza bene da sapere che non mi sarei ritrovato una freccia in mezzo agli occhi solo per quello. Mentre ci scambiavamo sguardi di fuoco, il biondone ridacchiò:
-Sei un tipetto scontroso eh?-
Poi fece il grandissimo errore di mettere una braccio attorno alle spalle della mia irritabile amica.
-Mi piacciono le tipe scontrose- le disse piantandole un grosso bacio sulla guancia. Vi chiederete se, essendo amico di una divinità, mi capiti ancora di pregare. Sappiate solo che, per quanto il convivere con le gemelle Olsen dell’Olimpo abbia in parte minato le mie convinzioni spirituali, in quei cinque secondi implorai con tutto me stesso che per una volta quella stronza irascibile della mia migliore amica lasciasse correre. Ovviamente no.
Il movimento fu troppo veloce per essere seguito a occhio nudo: so solo che un momento prima il tipo era li con un ghigno da imbecille stampato in faccia, e il momento dopo aveva il pugno di Cynthia stampato in faccia. Credo ci sia un tacito accordo tra gli dei che li impedisca di rivelare la loro vera identità ai mortali, ma dopo aver ricevuto un pugno del genere da una ragazza pallida e gracilina Biondone si stava probabilmente ponendo delle domande, sempre se non era svenuto. O morto. Sicuramente era a gambe all’aria. E sorprendentemente vivo, stando alla fragorosa risata. Un paio di teste si voltarono a guardarci, ma non catturammo a lungo il loro interesse. Benedetti irlandesi già ubriachi alle sei del pomeriggio.
-Sei decisamente il mio tipo- si rimise in piedi Biondone, asciugandosi il sangue dal naso sulla mano.
-E tu decisamente non sei il mio, porco-
Cynthia era furiosa, il respiro accelerato e gli occhi ridotti a fessure. Io non capivo in primis come fosse possibile che Biondone si fosse già rimesso in piedi, e secondo perché lei reagisse in modo così esagerato. Non era il primo uomo che la provocava o che cercava di portarsela a letto.
-Mi hai sentito appena sono entrato, vero?- continuò lui senza darle ascolto. Lei sbuffò, ma rispose:
-Non è che ti stessi proprio nascondendo-
-E perché dovrei?- le sorrise Biondone. Se possibile, Cynthia si incazzò ancora di più. Io continuavo a brancolare nel buio.
-Quelli come te li conosco bene- disse all’improvviso lei con una voce di velluto. Si alzò e sinuosa come una gatta andò a spalmarsi sul suo torace muscoloso. Le mie sopracciglia schizzarono alla velocità della luce; castità un paio di palle. Cynthia tirò indietro la testa scuotendo la chioma di riccioli ramati e gli sussurrò nell’orecchio:
-Figli di papà arroganti bravi solo a parole-
Ed eccoci arrivati al punto del tavolo. Non so se fui effettivamente io a scivolarci sotto grazie a dei riflessi fulminei latenti o se fu Cynthia a spingermici con un qualche potere telecinetico da dea, ma se fossi rimasto seduto sarei finito quasi sicuramente fritto. Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, il viso di Biondone si contorse, tutti gli apparecchi elettrici si sovraccaricarono, le lampadine esplosero e una specie di folgore percorse tutto il pub. Fu abbastanza perché anche i più sbronzi andassero nel panico, e mentre la gente cominciò a urlare e a darsela a gambe, io sbirciai nel buio dal mio nascondiglio. Benché non riuscissi a distinguere i dettagli, riconobbi subito lo scintillio dell’arco d’argento  di Cynthia.
-Sei proprio un idiota- la sentì dire a denti stretti.
-E tu sei una gran bella, com’è che dicono i mortali? Ah si, stronza- rispose Biondone –Sei la dea di questo? Della stronzaggine?-
Avrei riso se non fossi stato un tantino terrorizzato. Non augurerei a nessuno di trovarsi nel mezzo di uno scontro tra dei.
-Forse se ti piantassi una freccia nel cranio ti sarebbe più facile capirlo, dio del tuono-
Per tutta risposta, un rombo tremendo scosse l’edificio. Cynthia tese l’arco, e da quella distanza, Biondone non aveva scampo. Lo vidi togliersi dal collo un ciondolo, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, un dardo d’argento gli strappò di mano la catenina. Imprecò sonoramente, mentre Cynthia, un sorriso soddisfatto sul viso, aveva già incoccato un’altra freccia, stavolta puntata al petto. Per due secondi la tensione nell’aria divenne insopportabile, poi proprio mentre l’arciere era in procinto di scoccare ci fu un lampo di luce accecante, e io che già porto gli occhiali feci ciao ciao ad un altro paio di gradi.
-Però, l’atmosfera qui dentro è caliente-
Fino ad allora non avrei mai pensato che sarei potuto essere felice di sentire una delle battute idiote di Delio.
-Tu stanne fuori- disse immediatamente Cynthia, tenendo ancora sotto tiro Biondone.
-Sei troppo permalosa sorellina-
-Non chiamarmi sorellina!-
-Siete fratelli?- s’intromise Biondone.
-Non sono affari tuoi, maiale-
-Gemelli per la precisione. Deduco che tu sia quello che c’ha provato con lei; bei capelli. Hey Leo! Che ci fai sotto il tavolo?-
La mia testa fece capolino tra le sedie.
-Ciao Lio. È una lunga storia…Te l’ho mai detto che detesto gli dei?-
Delio e Biondone si fecero una grossa risata, e persino Cynthia, dopo un sospiro esagerato e una melodrammatica alzata d’occhi al cielo, finalmente abbassò la sua arma. Gli dei sono fatti così, cambiano umore come cambia la marea.
-Significa che posso uscire? Ho un crampo che mi sta uccidendo!-
Mentre strisciavo fuori dal mio antro Biondone, apparentemente perso ogni atteggiamento belligerante, s’inchinò e disse:
-Mia signora, chiedo scusa per essermi rivolto a voi con termini non adatti a qualcuno del vostro rango e bellezza-
-Oh intendi quando mi hai chiamato bella stronza?- ribatté Cynthia, però se la rideva sotto i baffi.
-Come hai chiamato mia sorella?!- s’infervorò Delio. La ragazza lo zittì con un gesto della mano.
-Anche io mi scuso, mio signore, per aver reagito con troppa veemenza alle vostre provocazioni… e per il pugno in faccia-
-Nessuna donna mi aveva mai picchiato così- ammiccò Biondone –Posso chiedere qual è il vostro nome? Non mi avete mostrato indizi a sufficienza perché possa  riconoscervi-
-A condizione che la smettiamo di darci del voi. Dopo il putiferio che abbiamo scatenato per insultarci quest’ostentazione è ridicola- ridacchiò lei –Il nome a cui rispondo ora tra i mortali è Cynthia, ma è solo uno dei miei epiteti. Forse ti sarà più familiare quello di Artemide-
A Biondone s’illuminarono gli occhi: -Dea delle creature selvagge- poi a giudicare dall’espressione di orrore che assunse dovette ricordare anche la parte della verginità e tutto il resto.
Curiosamente si voltò verso di me, come a chiedere conferma. E siccome sono un idiota gli feci un occhiolino alquanto eloquente.
–Sono mortificato- si scusò ancora -Probabilmente hai già capito chi sono ma permettimi di presentarmi ufficialmente, il mio nome è…-
-Thor! Figliolo!-
Per la terza volta nell’arco di cinque minuti l’espressione di Biondone cambiò, passando sta volta al decisamente incazzato.
Ora infatti accanto a Delio c’era un vecchietto dall’aria barcollante, due grossi corvi sulle spalle e una buffa benda da pirata sull’occhio destro.
-Oh eccoti qui nonno! Sorellina, permettimi di presentarti il signor Ubriacone, anche conosciuto col nome di Odino, lui è il padre di Thor-
Eppure Biondone non sembrava molto entusiasta di rivedere il suo papino.
-Cosa sei venuto a  fare, vecchio?-
Di fatti.
-A evitare che la tua impulsività causi una faida tra dei!-
-La faccenda è stata risolta, non ho bisogno del tuo aiuto-
Grazie alla mia precedente esperienza sotto il tavolo, sapevo che il rombo di tuono non era un buon segno.
Cercai lo sguardo di Cynthia, perché dopo una rissa da bar tra divinità non ero davvero in grado di affrontare una crisi padre-figlio. Io guardai lei e lei guardò Delio, perché nelle relazioni interpersonali noi facevamo schifo.
-Che ne dite di…venire a parlarne a cena a casa nostra?-
-Doh!- esclamammo all’unisono io e Cynthia con un epico face palm. Come ho già detto, odiamo le interazioni sociali. Delio ci puntò addosso i suoi occhioni gialli da cucciolo.
-Siiii…è un’idea…splendida!- dissi io con uno sforzo.
-E’ un’idea di merda- sputò Cynthia. Delio sospirò ma Biondone rise.
-Si credo che rifiuterò- disse con un’alzata di spalle, anche se era chiaro che era molto teso. Evitava con troppa attenzione di guardare in direzione di suo padre.
 –Tuttavia, mi piacerebbe rivederti, per fare ammenda. Magari a cena? Potresti darmi il tuo numero?- domandò sfacciato.
Ora vi chiederete perché gli dei si scambiano i numeri di telefono. Anche io. Cynthia stava già per rifiutare quando suo fratello esclamò:
-787 500 342, lavora all’ospedale tre volte a settimana la mattina e tre la notte ma il giovedì ha la giornata libera-
-Fantastico, è il giorno di Thor!- il sorriso di Biondone era talmente abbagliante che mi ci sarebbero voluti un paio di occhiali da sole –Allora ci vediamo giovedì!-
-Si…a giovedì- ma Cynthia aveva lo sguardo fisso sul fratello, e di nuovo una freccia incoccata.
Dunque restava solo da vedere cose volesse fare il vecchio monocolo. L’attenzione si spostò su di lui.
-Ce l’hai da bere?- chiese rivolgendosi a Delio.
-Hai visto con chi vivo?-
-Allora io vengo- annuì infine il padre di tutti.
Cynthia sbuffò di nuovo, intercettando lo sguardo di Thor, che mormorò ‘scusa’, facendola sorridere.
-Bene, allora mettiamo a posto questo posto e andiamo- e con uno schiocco di dita Delio ripristinò l’impianto elettrico e fece sparire i segni di bruciature.
-Dei ricordi dei mortali mi occupo io- disse invece Odino.
Fuori dal locale Thor ci salutò, persino me, ma non degnò suo padre nemmeno di uno sguardo. Cynthia gli diede una gran pacca sulla spalla e disse: -Ci si vede giovedì, playboy-
-Beh, almeno non è più ‘porco’ o ‘maiale’- ridacchiò lui allontanandosi. Io mi presi un ultimo momento per ammirare le sue toniche chiappe divine prima di accodarmi alle altre tre divinità che camminavano di fronte a me, pensando a cosa potevo cucinare ad uno come Odino. Ebbi la sensazione di essere osservato e mi voltai: appollaiato su un muretto c’era un gatto, il pelo nero e lucido, e mi fissava con svegli occhi verdi. Ripensandoci, avrei dovuto prendere a calci quella bestiaccia allora.
-Quiii micio, micio, micio!-
Il felino si alzò e mi snobbò alla grande. Non ci diedi peso e me ne andai, dimenticandomi dell’episodio.
Ripensandoci, avrei proprio dovuto prenderlo a calci.
   
 
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