Dream of You
Noi
siamo insieme e ciò che voglio è qua
il mondo passa e va introno a me
così vicini solo io e te
il mio destino sei tu
ed io vorrei che non finisse mai
l'intesa tra di noi e la magia
io nn credevo alla fantasia
ma so che ora sei mia
quello che voglio
è stare con te
Cosi
vicini
Il vento sembrava quasi ululare quella
gelida notte, gettando raffiche impazzite contro le imposte delle case e contro
le porte, facendole cigolare e gemere in modo sinistro.
Lo specchio di luna visibile in cielo proiettava
la sua luce argentea sulle strade e nei giardini, schermata a tratti da
minacciosi banchi di nuvole livide di pioggia.
Alzando gli occhi si restava ipnotizzati da quell’ occhio
di strega che sembrava guardare tutti minacciosamente, come se stesse spiando
da un buco della serratura l’intero mondo.
Nemmeno le stelle allietavano la volta
celeste, con il loro scintillio di sogni e idee di vite lontane, forse
intimidite, forse semplicemente indifferenti.
Celati a quello sguardo indiscreto, due
giovani ragazzi erano accoccolati davanti a un caminetto caldo e scoppiettante,
nella penombra di una stanza.
Le fiamme vivaci gettavano bagliori aranciati
sul divano in pelle marrone, sul chiaro pavimento di marmo, su una cesta, colma
di legna e fogli di giornale e sui profili degli innamorati, in un bizzarro
gioco di chiari-scuri.
Il resto della camera era nella più
completa oscurità, intervallata solo dalla luce di un fulmine lontano, preludio
di un violento temporale. Le due figure sul divano si strinsero al rombo che
segui, dopo poco, lo sprazzo di luce.
Il ragazzo allungo una mano per togliere un
ricciolo biricchino che era scivolato sul viso della sua compagna.
“Tra poco scoppierà un temporale” Ovvia
la sua constatazione, ma detta in modo cosi dolce nell’intimità che si era
creata, da strappare un sorriso alla ragazza che gli era sdraiata sopra.
“Lo so,
Amore. Per fortuna, siamo al riparo. Cosa si può desiderare di più? Siamo al
caldo, davanti al caminetto. E soprattutto, siamo insieme a
goderci questo momento.” terminò la frase, con il sorriso ancora ad incurvagli
le labbra.
La mano del ragazzo si spostò dalla sua nuca,
fino a posarsi con fermezza sul suo fianco. Lei socchiuse gli occhi, come un
gatto appagato e rilassato.
“Bè, io
qualcosa in più la desidererei…” replicò con un sorriso malizioso e
impertinente allo stesso tempo.
Subito una piccola bocca andò a
mordere un lembo di pelle che il collo della sua maglia lasciava scoperto,
stringendo con decisione.
“Ahi!! Ma sei
scema?” La maschera ilare sostituita da un’adorabile broncio.
“Cosi impari a indirizzare
le mie parole verso il solito fine! Pervertito…” lo
rimbeccò lei, il viso contratto dallo sforzo di rimanere seria. In
realtà era divertita quanto lui, ma doveva recitare bene la sua parte.
Anche lui stette al gioco, cogliendo
al volo la sfida che quegli occhi divertiti e furbi gli stavano lanciando.
“Ah, io sarei un pervertito? Ma senti
da che pulpito...! Per una battuta
innocente poi…” replicò sforzandosi sinceramente di restare serio e dare
credibilità a ciò che diceva. “E’ piuttosto strano che tu venga a farmi
la predica, quando poi vai vestita cosi…”
La ragazza abbasso lo
sguardo suoi sui vestiti: una camicetta bianca a cui erano stati
slacciati i primi due bottoni, un maglioncino di lana nera con un generoso
scollo a V e un paio di semplici jeans scuri a completare il tutto.
Contrariata, tornò a fissarlo,
inarcando pericolosamente un sopracciglio:<< Scusami caro , cos’ha il mio vestiario che non va?>> domandò in
tono vagamente accusatorio, che nascondeva un avvertimento.
“Per cominciare, cara, il mio occhio
cade su quello scollo cosi indecentemente profondo, per
non parlare di quei pantaloni aderenti…” proferì sarcastico, negli occhi un
luccichio di trionfo per aver raggiunto il suo scopo: averla mandata su tutte
le furie.
Era una scenetta che si ripeteva
spesso: loro due, abili attori nell’indossare quelle maschere ogni volta di
diverso colore, con irriverenti sorrisi provocatori o smorfie credibilmente
offese.
Recitavano la loro parte, cercando futili
pretesti per accusare e essere accusati, quando l’unica cosa che anelavano
davvero era la ricompensa che sarebbe seguita.
Non distogliere mai lo sguardo, rincorrerlo,
supplicarlo, conquistarlo, ma mai perderlo. Era una tacita regola, quelle cose
che non si dicono ma che sono chiare nelle mente come se
una mano misteriosa le avesse scritte con inchiostro invisibile.
Il giovane ancora si godeva lo spettacolo dei suoi
scintillanti occhi furiosi, ematiti rese nere da quel sentimento che l’animava;
Ma lui conosceva il loro vero colore, lo conosceva alla perfezione, e avrebbe
potuto sfumare con dita sottili quelle screziature verdi intorno alla pupilla,
che addolcivano le pennellate di un caldo marrone.
Quante volte aveva baciato quegli
occhi? Quante volte aveva osservato un sorriso, un’ombra di delusione o il velo
malinconico che precede il pianto baluginare da quegli specchi dell’anima?
Ma adesso niente di tutto questo vi
vedeva riflesso, solo il fuoco di quella tenera passione che aveva lentamente
risvegliato.
“I miei pantaloni
aderenti eh?
Il mio profondo scollo? Certe volte mi chiedo se le stupidaggini che dici te le
suggerisce il tuo brillante humor oppure le tiri fuori da qualche altra fonte a me ignora” gli sibilò
a un centimetro dalla bocca. Adesso era seduta a calcioni su di lui, le gambe ai
lati dei suoi fianchi, il busto piegato in avanti e una cascata di riccioli
neri a coprire i loro volti.
“Bè sai sono un tipo dalle mille risorse! Non a caso il mio
esilarante umorismo fa sempre divertire tutti!” rispose pacato. Sarebbe
apparso anche molto convincente e sicuro di sé, se non fosse stato per
l’espressione ironica che scolpiva i suoi lineamenti e il suo sguardo
oltraggiosamente divertito.
La stava per caso prendendo in giro?
”Maledetto” mormorò la ragazza fra i
denti, suscitando la risata del suo compagno.
"Deponi le armi, piccola, lo
sai che contro di me non hai speranze" concluse
serafico, l’eco cristallino della sua risata profondamente impresso
nella mente di lei. Guardando il suo sorriso, pensò che infondo poteva anche arrendersi,
gettare via la maschera del suo orgoglio e lasciarsi andare tra le sue braccia.
Infondo era quello che entrambi volevano.
Infondo era quello lo scopo della commedia che
recitavano ogni volta: provocare, lottare senza curarsi del mezzo, per arrivare
solo al fine.
Mettersi esasperatamente in gioco,
guardando il fuoco della passione nascente rafforzarsi nei loro occhi, e alla
fine decretare il vincitore. E la
ricompensa.
Ma ancora non era giunto quel momento:
la recitava meritava di essere prolungata ancora un po’, almeno il tempo
necessario per sferrare un attacco alla base del piedistallo di finta gloria,
da dove ora si divertiva a beffeggiarla.
Approfittando della sua posizione,
improvvisò un dolce sorriso di ingenua rassegnazione, scostandosi con una mano
i riccioli dalla faccia. Nel buio di
quella stanza, lui riusciva a scorgere a malapena i contorni del suo viso,
ombreggiati dai capelli che continuavano a caderle davanti agli occhi.
Per un attimo il loro silenzio fu intervallato
soltanto dal crepitio delle fiamme danzanti nel caminetto, mentre i loro occhi
si scrutavano, messaggeri senza timore di una guerra in cui le parole sono solo
frecce pronte a colpire. Lei ancora ostentava la sua maschera ambigua, forse
una vera richiesta di tregua, o forse uno scudo che celava un tranello. Il
ragazzo sembrò valutare attentamente la situazione, inalberando un cipiglio
pensieroso.
Il suo sguardo si soffermò sulle sue
mani appoggiate delicatamente sul suo torace, per poi passare fugacemente sullo
scollo della sua maglia fino a posarsi sul suo viso. Di nuovo. La maschera che
sembrò interpretare dovette risultargli convincete perché le sorrise di
rimando, cingendole delicatamente i fianchi per stringerla a sé. La ragazza si
lascio abbracciare e in quell’ attimo la maschera che
portava rivelò la sua vera sfumatura d’inganno. Con un impetuoso senso di
trionfo che pompò adrenalina nel suo corpo, diresse le dita sotto le sue
ascelle e le labbra alla base del collo, scorgendo con la coda dell’occhio il
suo visto stupefatto. Mosse freneticamente le dita contro la pelle sensibile, e
strofino le labbra con un movimento sincronizzato scatenando immediatamente le
risate convulse di lui. Dopo l’iniziale momento di sorpresa, fu travolto
dall’odiosa sensazione che provoca il solletico, come se mille formichine
corressero impazzite con le loro zampette su ogni centimetro di pelle
accessibile. Le sue mani grandi e calde involontariamente artigliarono le mani
piccole e freddissime di lei, intrappolandole in una morsa di ferro.
Ma contro le sue labbra e la sua
lingua impertinente che gli stimolavano la pelle del collo, non poteva nulla, e
si agitò implorandola di fermarsi,
“Scusa, cosa dovrei
ora? Mi sembra di
capire dai tuoi farfugliamenti che dovrei fermarmi...Oppure
no, credo di non aver ben capito…” soffiò ironica tra le sue isteriche risate,
concedendogli un attimo di tregua da quell’ infernale supplizio.
“Ti prego, ti
scongiuro non sopporto il solletico.
Ferma quella linguaccia che ti ritrovi…” cercò di articolare,
mentre ispirava profondamente.
“Ma su dai,
sto cercando di affinare le mie armi, visto che contro di te non ho speranze!” gli rispose, canzonandolo, adesso apertamente
divertita.
“Va bene hai vinto, ma per favore,
smettila!” disse quasi gridando, lasciandole di scatto le manine, per bloccarle
la testa, quando lei dette segno di voler continuare.
Velocemente le racchiuse il viso con
le sue lunghe dita e i loro occhi si incrociarono.
Di nuovo.
Adesso erano pari.
Lo esprimeva il suo viso, una maschera
pennellata di giallo e arancione, e le labbra dipinte di quel piccolo e
misurato sorriso di chi la sa lunga, che stonava contro la sua aria da bambina
ingenua e dolce, come stona una tempesta in un caldo giorno d’estate o una giornata
apparentemente estiva nel gelido inverno. Ma d’altronde era solo una maschera
quella che indossava e i suoi occhi sembravano dirgli anche questo, mentre lo
fissavano con insistenza, aspettando qualcosa che tardava ad arrivare.
“Allora…” cominciò
con forzata riluttanza “sembra che tu abbia guadagnato un punto a tuo favore. Ma adesso non gonfiarti
eccessivamente d’orgoglio, che potresti scoppiare.”
Concluse facendo sfumare con decisione il suo tono di voce, imprimendogli la
nota ironica che in qualche modo compensava la sua sconfitta Ma lei non vi
badò; il suo sorriso perse quell’impronta di arroganza che non le si addiceva e
torno a illuminarle il viso. Si chinò di nuovo verso di lui, ma queste volta
con diverse intenzioni.
Lui socchiuse gli occhi e dischiuse le
labbra, ricevendo il bacio che anelava da quando avevano iniziato quella guerra
all’ultima maschera e all’ultima parola. Le sue labbra, cosi morbide, avevano
il potere di strapparlo violentemente dalla realtà circostante, proiettandolo
in un mondo dove le sensazioni avevano
una consistenza e lui bramava ardentemente di toccarle, assaporarle,
nutrirsene, come un bambino che mette in bocca un pezzo di cioccolata e poi lo
spinge sotto la lingua, per gustarlo lentamente e pienamente.
Lei sfregò dolcemente le labbra contro
le sue, immergendo le mani nei suoi riccioli perfetti, impigliando le dita in quell’ intrico cosi piacevole al tatto. Il ragazzo sollevò
lentamente la testa per approfondire il bacio, spingendo la lingua all’interno
della sua bocca per saggiarne il sapore, poi di nuovo la fece scivolare fuori
seguendone il contorno, invogliato dai gemiti involontari che le stava
strappando.
La ragazza lottò debolmente per
trattenere quel barlume di lucidità che stava sfuggendo via dalla sua mente,
offuscata da un velo nebuloso di torpore. Quel torpore che indebolisce le
membra, e fa cadere ogni difesa, che spazza via tutto il resto, lasciando il proprio essere nudo
e invulnerabile. Quel torpore che si chiama piacere.
Le labbra di lui lasciarono le dolci
labbra, disseminando una scia di bacia sul mento e
sulla guancia, seguendo il profilo fino a soffermarsi sul collo. Li strinse un
lembo di pelle tra i denti, facendola sussultare, andando poi a posarvi la
lingua soltanto per il gusto di sentire il brivido che la scosse.
Un tuono particolarmente violento
scosse l’aria, illuminando a giorno la stanza per una frazione di secondo. I
due amanti, turbati dal fragoroso boato, si staccarono contemporaneamente. Lei
era leggermente affannata, le guance sfumate di rosso, gli occhi di chi è stato
strappato da un sogno e riportato troppo bruscamente alla realtà: smarriti e
leggermente confusi. Sembrava una bambina spaventata, o almeno fu questo che
lui penso, quando la strinse tra le sue braccia, con il cuore traboccante di
tenerezza e senso di protezione. Fece aderire i loro corpi, e pose un bacio sul
suo capo, una mano ad accarezzarle la schiena. Lei sembrò riprendersi perché
tornò a guardalo, perdendosi nei suoi occhi brillanti
di un caldo marrone, dove vi lesse quello che il suo cuore stava provando.
Sposto lo sguardo sul suo viso,
contemplando gli zigomi arrotondati e morbidi, il naso leggermente a scivolo,
le labbra finemente contornate, amabili da baciare. Osservò i suoi
capelli ricci, molto più dei suoi, che gli conferivano un’aria spavalda e
baldanzosa, unita alla suo modo sicuro di camminare,
le spalle aperte, il busto dritto e le gambe leggermente divaricate.
Era un giovane leone, strafottente e
coraggiosamente sicuro nei confronti del mondo, con la sua folta e leggermente
arruffata criniera, e il suo modo fiero di apparire, sembrava irraggiare
un’aura di tranquillità e pace, capace di entrare dentro le persone per
rasserenale. Il suo profilo era nato dalla mano talentuosa di un pittore
naturalista, che aveva riportato sulla tela i tratti regali e maestosi di quel
nobile animale, conferendogli un volto umano. E adesso il risultato giaceva
allungato su quel divano sotto di lei. La ragazza pensò che tutte quelle
qualità racchiuse un una sola persona dovevano generare
a forza di cose un difetto. Si sa, la perfezione non
esiste. Eppure nel suo cuore innamorato di difetti non ne trovava.
Si liberò dal suo abbraccio per rimettersi
nuovamente seduta, e strinse le mani nelle sue.
“Sai che io posso far avverare i desideri?”
gli chiese con un misterioso sorriso.
Spazio autrice:
Fine della prima parte. E’ la prima
fan fiction che pubblico, in occasione di un evento speciale poi. Infatti è dedicata al mio ragazzo, visto che abbiamo fatto
un anno.
Spero che possa piacere! Si accettano
tranquillamente critiche costruttive e commenti positivi=).
Al più presto pubblicherò la seconda e
ultima parte. Un bacione^^