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Autore: Shayleene    21/09/2015    1 recensioni
Molti sono fermamente convinti che, quando si nasce, il futuro di ognuno sia già stati segnato da ció che prende il nome di Fato o Destino.
Guerre, trattati, alluvioni, terremoti, virus, tutto controllato da un'unica entità. Ció significherebbe la totale assenza di libero arbitrio per l'intera specie umana, e non solo quella.
Un'entità talmente superiore da condizionare miliardi di menti, persino le catastrofi naturali.
E se un'unica persona riuscisse in qualche modo a controllare quel potere immenso e distruttivo?
L'era del cambiamento é ormai giunta.
Genere: Mistero, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 
Si sfilò il cellulare dalla tasca, componendo un numero che ormai conosceva fin troppo bene. Dopo alcuni squilli durante i quali aveva trattenuto inconsapevolmente il respiro, una voce profonda e chiaramente maschile rispose. -Liam, era ora.-
Era umiliante vedere come quell'uomo riusciva ad intimorirlo solo chiamandolo per nome. Lì, nel cuore dell'organizzazione, era abituato ad essere quello che incuteva timore, a comandare su chiunque. Ma gli bastava sentire la sua voce per ricordarsi che doveva sempre continuare a guardarsi alle spalle.
-Signor Coleman, spero che gli affari vadano bene come sempre.- lo salutò, agitandosi leggermente sulla sedia in pelle.
-Lasciamo perdere questi stupidi convenevoli.- lo bloccò immediatamente l'altro con la sua solita freddezza. -Spero che tu abbia finalmente raggiunto un qualche risultato, visto che ormai è fin troppo tempo che finanzio i tuoi esperimenti da scienziato pazzo senza ricavarne nessun profitto.-
"Maledetto, non perde mai l'occasione per ricordarmelo." pensò Liam frustrato stringendo con forza il pugno. Odiava dipendere fino a quel punto da qualcuno, ma i soldi erano assolutamente necessari se voleva continuare la sua ricerca, e Coleman era l'unico di cui si sentiva in qualche modo di potersi fidare. O perlomeno, avrebbe potuto farlo fino a quando lui non si sarebbe stufato degli infiniti insuccessi denunciandolo alla polizia dicendo loro di essere stato raggirato o addirittura minacciato per fare in modo che lo finanziasse.
Non lasciò però che ciò che pensava trasparisse dal suo tono di voce.  -Questa volta posso darle un'ottima notizia. La ragazza sta iniziando a mostrare alcuni segni di sviluppo della sua potenzialità, anche se con molta probabilità ci vorrà ancora un po' prima che si svegli.-
Dall'altro capo del telefono si sentì qualcosa sbattere su una superficie. -E' da quasi due anni che vi concentrate unicamente su quella maledettissima ragazza, e mi vieni a dire che ci vorrà ancora tempo?! E' impossibile che sia la Tramite, uccidetela e cercate altre persone su cui tentare l'esperimento!-
Un brivido scese lungo la spina dorsale di Liam, facendolo rabbrividire. Alcuni aggettivi che non avrebbero mai potuto descrivere Coleman erano magnanimo e altruista. Aveva costruito il suo impero finanziario basandosi su truffe e omicidi di cui nessuno era mai riuscito a rintracciare il colpevole, quindi una morte in più sulla coscienza non gli avrebbe certo pesato. Tuttavia, Liam non poteva permettere che ciò accadesse.
-Si sta sbagliando, lei  è la Tramite!- lo rassicurò mentre si sentiva il sudore imperlargli la fronte. -Ci siamo infiltrati nei database di ogni ospedale del mondo analizzando le componenti sanguigne di ogni paziente, ma di quelli che avevano le caratteristiche adatte per essere dei Tramiti l'unica sopravvissuta ai test fino ad ora è lei! La supplico, mi dia ancora un po' di tempo e vedrà che riusciremo a farla risvegliare!-
Per alcuni secondi non ci fu alcuna risposta, e Liam temette che la sua ora fosse ormai prossima. Se Coleman l'avesse denunciato e la polizia avesse scoperto tutto ciò che aveva fatto, sarebbe finito sulla sedia elettrica senza neppure un processo. Violazione dei sistemi informatici. Esperimenti con cavie umane. Omicidio. 
-Voglio che tu sappia che la mia pazienza sta giungendo al limite, Liam.- disse con tono minaccioso Coleman. -Ma visto che se ciò che stai progettando riuscirà a funzionare io otterrò un potere immenso, ti lascerò stare ancora per un po'. Spero di ricevere presto una tua chiamata, e questa volta per dirmi che si è concluso tutto nel migliore dei modi.-
La chiamata terminò di colpo senza lasciargli modo di controbattere. Liam premette un pulsante sulla sua scrivania mettendosi in contatto con l'équipe di medici dell'organizzazione.
-Aumentate il dosaggio di medicinali.- ordinò, fissando con sguardo vacuo la porta. -Dobbiamo fare in modo che liberi completamente il suo potere.-
La corsa contro il tempo era iniziata. 

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-Ancora tanti auguri tesoro!- Stephanie la stritolò in uno dei suoi soliti abbracci che rischiavano sempre di soffocarla, facendola quasi inciampare sulla scalinata che portava all'ingresso della loro scuola. -Accidenti però, certo che ieri sera avresti potuto organizzare una festicciola, no? Avevo giusto bisogno di sfogarmi un po', con tutte queste maledette verifiche!-
Jocelyn alzò gli occhi al cielo, scrollando il capo. -Steph, lo sai che i miei genitori non vogliono. E comunque potevi andare in discoteca, ti saresti divertita comunque!- le rispose. Aveva ormai dimenticato il motivo per cui erano diventate amiche, e se qualcuno glielo avesse chiesto non avrebbe potuto spiegarglielo. Nonostante fossero piuttosto differenti era nato tra loro un legame così forte che erano diventate come due sorelle. Stephanie era la più briosa ed estroversa delle due, sempre pronta ad attaccar bottone con chiunque -ancor meglio se ragazzi- e ad andare a feste. Non era una delle tante "ragazze Barbie" senza cervello, semplicemente le piaceva parlare ed intrattenersi con gli altri.
Jocelyn non era esattamente timida, ma non sentiva neppure il bisogno di attirare l'attenzione di nessuno e nè di uscire ogni sera con persone diverse, anche se da quando erano diventate amiche si era aperta molto di più anche con chi non conosceva da molto tempo. Per la prima non c'era passatempo migliore dello shopping sfrenato ad ogni centro commerciale disponibile, mentre la seconda preferiva farsi una camminata al parco lasciandosi ispirare dalla natura per le sue storie. 
Durante il primo anno di scuola non si erano parlate molto, forse per il fatto che la scuola aveva moltissimi studenti, ed era facile che si formassero gruppetti. Ora che ci pensava bene, la prima volta che si erano parlate davvero era quando l'aveva trovata in lacrime nei bagni delle ragazze durante la pausa pranzo. Inizialmente Stephanie non aveva voluto dirle per quale motivo stesse piangendo, ma dopo qualche minuto in cui Jocelyn era rimasta in silenzio accanto a lei le aveva rivelato che i suoi stavano per divorziare perchè sua madre aveva scoperto che il marito aveva un'amante già da un bel po' di tempo.
Jocelyn l'aveva abbracciata lasciando che sfogasse tutto il suo dolore e la sua delusione. Non c'erano bisogno di altre parole in quel momento. Da quel giorno iniziarono ad avvicinarsi sempre di più, fino a diventare quasi indivisibili.
-Guarda, ti ho portato un regalino! Non indovinerai mai cos'è!- esclamò Stephanie elettrizzata porgendole un pacchetto blu con un fiocco turchese.
Jocelyn scartò lentamente il regalo, restando a bocca aperta quando vide cosa c'era all'interno. Prese tra le mani una morbida sciarpa viola fatta a mano. Avrebbe voluto esserne felice, ma aveva una stranissima sensazione di déjà-vu. In qualche modo sapeva che cosa le aveva regalato l'amica, anche se non avrebbe mai potuto prevederlo. 
Il sorriso sul volto di Stephanie svanì, lasciando il posto ad un'espressione delusa. -Scusa, forse non ti piace? Ho provato a farla io, ma non è che sia venuta proprio benissimo, me ne rendo conto...-
-Ma no, assolutamente!- la interruppe Jocelyn rendendosi conto di essere stata scortese nei suoi confronti. -E' davvero stupenda, non avrei potuto chiedere regalo migliore! Guarda, me la metto sub...- Improvvisamente provò un fortissimo senso di nausea accompagnato a delle vertigini tali che le sembrava di girare all'infinito in una ruota. Traballò in avanti, udendo a malapena le grida preoccupate dell'amica e le sue braccia che la stringevano. Si sentiva malissimo in ogni fibra del suo corpo, come se al posto del sangue le scorresse nelle vene un liquido bollente. Quello che però le procurava più dolore era il cervello, che sembrava stesse per esplodere all'interno del suo cranio. Non riusciva neppure a parlare, gli arti inermi. 
Dopo alcuni istanti tutto divenne nero davanti ai suoi occhi, e perse i sensi.
   
 
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