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Autore: ineedofthem    21/09/2015    9 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 3

RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 3



Giulia si fa spazio nel mio appartamento, entrando allegra, un sacco di takeaway tra le mani.
 "Allora, cara, qual è questa novità di cui dovevi parlarci?" mi chiede curiosa, una mano a sbottonare già la giacca.
Faccio finta di niente, adoro tenerle sulle spine. "Non è davvero messicano quello, vero?" domando, indicando la busta tra le sue mani.
"Oh, sisi, Anita, è proprio messicano". Carlotta entra con un sorriso, seguita da Cristina che, al suo fianco, cerca di reprimere una risata.
"Non sono riuscita a fermarla, giuro" alza le mani in segno di scusa, un'espressione buffa dipinta in viso.
Giulia fa un cenno con la mano libera di lasciarla perdere, mentre io alzo le braccia al cielo.
"Mi verrà un'indigestione a furia di mangiarlo"ammetto senza però riuscire a nascondere il brontolio del mio stomaco.
"Beh, sei un medico e sai come curarla, un'indigestione" sorride Lottie, appoggiandomi un braccio sulle spalle e lanciando un'occhiata d'intesa a Giulia.
Ci spostiamo in salotto e, subito dopo, io e Cristina andiamo a recuperare dei piatti in cucina. Sto prendendo delle posate nei casetti, quando Cristina si accorge di qualcosa.
"Questa cos'è?" chiede curiosa, raggirando la foto tra le sue mani.
Mi giro con le posate sospese a mezz'aria, mentre il cuore comincia a battermi all'impazzata.
"Non è niente" rispondo, mentre con ansia gliela strappo dalle mani, nascondendola dietro la schiena.
Cristina aggrotta la fronte e arriccia le labbra in una smorfia: so a cosa stia pensando.
"C'entra di nuovo lui, non è vero?" indaga, guardandomi fissa negli occhi e il suo sguardo io non riesco a sostenerlo, così mi limito a guardarmi le ciabatte.
"Ehi, ma quanto ci vuole per prendere due piatti?!"Giulia ci richiama dal salotto e prima che possa dire qualcosa a mia discolpa, almeno, Cristina mi lancia un'ultima occhiata.
"Ti aspetto di là" mi fa presente, prima di uscire. 
Rimasta sola, tiro fuori la foto, appoggiandola al bancone. Raffigura me e Luca in una delle poche se non uniche foto che abbiamo insieme. Non ricordo chi ce l'abbia scattata, ma non ne eravamo consapevoli, tanto è vero che lui sta gesticolando, il viso tranquillo e gli occhi brillanti, mentre io al suo fianco sorrido, lo sguardo incentrato esclusivamente su di lui come se fosse la cosa più bella del mondo. Non so spiegare perché io sia andata a ripescarla, so solo che le gambe si sono mosse da sole fino in camera, e le mie dita tremanti l'hanno ritrovata in un vecchio baule.
L'ho contemplata per ore, ripercorrendo ricordi che ancora oggi fanno male e, subito dopo, ho digitato un messaggio di s.o.s nel gruppo di whatsapp condiviso con le ragazze, chiedendo loro di raggiungermi in serata a casa, dimenticandomi di aver lasciato la foto in bella vista.
Mi curo di metterla in un cassetto e raggiungo le altre in salotto. Giulia si è appropriata del divano, stendendosi, mentre Carlotta e Cristina stanno dividendo le porzioni.
"Uhm, ma ci sono anche i nachos"sorrido, indicandoli. "Ne ho bisogno davvero, e anche di molta salsa, sì piccante"ammetto buffamente, facendole scoppiare a ridere.
"Ma non avevi detto di aver paura di prenderti un'indigestione, tu?!" mi prende in giro Giulia, mettendosi a sedere a gambe incrociate.
"Eeeh, qui qualcuno ha improvvisamente fame" le replica Carlotta, ridendo.
"O vorrà dimenticare qualcosa, affogando i suoi dispiaceri nel cibo?" aggiunge invece Cristina.
Le ragazze la guardano confuse, mentre sbuffo contrariata sedendomi sul divano e incrociando le braccia al petto.
"Dai bimba, mangia, non la pensare" mi sorride Giulia, avvicinandomi la vaschetta con i nachos. Ne prendo uno, brontolando.
"Su, mettiti in forze che dopo vogliamo sapere le novità". Carlotta batte le mani, felice come una bambina. Scuoto la testa, sorridendo.
"Già e io penso di aver capito di cosa si tratti..." confessa Cris.
Faccio finta di non aver sentito e intingo un altro nachos nella salsa.

"Ho sentito bene? Luca, quel Luca?" domanda sconcertata Giulia, alla fine del racconto. Sia lei che Lottie sono entrambe chi più chi meno scosse dalla notizia, Cristina ammette che se l'aspettava riguardasse lui. Certo, dopo aver visto la foto.
"Credo sia stato davvero un duro colpo..."ammette a quel punto sarcastica Carlotta, dedicandomi poi un sorriso di chi la sa lunga.
"Sì, secondo me nel suo studio ha fatto i salti di gioia. Prima ho addirittura trovato una loro foto in cucina" le dà corda Cristina, coprendosi poi la bocca con le mani, lo sguardo colpevole, mentre le lancio un'occhiataccia.
"L'ho ritrovata oggi per caso, volevo buttarla"mento spudoratamente.
Carlotta si avvicina, sorridendomi rassicurante. "Tesoro, non devi vergognarti a dire che hai ripescato una vostra foto" mi fa presente.
Incrocio il suo sguardo, mordendomi un labbro. "Sì, perchè non è normale che io la vado a cercare questa foto, dopo che avevo promesso a me stessa di dimenticarlo" ammetto, buttandomi in bocca due nachos.
"Hai ancora quella scorta di gelato in frigo, vero? No, perché penso che ne avremo bisogno"tenta di sdrammatizzare Giulia.
La osservo, dedicandole un sorriso. "Mi va bene anche un abbraccio" sussurro, facendole ridere. In men che non si dica mi ritrovo stretta in uno di quei loro caldi abbracci capaci di scaldarmi il cuore.
"Mi raccomando, fai vedere a quel pallone gonfiato di che pasta sei fatta" mi avverte Cristina, seria.
Le lancio un breve sguardo. "Oh sì, non ho intenzione di fargliela passare liscia"ammetto convinta.
"Sappi per qualsiasi cosa ci trovi qua" sorride dolcemente Lottie, scompigliandomi i capelli.
Ricambio il sorriso, mentre la voce di Giuls risuona nelle mie orecchie. "Sicuro, tesoro. Se continuiamo a mangiare messicano, io mi trasferisco da te, eh!" scherza, facendoci ridere tutte.
"Quanto vi voglio bene" le abbraccio di nuovo mentre nella stanza rimbomba un loro aww colletivo.
Carlotta, Cristina e Giulia sono le mie migliori amiche dai tempi del liceo.  Se dovessi indicare un tratto che sicuramente ci accomuni di più, dovrei dire sicuramente la pazzia.
Dal primo momento che le vidi, capii che sarebbe nato qualcosa di speciale tra noi, che ci avrebbe tenuto unite per sempre.
Ora a distanza di anni, nonostante la scuola sia finita e ognuno di noi abbia preso strade diverse,  riusciamo ancora a trovare il tempo per vederci e, spesso e volentieri, ad incrontrarci anche con il resto della classe, almeno con quelli rimasti qui. Eravamo una classe molto unita ai tempi.
Giulia, con la quale condivido anche l'amore spropositato per i bambini, è diventata insegnante e lavora nell'asilo comunale della città.
Carlotta ha proseguito con le lingue e insegna inglese nel liceo che da ragazzine abbiamo frequentato.

Infine Cristina, avendo lasciato il liceo prima del terzo anno, per iscriversi ad una scuola di estetica, ha aperto un centro specializzandosi nel campo.

Loro tre e Nicola, mio migliore amico, sono le persone di cui mi fido ciecamente dopo la mia famiglia.

Il giorno seguente nel pomeriggio, sono pronta ad affrontare il mio turno in ospedale.
Saluto affettuosamente Maria in corridoio e mi chiudo nello studio, dove sistematicamente indosso il camice, afferro lo stetoscopio, una penna che infilo nella tasca, ed esco. Queste azioni sono diventate così parte della mia routine che compierle mi viene spontaneo
Affianco Visconti in alcune visite ai nuovi pazienti e qualche neonato; è sempre un piacere avere tra le braccia un piccolo appena nato, è una nuova vita venuta al mondo ed è sempre una grande emozione. Solo in un momento di pausa mi dirigo da Lucia.
Il primario che l'ha precedentemente visitata mi ha detto di averla trovata giù di morale, nonostante la situazione sia stabile. Controllo che io abbia ancora qualche caramella in tasca ed entro in stanza.
Il letto di Lorenzo è ormai vuoto: il piccolo in buone condizioni è stato dimesso in mattinata.
Sara, invece, dorme beata, la bocca leggermente socchiusa, l'espressione tranquilla.
Mi avvicino per controllare che respiri meglio e le sposto qualche ciocca di capelli dal viso olivastro, prima di allontanarmi.
Lucia ha lo sguardo rivolto verso la finestra, la luce del Sole le illumina il viso, accentuandone il pallore. Ha un braccio sotto la testa per sorreggerla e un'aria assorta. Mi chiedo a cosa stia pensando.
Ci sono davvero volte in cui vorrei solo sapere cosa passi per la testolina di questo piccolo angelo, magari per riuscire a strapparle qualche sorriso in più nei momenti no.
Mi siedo delicamente sul letto, appoggio una mano sul lenzuolo, creando cerchi immaginari sul tessuto. Lucia si volta a guardarmi e un piccolo sorriso affiora sulle sue labbra.
"Mi è mancata tanto dottoressa" ammette lei, sedendosi composta sul lettino.
Giunge le mani tra loro, appoggiandole sulla pancia.
"Come ti senti oggi, piccolina?"le sorrido amorevole, avvicinandomi per stringere una sua mano tra le mie.
Rabbrividisco al contatto, è fredda.
"Sono un po' stanca..."ammette, cominciando a giocherellare con le mie dita.
Mi apro in una smorfia:"Ti ho portato un regalino" le faccio notare, estraendo una caramella dal mio camice.
Lei a vederla storce il naso, rifiutandola e lasciandomi meravigliata. Sono le sue caramelle preferite.
"Non mi va"protesta, mettendomi il broncio.
 Aggrotto la fronte."Lucia, cosa succede?" le domando preoccupata.
Lei a quel punto incrocia il mio sguardo con gli occhi velati di lacrime.
"Il nuovo dottore e quello vecchio non fanno altro che visitarmi e farmi domande, sono stanca e mi sentivo sola".
Alle sue parole sento lo stomaco contorcersi.
"Piccola"le accarezzo una guancia. "Tu non se..."non faccio in tempo a finire la frase che Maria entra trafelata in stanza.
"Dottoressa, c'è un pronto soccorso, il primario è impegnato e c'è bisogno di qualcuno che visiti il bambino"mi spiega.
Io annuisco seria, alzandomi in piedi, e lancio un'ultima occhiata a Lucia.
"Ci vediamo tra un po', ok?"le prometto.
Lucia annuisce, affranta, rigirandosi di nuovo nel letto, poi esco dalla stanza seguendo l'infermiera.
"Cos'ha?"mi chiede preoccupata Maria, al mio fianco, in corridoio.
Mi limito a lanciarle uno sguardo eloquente e lei scuote la testa mormorando un "povera piccola".
Quando arrivo giù, una donna sulla trentina mi corre incontro, un bambino tra le braccia.
"Dottoressa...la prego, faccia qualcosa"mi supplica con lo sguardo.
Le faccio strada fino in stanza e la tranquillizzo, chiedendole di spiegarmi la situazione.
Lei inizia ad enunciarmi che il figlio, 4 anni compiuti, ha vomito, diarrea e febbre da giorni. Passo a visitarlo, tastando l'addome e la tranquillizzo spiegandole poi che si tratta di una gastroenterite, prescrivendole una giusta terapia a base di sali minerali, per curare la disidratazione. Accarezzo una guancia del bimbo sofferente e sorrido rassicurante alla donna, che ricambia riconoscente.
"Dottoressa, io non so come ringranziarla. Sono una mamma alle prime armi e molto apprensiva, sa, mi preoccupo facilmente".
 Le appoggio una mano sulla spalla, rivolgendole un sorriso.
" Non deve ringraziarmi, semplicemente è il mio lavoro"le rispondo, accompagnandola alla porta.
"E' bello sapere che ci sono ancora persone come lei, arrivederci"mi saluta grata e io esco dalla stanza soddisfatta.
Per strada incrocio Visconti che si congratula con me e io sospetto che si sia finto impegnato per mettermi alla prova, per l'ennesima volta.
Lo ringrazio, poi lui prende a parlarmi di un piccolo paziente ricoverato in mattinata.

Qualche ora dopo, mi ricordo di aver promesso a Lucia che sarei tornata presto e mi dirigo a passo svelto verso la sua stanza. Proprio mentre sto per metterci piede, Maria mi blocca sulla soglia.
"Anita, aspetta... non puoi entrare" pronuncia con un filo di voce e noto che ha ripreso a chiamarmi per nome.
Il cuore comincia a battermi all'impazzata mentre un brutto presentimento si fa spazio nella mia mente.
"Maria...che succede?"chiedo in preda all'ansia.
Lei mi appoggia una mano sulla spalla. "Lucia ha avuto un attacco di panico"mi spiega.
Un po' ciò mi rassicura, ma sapere che sia stata male, mi fa contorcere lo stomaco.
"Ah, sei qui!"Luca esce improvvisamente dalla stanza, le mani nelle stanche, lo stetoscopio che pende più da un lato, in bilico, e il volto stanco.
Il suo tono mi sa molto di accusatorio.
"Ero al pronto soccorso per un'urgenza, che è successo?" chiedo con un tono fermo.
Lui fa segno a Maria di andare a controllare che sia tutto a posto, poi comincia a parlare.
"Tu non arrivavi e Lucia ha cominciato ad agitarsi. Ha avuto un attacco di panico"mi spiega, appoggiandosi con una spalla al muro.
I suoi occhi mi fissano con insistenza, non hanno più quella loro tonalità di verde lucente, ne hanno assunto una più scura.
"Ma le ho fatto somministrare un calmante e sta riposando, adesso" si limita a dire, per rassicurarmi, notando la mia espressione.
"Senti"si passa una mano tra i capelli lasciando che alcune ciocche gli ricadano sulla fronte.
Io lo ascolto, incrociando le braccia al petto, mentre aspetto che continui.
"Lucia è molto legata a te. Però sai, penso che per il suo bene sia meglio che tu abbia un rapporto esclusivamente professionale nei suoi confronti" mi fa notare, nessuna  incertezza nella voce.
I miei occhi si assottigliano mentre assimilo le sue parole.
"Alla faccia della collaborazione. Tu mi stai chiedendo di starle lontana!?"sbotto offesa, mentre scuoto la testa, sconcertata.
Non può davvero avermelo chiesto, non può.
Luca mette le mani in avanti, in preda al panico. "Nono, aspetta, io..."tenta di rimediare.
Non ci credo nemmeno un po' che non fosse sua intenzione, quindi non lo lascio nemmeno finire che gli punto un dito contro.
"Sì certo come no!L'avevo capito che fossi stronzo, sai? Ma non fino a questo punto!" lo accuso, poi giro i tacchi e mi allontano di fretta.
Una lacrima mi riga la guancia, ma non faccio niente per nasconderla.

Angolo autrice:

Buonasera a tutti, mie care lettrici!Come state? Beh io non tanto bene, mi sono beccata una bella influenza :( e approfittando del fatto che io stia meglio, sto dedicando queste giornate alla scrittura. Ho già scritto tre capitoli e ne ho pronti altri due.
Volevo ringraziare Giulia e Carlotta, i miei tesori per aver recensito e tutte le persone che l'hanno aggiunta tra le preferite/seguite/ricordate, sono feliccisima, grazie!
Anche se mi piacerebbe ricevere qualche parere in più.
Visto che capitolo? Pieno di sorprese, lascio a voi i commenti. E queste migliori amiche come vi sembrano? Sono ispirate alle omonime mie migliore amiche a distanza che salutoooo! <3 <3
Aspetto i vostri commenti e a presto! ;-)

  
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