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Autore: Lexi Niger    11/02/2009    3 recensioni
Cinque anni. Sono rimasti separati a lungo, senza cercarsi affatto. Ora Blair ha bisogno dell'aiuto di Chuck per scoprire un segreto che le è stato a lungo nascosto. Lo convincerà? Insieme verranno a capo al mistero? Un incontro il loro che cambierà necessariamente lo scorrere ordinario delle giornate di entrambi.
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao!
Eccovi il terzo capitolo, non so quando riuscirò a postare il quarto, spero presto.
Nel frattempo che ne pensate di lasciarmi un commento?!
Ringrazio le 80 persone che hanno letto, le 4 che hanno commentato e le 4 che hanno aggiunto la storia tra i preferiti.
Continuate a seguirmi e a darmi un vostro parere!
Un bacio, Ale.


Capitolo 3.

Chuck Bass aveva imparato ad amare molte cose nel corso dei suoi venticinque anni di vita.
Le sigarette, compagne fidate di molti pomeriggi trascorsi insieme a Nate e di altrettante serate, circondato da ragazze sempre diverse.
Il caffè forte la mattina, prima di iniziare un'impegnativa giornata di lavoro.
Un bicchiere di scotch nel silenzio del suo studio, tra le mura di casa.
Ma più di tutto, il giovane rampollo milionario amava vincere.
Oh sì, perchè non si era mai bevuto il detto “L'importante è partecipare”.
Il secondo non lo ricordava mai nessuno, non che suo padre gli prestasse comunque attenzione, nonostante i suoi sforzi per soddisfarlo.
Ma Chuck Bass l'aveva resa una questione del tutto personale, al di là della stima di un genitore troppo spesso assente nell'adolescenza del figlio.
Così anche quel tardo pomeriggio, mentre si trovava in quella stanza insonorizzata, dall'ampia parete di vetro, non pensava ad altro che alla vittoria.
Non che per ottenerla fosse richiesta una fatica eccessiva, vista l'abilità del cognato nello squash.
Colpì la palla di strisciò, mandandola contro la parete opposta, all'interno delle due strisce rosse regolamentari.
Jacques Du Levre si mosse verso destra, ma non abbastanza velocemente, lasciando un altro punto al giovane Bass.
< Quanto siamo? > chiese al ragazzo, mentre quest'ultimo raccoglieva la pallina dall'angolo in cui si era fermata.
< Manca un solo punto > precisò lui, pregustando già il dolce sapore del successo.
Per un paio di minuti infatti si era impegnato meno, dando così la possibilità all'avversario di recuperare alcuni punti di svantaggio, rendendo lo scontro più animato; ma da quando aveva scelto di tornare in partita, giocando seriamente, non c'era più stata gara.
Si asciugò il sudore con il dorso della mano, spostandosi qualche ciocca di capelli dagli occhialini protettivi che indossava per sicurezza.
< Pronto? > si assicurò prima di battere.
Non voleva certo guadagnarsi l'ultimo punto per distrazione del cognato, rovinandosi la conclusione.
Lanciò con forza la pallina, che rimbalzò anche sul muro bianco di sinistra, lasciando il segno della gomma con cui era rivestita, per tornare a elevata velocità verso di loro.
Sorprendentemente Jacques rispose al colpo, costringendolo a correre dall'altra parte per non sprecare il suo primo match point.
Ribattè come meglio riuscì, senza tuttavia imprimere una direzione precisa alla palla, che per poco non uscì dal campo regolamentare, invalidando il suo contrattacco.
Sorrise, voltandosi, nel vedere lo stupore del cognato, sorpreso che lui, a differenza sua, fosse stato capace di recuperare una situazione sfavorevole.
La pallina toccò terra, decretando la sua vittoria, l'ennesima.
Si tolse gli occhiali, tendendo la mano a Jacques che gliela strinse, complimentandosi.
Insieme si avviarono verso gli spogliatoi dell'impianto, in fondo al lungo corridoio che si estendeva davanti a loro.
< Stasera saranno presenti molti invitati? > gli domandò il cognato, mentre si sfilava la maglia impregnata di sudore, recuperando l'occorrente per una rinfrescante doccia.
Mentre rovistava nell'armadietto alla ricerca dell'asciugamano, Chuck scrollò leggermente le spalle, del tutto indifferente a quel dettaglio.
< Non lo so > tagliò corto, < ha pensato a tutto tua sorella >.
Come al solito, avrebbe potuto aggiungere.
Sua moglie aveva l'abitudine di organizzare serate in casa loro senza avvisarlo, o perlomeno, avvisandolo quando gli inviti erano già stati spediti.
Ogni occasione era buona per dare mostra del proprio status economico, sfoggiando la ricchezza dell'attico dei Bass, che occupava l'intera superficie della sommità di una famosissimo centro residenziale.
Si incamminò alle docce, situate lungo la parete opposta, dove alcuni tramezzi rivestiti da piastrelle grigie separavano diversi scompartimenti, aperti sul davanti.
Per un attimo si soffermò sul corpo nudo del cognato, che nemmeno aveva avuto l'accortezza di voltarsi di schiena, mentre si insaponava i capelli.
Quasi scoppiò a ridere per i pensieri che gli erano sorti in quel frangente.
Decisamente Jacques Du Levre non era dotato sotto molti aspetti, oltre allo squash.
Ridendo sommessamente, appoggiò l'asciugamano al suo fianco, mentre con l'altra mano apriva l'acqua calda, immergendosi sotto il getto appena questo fuoriuscì sopra di lui.
Cercò di impiegare il minor tempo possibile, conscio dei rimproveri che avrebbe ricevuto se non fosse rincasato sufficientemente in anticipo per prepararsi adeguatamente all'arrivo degli ospiti.
Ancora gocciolante si avvolse nel morbido panno di spugna, fermandolo in vita e tornando al suo armadietto dove lo aspettava il cognato, già completamente vestito.
< Credi che Genevieve si arrabbierà se arriverò in ritardo stasera? > si informò quest'ultimo, mentre il giovane recuperava i boxer.
< Non ne ho idea > gli rispose, mentre lasciava accidentalmente cadere l'asciugamano ai suoi piedi, conscio dello sguardo di Jacques su di sé.
Un'altra soddisfazione, seppur di poco conto, che il ragazzo si prendeva: Chuck Bass non aveva difetti, almeno in quel campo.
Si infilò velocemente una tuta e una paio di scarpe da ginnastica, indossando una cuffia sui capelli ancora umidi, per combattere il freddo invernale che lo avrebbe investito uscendo.
I due giovani lasciarono l'edificio, salutando il proprietario del club che entrava in quel momento, insieme ad un anziano amico.
< A più tardi allora > salutò Chuck mentre apriva la portiera della limousine che lo attendeva sul marciapiede, proprio come aveva richiesto.


Mentre si osservava distrattamente allo specchio, Chuck Bass allentò la cravatta di seta blu che portava quella sera e che gli stava provocando un enorme fastidio.
Genevieve aveva la naturale propensione a stringere troppo i nodi intorno al suo elegante collo, come si trattasse di un cane e del collare che lo teneva al guinzaglio.
Infastidito, tornò a voltarsi verso l'ampio salone, illuminato da preziosi lampadari di cristallo, che diffondevano ovunque una luce delicata.
All'improvviso, una serie di camerieri arrivarono dalla cucina, portando un servizio di tazze di ceramica fumanti, teatralmente disposte su vassoi d'argento intarsiati.
Il giovane sbuffò senza farsi notare dagli invitati, la cui attenzione era stata calamitata interamente da quella novità e dal suono cristallino della voce di sua moglie, che aveva posto fine a tutte le conversazioni, iniziando un discorso.
< Miei cari ospiti > cominciò, e la sua voce sembrava ambrosia, < non posso esprimervi la gioia di avervi qui, nella mia casa, questa sera >.
Chuck Bass la guardava ammirato, mentre recitava la parte della perfetta padrona di casa.
Dopotutto sua moglie, nonostante qualche difetto, aveva l'incredibile capacità di fingere, la stessa abilità che lui aveva esercitato da adolescente, senza farsi scrupoli.
< Davanti a voi > continuò, indicando i tavoli sui quali le bevande erano state posate, < vi sono degli infusi di erbe rilassanti, che vi aiuteranno a ritrovare l'equilibrio fisico e psicologico >.
Le signore presenti, per la maggioranza socie del Club del Libro a cui anche sua moglie era iscritta, annuivano, soddisfatte di quella magnifica idea.
Gli uomini non erano esattamente dello stesso parere, osservò il giovane, ma non osavano offendere la gentilezza della padrona di casa.
< Niente alcolici quindi, ma essenze naturali > concluse, raccogliendo una finissima tazza dai ricami floreali e porgendone una anche a lui, che lentamente si era portato al suo fianco per mostrare che condivideva il pensiero della consorte.
Gli ospiti fecero lo stesso e insieme brindarono a quella riunione di amici, che di fatto non condividevano nessun significativo rapporto, come era d'obbligo per i membri dell'alta società.
Appena possibile, si defilò velocemente, lasciando la moglie alle chiacchiere delle anziane signore al suo fianco.
< Questa volta non ho potuto evitarvela > esordì Anabel che gli si era avvicinata, indicando la tisana che ancora teneva tra le mani.
< Non vi preoccupate, Anabel, me ne sbarazzerò da solo > le rispose, strizzandole l'occhio.
Anabel rise della sua imprudenza, mentre il giovane si voltava, tentando di raggiungere indisturbato il suo studio.
Del tutto involontariamente, va sottolineato, lasciò cadere il contenuto della tazza nel vaso di una costosa pianta all'angolo della sala, dopo aver verificato che nessuno lo stesse guardando.
Sarebbe stato da egoisti privare quel vegetale della squisitezza di quella bevanda naturale, Chuck Bass se ne rendeva perfettamente conto e aveva voluto porvi rimedio.
Finalmente raggiunse la stanza e vi entrò, dirigendosi verso un basso mobiletto di legno massiccio, dove teneva la sua riserva personale di scotch invecchiato.
Recuperò un bicchiere di cristallo con una mano, mentre con l'altra apriva la sottile bottiglia di liquido ambrato.
< Non dovresti bere quella roba > sottolineò una voce alle sue spalle, costringendolo ad interrompersi.
Il giovane si voltò verso il cognato, con tutta l'intenzione di mandarlo al diavolo, ma riuscì a trattenersi, offrendogli un sorriso quanto mai tirato.
< Tu non saresti dovuto arrivare in ritardo, ma lo hai fatto > replicò acido, invitandolo silenziosamente ad andarsene e a lasciarlo per qualche minuto nell'assoluto silenzio della sua stanza preferita.
< Touchè > constatò Jacques, alzando le spalle.
< Fossi in te non farei aspettare tua sorella > continuò il ragazzo, < potrebbe alterarsi più di quanto non lo sia ora >.
Sul viso del cognato passò un lampo di preoccupazione e Chuck Bass capì di aver toccato il tasto giusto.
< Hai ragione, sarà meglio che vada a salutarla > ammise l'altro, mentre si chiudeva la porta alle spalle e salutava il giovane che si stava versando lo scotch, del tutto intenzionato ad abbandonare gli ospiti per qualche minuto.
Mentre ritirava la bottiglia sentì la porta alle sue spalle cigolare di nuovo.
< Che problema hai ora da non poter aspettare di là? > chiese frustrato, mentre recuperava il bicchiere per godersi un lungo sorso.
Per poco il prezioso cristallo non gli scivolò tra le dita, infrangendosi sul costoso tappeto ai suoi piedi, quando scorse la figura snella appoggiata al muro della parete opposta.
< E tu per assentarti ad un ricevimento tenuto a casa tua? > domandò la giovane donna, perplessa.



Spazio autrice:
Allora che ve ne è parso della figura di Chuck in veste di cognato e coniuge? E di questa apparizione finale?

-vale: grazie mille, sono felice che ti piaccia il mio stile e che riesca a catturare l'attenzione.
-prometeo: non pensavo di riuscire a descrivere bene Blair, è difficile non storpiare una figura complessa come la sua, spero di continuare a farcela. Grazie!
-kaho: anche a te è piaciuta Blair? Come sono felice! Sì dovrai aspettare per saperlo, me sadica che non rivela nulla XD
-fanny: io amo scrivere seguendo il punto di vista di entrambi i personaggi, non sempre s'intende, ma mi piace e sono contenta che tu abbia apprezzato questa scelta. Per tutti i tuoi interrogativi dovrai aspettare lo sviluppo della storia, presto si chiariranno.
  
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