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Autore: Geh__    22/09/2015    2 recensioni
« La vita della donna media Francese: nasci, cresci, impara a cucire, studia, impara ad essere una buona moglie, sposati, fai i figli, crescili e muori. Una bella pacchia, no? » chiese Arielle all'amica guardando tutte le dame nella sala.
«Fortuna che per te non è così, vero?»
Arielle pensò attentamente a quella domanda, e non sapeva se definirsi fortunata: lei aveva avuto la sorte di essere un'Assassina, ossessionata con la vendetta. Non era solo una Assassina, era una cacciatrice delle persone che gli avevano rovinato la vita, di persone introvabili.
«Già, una vera e propria fortuna» rispose bevendo un sorso di vino.
STORIA IN STATO DI REVISIONE
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                     Dopo le folgoranti vittorie in Italia Napoleone decise di invadere l'Egitto, all'epoca alleato della Gran Bretagna, e il Direttorio acconsentì all'impresa. Sulla via dell'Egitto, Napoleone conquistò Malta a scapito dei Cavalieri di San Giovanni. In seguito l'esercito francese sconfisse gli Ottomani nella Battaglia delle piramidi. Nel frattempo la flotta britannica, comandata dall'ammiraglio Nelson, distrusse quella francese nella battaglia del Nilo. Venuti a conoscenza della disfatta francese, gli ottomani misero in piede un esercito per attaccare Napoleone in Egitto, ma Napoleone ancora una volta preferì contrattaccare. Venne anche pianificata l'invasione della Siria, ma l'assedio di Acri fallì, così Napoleone dovette far ritorno in Europa, lasciando una significativa parte dell'esercito in Egitto. Gli uomini rimasti in Egitto subirono un attacco congiunto dalle forze britanniche e mamelucche, ma vennero respinte nell'assedio del Cairo nel marzo 1800. Nonostante le vittorie sui campi di battaglia, l'esercito francese dovette arrendersi lo stesso, poiché scoppiò un'epidemia
 
 
 

Parigi, Epinard ventôse 1800


Nel frattempo, due fratelli, uno dai folti capelli neri e uno dai capelli rossi, lottavano nel giardino della loro casa. Felici, e ignari di ciò che il destino riservava a loro di lì a poco. 

«Arielle, guarda dove metti i piedi! Non ti stiamo insegnando niente?»
«André, dici così solo perché sei consapevole che sono migliore di te!» 
André sgrana i suoi occhi verdi fino a farli diventare due fessure, non ha il tempo di rispondere perché Annie, la nostra domestica, ci chiama «Signorini Roux, il pranzo è servito»
«Annie, per l'amor del cielo, quando ci chiamerai con i nostri nomi?» le chiedo io scocciata. Ormai Annie lavora da noi da quindici anni, e per me è come un membro di famiglia. 
«Grazie, veniamo subito» risponde mio fratello, Annie con un mezzo sorriso, fa un inchino e torna dentro
«Dovresti smetterla di trattare così i nostri domestici, non è una cosa buona vista dall'esterno» mi rimprovera mio fratello. Non è una cosa buona vista dall'esterno? E allora tutti i casini che sono successi in questi ultimi anni a cosa cavolo sono serviti? Annie è ancora un membro del Terzo Stato e noi i nobili a comandarla? No, so che mio fratello è oltre a questo... 
 «André, e tu dovresti smetterla di dirmi ciò che devo o non devo fare. Non sono più una bambina. Ma evidentemente, sembrate non capirlo. Un giorno dovreste dirmi del perché di questi addestramenti, parlate di matrimonio, ma se avreste voluto far sposarmi lo avreste già fatto, ho ventidue anni anni ormai!»
Decido di cambiare argomento, ci sono già state abbastanza (per non dire troppe) discussioni riguardo questo frangente e non ho nessuna voglia di ascoltare le stupide idee di mio fratello per l'ennesima volta. Reagisce come ha sempre reagito, alzando gli occhi al cielo e sbuffando «Ti prego, non ricominciare! Tutto a tempo debito. E già che ci sei, posi tu le cose?» e senza che mi dia il tempo di rispondere, corre dentro.
"Mi state dicendo così da 12 anni!» gli urlo dietro. 
Metto in ordine di malavoglia le spade di legno, il mio amato arco e le frecce, e mi sento a disagio, come se qualcuno mi stesse osservando.
Mi guardo attorno, non c'è nessuno. Così, guardo verso il cielo, oggi c'è un sole che scioglie... probabilmente la mia pelle sarà diventata l'equivalente di un peperone. Sento già il fastidioso bruciore che proverò durante questi giorni.
Il mio sguardo volge verso il palazzo di fronte, e rimango perplessa per ciò che vedo, ci sono due uomini incappucciati sul tetto, sono di spalle e guardano attentamente la strada. Però, all'improvviso, come due uccelli volano via. 


«Dove va, signorina Arielle?» mi chiede Annie con la sua voce acuta. Ma da dove cavolo è sbucata?
«Esco» asserisco io. Ho già deciso i miei piani e non voglio che Annie me li intralci. Lamento tra tre... due... uno... 
«Non credo sia il caso stasera... è così tardi...»
«Non è affatto tardi. E posso uscire da sola, so cavarmela» facendo segno verso la spada che ho appeso alla cintura. 
«Per l'amor di Dio, se proprio deve andare, si porti anche questa." apre un cassetto della mia scrivania e prende la pistola. 
«E mi raccomando, lei non...»
«...ha visto niente. Esce sempre dalla finestra?»
«Elementare, a dopo Annie»  vado fuori al balconcino, faccio un salto e con una capriola atterro sul suolo. 
Corro fuori dal mio giardino e mi avvio verso il locale di Giselle. Alzo il cappuccio sulla testa essere più invisibile possibile, cammino a passo veloce per raggiungere prima Giselle. Per le strade, come consuetudine, incontro  gente molto ambigua, ma per fortuna non mi infastidiscono,  dopo un po' arrivo a destinazione. 
Apro la porta del locale, ed è pieno di persone che bevono, che cantano, che cercano di litigare con qualcuno senza alcun motivo apparente. E, ovviamente, malinconica, c'è Giselle dietro al bancone: Giselle, la mia più cara amica. O almeno, fino a un anno fa. Fino a quando tutto è cambiato. 
Mi vede da lontano e dalla sua faccia non si nota una gran felicità nel vedermi. Quel suo sguardo mi uccide ogni volta. E non capisco perché, io non ho fatto niente. La colpa non è mia. Mi avvicino al bancone e con irritazione mi chiede «Arielle. Che ci fai qui?»
«Sono venuta a trovarti...»
«Peccato che io non voglia vedere te» una pugnalata nello stomaco. 
«Ah ti prego Giselle... quando la smetterai con questa storia? Lo sai che io non c'entro niente! Ti devo portare Margot a testimoniare? In quel caso mi crederai?!» le urlo io, cerco di essere forte, ma in realtà vorrei soltanto mettermi a piangere e che lei mi abbracciasse e che mi dicesse che non fa niente, che è tutto come prima. Ma non sarà mai così. 
«Vattene» mi intima a denti stretti «subito» consapevole che non cambierà idea, sbuffando, me ne vado. 
«Un giorno avrai un'illuminazione e ti renderai conto di stare sbagliando. Fino a quel momento io non ti cercherò più»
«Và al diavolo Arielle Roux!»
Esco dal locale, esausta, mi siedo a terra e inizio a piangere. Quanto odio piangere? E' uno spreco di energie, gli occhi ti diventano gonfi, e una volta che inizi non riesci a fermarti. Ahimé dall'anno scorso lo sto facendo troppo. 
All'improvviso, nel bel mezzo di una raffica di singhiozzi, sento una voce chiamarmi «Ehi là, bambolina. Perché stai piangendo?» la voce proviene da un uomo alla mia sinistra, subito dopo, un'altra voce viene dalla mia destra «Certo che quella spadadeve valere molto, da chi l'hai rubata eh? Magari ti ci strappo i vestiti da dosso con quella!» e gli fa seguito una risata da pazzo. Ah ma per favore, proprio stasera dovevano capitarmi questi due. Scelgo di giocare con loro, e fingo di lamentarmi
«No... vi prego... non fatemi del male...»
«Oh, bambolina, non ti faremo del male... dacci le tue cose e non ti faremo niente...» e l'altro si mette a ridere, di nuovo. Stupidi idioti... si avvicinano, estraggo la spada e senza pensarci due volte, lascio un taglio sul viso dell'uomo con la risata da pazzo. Emette un urlo e si accascia a terra con la faccia sanguinante tra le mani.
«Lurida puttana!» mi insulta l'altro, corre nella mia direzione, ma io mi abbasso e cade a terra, prendo la pistola, e gli sparo alla gamba. 
Mi inginocchio, e all'uomo ai miei piedi, dico «Per la cronaca, la spada è mia»
Dopo un po' di corsa, realizzo che dovrei tornare a casa, ma non voglio e non voglio nemmeno rimanere in strada, potrei salire su un tetto, perché no? 
Solo perché l'ultima volta sono caduta e mi sono rotta la gamba (per miracolo) non vuol dire che cadrò di nuovo. E dopo quello che ho fatto... un po' di aria da lassù mi servirebbe.
Adocchio un tetto che potrebbe fare al caso mio, e con grande concentrazione inizio a arrampicarmi. 
«Arielle, non guardare giù, guarda dove metti i piedi»  dopo degli attimi di terrore in cui ho temuto la mia morte, arrivo sul tetto e inspiro una boccata d'aria. Guardo il panorama, mi ero dimenticata quanto tutto fosse più bello da quassù.
«Parigi, sembri così calma da qua» e mi siedo ammirando la mia città. Da qui ho una perfetta visuale di Notre Dame. Dopo dieci minuti, sento un rumore venire da dietro, di scatto prendo la spada e la punto da dove ho sentito venire il rumore. Infatti, vedo una sagoma di un uomo.
«Da dove spunti fuori?!» gli chiedo io bruscamente
«Sono sempre stato qua» mi risponde lui con tono tranquillo.
«Ma io non ti ho visto...» gli dico continuando a tenere la lama puntata verso di lui 
«L'ho notato. Ah, puoi pure abbassarla, non ho intenzione di farti niente» 
«Perché dovrei crederti?»
«Giusta domanda. Uno, perché non sono come quei due prima, due, perché ero qui a fare quello che stavi facendo tu. Ora preferirei tornare al silenzio in cui mi stavo crogiolando fino a un minuto fa»
Va bene, sono confusa. Questo tizio dai modi non molto educati ha visto tutta la scena. Non voglio ancora farlo tornare a crogiolare nel silenzio
 «Mi hai vista?»
«Sì»
Che gran uomo dall'estremo coraggio! Ha visto tutto e non è sceso nemmeno un momento dal suo covo. E osano ancora dire che noi donne siamo il sesso debole? Come se mi avesse letta nel pensiero, mi dice «Stavo venendo ad aiutarvi»
«Come puoi aver visto, ce l'ho fatta da sola»
«Sì, e anche egregiamente. Chi vi ha insegnato a usare la spada?» 
«Pardon, monsieur, ma perché non si fa vedere? E' abbastanza inquietante parlare con un'ombra» 
Si avvicina, ma continuo a non vedere niente, perché ha il cappuccio che gli copre il viso, scoprendogli solo la bocca. 
Come un flash mi ritorna in mente la scena di stamane, dei due uomini incappucciati sul tetto. 
«Non cambia molto così, eh»
 «Come vi chiamate?» mi chiede, fingendo di non avermi sentita. 
«Arielle»
«Allora arrivederci, Arielle»
Arrivederci?
«Hey! Quel est votre nom?»
 «Sono Arno» e senza aggiungere altro, salta giù con una tale eleganza che mi lascia appiattita.
Arno. Mi chiedo se lo incontrerò di nuovo. Quel arrivederci mi ha lasciata piena di dubbi. 






Salve!
Storia su Assassin's Creed, già. Ho appena finito Unity, e quindi la mia testa ha avuto mille idee in testa. E' una cosa molto stupida, lo so, ma se non scrivo da qualche parte i film che mi faccio in testa non vivo bene! Ah, e per quelli che si chiedono: ma che cavolo è Epinard ventôse?! E' il  16 febbraio nel calendario rivoluzionario francese, che si ebbe dal 1792 al 1805! (sì, mi piace Storia...)
Capitolo corto ma credo abbiate immaginate che è solo un intro. 
Al prossimo capitolo! x 

  
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