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Autore: ineedofthem    23/09/2015    7 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 4
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 4



"Non ci credo che sia arrivato a dirti una cosa del genere!"esclama Lottie sorpresa, dall'altro capo del telefono.
L'ho chiamata appena sono tornata a casa perché avevo bisogno di parlarne con qualcuno e lei era l'unica reperibile.
"Oh, devi, invece. Mi ha implicitamente detto di allontanarmi da lei e meno male che dovevamo collaborare" sbotto, esasperata.
"Tesoro, non capisco perché si stia comportando così con te"ammette Carlotta, poi la sento borbottare qualcosa  tra sé.
"Semplice, Lottie, sta cercando di mettermi i bastoni tra le ruote".
Prendo una pausa prima di continuare. "Oh, ma io non glielo permetterò"affermo decisa, poi bevo un sorso di camomilla per calmarmi.
"E fai bene!"concorda lei "adesso devo lasciarti, ho dei compiti da correggere. Ci sentiamo e tienimi aggiornata"mi avverte.
Sorrido anche se non può vedermi. "Assolutamente. Ciao, un bacio"la saluto, riattaccando.
Poso il cellulare sul divano, nel mentre mi affretto a finire la mia camomilla in tranquillità. Non riesco davvero a capacitarci che abbia potuto dirmi una cosa del genere. Tutto il buono che il giorno prima avevo ritrovato in lui è stato annullato da implicite parole che mi hanno ferito nel profondo del cuore.
Ma non lascierò che mi tratti in questo modo, no.
Il trillare del mio cellulare mi risveglia dai miei pensieri, mi affretto a posare la tazza, e afferrarlo per controllare i messaggi.
"Ehi, dottoressina, non ti fai sentire più, eh?Ho capito che i tuoi impegni sono troppi :-P ma un pensierino ogni tanto potresti dedicarlo al tuo caro amico,no?"
Sorrido, leggendo il messaggio di Nicola e digito i tasti velocemente per rispondergli.
"Parli tu che non hai mai niente da fare! E comunque sono stati giorni terribili, sono a pezzi..."
"Successo qualcosa?Vuoi parlarne?
Ps. sto trovando lavoro :-P"
Scuoto la testa davanti alla sua affermazione: Nic è uno scansafatiche, lui e lavoro stonano nella stessa frase.
"Ma niente, solo un nuovo collega che vuole mettermi i bastoni tra le ruote, tutto qui.
Ps. Nic, non ti credo!"
Nascondo volutamente il nome del mio collega perché altrimenti Nicola sarebbe capace di andarlo a prendere a schiaffi.
"A chi devo andare a prendere a calci, eh?!" come volevasi dimostrare...
"Nessuno deve far soffrire la mia dottoressina. Vuoi che ti venga a tirar su di morale? Lo sai mi vesto e sono da te".
Reprimo un riso al suo messaggio e controllo l'ora.
"Ok, Nic. Non portare nulla, stasera cucino io ;-)"
"Oh, mamma, chi me l'ha fatto fare :-P"
Faccio una linguaccia, come se avessi Nicola davanti invece che un telefono. Non capisco perché continui a criticare la mia cucina, non sono poi così male come cuoca.
Apparecchio la tavola e, successivamente, metto una pentola sul fuoco, versandoci un po' d'olio. Prendo dal frigo le cotolette, preparate ieri, e le metto a friggere, e nel frattempo preparo anche un'insalata. Sto per versarci dell'aceto, quando il campanello suona con insistenza: è lui.
Mi affretto ad andare ad aprire e lo trovo appoggiato con un braccio al muro, le gambe incrociate e un sorrisetto stampato in viso.
"Ciao, bambolina"mi saluta.
Nic e i suoi soprannomi, non so quanti me ne abbia affibbiati negli anni.
"Ciao, Nic"mi sposto di lato, lasciandolo entrare. Lui, disinvolto, si leva la giacca, appendendola, e poi sfrega le mani tra di loro.
"Allora, cosa si mangia?"domanda.
"Cotolette e insalata"lo informo con i pollici all'insù e facendogli un occhiolino.
Lui rotea gli occhi al cielo."Sto arrivando a pensare che tu sappia cucinare solo questo"borbotta, mentre mi segue in cucina.
Impiatto le cotolette e lui si appoggia al bancone, seguendo i miei movimenti.
"Allora, questo collega?"mi chiede, il suo sguardo brucia sulla mia schiena.
"Ma niente, è uno nuovo e Visconti ci ha chiesto di collaborare, sai per Lucia"gli spiego, appoggiando i piatti sul tavolo.
"Non c'ha niente da fare sto primario, eh!?" afferma infastidito. È inevitabile dire che a Nicola non sia mai stato simpatico. Prende posto a tavola e io di fronte a lui, mentre gli spiego la situazione.
Nicola si mostra allibito e taglia con forza la sua cotoletta: sono sicura stia immaginando quella sia la faccia di Luca.
"Ma che stronzo, oh! Io sono uno serio e ti rispetto, altrimenti sarei già andato a prenderlo a schiaffi"afferma furente.
Appoggio una mia mano sulla sua, sul tavolo."Nic, è solo un pallone gonfiato, uno che ha l'appoggio di Visconti, ma so benissimo vedermela da sola"lo rassicuro.
La sua mano libera prende ad accarezzarmi dolcemente una guancia. "Lo so bambolina, sei un osso duro, tu" mi fa notare, strappandomi un sorriso.
"E allora, queste cotolette?"gli domando, appoggiando il mento su una mano.
Lui ingoia il boccone, prima di rispondere. "Sarà pure l'unica cosa che sai fare, ma io le adoro" risponde, facendomi scoppiare a ridere.
Nicola Rossi, occhi profondi castani e capelli del medesimo colore, perennemente in disordine, talvolta tirati indietro con il gel, viso dai tratti mascolini e labbra carnose.
Ha un rapporto un po' burrascoso con la sua famiglia, non si sente apprezzato da essa. Appena finito il liceo si era iscritto ad economia e commercio, lui, però, l'università non l'ha mai portata a termine, e di lavori pure ne ha cercati e altrettanti ne ha trovati, ma si è fatto licenziare ogni volta per le sue assenze o ritardi. Al momento fa il mantenuto a casa di mamma e papà.
Nonostante si nasconda, talvolta, dietro un atteggiamento da duro, è una bella persona. Una di quelle che ti danno il cuore, esuberante, capace di strapparti un sorriso continuamente. È una di quelle persone che vorrei se non ci fosse già nella mia vita.


I giorni seguenti passano freneticamente, i miei turni in ospedale sono duri e lunghi. Tra pronto soccorsi, ricoveri e quant'altro, non ho nemmeno il tempo di guardarmi in faccia e torno stanchissima a casa.
Visconti fa di tutto pur di tenermi al suo fianco, come se volesse allontanarmi da Lucia, e sospetto che lui e Luca siano d'accordo. Ma io riesco a trovarlo sempre un momento per lei, anche se solo guardandola di sfuggita, e la noto sempre con lo sguardo rivolto verso la finestra. È triste e il mio cuore si spezza ogni volta.
Io e Luca ci vediamo sporadicamente, quelle poche volte che lui e Visconti si consultano riguardo Lucia, e io sono presente. Non mi ha nemmeno chiesto scusa ed evita il mio sguardo ogni volta, codardo.
È un giorno freddo, quello, sembra che il tempo ci stia invitando a ricacciare dagli armadi i vestiti invernali. Sono nel mio ufficio, piegata su scartoffie sparse sulla scrivania, quando sento qualcuno armeggiare con la maniglia della porta e successivamente essa si spalanca, rivelando Lucia sulla soglia.
Indossa il pigiamino a pois che le ho regalato mesi addietro: le si è arrotolato il pantalone fino al ginocchio destro e il suo peluche Chicco, un coniglietto bianco, penzola dalla mano destra. I capelli sono sciolti e scompigliati e ha un'aria stanca dipinta sul volto pallido. Si strofina un occhio con la mano libera, mentre la sento cominciare a singhiozzare.
La mia sedia stride per terra, quando mi affretto a raggiungerla e, nemmeno il tempo di abbassarmi alla sua altezza, che me la ritrovo tra le braccia. Mi si stringe al collo, strofinando il nasino sulla mia spalla. All'inizio sono impacciata, poi mi appresto a ricambiare l'abbraccio, lasciandole carezze sulla schiena.
"Perché non sei venuta più a trovarmi?" singhiozza.
 È la prima volta dopo mesi che mi dà del tu, nonostante io innumerevoli volte le abbia chiesto di chiamarmi per nome, e la cosa mi lascia spiazzata e piacevolmente sorpresa allo stesso tempo.
La prendo in braccio, mentre lei mi lega le gambe al bacino, e,dopo aver chiuso la porta, torno a sedermi.
"Ho avuto molto da fare, scusami, ma ti ho lasciato in buone mani, no?" pronuncio, accarezzandole i capelli.
Lei storce la bocca e i suoi occhioni pieni di lacrime si riflettono nei miei.
"Pensavo non mi volessi più bene"ammette, facendomi il labbruccio.
Le sorrido dolcemente, mentre mi appresto ad asciugarle le guance. "Non lo dire neanche per sogno"la rassicuro.
La sua fronte si appoggia alla mia, mentre ricambia il sorriso, e delle piccole rughette di espressione le si formano attorno alle labbra.
Le pizzico le guance: "Adesso però, raccontami un po' cosa hai fatto in questi giorni"la sprono curiosa.
Lei lascia cadere Chicco sulle mie gambe e prende a contare sulle dita delle manine.
"Il nuovo dottore è venuto a trovarmi, era triste e non so perché. Sai, è simpatico ma non è buono come te. Ah! Poi è arrivato un nuovo bambino, si chiama Francesco e non parla mai, e ho giocato anche con Sara, qualche volta però, perché ha avuto di nuovo la febbre"mi spiega, facendomi sorridere.
Le accarezzo i capelli, districandone alcuni nodi.
"Lucia...adesso penso tu debba tornare in camera. Non voglio che qualcuno si preoccupi non vedendoti"le faccio notare, seria.
La piccola, a quel punto, mette il broncio, incrociando le braccia al petto.
"Ci torno solo se mi accompagni tu"replica.
Roteo gli occhi al cielo, arrendendomi, e annuisco. Lei salta con un balzo dalle mie gambe e poi mi afferra la mano, trascinandomi in corridoio.
Le dico di andar piano e di far silenzio, ma lei continua a parlottare allegra, attirando l'attenzione di molti che, vedendola, sorridono. È come se d'un tratto le fosse tornato il buon umore.
Fuori dalla sua stanza troviamo, però, una visita. Luca ha le gambe incrociate e le braccia al petto, lo sguardo serio.
Appena ci vede arrivare, alza gli occhi dal pavimento. "Lucia, quante volte ti ho detto di non uscire dalla stanza senza il mio permesso?"la rimprovera, burbero.
Il sorriso svanisce dal volto della piccola, portandola a nascondersi dietro di me, che mi curo di lanciare a Luca uno sguardo torvo.
I nostri occhi si incrociano, dopo giorni, e il mio cuore sussulta.
"Ero andata a trovare Anita...m-mi mancava" Lucia sbuca da dietro di me e lo guarda con un'espressione dolce in viso.
A quel punto, Luca si scioglie come neve al Sole e sbuffa arreso.
"Va bene, ma la prossima volta avvertimi"si abbassa, scompigliandole i capelli.
Lei annuisce vigorosamente e poi prende le nostre mani tra le sue, trascinandoci con sé.
"Andiamo, andiamo, voglio farvi vedere una cosa" ci esulta a seguirla.
Il mio sguardo confuso incrocia di nuovo quello di Luca, ora divertito, e per l'ennesima volta il mio cuore sussulta.
Lucia ci indica la finestra, incitandoci a guardare fuori, lì dove il Sole si appresta a tramontare.
Il cielo assume sfumature di arancione, rosso e rosa, rendendo l'atmosfera magica.
La piccola è incantata da questo spettacolo, il suo vicino schiacciato contro il vetro. Adoro il suo emozionarsi davanti alle piccole cose e sono sempre più convinta che dai bambini si debba imparare molto.
Il mio sguardo si perde ad ammirare il cielo, mentre prendo ad accarezzare la manina di Lucia. Però, è più grande questa per essere quella di una bambina, la pelle ruvida al contatto e le nocche screpolate. Mi volto con un brutto presentimento e noto la mia mano stretta a quella di Luca.
Ci guardiamo imbarazzati, staccandoci come se scottati da quel contatto.
Evidentemente Lucia si è allontanata senza che noi ce ne accorgessimo.
Il mio sguardo si perde proprio alla ricerca della bambina, che saltella per la stanza, mentre incita Sara ad alzarsi per vedere il tramonto.
"Lucia, non puoi affaticarti, fila a letto" la rimprovera Luca.
Lei si volta a guardarlo angelica, facendogli gli occhi dolci e, quindi, si infila sotto le coperte di corsa.
Non so cosa abbia in mente quella birbantella, ma sicuro niente di buono.

Angolo autrice:


Salve a tutti! Se ve lo starete chiedendo, sì sto scrivendo continuamente ahaha, mi sono talmente appassionata a questa storia che appena ho un attimo libero, mi metto a scrivere. Beenee, in questo capitolo facciamo la conoscenza di Nicola, il famoso migliore amico. Che ne dite?Come vi sembra? Non vi anticipo nulla, ma sarà molto presente nel corso della storia ;-)
E poi avete visto come è dolce Lucia? È un amore e io la adoro! Per chi si stesse preoccupando riguardo la sua salute, tranquille la piccolina starà bene, forse ahahah!
Prima però ha un piano da portare a termine, come avrete capito, quello di far avvicinare i nostri protagonisti!
E niente ringrazio infinitamente le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, il mio cuore è colmo di gioia, thanks! Grazie anche a chi l'ha aggiunta tra le preferite/ricordate/seguite e ai lettori silenziosi.
Ci vediamo alla prossima, intanto vi lascio un piccolo spoiler dal prossimo capitolo :)

"Hai una faccia conosciuta, sai?"gli domanda dubbioso e io mi passo una mano sul viso preoccupata.
"Beh, probabile che ci siamo già visti"sorride calmo Luca, il mio migliore amico sembra pensarci su e poi noto il suo viso illuminarsi e le sue labbra arricciarsi in un ghigno. Credo che stia per scoppiare la bomba...

  
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