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Autore: Isidar Mithrim    24/09/2015    11 recensioni
La giovane Kate Stendeer è una professoressa capace e apprezzata. Nonstante siano passati molti anni, però, Kate ancora rimpiange il giorno in cui assegnò ai suoi alunni il compito di leggere ‘Notte in Transilvania’, perché fu il giorno in cui vide la delusione negli occhi della studentessa migliore che ebbe mai avuto... perché fu il giorno in cui la vide per l’ultima volta.
Forse, l’incontro con il mondo magico riuscirà finalmente a lenire il suo rimorso.
{Quarta classificata e vincitrice del 'Premio IC' al contest ‘Diamo lustro al personaggio originale’ indetto da ladyriddle}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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{Quarta classificata e vincitrice del ‘Premio IC’ al contest ‘Diamo lustro al personaggio originale’ indetto da ladyriddle}



Notte in Transilvania

°1991°

“Parla di una strega che si innamora di un vampiro, e ci sono anche i lupi mannari. È bellissimo!”
“Grazie, Fardly” disse Kate con un sorriso, appuntando il titolo alla lavagna. “Granger?”
“Be’, io credo che passare l’estate a leggere di fantasie per bambini come maghi, unicorni e vampiri sarebbe una vera perdita di tempo, visto che queste cose non esistono” affermò con decisione la sua allieva più brillante. “Piuttosto, consiglierei di provare Guerra e Pace. Una lettura leggera, io l’ho finito in sei giorni.”
Kate si sforzò di continuare a sorridere, ma in cuor suo provò una profonda tristezza per quella bambina cresciuta troppo in fretta. Sapeva bene quanto fosse sveglia, ovviamente, ma… Guerra e Pace? Questo davvero non l’aveva previsto. Avrebbe voluto risparmiarle la piccola umiliazione a cui la stava inesorabilmente destinando, ma ormai era troppo tardi: non segnare affatto la sua proposta nell’elenco sarebbe stato ancora peggio.
Non le restò che scrivere Guerra e Pace sotto a Notte in Transilvania, prima di tornare a girarsi verso la classe.
“Mitchell, tu invece che ci consigli?”


*

“Allora, quanti votano per Notte in Transilvania? Cinque… dieci… Castark, è una mano alzata quella? Allora tredici… quindici… ventuno! A quanto pare sei stata molto convincente, Fardly” si complimentò Kate, appuntando il numero accanto al titolo.
Non le sfuggì lo sbuffo infastidito della Granger, tristemente in contrasto con i gridolini eccitati delle sue compagne.
“Quanti votano per Guerra e Pace?”
La mano della Granger fu l’unica a scattare nell’aria. La ragazza tenne la testa alta e le labbra serrate mentre gli altri studenti ridacchiavano. Kate capì che sarebbe stato meglio lasciar correre, quindi si voltò per scrivere un solitario ‘uno’ accanto al titolo.
Mai solitario quanto lei, però, pensò, sentendosi terribilmente impotente.

Quando l’ultima campanella dell’anno risuonò per i corridoi, i suoi alunni gridarono festanti e si precipitarono entusiasti verso la porta, spintonandosi per uscire.
Kate li osservò assorta, le labbra increspate in un sorriso malinconico.
Fu un brusco rumore a riportarla alla realtà. La Granger era ancora in aula, intenta a sistemare il diario nella cartella. Appena ebbe trovato uno spazio dove incastrarlo nella moltitudine di libri e quaderni, si infilò lo zaino e sistemò i legacci che le segavano le spalle.
“Buone vacanze, professoressa Stendeer.”
L’alunna era stata cortese come sempre, ma Kate fu colpita dalla sua inusuale freddezza.
Kate sospirò. “Grazie, Hermione.” Avrebbe voluto scusarsi per averle imposto quella lettura da quattro soldi, per non averla potuta sostenere nella sua piccola crociata, per non essere riuscita a farla integrare con i compagni. Avrebbe anche voluto dirle che non c’era niente di male nel lasciarsi trasportare dalla fantasia, che i libri erano fatti per sognare, che non bisognava avere paura di esplorare universi immaginari. Avrebbe voluto perfino confidarle che la magia doveva esistere, perché ormai era giunta alla conclusione che le strane cose capitate a Jack non potevano essere nulla di diverso, per quanto folle potesse sembrare.
“Buone vacanze anche a te.”
La bambina salutò con un freddo cenno del capo e si avviò senza più degnarla di uno sguardo.
Ci saranno altre occasioni, si disse Kate, ancora ignara del fatto che non l’avrebbe mai più rivista attraversare quella porta, ancora ignara di quanto avrebbe rimpianto quel misero buone vacanze.

°1998°

“Ecco, deve essere quella!” esclamò Jack, indicando la colonna tra i binari nove e dieci. “Andiamo, papà!” disse saltellando elettrizzato, tirando Nick per la mano.
Kate lanciò uno sguardo apprensivo al marito, ma si sentì rincuorata dal suo sguardo sereno.
“Ce la faremo, tranquilla. Non saremo né i primi né gli ultimi tra i… com’è che si chiamano quelli senza magia?”
“Babbani” disse Jack con sicurezza.
“Be’, non saremo certo i primi Babbani ad andare al binario nove e tre quarti, no?”
“Immagino di no” concordò Kate con un sorriso, prendendo in mano la gabbia del gufo.
“Dopo che ho portato papà torno a prendere te e Nox, non preoccuparti! A tra pochissimo!” garantì Jack, la sua mano stretta sul manico del carrello.
Kate stava per augurargli buona fortuna quando udì una voce alle sue spalle.
“Ehm, scusatemi… ecco, be’, ho inavvertitamente ascoltato quello che stavate dicendo…”
Kate sgranò gli occhi e strinse istintivamente Jack a sé, guardando con terrore quel ragazzo magrolino con una zazzera di disordinati capelli neri.
“Devi aver sentito male” disse Nick in tono minaccioso, mettendosi davanti a lei e Jack.
“No, no, non deve preoccuparsi” disse il ragazzo con un sorriso imbarazzato, alzando le mani in segno di resa. “Sono un mago anch’io” sussurrò. “Non c’è niente di cui aver paura. Se vuole posso accompagnare io sua moglie al binario, così vostro figlio non dovrà fare avanti e indietro.”
Kate lo squadrò con sospetto. Aveva intensi occhi verdi e una strana cicatrice sulla fronte, ma fu un altro dettaglio a colpirla. “Perché non hai un baule, se stai andando alla scuola di magia?”
“Oh, io ho già finito, in realtà. Sono solo venuto a salutare degli amici. Le assicuro che si può fidare di me.” Sembrava stranamente divertito, come se sapesse qualcosa che lei non era in grado di cogliere, e questo non le piacque affatto. Troppe volte era stata ingannata dai suoi alunni perché potesse cascarci ancora.
“Sì, dicono tutti così” lo liquidò. “Possiamo fare da soli, grazie.”
Il sorriso del ragazzo si spense.
“Certo, scusatemi. Mi dispiace di avervi disturbati.”
Il ragazzo si allontanò, avvicinandosi alla barriera a passi sempre più svelti. Quando fu a un passo dal muro Kate trattenere il respiro, ma il ragazzo sparì in un guizzo. Era sembrato così semplice che per un fugace istante Kate si pentì di non aver accettato il suo aiuto.
Strinse spasmodica il manico della gabbia mentre figlio e marito spingevano il carrello verso la colonna, e quando Jack e Nick furono a un soffio dallo schianto dovette usare tutto il proprio autocontrollo per trattenere un grido, ma un attimo dopo si erano volatilizzati entrambi.
Attese con impazienza che Jack ritornasse, battendo un piede a terra e continuando a cambiare presa sulla gabbia, ma il suo cuore non smise di battere forsennato anche quando suo figlio riemerse nella stazione.
“Tranquilla, mamma, è facilissimo” disse Jack entusiasta, prendendola per la mano e trascinandola verso il binario. “E dentro è incredibile!”
Kate strinse la presa sulla gabbia e corse dietro al figlio, mentre il gufo si agitava spaventato emettendo versi striduli. Quando furono a pochi passi dalla colonna ogni fibra del suo corpo le urlò di fermarsi, ma Kate serrò gli occhi e si lasciò guidare dal figlio, ignorando il proprio istinto.
Un attimo dopo sentì la mano di Jack trattenerla e Kate rallentò, sbattendo gli occhi.
Rimase a bocca aperta davanti allo spettacolo che le si parò davanti. Una magnifica locomotiva scarlatta – l’Espresso per Hogwarts – attendeva sul binario, liberando sbuffi di vapore candido. Nonostante il treno sembrasse già piuttosto affollato, la banchina era ancora stracolma di bambini, ragazzi e genitori vestiti nelle maniere più disparate. C’era chi portava i jeans e chi indossava vesti lunghe fino ai piedi, chi portava mantelli viola sgargiante e chi cappelli a punta, e il vociare dei maghi era sovrastato dai versi di centinaia di gufi e civette.
“Assurdo, vero?”
Non aveva nemmeno notato che Nick era in piedi a fianco a lei finché lui non aveva parlato, e Kate scosse la testa, attonita. “È incredibile…”
“Ehilà?” disse Jack, muovendo le mani davanti a loro. “Volete rimanere come due pesci lessi tutto il giorno o mi aiutate a portare il baule sul treno?”
Senza attendere una risposta, Jack prese la gabbia di Nox dalle mani della madre e si avviò verso la locomotiva, non lasciando ai genitori altra scelta che quella di seguirlo spingendo il carrello.
Quando furono vicini alla porta del treno sollevarono il pesante baule dal carrello, e Kate sentì la mano farle male per via del peso e della corta maniglia di metallo che premeva scomodamente le sue nocche contro il baule. Dopo appena un paio di passi, non riuscì più a sopportare lo sforzo e dovette fermarsi, posando il baule a terra per massaggiarsi la mano dolorante.
“Ci sei?” le chiese Nick senza lasciare la presa, così che il baule rimase sollevato dalla sua parte mentre il lato di Kate era poggiato a terra.
Lei annuì in silenzio e si drizzò in piedi, facendo un profondo respiro per riprendere fiato. Contò fino a cinque e poi si chinò per afferrare il manico del baule, questa volta con l’altra mano.
“Aspetti, così dovrebbe essere più semplice” intervenne una ragazza dai capelli crespi, dando un colpetto su entrambi i manici con quella Kate riconobbe come una bacchetta.
“Incredibile!” esclamò Nick, gli occhi sgranati. “Incredibile!”
Kate capì cosa ci fosse di tanto sorprendente appena provò a issare il baule e sentì che era diventato leggero come una piuma. Lo tirò su con facilità e si girò per ringraziare dell’aiuto.
Aveva a malapena detto grazie, quando gli occhi della ragazza si spalancarono dalla sorpresa.
“Professoressa Stendeer?”
Kate scrutò per un attimo la giovane donna dall’uniforme impeccabile e dai cespugliosi capelli castani, e quando la riconobbe il baule le scivolò via dalla mano per lo stupore.
“Granger?” chiese allibita. “Hermione Granger?”
“Si ricorda di me” disse lei, raggiante.
“Tu sei… sei una strega?” domandò Kate. Era strano dire quella parola ad alta voce come se fosse normale – non si era ancora abituata all’idea che non avesse un significato negativo nel mondo magico.
“Be’… sì, in effetti. Devo frequentare il mio ultimo anno a Hogwarts. Chi l’avrebbe mai detto, vero?” disse la Granger divertita. “Immagino che il bambino che è salito in treno un attimo fa sia suo figlio.”
Kate annuì, ancora incredula. “Si chiama Jack. E lui è mio marito Nicholas” aggiunse un attimo dopo, ricordandosi delle buone maniere.
“Piacere” disse Nick, che aveva le mani occupate dal baule – ora riusciva a sollevarlo da solo – e quindi si limitò a fare un cenno del capo.
La Granger salutò con educazione e Kate rivide in lei la bambina conosciuta tanti anni prima. Rimase sorpresa, però, quando lei le strinse la spalla con fare rassicurante. “Mi assicurerò che Jack stia bene, ve lo prometto. Comunque sono certa che se la caverà benissimo anche senza il mio aiuto, vedrete.”
“Io… grazie… È un piacere rivederti... così” ammise Kate con un sorriso timido. Guardò ora Nick ora la vecchia allieva, combattuta, e fu il marito a venirle in aiuto.
“Porto il baule sul treno, ci rivediamo qui” le disse incoraggiante. “Ci vediamo qui tra un attimo.”
La Granger capì il sottinteso, perché si spostò di svariati passi per lasciare libera la porta del vagone, invitando Kate a seguirla.
“Pensavo che avessi cambiato scuola per avere un insegnante migliore” confessò alla Granger senza riuscire a trattenersi.
“Oh…”
“Una che non ti obbligasse a leggere Notte in Transilvania” aggiunse, alzando gli occhi al cielo.
“Non posso credere che ancora se lo ricordi!”
Kate annuì. Non era semplice scordare i fallimenti, ma aver ammesso i propri timori davanti alla sua vecchia allieva la fece sentire inaspettatamente sollevata.
“So di non sono stata una buona insegnante per te. So che –”
“Eccoti, finalmente!” le interruppe un ragazzo alto con i capelli rossi. “Ma cosa diavolo stai facendo? Ti cerco da secoli!”
“Ron! Siete riusciti a liberarvi!” esclamò la Granger, mettendosi in punta dei piedi e avvolgendogli le braccia al collo per dargli un bacio a fior di labbra. Era raggiante, e Kate non poté che sorridere a sua volta, piacevolmente stupita. Era bello vederla così felice – tra l’altro, non ricordava che la Granger avesse denti così belli, ma in fondo era la figlia di due dentisti.
Quando si separarono, il ragazzo le prese la mano e fece un cenno della testa verso la folla sul binario. “Vieni con me, dai. C’è anche Harry, vuole salutarti.”
“Ma io sono bloccata qui, devo aiutare quelli di primo anno a sistemarsi! Puoi chiedergli di venire, per favore?”
“Impossibile, se mi avvicinassi a Harry da solo finirei per tirargli un pugno, sta pomiciando con Ginny da quando è arrivato.”
“Ron, è la sua ragazza!”
“E tu sei la mia!” sorrise lui, con una certa malizia nello sguardo. “Andiamo, c’è davvero bisogno che resti qui? Neanche Percy ha mai fatto una cosa del genere.”
“Cosa vorresti dire con questo?” si irritò lei, assumendo un cipiglio indispettito che Kate trovò terribilmente familiare.
A quanto pare anche il rosso lo trovò familiare, perché il suo tono si addolcì immediatamente.
“Ecco, intendevo… non vorrai mica togliere ai genitori il piacere di aiutare i loro adorati pargoli nel loro primo giorno di scuola, no? In fondo hai tutto il resto dell’anno per dimostrarti la migliore Caposcuola che Hogwarts abbia mai avuto, invece noi…” – le orecchie del ragazzo divennero scarlatte mentre cercava le parole giuste, gli occhi che vagavano senza meta – “… insomma, non passeremo poi tutto questo tempo insieme e…”
La strategia del rosso parve funzionare, perché l’irritazione della Granger si sciolse in un sorriso dolce e in un bacio a fior di labbra, che lasciò il ragazzo piuttosto compiaciuto.
Solo quando Kate tossicchiò imbarazzata la Granger sembrò ricordarsi di lei.
“Oh, professoressa, mi scusi” mormorò la ragazza, avvampando. “Ron, questa è una mia vecchia professoressa babbana, la Signora Stendeer. Ha scoperto che suo figlio è un mago, inizia Hogwarts quest’anno. Professoressa, lui è Ronald Weasley.”
“Il suo ragazzo” sottolineò il rosso, come se ci fosse qualche possibilità di fraintendimento. “Scommetto che era la prima della classe anche alla scuola babbana, vero?”
“L’alunna più brillante che abbia mai avuto” confermò Kate con un sorriso.
“Allora io e lei abbiamo qualcosa in comune, perché è anche la strega più brillante che io abbia mai incontrato. Peccato che a Quidditch sia così scarsa” aggiunse in tono scherzoso.
Kate non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando, ma cercò di mascherare la sua ignoranza con una risatina educata e un tentativo azzardato di cambiare discorso. “Adesso però sono curiosa di sapere cosa hai pensato di Notte in Transilvania, però!”
La Granger arrossì imbarazzata. “Ecco, in realtà… non l’ho mai scoperto. Temo di aver dato inavvertitamente fuoco al libro con una magia accidentale…”
Tu hai dato fuoco a un libro?” esclamò il rosso sbalordito.
Kate era altrettanto stupita, ma non ebbe tempo di esternare la sua sorpresa.
“Harry!”
Il cuore di Kate mancò un battito, quando riconobbe il giovane che agitò la mano in risposta all’esclamazione della Granger. Teneva la mano di una splendida ragazza, che aveva i capelli la stessa sfumatura del fidanzato della Granger.
“Finalmente la piovra si è staccata da mia sorella!”
Ma certo, la ragazza dai capelli rossi che stava alzando gli occhi al cielo doveva essere sua sorella. Granger lanciò un’occhiataccia al ragazzo e raggiunse il ragazzo con i capelli neri, abbracciandolo stretto.
Quanto è cambiata, pensò Kate, quasi commossa. Ora è innamorata, ha degli amici veri.
Un istante dopo, gli occhi verdi del ragazzo magrolino incontrarono i suoi e Kate deglutì imbarazzata, esibendo un sorriso tirato.
E neanche mezz’ora fa ne ho mandato uno a quel paese. Ottimo lavoro!
Mentre Granger e il ragazzo si avvicinavano nuovamente a loro, molti sguardi si posarono li seguirono. Dovevano essere studenti particolarmente in vista quando erano a scuola, immaginò Kate.
“Questo è il nostro migliore amico, Harry Potter, e questa è Ginny, la sorella di Ron” li presentò la ragazza quando si ricongiunsero. “E lei è la professoressa Stendeer, una mia vecchia insegnante.”
“Piacere” disse la ragazza, sfoderando un sorriso radioso.
“Ehm, salve. È… è un sollievo vedere che suo figlio è riuscito ad accompagnarla qui senza problemi” commentò Harry Potter.
“Vi conoscete già?” chiese sorpresa la Granger.
“Ecco, io…” tentò Kate.
“Ci siamo incrociati prima di entrare al binario nove e tre quarti” la interruppe il ragazzo. “Le ho offerto il mio aiuto per passare la barriera, ma suo figlio ha insistito per essere lui ad accompagnarla.”
Kate gli sorrise riconoscente, apprezzando quella piccola bugia. “Comunque è stato molto gentile da parte tua offrirti.”
“Grazie, Signora Stendeer.”
“Aspetta un attimo, non dirmi che lei è la Babbana che ti ha preso per un pazzo maniaco!” esclamò il rosso.
Kate avvampò, ma annuì.
“Ehm, è stato solo un malinteso” commentò Harry Potter.
La ragazza dai capelli rossi li guardò sospettosa. “Di cosa state –”
“Sa, lei mi sta sempre più simpatica” la interruppe il fratello con tono divertito, lasciando Kate di stucco. “Avrei pagato per vedere la faccia di Harry dopo essere stato rifiutato! Aver salvato il mondo gli ha dato alla testa” aggiunse con un occhiolino.
Sua sorella sghignazzò e perfino la Granger si concesse una risata.
“Salvato il mondo?” domandò Kate, perplessa. “È un qualche messaggio in codice tra –”
“Mamma!”
Kate si girò verso l’ingresso del treno. Jack saltò giù con un balzo festante, seguito da Nick, e lei li raggiunse subito.
“Non sai quanto è pieno il treno, mamma” disse Jack concitato. “Io e Neal ci abbiamo messo un’eternità a trovare uno scompartimento libero!”
“Neal?”
“Il suo nuovo migliore amico” spiegò divertito Nick.
“Anche lui è del primo anno. Viene da una famiglia di maghi e sa un sacco di cose! Lo sai che l’anno scorso a Hogwarts c’è stata una mega battaglia? C’erano anche i giganti!”
“Jack, faresti meglio a non credere a tutto quello che ti raccontano” lo ammonì Kate. A quanto pare aveva avuto ragione a temere che qualche ragazzo cresciuto da maghi si sarebbe preso gioco di lui. Fu in quel momento che realizzò quanto fosse stata fortunata a incontrare la Granger. “A proposito, vedi quella ragazza riccia laggiù? È stata mia alunna prima di venire a Hogwarts, ed è una Caposcuola all’ultimo anno, quindi potrai chiedere a lei se hai qualche dubbio. Scommetto che ti dirà che non c’è stata alcuna guerra dentro la scuola.”
Jack stava per ribattere, ma il padre lo precedette.
“Di nuovo quel ragazzo!” sussurrò con rabbia.
“Oh, no, è uscito fuori che era davvero un bravo ragazzo” ammise Kate. “È un caro amico della Granger.”
“Hai detto Granger, mamma?”
“Sì, Hermione Granger, la mia vecchia alunna. Perché?”
Perché?” strepitò Jack, attirando l’attenzione della Granger e di tutti i suoi amici. “Mamma, è la migliore amica di Harry Potter, quello che ha sconfitto Tu-Sai-Chi nella battaglia di Hogwarts! Neal dice che è la strega migliore che ci sia! E il suo ragazzo è Ronald Weasley, l’altro migliore amico di Harry Potter, e sua sorella Ginny era a Hogwarts quando…”
Mentre Jack continuava a raccontare, Kate si girò attonita verso i quattro ragazzi,
e i loro sorrisi colpevoli valsero più di mille parole.
Dopotutto, pensò Kate, questo Neal non sarà poi così male come amico.


***********

Ciao!
Ed eccomi qua, con la mia prima storia con un OC protagonista.
(Kate è anche il primo vero OC di cui abbia mai scritto nel fandom di HP).
L’ispirazione è nata un po’ grazie a ladyriddle e al suo contest, un po’ grazie a un’altra mia one shot, Di Matilde, Guerra e Pace. Se volete scoprire cosa pensò Hermione di Notte in Transilvania e come reagì alle sue magie accidentali, è la lettura giusta per voi :P

Ho come sempre un papiro di note!
-    Ron e Harry sono arrivati insieme a King’s Cross dall’Ufficio Auror. Ron è entrato mentre Harry andava a capire se quella famigliola chiaramente al primo assaggio del mondo magico avesse bisogno di aiuto, memore della propria esperienza. Quindi Ron non li ha visti bene in faccia, né viceversa.
-    Non ho enfatizzato problemi di ‘traffico’ di entrata al binario sulla scia dei romanzi della Row.
-    Non ho enfatizzato molto il fatto che il trio fosse al centro dell’attenzione perché anche gli altri anni non lo sono in modo particolare. Ovviamente li notano, ma non è che li fermano per foto/autografi… Magari qualcuno avrà stretto loro la mano o fatto loro i complimenti, ma a mio avviso è una cosa a cui l’ignara Kate non ha fatto particolarmente caso.
-    Di solito non sopporto l’uso del colore dei capelli per identificare la persona (piuttosto, ripeto il nome), ma in questo caso per me la cosa è la naturale conseguenza dell’uso del pov di Kate. Perché dovrebbe memorizzare il nome di Ron? Io se incontrassi una persona con i capelli rossi penserei a lui come ‘il roscio’ prima di memorizzare il nome… Lo stesso vale per Ginny, mentre Kate pensa a Harry come ‘Harry Potter’ perché la sua attenzione è focalizzata su di lui per via dell’equivoco vissuto.
-    Ho scritto ‘battaglia di Hogwarts’ con la minuscola perché a parlare è Jack, che in quel momento non lo vede come un ‘nome proprio’ di un evento (tipo: le Nozze Rosse di GoT), ma come una cosa che è successa (tipo: le inasioni degli Unni). Spero di essermi spiegata xD
-    In alcuni dialoghi appare la virgola/il punto prima della congiunzione E: è una scelta meditata (per enfatizzare la pausa).

Concludo con un grande ringraziamento e rinnovando l’invito a leggere – se vi va – la storia che ha ispirato questa one shot (a cui personalmente la preferisco) ^^

Isidar






   
 
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