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Autore: yelle    25/09/2015    5 recensioni
[Olicity]
Raccolta di one shots a tema "bacio".
25.09.2015: aggiunta la quinta one shot - storia fluff.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NDA: ogni tanto torno a scrivere piccole storielle per questa raccolta di OS. Questa in particolare è poco più di un mero esercizio stilistico, uno sfogo di fluff e dolcezza. Ogni tanto ne abbiamo tutti un po' bisogno :)
Il titolo mi fa un po' schifo, ma in questo periodo sono assolutamente senza fantasia, quindi ho preso in prestito la prima canzone a cui ho pensato XD
Buona lettura!

 

5. Under pregnant skies she comes alive.


L'oscurità in cui la stanza era immersa era totale, così come l'assenza di suoni e rumori al di là dei loro respiri. Quello di Felicity era lento, regolare. Solo nell'udirlo Oliver avvertiva una quieta calma pervadere ogni particella, organo e muscolo del proprio corpo, e spingerlo poco oltre, verso l'ultima soglia del sonno.
Sdraiati sul piccolo letto nell'altrettanto piccolo appartamento di Felicity, non c'era alcuno spazio fra i loro corpi, avvinghiati l'uno all'altro come naufraghi in una tempesta. Il volto di lei poggiava sul suo petto nudo, e si muoveva insieme ai battiti ed ai respiri di Oliver. Le loro gambe erano strette in un contorto intreccio sotto il lenzuolo che leggero li copriva fino alle cosce. La calura estiva entrava dalla finestra abbandonata insieme ai suoni di chi, fuori da essa, quella notte non trovava pace.
C'era stato un tempo, non molto lontano, un tempo di cui ancora conservava il ricordo, in cui Oliver era stato uno di loro, un'anima in fuga nelle notti senza luce, alla ricerca di una distrazione nella quale annegare.
Poi aveva trovato Felicity, ed era annegato in lei.
Piegò il capo, ad incontrare la chioma bionda che riposava serena nell'incavo del suo collo, e ne aspirò il profumo con la stessa malinconia ed intensità con cui un alcolizzato bramava una bottiglia di vino, o un bambino abbandonato un tocco d'affetto. L'aveva cercata con affanno, senza nemmeno sapere cosa avrebbe trovato.
Stretto nel reciproco calore dei loro corpi, il cuore di Oliver batteva sereno, all'unisono con quello di lei. L'aria intorno a loro, la vita, il mondo, sfioravano le loro pelli accaldate senza lasciare segno del proprio passaggio, se non una traccia umida di desideri raccolti e promesse innocenti.
La verità era che la vita in quel momento gli sorrideva, radiosa come non mai, ed Oliver era spiazzato dall'intensità con cui gli accecava la vista. Non era abituato al calore che gli colmava lo spirito, e questo lo rendeva terrorizzato all'idea di perdere ciò che non aveva mai avuto prima. La sua gioia era contaminata dalla paura, ma mai sarebbe tornato ad essere quell'involucro vuoto che per troppo tempo era stato, prima di trovare quello che sempre gli era mancato.
Disteso nella quiete silenziosa, la mente impossibilitata all'immobilità, Oliver ripercorse i propri ricordi più preziosi.
Il giorno in cui il proprio sguardo si poggiò per la prima volta sul suo viso dalla bellezza gentile.
Il sorriso che lei gli aveva strappato, che lui le aveva concesso, senza neanche sapere, senza neanche rendersi conto che quel sorriso prezioso era stato il suo primo da quando era tornato indietro, tornato a casa, tornato dall'inferno.
Il primo abbraccio.
La prima volta che Oliver la vide per ciò che realmente era: una donna, e non solamente la partner di cui sentiva di potersi fidare.
Il giorno che capì che le emozioni che portava rinchiuse dentro la parte nascosta di sé potevano avere un nome diverso, potevano essere qualcosa di più forte della fiducia e dell'amicizia. Di molto più forte.
Era una sera come tante, finita in un modo come tanti. Niente aveva preannunciato un cambiamento improvviso, niente l'aveva avvisato o preparato per quel qualcosa di sconosciuto che improvvisamente aveva bussato alle soglie del suo subconscio, dilaniandogli il cuore e l'anima in una dolce tortura.
Era appena tornato da un giro di ricognizione. Era ferito, sofferente e sanguinante. Aveva percorso le scale del rifugio con movimenti lenti e studiati ad evitare il dolore che le ferite gli procuravano. Come sempre, Felicity l'attendeva trepidante in fondo alle scale, pronta ad abbracciarlo con il suo usuale trasporto.
Ma non quella sera. Quella sera, invece, aveva rivolto lo sguardo sulle macchie di sangue non ancora rapprese, sull'espressione dolente che gli oscurava il volto, e si era trattenuta. Invece, aveva atteso che le arrivasse a fianco, aveva allungato un braccio e lo aveva poggiato sulla sua schiena. Con l'altra mano, aveva preso il braccio di lui e lo aveva avvolto intorno al proprio collo. Avvinghiati in quel modo, con una gentilezza studiata e controllata tanto da commuoverlo, lo aveva aiutato a camminare sino alla sedia più vicina. Alto, molto più alto di lei, Oliver aveva lottato per non poggiarsi interamente addosso al suo fisico minuto, ma Felicity si muoveva decisa, e lui non poté fare a meno avvertire i suoi tentativi gentili di convincerlo a poggiare il proprio peso su di lei. Era una prova di resistenza che Oliver non aveva avuto intenzione di perdere. Eppure, mentre camminavano lentamente verso il loro piccolo traguardo, non era riuscito a resistere all'impulso di poggiare la propria guancia sui suoi capelli soffici e di chiudere gli occhi mentre ne aspirava il profumo di miele e di donna. In quell'istante un senso di pace e di conforto avevano invaso il suo corpo affaticato.
“Sono qui,” l'aveva sentita sussurrare, dolce e rassicurante. “Va tutto bene.”
E lui le aveva creduto.
Era stato in quel momento, mentre il proprio corpo lo tradiva e la fatica e il dolore iniziavano a sommergerlo fino al punto di non ritorno, in quel momento in cui non sarebbe riuscito a reggersi in piedi se non fosse stato per l'appoggio donatogli dal corpo di Felicity, che Oliver si era accorto che quella donna, minuta e solo apparentemente ordinaria, era diventata importante, forse la persona più importante dell'intera sua vita. E che quel sentimento che gli bruciava nel petto e gli appesantiva il cuore, forse... forse poteva chiamarlo amore.
Felicity, sotto di lui, intorno a lui, si mosse. Oliver la guardò afferrare la realtà intorno a lei nel buio della notte e scrollarsi di dosso gli scampoli di torpore che le appesantivano le palpebre.
“Oliver.”
Il suo nome suonava così dolce mentre usciva dalla sua bocca. Aveva un sapore diverso. Più dolce.
Quando lei lo chiamava, Oliver sapeva che il proprio nome era al sicuro lì dove si trovava, stretto fra le sue labbra, in un richiamo infinito. E per questo, ogni volta, Oliver si abbandonava a quel suono, e si lasciava andare. Protetto. Al sicuro.
Con quella certezza, rispose al suo richiamo con un sorriso.
“Ehi,” sussurrò con dolcezza. “Come stanno le mie ragazze?” chiese, mentre la mano destra scendeva gentile ad accarezzarle la pancia. Era ancora presto, troppo poche le settimane per poter avvertire il feto muoversi. Ma era lì, entrambi lo sapevano, e tanto bastava.
“Come mai sei così sicuro che sia una bambina?”
“Sono sicuro, e basta.”
“Oh. Molto maturo, signor futuro padre.”
“Sei solo arrabbiata perché tu vuoi un maschietto.”
“Io non voglio un maschietto!” replicò piccata. “Ho solo detto che mi sarebbe piaciuto dare alla luce l'erede della famiglia Queen.”
“Felicity, lo so che per te questa potrebbe essere una notizia shockante, ma siamo nel ventunesimo secolo. Nostra figlia sarà comunque l'erede di quel che rimane della famiglia, a prescindere dal sesso.”
“Ah-ah-ah, molto divertente. Comunque non puoi avere la certezza che sia femmina.”
“E invece lo so.”
“Ma non dovrei essere io, a dirlo? Sono io che porto la nostra creatura in grembo. E vuoi smetterla di toccare la mia pancia? Mi fai il solletico!”
Oliver fece eco alle risate di lei, prima di chinare il volto a regalare lo sfarfallio di un bacio leggero sulle labbra, aperte in un sorriso. Poggiò la propria fronte contro la sua in un gesto gentile, dolce.
“Posso fare anche di meglio,” mormorò contro la sua pelle, il respiro caldo addosso a lei, labbra contro labbra, naso contro naso. Poi, con tutta la delicatezza di cui fu capace, si staccò da lei, scivolò via dal suo fianco e scese lungo il suo corpo. La sfiorò di baci, sul collo, il petto, prima un seno e poi l'altro. E poi scese ancora più giù, ancora più baci. Scaldò la sua pelle con la propria fino a raggiungere la curva sottile della sua pancia, e lì, nel punto in cui la curva era più sporgente e la promessa del futuro più florida, poggiò il bacio più dolce che conservava nel cuore. Con le labbra ancora posate sulla pelle nuda, Oliver alzò gli occhi ed incontrò quelli liquidi e caldi di Felicity, ed insieme si persero nella promessa di un futuro che li incatenava indissolubilmente in un legame infinito.
   
 
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