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Autore: Robigna88    25/09/2015    1 recensioni
Miranda ama fare i dolci, così quando la ammettono ad una delle più prestigiose scuole di pasticceria parte piena di speranze ma anche di paure. Una volta lontana però si renderà conto che forse c'è una cosa che ama più dei dolci e che è sempre stata ad un passo da lei.
(Storia scritta anni fa)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-3-

 

 

«Hai finito di parlare al telefono? Le macchine non si riparano da sole.»

Dave scosse il capo e alzò gli occhi sul fratello. «Si..scusa, era Miranda. È appena arrivata a Los Angeles e aveva bisogno di un po’ di incoraggiamento.»

Il fratello, Caleb, ridusse gli occhi ad una fessura e guardò Dave dalla testa ai piedi. «Miranda eh?»

Dave sospirò e si rimise al lavoro: il tono malizioso del fratello non gli piaceva affatto, o meglio lo imbarazzava particolarmente.

Caleb sorrise appena e gli si avvicinò: «Quando le dirai che provi qualcosa per lei?»

Dave lo guardò un attimo e poi si infilò sotto un’auto. “È davvero così evidente che provo qualcosa per lei?” pensò mentre fingeva di riparare un motore.

Se era davvero così evidente perché lei non se ne era accorta? E se invece se ne fosse accorta e avesse fatto finta di nulla perché non provava per lui le stesse cose? Era davvero così importante? A lui in fin dei conti bastava averla nella sua vita, in un modo o in un altro.

«Fratellino, la conosci da quasi dieci anni. La vita è troppo breve, non puoi perdere altro tempo.» Le parole di suo fratello distolsero Dave dai suoi pensieri. Sospirò e uscì da sotto l’auto: «Ora che hai finito di spargere le tue perle di saggezza puoi lasciarmi lavorare? L’hai detto tu d’altronde, le macchine non si riparano da sole.»

Caleb annuì trattenendo la risata che l’imbarazzo del fratello gli provocava. «Guarda che io lo dico per te. Lei è bella, giovane ed è a Los Angeles, la capitale del cinema. Ad L.A. le celebrità le incontri al supermercato.»

«E questo perché dovrebbe interessarmi?»

Caleb fece spallucce. «Ti pentirai di non averle detto ciò che provi quando tornerà con a fianco un bel ragazzo, promettente attore tipo Orlando Bloom.» Lo stuzzicò mentre tornava nel suo ufficio.

Dave lo guardò e sospirò: poteva davvero capitare una cosa del genere? Sul fatto che Miranda fosse bella non c’era dubbio.. Lei era bellissima. Ma era il tipo da innamorarsi di tipici e monotoni aspiranti attori californiani.

 

 

 

Da sola nella sua camera nella prestigiosa scuola di pasticceria Miranda attendeva con pazienza l’arrivo della sua compagna o compagno di stanza. Sdraiata sul lettino a far niente pensava a quante cose avrebbe fatto: la settimana che la attendeva si preannunciava intensa e decisamente impegnativa.  Tuttavia si sentiva motivata e piena di grinta. Rise appena e iniziò tirare fuori dalla valigia i suoi vestiti.

«Ciao..»

Miranda si voltò e si ritrovò davanti una ragazza minuta, biondina con grandi occhi azzurri. «Ciao.. Tu sei la mia compagna di stanza immagino.. Io sono Miranda.»

La ragazza sorrise e annuì «Io sono Sofia»

Miranda guardò la ragazza davanti a lei e le sorrise. Sembrava una brava ragazza, anche se molto riservata. Timidamente Sofia entrò nella stanza e poggiò le sue cose sull’altro letto, poi in silenzio si mise a sedere e fece un respiro profondo. Probabilmente anche lei si sentiva un po’ spiazzata e disorientata. Miranda sorrise tra sé e sé e si consolò al pensiero che lei non fossi l’unica a sentirsi confusa e spaventata. «Se preferisci questo letto dillo pure.. Io mi sposto da quel lato senza problemi.»

Sofia la guardò e sorrise appena, leggermente rossa per l’imbarazzo «Va bene così.»

Miranda annuì e abbozzò un mezzo sorriso mentre finiva di sistemare la sua roba in silenzio.

La timidezza di Sofia le faceva uno strano effetto,probabilmente perché lei timida non lo era mai stata.

Aveva dovuto imparare a cavarsela da sola fin troppo giovane, d’altro canto quando tua madre è un avvocato di successo che sta fuori quasi tutto il giorno per lavoro, e tuo padre ti ha abbandonato così presto che neppure ti ricordi il suo viso, non c’è spazio per la timidezza. Devi imparare ad essere determinata. Tuttavia lei e Sofia avrebbero dovuto passare il mese insieme, nella stessa stanza e nonostante Miranda non sapesse come comportarsi di fronte a tanta timidezza e riservatezza, era chiaro nella sua mente che avrebbe dovuto trovare il giusto modo di parlare con lei e fare amicizia e soprattutto avrebbe dovuto trovare il giusto equilibrio tra il suo carattere aperto ed estroverso  e quello introverso e riservato di Sofia. Ma come poteva fare?

«Di dove sei Sofia?» Le chiese gentilmente.

«Sono del Canada. Vancouver.»

«Io sono di New York.»

Sofia annuì e poi tornò ad occuparsi degli affari suoi come se fosse totalmente disinteressata ad approfondire la conoscenza.

Miranda alzò un sopracciglio perplessa e poi fece esattamente come lei. In silenzio tornò a sistemare le sue cose con l’intenzione di andarci pian piano e per grado con la sua timidissima compagna di stanza. Tirò fuori dalla valigia una montagna di vestiti, praticamente tutti quelli che aveva, ed infine prese le foto che ritraevano lei e Dave.. Le avevano fatte dentro una di quelle macchinette per le fototessere istantanee alla stazione e Miranda non poteva fare a meno di ridere ogni volta che le guardava.

Dave.. La sua parte razionale e tranquilla.. Quello con cui beveva continuamente ipercalorici frappé al cioccolato e  con cui faceva la radiocronaca alle partite di football in tv. Ricordava esattamente il girono in cui avevano fatto quelle stupide foto: avevano fatto a gara a chi faceva la faccia più strana e senza ombra di dubbio Dave era il vincitore.

«È il tuo ragazzo?»

Miranda scosse il capo «No!! È il mio migliore amico.»

Sofia sorrise «È carino!»

Miranda annuì e la osservò per qualche secondo.. Sembrava aver abbandonato la timidezza. Osservò per un attimo ancora le foto e poi le poggiò sul letto.

«Cooper e Daniels.. È ora di prendere le misure per le divise.»

La voce della segretaria attirò la loro attenzione. Miranda e Sofia si voltarono e annuirono mentre la seguivano in una grande stanza dove due sarte le aspettavano per prendere le giuste misure. Lo stage prevedeva infatti che tutti i partecipanti indossassero la stessa divisa: bianca e verde con una miniatura dello stemma della scuola. L’unica personalizzazione possibile stava nella scelta del cappello, ognuno poteva indossare il proprio e quello di Miranda era piuttosto “semplice”,  bianco con al centro lo stemma, in rosso, degli AC/DC. Era un regalo di Dave. Quando l’aveva visto Miranda non poteva crederci, le aveva regalato un cappello da pasticcere con lo stemma di un gruppo rock anni ’80. Non che gli AC/DC le dispiacessero, ma dolci e musica rock erano una combinazione piuttosto insolita. Tuttavia era un regalo del suo migliore amico perciò anche se fosse stato orribile l’avrebbe adorato comunque.

Quando fu il suo turno, salì sul piccolo palchetto della stanza per prendere le misure. Le due sarte le fecero aprire le braccia stile spaventapasseri e le presero tutte le misure che servivano.

Su quel palchetto, attorcigliata al metro Miranda si lasciò andare a sogni di gloria.. Immaginava già di essere una pasticcera osannata in tutto il mondo, che i suoi dolci fossero i più richiesti e nei pochi minuti che servirono per le misurazioni riuscì grazie alla sua galoppante fantasia ad immaginare anche varie conversazioni telefoniche con le maggiori emittenti televisive che facevano a gara per darle un programma tutto suo.

«Signorna.. Abbiamo finito.»

Miranda scese dall’immaginario piedistallo che si era costruita in quei minuti e sorrise alla sarta che le comunicava che avevano finito. Rise appena sentendosi un po’ stupida e scese dal palchetto. «Scusi.. Mi ero persa in immaginari sogni di gloria..»

La donna le sorrise mentre tutti i presenti, due ragazzi a parte lei e Sofia, la fissavano sorridendo divertiti dal suo tono. Miranda fece spallucce e sorrise, si era fatta riconoscere anche questa volta, e fece l’occhiolino a Sofia che si accingeva a salire sul palchetto. Guardò i ragazzi alla sua destra e decisa che era il momento di fare amicizia. «Hey ragazzi.. Come va? Io sono Miranda»

I ragazzi la guardarono e le sorrisero «Io sono Logan e lui è Trey.» rispose uno presentando entrambi.

Miranda sorrise e presentò Sofia che timida alzò la mano e fece un cenno di saluto che i ragazzi ricambiarono.

«Com’è il vostro cappello?» Chiese ancora Sofia «Il mio è bianco con al centro lo stemma degli AC/DC.»

I ragazzi la fissarono senza dire nulla e creandole un po’ di imbarazzo. Miranda annuì appena e respirò a fondo “Simpatici!” pensò sarcastica.

 

 

 

«Scusa se non parlo molto.. Ma non sono mai stata un tipo particolarmente loquace.»

Miranda alzò gli occhi su Sofia mentre in silenzio tornavano nella loro camera. «Non preoccuparti.. Io lo sono per entrambe.»

Sofia sorrise e non aggiunse altro. Nel grande corridoio che le separava dalla camera, Miranda si guardava intorno.. Un gran numero di ragazzi tutti presi ed indaffarati da qualcosa. Le sembravano così lontani dalla sua realtà, tutti chiusi in loro stessi, nessuno che chiacchierava, nessuno di loro sembrava intenzionato a fare amicizia. Tutti stretti nel loro sogno e nella loro voglia di arrivare.

Li osservava e sperava con tutta se stessa di non essere mai come loro. Quello stage era importante anche per lei, ma nonostante preparare dolci era quello che più amava fare, sapeva che c’era qualcosa di molto più importante da cogliere in quell’esperienza: c’era il confronto con gli altri, la possibilità di vedere una città che non fosse la sua, e soprattutto c’era l’occasione di fare nuove amicizie e nuove conoscenze, e questo più di ogni altra cosa era ciò che l’avrebbe arricchita.

Volse lo sguardo a Sofia che silenziosa camminava al suo fianco e pensò che non voleva affatto essere come quei ragazzi in corridoio, pensò che lei voleva essere un’amica per lei e non solo la sua facilmente dimenticabile compagna di stanza. Rimase in silenzio e le sorrise soltanto fin quando arrivate in camera decise di rompere il ghiaccio e costruire un rapporto d’amicizia con lei.

«So che non sei molto loquace, e mi sembri molto timida e riservata. Non vorrei mancare di delicatezza Sofia, ma hai visto quei ragazzi in corridoio?» Le disse mentre l’altra la guardava senza capire esattamente dove volesse andare a parare «Tutti loro hanno un sogno, che è uguale al nostro.. Ma io non voglio essere come loro. E so che forse il giudizio è troppo veloce, non li conosco nemmeno, ma mi sembrano così soli..»

Sofia annuì appena e abbassò gli occhi leggermente imbarazzata o forse colpita dalle sue parole.

Miranda la osservò un po’ e sospirò. Le sue intenzioni erano buone, ma se Sofia non voleva fare amicizia non poteva di certo costringerla «Scusa.. Non importa. In fin dei conti è solo un mese.»

«Hai ragione.. Neanche io voglio essere come loro.»

Miranda alzò gli occhi sulla ragazza e sorrise invitandola a sedersi accanto a lei sul letto. Sofia abbozzò un sorriso e si mise a sedere accanto a lei. Iniziò a raccontarle un po’ di lei. Le disse che amava i peperoni e che il dolce che le riusciva meglio era senza ombra di dubbio la crostata. Che aveva un fidanzato una volta ma si erano lasciai perché lui l’aveva tradita con la sua migliore amica e che anche per questo motivo fidarsi e fare amicizia adesso era per lei complicato.

Miranda ascoltò tutto con grande piacere e le raccontò a sua volta un po’ di lei, del dolce che le riusciva meglio, della sua vita a New York, della sua scatenata amica Maddie, di sua madre, del padre che l’aveva abbandonata quando lei era ancora piccola e del suo migliore amico. Chiacchierarono a lungo e gettarono le basi per quella che secondo Miranda sarebbe diventata una bellissima amicizia.

 

 

 

 

«Dave, per fortuna sei qui!»

Entrando dentro l’officina in fretta e furia come se fosse successo qualcosa di gravissimo, Melissa, la madre di Miranda attirò l’attenzione che stava sistemando una vecchia Cadillac.

«Melissa.. Che succede?»

«Devi controllare il maggiolone di Miranda.»

«Ok!! Portamelo la settimana prossima, tanto Miranda adesso non c’è. Posso farlo con calma.»

Melissa scosse il capo e sorrise. «Vorrei che tu lo sistemassi quanto prima così potrai portarglielo quando andrai a trovarla.»

Dave corrugò la fronte perplesso. Perché credeva che sarebbe andato a trovarla? Ascoltando le parole della donna, era come se ascoltasse suo fratello. Lo stesso tono di chi crede di aver capito tutto. «Cosa ti fa credere che andrò a trovarla?»

La risposta di Melissa fu una fragorosa ma intenerita risata che andò scemando sotto lo sguardo perplesso del ragazzo. «Dave.. Ti voglio bene come ad un figlio, ma devo dirtelo, sei un pessimo attore. Andiamo, sii sincero, quanto ancora resisterai prima di partire per Los Angeles?»

Dave gettò  la testa all’indietro e sospirò «È così evidente?»

«Che sei innamorato di lei? Si, un po’ si nota.»

«Già.. Se ne sono accorti tutti tranne lei.»

«Allora diglielo.»

Dave scosse impercettibilmente il capo mentre tornava ad occuparsi dell’auto che stava riparando. «E se per lei non è lo stesso? Rischio di rovinare tutto.»

«E se invece per lo è? Rischi di perdere tutto quello che potresti avere.»

Dave la osservò: aveva ragione.

«Allora? Quando ti porto l’auto?» Riprese la donna chiedendogli tra le righe quando sarebbe partito.

Dave respirò a fondo e sembrò riflettere un attimo «Quando vuoi.»

Melissa rise appena e gli accarezzò amorevolmente il capo: «L’auto è qui fuori.»

Dave annuì e la guardò uscire.

“Ed io che credevo di essere bravo a nascondere i miei sentimenti.” Pensò.

Finì di sistemare l’auto a cui stava lavorando e pensò se era davvero il caso di partire. Tante volte aveva provato a dirle quello che provava ma mai, nessuna volta c’era riuscito, perché andando a Los Angeles sarebbe stato diverso?

Uscì dal garage e si diresse fuori per prendere la macchina di Miranda e portarla dentro il garage.

«Hey Dave, guarda lì..» Il fratello richiamò la sua attenzione indicandogli con un gesto della testa la televisione.

Dave guardò aggrottando la fronte nell’intento di capire cosa esattamente volesse mostrargli, visto che l’unica cosa che vedeva erano delle immagini di giovani ed aitanti modelli che sfilavano su un tappeto rosso.

«Quella è Los Angeles. Sicuro di non voler raggiungere Miranda e dirle quello che provi?»

Caleb sembrava divertirsi particolarmente a stuzzicarlo. Dave scosse il capo e si passò una mano sul viso sconsolato, poi gli lanciò la pezza sporca di grasso colpendolo dritto in viso.

Davvero credeva che fosse così facile? Ma perché non si faceva gli affari suoi e lo lasciava in pace? Come se lui non ci avesse mai provato. Ok, forse aveva sprecato qualche occasione, come il giorno che lei aveva ricevuto la lettera di ammissione allo stage, o il giorno della sua partenza, e tanti altri prima. Ma non era colpa sua. Erano i momenti sbagliati. O perlomeno questa era la giustificazione che usava per sentirsi meno codardo. «Credi che non vorrei dirle ciò che provo? Credi che mi piaccia stare qui a pensare che per la mia vigliaccheria rischio di perderla? Ma non è semplice. Ci provo tutte le volte e non ci riesco mai.»

Caleb lo ascoltò e, adesso, non si divertiva più così tanto. Spense la televisione e non aggiunse altro mentre lo guardava uscire fuori.

 

   
 
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