Soltanto l'ardente
pazienza porta al raggiungimento di una
splendida felicità.
(Pablo
Neruda)
Ritorno
Bella
3 mesi dopo.
«Apri la
porta!»
Guardai gli infissi
che scricchiolavano mentre mio padre la colpiva.
«Bella!»
Continuai ad
ignorarlo mentre le lacrime scorrevano sul mio volto.
«Bella, apri
questa
maledetta porta!»
«No.»
riuscii a
mormorare.
Non mi
sentì.
«Sono passati
due
mesi!»
«Vattene,
papà.»
dissi a voce un po’ più alta.
«Non vado da
nessuna parte!»
«Vattene,
vattene..»
«Bella, butto
giù
la porta!»
«Vattene,
vattene,
vattene…»
«Bella.»
Ammutolii
all’istante. La sua voce?
«Bella, sono
io.»
Trattenni il
respiro e sgranai gli occhi. Non poteva essere lui…
«Bella, per
favore
puoi aprire la porta?»
Rimasi immobile.
«Bella?»
Lo conoscevo abbastanza
bene da capire che la sua voce calma celava la rabbia.
Mi mossi come un
fantasma verso la porta. Con mano tremante girai la chiave nella toppa
e
indietreggiai. La maniglia si abbassò e la porta si
socchiuse. Riuscii a
sentire il suo sussurro.
«Charlie,
credo sia
meglio che entri solo io»
Charlie
sospirò.
«Va bene. Ma
dopo
sparisci. Non voglio più vederti in questa casa.»
«Come vuole
lei.»
rispose freddamente.
La porta
cigolò e
si aprì del tutto.
Non ci sono parole
per descrivere l’emozione che provai nel rivedere il viso di
Edward.
In quei mesi mi ero
aggrappata al ricordo che avevo di lui. Credevo di ricordarlo talmente
bene da
poterne fare una descrizione perfetta, in ogni minimo particolare. Mi
sbagliavo.
Era talmente
perfetto che la mia immagine mentale sembrava riflessa in uno specchio
appannato. I suoi occhi erano dorati con delle venature nere, lo
sguardo
impenetrabile, i capelli bronzei scompigliati in modo così
naturale, la
pelle diafana, sotto gli occhi appena più scura, il corpo
che avrebbe distrutto
l’ego di qualsiasi modello…
A un tratto lo
sguardo si aprì in un’espressione infinitamente
triste.
«Bella…»
mormorò.
Fece un passo
dietro di me e indietreggiai. Cosa ci faceva qui? Voleva farmi soffrire
più di
quanto non stessi già soffrendo?
Appena mi vide
indietreggiare il suo viso non riuscì a nascondere il dolore
che quel piccolo
gesto aveva provocato.
«Come…come
stai?»
sembrò costargli molto pronunciare quella frase. La voce li
tremava.
Lo guardai,
sconvolta, sgranando gli occhi. Come stavo? Uscivo di casa solo per
andare a
scuola, non mangiavo quasi più, avevo gli occhi consumati
dalle lacrime. Non
l’aveva notato?
«Scusa.
Domanda
stupida.» si, eccome se l’aveva notato.
La porta era
chiusa. Probabilmente Charlie era in ascolto.
Edward
continuò a
rimanere in silenzio e io feci lo stesso.
Poi sospirai.
«Cosa ci fai
qui,
Edward?» pronunciare il suo nome non provocava più
le lacrime. Non ne avevo più
da versare.
Lo sguardo che mi
lanciò era colmo di un dolore straziante.
«So che avevo
promesso di…»
«Avevi
promessi di
restare, si. E invece te ne sei andato. E’ proprio il motivo
per il quale mi
trovi in questo stato. Ma non ti ho chiesto questo.» Non
avrei dovuto usare un
tono così freddo. Era evidente che l’avevo ferito.
«Sono qui
per…
chiederti… per vedere come…» Non
riusciva a completare una frase. Sospirò, poi
chiuse gli occhi. Quando li riaprì fu come vedere il sole
oscurato dalle
nuvole. Occhi che avevo visto tanto felici ora erano coperti da una
tristezza
incredibile.
«Mi mancavi,
Bella.»
Non risposi. Anche
lui mi mancava. Tanto.
«Non riuscivo
più
ad… andare avanti.»
Neanche io ci
riuscivo. Forse meno di lui.
«E
ora?» gli chiesi
«non ti mancherò più? Sei venuto due
minuti, giusto per toglierti lo sfizio di
vedermi, così puoi andartene di nuovo tranquillamente, senza
pensare a come mi
lasci, senza pensare che non vivo più, senza pensare che ora
che te ne andrai
per l’ennesima volta mi sentirò come se mi
avessero strappato il cuore?»
Il suo respiro
divenne irregolare. Non lo lasciai rispondere.
«Non ce la
faccio
più, Edward. Io continuo ad amarti. E anche se vorrei, non
riesco a smettere di
farlo.»
Lo guardai, gli
occhi umidi. Il suo sguardo terrorizzato non mi aiutava a rimanere
lucida.
Perciò, senza pensarci due volte, gli andai incontro mentre
lui faceva lo
stesso; e ci abbracciammo.
Quel momento.
Sapevo che sarebbe andato via di nuovo. Sapevo che non mi amava
più.
Non
m’importava. Ora mi abbracciava, mi
stringeva così forte
che sembrava quasi che gli fossi mancata davvero.
Mi persi in quel
profumo.
Quell’profumo che era rimasto sul mio cuscino quando se
n’era andato, ricordo
di tutte quelle notti in cui mi aveva guardato dormire. Le sue braccia
per me
erano molto più rassicuranti di quelle di un qualsiasi
umano. Mi allontanai il
tanto che serviva per potergli accarezzare una guancia. A quel leggero
contatto
chiuse gli occhi e sospirò. Poi mi abbracciò di
nuovo.
«Mi mancherai
ancora di più, dopo questo momento.» sussurrai
contro il suo petto.
Dopo qualche
secondo, o forse qualche ora, parlò.
«Bella, io ti
amo.
Ti amo, non voglio andarmene più, non voglio lasciarti. Non
sopporterei un
altro minuto senza te accanto.»
Trattenni il fiato
e chiusi gli occhi, prima che lui vedesse le lacrime. Scossi il capo.
«Non ti
credo,
Edward, non posso crederti! L’hai detto anche
l’altra volta, hai detto “per
sempre”, invece te ne sei andato, e non mi hai nemmeno
permesso di salutarti,
sei scappato dalla finestra! Io ti avevo creduto, e ho rischiato di
morire di
nuovo, Charlie mi teneva sotto stretta sorveglianza per impedire che
provassi a
suicidarmi, e ora di nuovo, tu torni qui, e fai promesse, e io non devo
crederci, non dev…»
Non mi permise di
finire. Fermò il mio discorso sussurrato posando le labbra
sulle mie, con forza
e dolcezza, timore e passione.
Fu un bacio che non
aveva urgenza, non era affrettato, era tranquillo, era perfetto. Era un
momento
unico.
Senza badare a
tutte le sue vecchie regole per la mia sicurezza, infilai le dita tra i
suoi
capelli, avvicinandolo di più a me.
Lui
approfondì il
bacio e la sua lingua, per la prima volta, ricercò la mia,
che non tardò a
rispondere.
In
quel momento perfetto non m’importava più di
nulla, non ricordavo né dove fossi
ne come mi chiamassi, c’era solo lui, c’erano le
sue labbra, il suo viso, il
suo corpo, il suo profumo… Si separò dalle mie
labbra e con le sue percorse il
mio collo.
«Bella…»
Ah,
ecco come mi chiamavo…
Mi
prese in braccio e mi portò con lui sul letto. Si
appoggiò con la schiena
contro la testiera e io mi accoccolai su di lui.
«Ora
mi credi?» mi sussurrò all’orecchio.
Come
facevo a non credergli?
Risposi
alla sua domanda biascicando un “mmh” confuso e
baciandogli la pelle del collo.
Ridacchiò.
«Grazie.
Lo prendo come un si.»
«Charlie
è uscito…» aggiunse dopo un
po’.
«Aveva
il turno di notte…» conclusi.
I
nostri sguardi si incrociarono.
«Stai
con me, stanotte…» sospirai.
Non
rispose. Beh, non a parole.
Note:
Per
Chia, Giù e Marta. Vi voglio bene.
Ringraziamenti:
Grazie
a
per le recensioni, che sono sempre più gradite che mai.
Grazie a
damaristich
DenebDenise
Fantasy_Mary88
Femke
francy79
kiarab
Razorbladekisses
SAEB
ysellTheFabulous
Grazie a
Le 131 persone che si
sono prese labriga di leggere.
Mi
fa molto molto piacere che la storia vi sia piaciuta.
Non
ho scritto altro per ora. Non so se lo farò. In caso
contrario… rimane solo
Nuova Luna. Ciao a tutti.
Cecilia.