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Autore: Nerys    27/09/2015    2 recensioni
Quante volte ad ognuno di noi è successo di sognare in modo talmente vivido da sembrare reale? Almeno una volta nella vita, giusto? Beh, se è questo il vostro caso dovreste ritenervi fortunati, perché io ormai sono settimane che sogno senza sognare. Avete capito bene, non è un errore di battitura… I miei sogni non sono invenzioni del mio subconscio, sono avvenimenti successi realmente in un altro tempo…
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! <3

Voglio incominciare col scusarmi per il più che enorme ritardo con tutti coloro che stanno leggendo questa storia e con chi ha anche recensito, purtroppo in questi ultimi mesi ho avuto qualche problema sia con l’inventiva sia col tempo a disposizione per scrivere.

Da ora in avanti spero di essere più puntuale e presente! Scusatemi ancora T.T

Ora vi lascio al capitolo.

Nerys

 

Senza Via d’Uscita

Scappare o combattere?

Non sempre la scelta è così scontata, tante volte la paura ti paralizza.

 

 

Due buchi neri mi osservavano dal soffitto, facendomi perdere un battito ed obbligandomi a trattenere un urlo.

 

 

Era tornato per me.

Era tornato per portarmi via.

Era tornato per trascinarmi dalla sua padrona.

Davanti a quelle constatazioni mi ritrovai incapace di respirare, per un attimo ero riuscita a dimenticare tutta quella folle situazione in cui mi ero ritrovata e di quanto fosse opprimente il suo sguardo buio ed impenetrabile. Durante il giorno passato all'università in compagnia di Cassie tutto quello che era successo la notte precedente mi era parso più simile ad un sogno che alla dura realtà...

Tutto ciò insieme non faceva che aumentare il terrore, che piano piano si stava insediando nella mia mente. La salivazione era azzerata e la gola secca mi rendeva difficile deglutire.

Quella cosa, nel frattempo, continuava a starsene immobile attaccata a testa in giù dal soffitto della mia camera, studiandomi attentamente con il capo leggermente inclinato da un lato.

Come aveva fatto ad entrare? Aveva spaccato il vetro della finestra? O aveva deciso di scardinare la porta d’ingresso? Ero certa che entrambe le ipotesi fossero validissime, ma non avevo il coraggio di distogliere lo sguardo da quella presenza, per scoprire quale delle due avesse scelto per entrare. E poi la possibilità di seguire i suoi spostamenti con lo sguardo mi rassicurava, anche se il mio corpo era immobilizzato dalla paura.

«Ti ho… Trovata… De-ni-se…» gracchiò allargando le labbra in quello che doveva essere un sorriso. Non riuscii a trattenermi dal rabbrividire davanti a quello spettacolo di denti affilati tutti in bella vista, mentre il cuore non faceva che martellarmi nel petto.

Lo vidi allungare un artiglio affilato nella mia direzione in un chiaro invito ad afferrarglielo. Di riflesso piantai le unghie nel materasso mentre guardavo quell’artiglio oscillare pericolosamente all’altezza del mio stomaco, se per un qualsiasi motivo avesse perso l’equilibrio o la presa al soffitto, mi avrebbe sicuramente trafitta.

«Vieni… Con me… Deni-se…» canticchiò in modo grottesco ed inquietante. «La padrona… Lei ci aspetta…»

Tremavo di paura ad averlo ad un metro di distanza ed ero ancora confusa dal brusco risveglio per capire appieno cosa stesse succedendo, ma, nonostante tutto questo, l'idea di afferrare quella specie di mano non mi sfiorò mai la mente.

Davanti al mio rifiuto lo vidi avvicinarsi ancora un po', fino a sfiorarmi il collo con l'artiglio. «La padrona… Ci aspet-ta…» cercò di sollecitarmi passandosi la lingua nera sui denti affilati.

Un conato di vomito mi risalì dalla bocca dello stomaco, fortunatamente riuscii a fermarlo prima che fosse troppo tardi.

Intanto quella creatura era scesa lentamente dal soffitto fino a poggiare i piedi sul letto, facendo molleggiare leggermente il materasso.

No… No, non doveva avvicinarsi! Con uno scatto mi sedetti ed iniziai ad indietreggiare freneticamente tra le lenzuola fino a scontrarmi dolorosamente contro la spalliera. Non ci diedi troppo peso, la mia mente era totalmente occupata dall’immagine di quel mostro che sostava placidamente a pochi passi da me. Tutto d'un tratto l'adrenalina che mi aveva aiutata a scappare, sparì nel nulla. Non riuscivo a reagire, a trovare la forza per buttarmi giù dal letto e fuggire il più lontano possibile da lui.

Il respiro si fece sempre più agitato, sentivo chiaramente il pulsare del sangue rimbombarmi nelle orecchie. Il tempo sembrava essersi congelato: lui se ne stava in fondo al mio letto immobile a fissarmi ed io paralizzata a guardare fisso nella sua direzione.

«DIANA!» urlò una voce femminile alle sue spalle, prima che lui sparisse totalmente dal mio campo visivo. Ora davanti a me stava una figura femminile ansimante con gli occhi pieni di preoccupazione ed angoscia. Selene…

Mi venne istintivo identificare la mia salvatrice con la figura bionda e slanciata che ormai ossessionava le mie giornate e i miei sogni. Ma mi sbagliai, perché la ragazza che mi ritrovai ad osservare non aveva una lunga treccia bionda, ma lunghi boccoli scuri scompigliati.

«Cassie?» domandai sorpresa. La mia amica impugnò la scopa a mo’ di mazza, spostando lo sguardo inquieto su di me. «Vieni qui! Che diavolo aspetti?» mi riprese mentre spostava lo sguardo sulla scrivania a fianco del letto, dove in quel momento si stava rialzando quell’essere.

L’urlo di Cassie fu come una secchiata d’acqua fredda, risvegliandomi da quello stato catatonico in cui ero caduta. Così, senza farmelo ripetere due volte, mi alzai di scatto dal letto raggiungendola subito. «Non ti provare ad avvicinare di nuovo!» lo avvertì Cassie stringendo la presa sulla sua arma improvvisata.

«Prima tu…»

«Un colpo solo all’altezza del costato. Non ci speravo molto a dir la verità.» rispose pratica lei. Non potei trattenermi dal guardarla con un misto di stupore e affetto. «Grazie.» sussurrai, mentre la osservavo sbalordita. I boccoli disordinati e gli occhi vispi che seguivano il più minimo movimento di quell’essere le davano un aspetto piuttosto selvaggio ed agguerrito.

Non l’avevo mai vista così.

In quel momento pareva un gatto pronto ad un agguato contro un grosso e pericoloso lupo… Già, due poveri gatti contro un lupo piuttosto affamato… Questo era il dislivello che incorreva tra noi e quell’essere, eravamo praticamente delle morti che camminavano. Stavolta non ne saremmo uscite. Eravamo solo noi due con una scopa come unica arma offensiva… Un po’ poco…

Ormai lui si era ripreso ed il conto alla rovescia era appena iniziato.

Con un movimento unico e fluido si era ancora una volta rialzato in piedi.

 

Non avevamo vie di fuga. Certo, saremmo potute scappare dalla camera e correre lungo il corridoio, ma l’istinto mi diceva che non sarebbe servito a nulla, avremmo solamente posticipato ciò che era inevitabile. Perché quella cosa avrebbe avuto la meglio in uno scontro corpo a corpo.

Non ne avevo il minimo dubbio!

 

Si sgranchì il collo prima da una parte poi dall'altra provocando suoni che mi fecero accapponare la pelle.

 

Forse…

Forse avrei potuto fare come voleva lui.

Andare dalla sua padrona… Magari mi avrebbero dato delle spiegazioni riguardo alla questione “Denise” e ai sogni che mi perseguitavano non solo più durante la notte, ma anche in pieno giorno. Avrei ricevuto delle risposte alla moltitudine di domande che mi si stavano affollando in mente…

Sorrise, il mostro.

 

Sorrise davanti alla mia incertezza, alla mia paura ed alla mia confusione, ma il sorriso che gli deformò il volto, fece sembrare quell’espressione più simile ad una ferita, un taglio sottile e preciso, su un volto che di umano aveva ben poco.

La scena che gli si presentava davanti doveva divertirlo parecchio: due ragazze spaurite con una semplice scopa come arma di difesa, mentre lui poteva vantare un ampio armamentario, tra cui denti affilati degni del peggior squalo bianco e artigli lunghi ed affilati da essere scambiati per rasoi. Era una battaglia persa in partenza.

 

Fece un passo nella nostra direzione studiandoci attentamente con quelle due orbite vuote.

Proprio mentre lo vedevo fare l'ennesimo passo nella nostra direzione, mi resi conto quanto l’idea di seguirlo volontariamente fosse una cazzata. Se quell’essere davanti a me era già spaventoso ed inumano, non volevo nemmeno immaginare come sarebbe potuta essere la sua padrona.

Con lo sguardo iniziai a studiare la mia camera alla ricerca di qualche via di fuga, ma come avevo già ipotizzato prima, l’unica sarebbe stata provare a scappare lungo il corridoio e cercare di raggiungere il portone d’ingresso nel minor tempo possibile.

Solo che mia madre sarebbe potuta uscire in qualsiasi momento, richiamata dal casino che avremmo fatto scappando fuori dalla camera.

Era già strano che non fosse ancora entrata qui in stanza dopo tutto il caos che avevamo fatto. In automatico lanciai una rapida occhiata alla mia scrivania che ormai giaceva distrutta in un angolo della stanza, la caduta di quella creatura doveva essere stata più devastante di quanto pensassi, anche se lui sembrava esserne uscito illeso.

Persa nei miei pensieri non mi accorsi subito che il mostro si era fermato a qualche passo da noi ed aveva inclinato il capo puntandoci contro quei buchi neri.

«S-sei una di no-i…?» domandò inclinando il volto verso sinistra e tracciando con quella lunga unghia il percorso tra la guancia ed il collo di Cassie, la vidi deglutire e mordersi il labbro inferiore tentando di mantenere la calma. Strinsi forte i pugni lungo i fianchi mentre sentivo il sangue circolare sempre più velocemente ed una strana sensazione cominciare a ribollirmi nello stomaco.

Quella sottospecie di feticcio umanoide si stava prendendo troppe confidenze con Cassie. Doveva allontanarsi e sparire dalla mia vista. Non aveva più importanza il motivo che lo aveva condotto qui, la mia curiosità ed il terrore erano spariti nello stesso momento in cui aveva osato toccare la mia amica, un’innocente, la cui sola colpa era stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Con un movimento brusco mi interposi fra di loro e con un gesto stizzito ed attento allontanai l’artiglio dal viso della mia amica. «Stalle alla larga!» esclamai sempre più furiosa.

Quella brutta copia di una mano si avvicinò di nuovo, ma stavolta si soffermò fra i miei capelli. «Non toccarmi e lascia stare Cassie!» gli urlai in faccia schiaffeggiando col dorso della mano il suo artiglio, ferendomi lievemente.

Lui non si scompose e ritirò semplicemente la mano, portandola davanti al viso ed osservando avidamente la piccola traccia di sangue che la sporcava. «Deni-se…» soffiò prima di leccare via la macchia con una lunga lingua nera. Un conato di vomito mi risalì lungo la gola e dovetti trattenere dallo svuotare il contenuto del mio stomaco direttamente sul tappeto.

«Cass-i-e…» sibilò spostando ancora una volta la sua attenzione sulla mia amica. «Non… Umana…» poi s’interruppe all’improvviso con lo sguardo fisso su Cassie. «Argento…» disse sgomento. «Argento… Koré!!!» e poi si allontanò verso la finestra senza staccare gli occhi da noi due ed urlando parole senza senso come “padrona” e “Way” per poi sparire nell’oscurità della notte sotto i nostri sguardi scioccati.

Sbattei un paio di volte le palpebre cercando di capire se ciò che avevo visto era davvero successo o se si trattava soltanto di un'allucinazione.

Un improvviso dolore al fianco mi riportò alla realtà. «Ahia!» urlai strofinandomi forte la parte lesa. «Che diavolo ti è preso?» chiesi infastidita a Cassie. «Cercavo di capire se non stavo sognando.» rispose innocentemente.

«E perché lo hai fatto a me?»

«Perché fa male!» mi rispose come se fosse ovvio, mentre ritirava la scopa dietro l’armadio.

Prima o poi l'avrei uccisa, giurai a me stessa con un leggero broncio sulle labbra.

Sempre che non cercasse prima lei di accopparmi con una scopa...

Davanti a questo pensiero non riuscii a trattenere una piccola risata sotto lo sguardo perplesso della mia amica. Avevo decisamente qualcosa che non andava se dopo essere aggredita da una specie di mostro, riuscivo ancora a ridere per delle cazzate del genere.

«Tu non sei normale!» affermò convinta Cassie lasciandosi cadere tranquilla sulla sua brandina. Inarcai un sopracciglio davanti al suo comportamento tranquillo ed assolutamente normale. «Nemmeno tu!» le risposi avvicinandomi alla finestra e chiudendola con un colpo deciso.

Sotto un lampione in lontananza mi sembrò di vedere una figura femminile, ma non appena sbattei le palpebre per metterla più a fuoco, di quella presenza non rimase più nulla.

   
 
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