Day 1: Birth
Era
il primo giorno d'estate
e nel calore del primo pomeriggio un bambino ancora piccolo con i
capelli neri e gli occhi scuri sedeva sull'erba all'ombra di un
grande albero appena fuori da un villaggio. Il piccolo si chiamava
Zeref ed era lì da solo perché casa sua in quel
momento era stata
letteralmente “invasa” dai compaesani in visita,
preoccupati e
trepidanti per l'attesa. Poche ore prima infatti, sua madre aveva
dato le prime avvisaglie del parto imminente, ed era stato subito il
caos. Il piccolo Zeref, curioso e impaziente di conoscere il suo
futuro compagno di giochi, come gli era stato presentato dai
genitori, era rimasto per un po' in un angolino a osservare il via
vai di gente, sempre più spaventato però dalla
confusione e dai
discorsi che sentiva finché qualcuno, accortosi di lui, non
gli
aveva consigliato di andare a giocare fuori.
Il bambino, ormai
terrorizzato, si era affrettato a obbedire... Peccato solo che, data
l'ora decisamente infelice, non ci fosse in giro nessuno.
Con un sonoro sospiro, si
era quindi diretto verso quell'albero da sempre testimone della vita
e dei tormenti degli abitanti del villaggio. Quel giorno non aveva
nessuna voglia di raggiungere gli altri ragazzini al ruscello e di
rientrare in casa non se ne parlava proprio. Tuttavia, voleva
comunque rimanere nei paraggi, visto che, nella sua
ingenuità di
bambino, pensava davvero di potersi rendere utile nel caso in cui si
fossero avverate le strane previsioni che aveva sentito da due
anziane donne poco prima di essere caldamente invitato a uscire.
Ancora non sapeva cosa fosse la morte ma se la mamma gli aveva detto
già da tempo che ormai poteva quasi essere l'uomo di casa,
sarebbe
stato certamente in grado di fare qualcosa al riguardo. Non poteva
però negare di essere comunque un po' spaventato.
Nel tentativo di scacciare
la paura e i pensieri spiacevoli, il piccolo si sdraiò
sull'erba a
osservare le nuvole cercando di tendere nel frattempo le orecchie
verso casa sua per poter intervenire in caso di bisogno. Di tanto in
tanto gli sembrava di sentire delle urla in lontananza ma continuava
a ripetersi che non era possibile, e così alla fine rimase
al suo
posto chiedendosi però come mai nessuno fosse ancora venuto
a dirgli
nulla. Dov'era il fratellino che secondo mamma e papà era
sul punto
di arrivare? Zeref iniziava a essere stanco di aspettare e aveva
già
deciso che appena l'avesse visto, lo avrebbe sgridato per questo. Del
resto, era quello che succedeva a tutti i bambini del villaggio
quando facevano tardi... perché a lui no?
Passò dell'altro tempo in
cui il piccolo fu più volte sul punto di addormentarsi
mentre
osservava le nuvole rincorrersi nel cielo, a suo dire più
interessanti delle domande che pure continuavano ad affollargli la
mente senza tuttavia ricevere attenzione, perché lui ormai
aveva
capito che, se gliel'avesse concessa, sarebbe tornata anche quella
strana sensazione che sembrava stringergli il petto e la gola e
fargli pizzicare gli occhi. Il ricordo delle scene viste in casa
continuava infatti a tormentarlo e la paura, per quanto si sforzasse
di scacciarla, stava ormai prendendo il sopravvento rischiando sempre
più di farlo scoppiare in un pianto disperato visto che a un
certo
punto si accorse addirittura che una nuvola aveva iniziato ad
assomigliare alla sua mamma quando sorrideva.
Prima che la situazione
precipitasse però, suo padre venne finalmente a chiamarlo e
il
piccolo, sentendo la sua voce in lontananza, si tirò su di
scatto
con gli occhi umidi di lacrime e il labbro inferiore già
tremante in
un preludio di pianto. E se gli avesse detto che le signore di prima
avevano ragione? Da come ne parlavano, sembrava essere una cosa
brutta quella che poteva succedere alla sua mamma...
Cercò comunque di darsi un
contegno asciugandosi velocemente le lacrime e affrettandosi a
rimettersi in piedi nella speranza di vedere il prima possibile il
volto del genitore e capire da esso cosa aspettarsi, ma la luce era
troppo intensa e dovette aspettare che si avvicinasse un po' di
più
per fargli la domanda che gli stava più a cuore in quel
momento
nonostante avesse una paura folle della risposta. Una persona grande
però doveva anche mostrarsi forte, e lui voleva esserlo per
dimostrare di essere davvero “l'ometto di casa”.
“La
mamma sta bene?”
chiese quindi con voce malferma raccogliendo tutto il suo coraggio
appena l'uomo gli fu di fronte.
“Sì,
stai tranquillo. E'
andato tutto bene. Dai, vieni. La mamma e il fratellino ti stanno
aspettando a casa” gli disse quello dolcemente allungando una
mano
per fargli una carezza ma il figlio, improvvisamente più
leggero,
era già scattato come una molla correndo impaziente
giù per la
collinetta pronto a fiondarsi sul letto per vedere bene in faccia il
piccolo ritardatario. Avrebbe sicuramente preteso spiegazioni per
quell'attesa, proprio così, si ripeteva felice, senza
minimamente
pensare che fargli la predica sarebbe stato perfettamente inutile. I
bambini però, si sa, hanno le loro idee su tutto e Zeref era
ancora
troppo piccolo per accorgersi dell'assurdità di quei
propositi. Per
lui in quel momento contava solo vedere con i propri occhi che la
mamma stesse davvero bene e conoscere la causa di tanto trambusto e
tanta paura per poi dirgli chiaramente cosa ne pensava del suo modo
di presentarsi.
Suo padre lo raggiunse poco
prima della porta di casa raccomandandogli di fare piano per poi
dargli una leggera spintarella verso la camera che condivideva con la
moglie.
Zeref entrò quindi nella
stanza in silenzio e con il fiato sospeso, timoroso per ciò
che
avrebbe potuto vedere e per l'incontro con il tanto atteso
fratellino, e la prima cosa che vide nella penombra fu sua madre che
riposava con gli occhi chiusi e l'aria stravolta tenendo tra le
braccia qualcosa che da lì non riusciva a vedere.
La donna però era sveglia,
e sentendo i suoi passi, si girò a guardarlo sorridendo
invitandolo
ad avvicinarsi.
“Vieni
Zeref, ti presento
il tuo fratellino Natsu” gli disse dolcemente, spostando
appena un
braccio per fargli vedere il nuovo arrivato.
Il bambino si spostò quindi
accanto a lei osservando incuriosito il piccolo, che accortosi forse
di una nuova presenza, gli puntò addosso i suoi grandi occhi
scuri
voltando appena la testa di lato in una buffa espressione sorpresa e
interrogativa enfatizzata dal versetto che emise nello stesso
momento.
I due fratelli si fissarono
per un attimo come studiandosi a vicenda, poi Natsu decretò
la sua
evidente approvazione con un gridolino iniziando subito ad agitarsi
tendendo le braccia verso il più grande come per invitarlo a
un
contatto più diretto, che l'altro si affrettò a
concedergli
avvicinandogli un dito. Il piccolo lo afferrò prontamente
con una
delle sue manine portandoselo poi trionfante vicino alla bocca mentre
il fratello sorrideva, meravigliato e divertito, ormai dimentico
dello spavento di poco prima.
Tutti i pensieri negativi e
i suoi propositi di “vendetta” erano infatti
svaniti non appena
aveva visto quei vispi occhi neri spalancati sul mondo e quel visetto
curioso incorniciato da capelli rosa come quelli della madre, e
mentre giocava con Natsu, si chiedeva distrattamente come un esserino
così carino potesse aver causato un tale trambusto, ma in
fondo non
gli importava. Adesso era arrivato e la mamma era lì con
loro,
quindi perché mai avrebbe dovuto sgridarlo? Il fratellino
era così
piccolo e fragile che gli ispirava al contrario un senso di
protezione che non aveva mai provato per nessuno e sapeva
già che se
in futuro qualcuno al villaggio avesse cercato di dargli fastidio in
qualsiasi modo, lui sarebbe stato pronto a intervenire facendo anche
a botte per la prima volta in vita sua pur di difenderlo.
Sì, il
piccolo Natsu non avrebbe avuto nulla da temere finché
fossero stati
insieme perché lui l'avrebbe protetto sempre e comunque da
qualsiasi
pericolo. Gli aveva già perdonato tutto e adesso rideva di
gusto ai
suoi versi assurdi, contagiato dalla sua allegria e voglia di vivere,
mai sazio di ascoltare quei buffi gridolini che emetteva ogni volta
che lo toccava.
I genitori intanto li
guardavano felici ancora increduli per come si erano svolte le cose
dal momento che, data la vicinanza di età, si erano
aspettati un
deciso rifiuto da parte di Zeref, che invece giocava già con
il
fratellino come se non avesse mai fatto altro in vita sua.
Evidentemente, era stato amore a prima vista e si augurarono che
niente e nessuno potesse mai separarli. Erano troppo belli insieme
per poterli immaginare uno lontano dall'altro, e la giovane coppia
passò il resto del pomeriggio a osservare i due piccoli
rispondendo
di tanto in tanto alle domande curiose di Zeref, che da parte sua era
già pronto a far conoscere a Natsu le meraviglie del mondo
esterno
pregustando le lunghe giornate di giochi all'aperto finalmente
lontano dagli spettri della noia e della solitudine.
Decisamente le cose non
sarebbero potute andare meglio di così.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui. So che avrei un sacco
di altre storie da aggiornare, ma quando ho saputo di questa week non
ho proprio potuto resistere alla tentazione di parteciparvi divorando
in pochi giorni i capitoli del manga che mi mancavano per arrivare
alla sconvolgente verità (e anche i successivi,
già che c'ero XD).
Questi due sono troppo teneri per non celebrarli! State tranquilli
però che gli altri lavori non li ho abbandonati, ho solo
bisogno di
riprendere un po' la mano (e l'ispirazione) prima di continuarli.
Passando
a questa storia, so che probabilmente non è molto originale,
ma il
prompt non lasciava molte alternative. Spero comunque che vi sia
piaciuta lo stesso e che mi farete sapere cosa ne pensate. Le
recensioni possono essere un buon modo per uscire dai momenti
difficili e ricominciare a scrivere regolarmente! :)
Mi
rendo conto che forse può sembrare un po' strana tanta
ingenuità
per un futuro genietto come Zeref, ma alla nascita di Natsu era
comunque un bambino piccolo e sinceramente ho voluto rendere questo
momento il più tenero possibile. Spero solo di aver reso
bene le
emozioni del futuro mago nero al suo primo incontro con un fratellino
che già sprizza allegria e vitalità da tutti i
pori! Lo ammetto,
quella scena mi frullava in testa da quando ho letto il prompt, e
anche se la storia non mi è venuta come avevo pensato
all'inizio,
sono comunque piuttosto orgogliosa dei momenti dolci e della leggera
comicità che sono riuscita a infilare qua e là.
Il giudizio finale,
però, spetta ovviamente a voi! :)
Mi
piacerebbe riuscire a pubblicare tra un po' anche il secondo prompt
ma non sono sicura di farcela. Se per qualche motivo non potessi,
comincio già ad augurarvi buona settimana e buonanotte per
dopo.
Bacioni
e alla prossima,
Ellygattina