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Autore: Ellygattina    28/09/2015    1 recensioni
Attenzione: spoiler per chi non segue le scan online!
Anche se in ritardo come al solito, ci tenevo a fare qualcosa anch'io per il colpo di scena più incredibile del manga con una raccolta scritta totalmente dal punto di vista di Zeref. Spero che vi piaccia e che mi farete sapere che ne pensate. Buona lettura!
Day 1: Birth
Day 2: Family
Day 3: Fall
Day 4: Serenity
Day 5: Sacrifice
Day 6: Curse
Day 7: Immortality
Bonus day: Memories
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Igneel, Natsu, Zeref
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Day 3: Fall

Sembrava che le cose non potessero andare meglio ma purtroppo il destino aveva in serbo altro e giocò le sue carte in un pomeriggio di fine estate mentre i due fratelli si rincorrevano con alcuni coetanei in un prato vicino a casa.
Improvvisamente Natsu si accasciò a terra tremando e respirando a fatica e fu così che lo trovarono i compagni quando, insospettiti dalla sua assenza e dalla mancanza delle sue grida che sempre accompagnavano quel genere di attività, tornarono indietro a cercarlo.
Appena lo vide in lontananza, Zeref lo raggiunse di corsa inginocchiandosi accanto a lui con il cuore in gola. Subito iniziò a chiamarlo e a scuoterlo con le lacrime agli occhi in preda a un gran brutto presentimento ma il più piccolo non ebbe la minima reazione.
Qualcuno, spaventato, andò a cercare aiuto mentre lui rimase lì con Natsu, che quando finalmente aprì gli occhi, ben lontano dal rassicurarlo, lo inquietò ancora di più. Il suo sguardo infatti era vitreo, e probabilmente non lo vide nemmeno visto che non diede segno di averlo riconosciuto né rispose in alcun modo ai suoi richiami.
Quando il padre li raggiunse, sollevò il rosato tra le braccia portandolo subito verso casa senza dire nulla, serio e preoccupato come Zeref non lo aveva mai visto.
Si accorse a malapena che gli amici gli stavano dicendo qualcosa che comunque non capì, e in silenzio si avviò a fatica verso la sua abitazione con la gola serrata, gli occhi traboccanti di lacrime e la sensazione di avere un macigno che gli schiacciava il petto.
Appena entrato, la sua attenzione fu catturata da sua madre che piangeva a dirotto su una sedia con il viso affondato nel grembiule mentre il padre, in piedi accanto a lei, le cingeva le spalle con un braccio tenendo gli occhi bassi. Il bambino, sia pure impressionato, cercò di non dar loro peso e si diresse invece verso la camera del fratello, ma l'uomo lo trattenne afferrandolo per una spalla e scuotendo leggermente la testa con espressione addolorata facendo aumentare ulteriormente le lacrime che già gli rigavano abbondantemente il volto.
Nessuno rispose alle sue domande, quindi non gli rimase altro da fare che aspettare in silenzio con in mente solo Natsu e le sue risate che fino a poco prima erano risuonate allegre e spensierate nel prato che vedeva ancora dalla finestra accanto a lui.
Non seppe mai quanto tempo fosse passato quando finalmente la guaritrice del villaggio uscì dalla stanza dicendo ai genitori qualcosa che Zeref nemmeno si sforzò di capire mentre sgattaiolava all'interno.
Il bambino si diresse subito vicino al letto dove Natsu sembrava profondamente addormentato, ma era fin troppo chiaro persino a lui che quello non era un sonno normale. Il suo respiro era ancora leggermente affannoso e il suo corpo bollente, ma il ragazzino non vi badò stringendogli invece la mano e cercando di rimproverarlo senza riuscirci finendo poi per sciogliersi in altre lacrime supplicandolo di svegliarsi presto e di non fargli più prendere spaventi del genere. Gli parlò quindi di ciò che avrebbero fatto non appena si fosse ripreso, ma non poteva sapere che il suo fratellino non sarebbe più tornato quello di prima.
I giorni infatti passarono fin troppo lenti e silenziosi ma Natsu non diede segni di ripresa. Presto a Zeref fu vietato di andare a trovarlo ma il piccolo non era tipo da arrendersi facilmente e riuscì comunque a sgattaiolare nella stanza di nascosto almeno una volta al giorno, soprattutto la sera, parlandogli dolcemente a voce bassa sforzandosi di trattenere le lacrime che il rosato fosse sveglio o meno.
Nessuno voleva spiegargli nulla, ma non poteva non accorgersi del fatto che lo sguardo dei genitori fosse sempre più spento e preoccupato, i volti pallidi e smagriti, mentre la guaritrice veniva sempre più spesso passando in quella stanza tempi sempre maggiori senza ottenere risultati apprezzabili.
Ogni volta che riusciva a varcare quella soglia, infatti, le speranze di Zeref di vedere il fratellino in piedi, o per lo meno seduto sul letto, allegro e pimpante come prima, crollavano miseramente. Sprofondato tra le coperte c'era sempre un bambino pallido, magro e sudaticcio che respirava male e parlava con una voce debolissima tranne quando gridava nel sonno in preda alla febbre. Ogni urlo era per tutti una pugnalata al cuore e sia Zeref che sua madre non riuscivano proprio a trattenere fiumi di lacrime domandandosi per quale motivo gli dei avessero deciso di punirli in quel modo supplicandoli tra i singhiozzi di restituire loro il piccolo Natsu, ma le preghiere non servirono a nulla e le cose peggiorarono anzi sempre di più.
Con il passare dei giorni, divenne infatti sempre più raro vederlo sveglio, e se i primi tempi il rosato aveva cercato di sorridere sforzandosi anche di scherzarci sopra per rassicurarli, alla fine non riuscì più nemmeno a riconoscerli.
Fu un duro colpo per Zeref quando una sera si infilò nella stanza e il suo amato fratellino sussurrò un “Chi sei?” a malapena percettibile. A quel punto, non potè trattenere un urlo strozzato correndo subito fuori quasi scontrandosi con la madre che l'aveva visto allontanarsi furtivo in quella direzione. Il bambino pensò che l'avrebbe sgridato visto che gli era stato proibito già da tempo di andare a trovarlo senza poter far nulla per cambiare le cose ma la donna, che poche ore prima aveva ricevuto lo stesso trattamento, si limitò ad abbracciarlo stretto piangendo con lui mentre gli accarezzava i capelli per farlo calmare, portandolo poi a letto quando il figlio maggiore, esausto, le si addormentò tra le braccia.
La situazione precipitò ulteriormente il giorno dopo quando Zeref, di ritorno da una giornata di scuola in cui si era concentrato su tutto tranne che sulle lezioni, trovò una gran folla fuori dalla porta.
In preda a un orribile presentimento, corse in quella direzione con il cuore in gola notando a malapena gli sguardi e le parole della gente che lo faceva passare tristemente elargendogli di tanto in tanto qualche lieve carezza o pacca sulla spalla. Il ragazzino non rispose a nessuno ed entrò in casa individuando subito i genitori che piangevano a dirotto tra le braccia degli amici e dei parenti più stretti che cercavano inutilmente di dare loro un po' di conforto.
Zeref li oltrepassò sempre più in ansia mentre un pensiero orribile si faceva sempre più strada dentro di lui lasciandolo totalmente senza fiato. Si ripetè mille e più volte che no, non era possibile che Natsu... Non riusciva nemmeno a finire la frase.
Si avvicinò al letto prendendogli la mano come aveva fatto tante volte negli ultimi mesi e quando si accorse che quel corpicino era freddo e immobile, chiaramente senza vita... non potè trattenere un terribile urlo che risuonò in tutto il quartiere mentre crollava di fianco a lui piangendo tutte le sue lacrime.
Quello fu l'inizio della fine, perché Zeref non accettò mai la morte del fratellino, isolandosi di nuovo da tutti e cominciando a porsi le domande e a compiere gli studi che un giorno avrebbero portato alla nascita del mago nero, che sia pur cambiato, non avrebbe mai potuto dimenticare quella prima, terribile caduta che gli portò via il suo amato Natsu né la sua voce allegra e il suo sorriso che cercò sempre di riavere al suo fianco sacrificando per questo tutto se stesso e tutto ciò che aveva.
A differenza dei genitori infatti, che dopo un po' scesero a patti con quella perdita e si sforzarono di non crollare per il figlio rimasto che evidentemente soffriva più di tutti, lui non volle rassegnarsi, e dal momento che lo studio era diventato l'unico modo che conosceva per non pensare per qualche ora al terribile silenzio a cui temeva che non si sarebbe più abituato, cominciò a cercare un rimedio addentrandosi in sentieri sempre più pericolosi dai quali nemmeno gli ammonimenti e i rimproveri dei maestri riuscirono ad allontanarlo. Sentieri che avrebbero causato tante altre perdite e cadute, ma nessuna fu dolorosa e terribile quanto la prima, quella che segnò inevitabilmente il suo destino dal momento che fin dall'inizio il piccolo Zeref continuò a vedere di tanto in tanto il fratellino nei luoghi e nei momenti più disparati, sempre allegro e sorridente come amava ricordarlo, finendo per promettergli solennemente, in preda al dolore, che quella separazione sarebbe stata solo temporanea. E lui le promesse fatte a Natsu le aveva sempre mantenute a qualsiasi costo.
Non ne parlò mai con nessun altro, ma queste “visite” del fratello gli diedero sempre la forza di continuare a vivere proseguendo caparbio per la sua strada nonostante i maestri, sia pure colpiti dai suoi risultati, cercassero di dissuaderlo e le sue stesse ricerche a volte lo scoraggiassero a tal punto da fargli quasi abbandonare tutto, ma bastava chiudere gli occhi e rivivere le scene stupende impresse a fuoco nella sua mente e nel suo cuore, ricordi felici di quando l'allegria e vivacità del rosato riempivano le sue giornate ora così vuote, per tornare al lavoro con maggiore energia rinnovando quella promessa. Una promessa che l'avrebbe portato dove non avrebbe mai immaginato né sarebbe mai voluto arrivare, ma lui per il suo pestifero e incontenibile Natsu, si sapeva, avrebbe fatto e sopportato qualsiasi cosa, compresa la maledizione più terribile che si potesse concepire.



Angolo autrice:
Okay, so che mi odierete per quello che ho scritto e che starete nuotando in un mare di lacrime degno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Se vi può consolare, anch'io. Mentre scrivevo ho letteralmente inzuppato letto e computer! Per fortuna nessuno è venuto a disturbarmi o sarebbe stato davvero difficile spiegare la situazione... -_-'
Passando ad altro, spero che la storia vi sia comunque piaciuta e di non aver causato troppi danni. Vi assicuro che non era mia intenzione fare un racconto così strappalacrime, ma scrivendolo di getto mi è venuto così. Non pensavo che sarei riuscita a immedesimarmi tanto nel piccolo Zeref, ma credo/spero di aver reso bene i suoi sentimenti, povero cucciolo. :'(
Riguardo a ciò che potrebbe essersi beccato Natsu, non ne ho proprio idea, ma ho sempre pensato che fosse stata qualche brutta malattia a portarlo via così presto dall'affetto della sua famiglia e mi sono limitata a immaginarmi le scene cercando di descriverle al meglio.
Come ieri, mi sarebbe piaciuto riuscire a pubblicare il prossimo prompt prima di andare a letto (anche perché non avevo il coraggio di abbandonare sia me che voi nei rispettivi mari di lacrime) ma tra problemi di connessione e distruzione quasi totale dei feels dell'autrice che si è messa KO da sola con le sue stesse mani, non ce l'ho proprio fatta. :(
Se ci riuscite, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia e se ci sono errori perché dubito fortemente della mia capacità di giudizio in questo momento.
Prima che me ne dimentichi un'altra volta, ringrazio tutti coloro che hanno dato un'occhiata a questa raccolta (ammesso che ce ne siano :P) e vi prego di lasciarmi almeno un commentino piccolo piccolo, tanto per sapere se sto facendo una grandiosa schifezza o no. Grazie comunque per avermi dedicato un po' del vostro tempo, lo apprezzo davvero tanto. :)
Appuntamento a domani per i temerari che avranno ancora il coraggio di seguirmi. Prometto che la prossima storia cercherò di farla meno strappalacrime (potrei morire anch'io altrimenti, cavolo!).
Baci & abbracci di consolazione e alla prossima!
Sogni d'oro per dopo e buona giornata per domani,
Ellygattina

  
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