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Autore: asyouwishmilady    29/09/2015    1 recensioni
Nella vita di Emma è in corso un grande cambiamento: aspetta un bambino da Killian. Ma sarà pronta ad affrontare tutto ciò che comporta essere mamma di un neonato? Killian prenderà bene la notizia, o si sentirà soffocare da questo risvolto inaspettato?
La scelta giusta sembra impossibile da scovare, ed Emma non riesce a scrollarsi di dosso l'idea che alla Salvatrice sia preclusa la possibilità di avere una vita normale. Ma, nonostante gli ostacoli, Emma e Killian riusciranno a trovare il loro lieto fine?
***
Una nuova "slice of life" contenente alcuni dei momenti più dolci, difficili, ma anche comici della nuova vita dei Captain Swan.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo

                                                             Image and video hosting by TinyPic

Quella sera, chiese a Killian di lasciarla sola. Aveva bisogno di riflettere. Come durante il lungo mese precedente, il pensiero malato di prenotare segretamente un aborto non la lasciava mai. Avrebbe semplicemente detto che aveva perso il bambino: sono cose che possono capitare. Ma, per una ragione che perfino Emma faticava a comprendere, non voleva uccidere quella creaturina che stava crescendo dentro di lei. Sua madre aveva ragione: le sembrava di sentirlo, di non essere più sola. Ma, al contempo, non voleva che Henry soffrisse nuovamente a causa sua. Non voleva che si sentisse un estraneo in quella nuova famiglia: lei conosceva troppo bene quella sensazione, troppo bene per permettere che suo figlio provasse la stessa cosa.
«Emma!» quando sollevò gli occhi, scorse suo padre qualche metro di fronte a lei.
«Cosa ci fai qui?» domandò lui, posando a terra i due sacchi dell'immondizia che teneva tra le mani. 
Lei si strinse nelle spalle e si avvicinò di qualche passo: cosa ci faceva lì? Non lo sapeva nemmeno lei. Se il suo cuore si era già abituato all'idea che fosse circondata da persone che l'amavano, il cervello faticava ancora a comprendere il meccanismo che la portava da suoi genitori ogni qualvolta si sentisse sola o in difficoltà.
«Mi chiedevo se potessi unirmi a voi per cena. E' sabato, ed Henry è da Regina»
«Ma certo!» rispose immediatamente David «Questa è casa tua, Emma, non voglio che lo dimentichi».
Quelle parole riuscirono a strapparle un sorriso sincero: dopotutto, non si era mai sentita così amata. E, magari, sarebbe anche riuscita a sistemare tutto, ed avere una piccola persona in più nella sua vita.
«Entra pure. Tua madre sta apparecchiando. Potremmo ordinare la pizza, se vi va...» propose, David, fin troppo entusiasta, strappando un altro sorriso a sua figlia.
«D'accordo»
«Killian si unisce a noi?» 
David vide Emma sbiancare, come se avesse visto uno spettro.
«A questo proposito...» esordì lei, in cerca della scusa più plausibile.
«Avete litigato?» chiese il padre, stringendo gli occhi con fare minaccioso, come a sottindere che gli avrebbe tagliato l'altra mano, se avesse fatto soffrire sua figlia.
«Papà...» abbassò gli occhi e trascorse qualche istante prima che proseguisse a parlare. David, nel frattempo, si torturava le mani, in attesa di una brutta notizia.
«Non ho litigato con Killian. Adesso ti spiego tutto quanto».
Emma si decise a parlare solo dopo che il ragazzo delle pizze se ne fu andato. Non aveva molta fame, in realtà, ma si sforzò di mandare giù almeno qualche boccone per non far preoccupare troppo i suoi genitori.
«Sono incinta» disse d'un tratto, rischiando di far soffocare il pover David, che dovette tossire ripetute volte per riprendersi.
«Tu cosa?!» strillò, scioccato. Mary Margaret gli diede una gomitata sulle costole «David, non è il momento di fare il padre protettivo».
Il volto di David nel giro di pochi istanti divenne rosso fuoco «E'... E' solo che noi abbiamo aspettato il matrimonio, e pensavo che anche Emma volesse...»
Mary Margaret alzò gli occhi al cielo «Nostra figlia è un'adulta, David! Sembra che te ne dimentichi, tante volte. E poi, ti ricordo che ha già avuto Henry».
Lui cercò di ricomporsi in fretta «E' vero... Beh, ehm, come stai?»
«L'importante non è come sto io, ma come sta Henry» mormorò Emma, mentre giocherellava con una crosta di pizza: nemmeno i piccoli battibecchi dei suoi genitori riuscirono a tirarle su il morale, in quel momento «Mi ha seguita e l'ha scoperto nel modo sbagliato. Mi ha detto che voglio tagliarlo fuori».
Una fitta di dolore si fece strada nel petto di Emma, e lottò per trattenere le lacrime.
«Tutto si sistemerà, tesoro. Sta attraversando un'età difficile, ha da poco perso suo padre...» fece Mary Margaret, risoluta «Ha solo bisogno di tempo».
"Non mi perdonerà mai. L'ho deluso ancora".
«Vi dispiace se mi sdraio un attimo? Mi sento un po' stanca» domandò, Emma, sentendosi improvvisamente ancora più debole ed angosciata. Più cercava di sistemare le cose, e più queste sembravano diventare ancora più complicate. Aveva cercato conforto nelle due persone che più l'amavano, ma non era riuscita venire a capo di niente. Nonostante volesse loro così tanto bene, si rese conto che i suoi genitori erano troppo diversi da lei per comprendere come si sentisse in quel momento.
Non avere il bambino sembrava l'unica soluzione, eppure, per qualche motivo, non riusciva ad accettare che la cosa giusta potesse provocarle così tanto dolore.
Aveva già commesso questo errore quando aveva lasciato andare Henry, sperando che fosse la cosa migliore per lui. Aveva pianto fino a perdere le lacrime quel giorno, vedendo il suo bambino andare via. Adesso era nella stessa situazione.
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo preoccupato, quando si alzò e si trascinò al piano di sopra. 
***
«Mamma?» udì la voce bassa ma ancora immatura di Henry: stava forse sognando?
«Mamma, svegliati!» uno scossone la fece sobbalzare, e si ritovò seduta sul letto, con il cuore che le martellava nel petto.
Henry era seduto accanto a lei, ed i suoi occhioni castani erano calmi e risoluti.
«Henry. Ma che ore sono?»
Era meglio di un sogno svegliarsi e trovarsi accanto a lui. Solo, si domandò perché fosse lì: era successo qualcosa?
Il ragazzino alzò gli occhi al cielo e scosse la testa «Sono solo le dieci di sera, mamma. Mi sono fatto accompagnare qui da Regina».
Lei sorrise e gli accarezzò la guancia liscia «Mi fa piacere che tu sai qui»
Henry sorrise a sua volta, ed Emma capì che l'aveva perdonata o, perlomeno, che non avrebbe mai smesso di volerle bene, nonostante tutto.
«Sono qui per chiederti scusa. Mi sono comportato da egoista» disse, risoluto, la bocca stretta in una linea dura.
Emma scosse la testa «Non sei tu a doverti scusare»
«Sì, invece» insistette il ragazzino «Ne ho parlato a lungo con Regina, e siamo d'accordo sul fatto che sono stato troppo frettoloso a giungere alle conclusioni. Io mi fido di te, avrei dovuto lasciarti spiegare... Gli eroi non si comportano come mi sono comportato io oggi»
Vedendo l'espressione avvilita del figlio, Emma decise di scrollarsi di dosso tutta questa angoscia e di provare a tornare la Emma di sempre «Sai una cosa, ragazzino? Io avrei fatto la stessa cosa. Anzi, ho fatto la stessa cosa con i tuoi nonni. Ma ti sembra che ci vogliamo meno bene di prima?»
Henry sorrise «no».
«Appunto» fece Emma, con espressione soddisfatta.
Pareva però che il figlio non avesse finito di esporre le sue ragioni «Avrei solo voluto che me l'avessi detto. Insomma, sai che non mi piace quando mi nascondi le cose: è capitato troppo spesso che le persone a cui voglio bene mi nascondessero qualcosa.»
La mente di Emma la riportò involontariamente a New York City, nell'appartamento di Neal, quando Henry aveva scoperto che quello che le aveva raccontato su suo padre era solo una bugia. 
«Lo so. Hai ragione. Avevo solo bisogno di tempo per - sai - accettare i cambiamenti e prepararmi ad affrontare questa nuova situazione. Scusami se ti ho fatto soffrire, Henry, è l'ultima cosa che voglio».
«Non accetto le tue scuse!» ridacchiò il ragazzino, scuotendo la testa «Mi rubi le battute: sono io quello che è venuto fin qui per chiedere scusa».
La madre tese le braccia e lui si buttò a capofitto in un dolce abbraccio, in uno di quelli che valgono più di mille sguardi e di mille parole.
«Quindi avrò un fratello o una sorella?»
«Sì» sorrise Emma, accarezzando i capelli castani del figlio. 
«Fantastico. Ci dovrò fare l'abitudine, ma è comunque fantastico».
«Va' da Regina, adesso» disse, dopo avergli posato un bacio sulla fronte «Ti starà aspettando».
E, per un solo momento, la Salvatrice sentì di essere in pace con il mondo.


 
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Ciao, ragazzi! Come state? Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto! 
Finalmente, le cose sembrano prendere una piega leggermente migliore, anche se Emma fa ancora fatica ad accettare l'idea che la sua vita stia cambiando irrimediabilmente. Sappiamo tutti che ha sempre avuto paura di amare perché ciò la rende vulnerabile, ed anche che fatica a parlare dei suoi sentimenti perché teme che parlarne possa, in qualche modo, cambiare le cose.
Spero che vi sia piaciuto questo piccolo confronto padre-figlia, perché credo che Emma tragga sempre una gran positività dal modo di pensare di David (più che con Mary Margaret).
Ma, adesso, se Emma decidesse di tenere il bambino, riuscirebbe a continuare ad essere la Salvatrice e lo sceriffo? 
"itsyouemma" mi ha dato un bello spunto, ovvero di raccontare come Emma ha scoperto di essere incinta: il prossimo capitolo si soffermerà anche su questo, ma non voglio anticiparvi troppo, se non che ci sposteremo un po' più in là con il tempo!
Fatemi sapere cosa pensate del nuovo capitolo, se vi va.

PS: avete visto la 5x01? Vi è piaciuta? **
Claudia
   
 
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