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Autore: Einsamkeit_    29/09/2015    0 recensioni
Tratto da un amore vero. Un amore bellissimo, travolgente e pieno di emozioni.
Ho cambiato ambientazione, nomi, racconti e inventato qualche edificio, ma il loro amore,
è vero, è esistito sul serio....
TRAMA:
Yasuko e Miyoshi, dopo essersi conosciute a scuola si frequentano sempre di più fino ad innamorarsi. Condividono le stesse passioni, gli stessi sogni... sembra tutto bellissimo, sono entrambe felici di perdersi l'una negli abbracci dell'altra ma... nessuno sa che sta per arrivare una bufera di emozioni che sconvolgerà la quiete degli animi....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II
 
 
Da quel giorno di novembre, io e Miyoshi diventammo ottime amiche. Anche se, ammettendolo o no, io speravo in qualcosa di più.
La mattina veniva a scuola sempre qualche minuto dopo di me, e entrando in classe salutava me per prima.
L’intervallo lo passavamo insieme così come anche la pausa pranzo. Soseki e Ryosuke erano molto arrabbiati perché li stavo trascurando. Io non riuscivo a far combaciare le cose.
Così, una mattina, mentre mi lavavo la faccia mi venne un’idea che non mi sembrava affatto male.
Una volta arrivata a scuola, invece che svoltare a destra verso la mia sezione, andai a sinistra.
“Ehy, Ryosuke.” Dissi bussando sul muro vicino alla porta aperta.
“Ohh, ma guarda chi si vede! Allora non sei morta! Esisti ancora!” disse lui felice di vedermi, ma anche un po’ arrabbiato.
“Mi dispiace di averti trascurato, Ryosuke. Vorrei rimediare. Lo sai no, che ho fatto amicizia con Miyoshi?”
“Certo che lo so! Non parli d’altro quando andiamo verso la stazione.”
“Shh! Sei pazzo? Non dirlo così ad alta voce! Mi fai sembrare una pervertita.”
“Tsè, ma lo sei Yasuko. Comunque, che vuoi?”
“Ah già, a pranzo vediamoci sul tetto, dillo anche a Soseki vi voglio presentare Miyoshi.”
“Come se non la conoscessimo già! E’ famosa per la sua bellezza!”
“Eddai, sii carino! Non fare lo scorbutico o non ti vorrà nessun ragazzo!!”
“Ghhh-“ fece lui diventando rosso come un peperone. “SHH! SEI PAZZA?”
“Ci vediamo dopo!” corsi via.
In effetti, Ryosuke… era gay, e lo è tutt’ora… Me lo aveva confidato in terza media.
Durante una giornata di sole primaverile, al doposcuola, mentre tornavamo a casa.
All’inizio ero rimasta scioccata su quella stradina stretta.
Ma poi, scrollando le spalle ricordo che dissi: “embè? Mi è sempre piaciuto avere un amico gay. Almeno so con chi parlare di uomini.”
Arrivata in classe, chiamai Miyoshi al mio banco, lei, facendo sobbalzare i capelli che quel giorno li portava raggomitolati in soffici boccoli, ad ogni passo, arrivò subito, sorridendo come al suo solito.
“M-mi piacerebbe che conoscessi i miei amici.” Dissi guardandole il volto e sentendo le orecchie diventare rosse.
“I tuoi amici?” chiese “Intendi Soseki e Ryosuke, vero?”
“Mh! Proprio loro! Che ne dici?”
“Certo! Mi farebbe molto piacere!”
“Bene!”
 
Il professore di filosofia finì la lezione proprio allo scoccare della campanella.
Miyoshi prese il pranzo dalla borsa, e così feci io.
“Allora, dove ci dobbiamo incontrare? Non vedo l’ora!”
“Sul tetto, vieni.”
Salimmo le scale dei quattro piani, e finalmente arrivammo.
Ryosuke era in piedi appoggiato alla ringhiera e Soseki seduta sui gradini.
“Ehilà!” urlai sventolando un braccio al cielo.
“Ehy, Yasuko! E’ da una vita che non ci parliamo, eh?”
“Mi dispiace molto! Ero impegnata con la mia nuova amica! Miyoshi Kobayashi!”
“Piacere di conoscervi!” disse inchinandosi.
“Ehy! Non servono tutte queste formalità!” Ryosuke rise. “Io mi chiamo Ryosuke Ogawa, e questo è Soseki Inoue.”
“Ehilà!” fece quest’ultimo ancora seduto sugli scalini.
“P-piacere” balbettò Miyoshi.
“Allora? Mangiamo?” chiesi felice
“E’ meglio stare qua, fuori fa freddo! Ci siamo quasi congelati prima!” ridacchiò Soseki.
“Nah, non può fare così freddo! E’ appena novembre!” salii tutti gli scalini fino in cima, sotto gli sguardi vigili di tutti e tre.
Aprii la porta e … una folata di vento freddissimo mi fece gocciolare gli occhi.
Tutti risero.
Anche Miyoshi.
La sua risata era così limpida.
Pareva quasi che provenisse direttamente dal suo cuore.
Era così bella quando rideva, così felice.
E, quello che pensai in quel momento, fu che avrei voluto renderla felice ad ogni costo.
 
Da allora diventammo inseparabili.
Grazie a Miyoshi ora anche noi tre uscivamo allo scoperto insieme e non come lupi solitari.
I pettegolezzi si ampliarono, ricordo di aver sentito delle ragazzine di prima dire ‘Il lupo si è trovata un branco.’
Ad ogni modo, erano i momenti più magici di tutta la mia adolescenza.
A ricreazione Miyoshi mi seguiva ovunque andassi, le nostre compagne di classe mi guardavano con fare feroce, ma io me ne fregavo deliberatamente e anzi, a dirla tutta, ci provavo gusto.
 
Il pomeriggio di un giorno di gennaio, camminando per i corridoi deserti durante il doposcuola, trovai Miyoshi con le cuffiette nelle orecchie appoggiata al muro dell’aula ricreazione che ascoltava musica muovendo leggermente la testa a ritmo.
Mi vide e mi salutò abbassando il volume e togliendosi un auricolare.
“Ehy Yasuko!”
“Micchan! Che ci fai qui? Non dovresti avere pomeriggio oggi, giusto?”le chiesi curiosa mettendo le monetine nella macchinetta del caffè.
“E’ vero non ce l’ho!” esclamò. “Ma dato che a casa oggi non c’è nessuno, ho pensato di rimanere a scuola e magari, se ti va, andare verso casa insieme.” Lo disse tutto d’un fiato.
In quel momento il mio cuore fece le capriole per la felicità.
Pensai ai treni che avevo la sera, e mi venne in mente l’orario delle 21.15. Pensai che quello potesse andare bene.
“Io ho un treno alle 21.15. Quindi se vuoi possiamo andare a mangiare un boccone insieme.”
Miyoshi era il ritratto della felicità. E lo ero anche io.
“Mi piacerebbe molto provare quel nuovo chiosco che hanno aperto vicino alla biblioteca comunale!”
“Volentieri!” sorrisi mostrando un lato di me che non facevo vedere a tutti, ovvero il mio lato gentile e amorevole.
“Wow, Yasuko… sei proprio fika così!”
Tutte le sfumature del rosso ricoprirono il mio volto.
“C-CHE?!!??!?!?!?!?!?!”
“Non essere imbarazzata!” rise “Lo penso davvero, eh!”
CHEEEEEEEEEEEEEE??!?!?!?!?!?!??!?!?!?!?!??! Pensai questa volta diventando più violacea.
 
Era lì, che mi aspettava in piedi con lo zaino sulle spalle e un gran sorriso stampato sulle labbra.
Mi infilai le scarpe ed uscii chiudendomi la giacca con la lampo.
“Scusami, è da molto che aspetti?”
“Affatto!”
“Dov’è questo posto, allora?”
“Ti guido io.”
 
Il sole stava tramontando e noi, Miyoshi ed io, eravamo sedute al tavolino vicino alla finestra, di quel locale piccolino che si faceva spazio tra due grattacieli, che vedendolo da fuori sembra lo stessero schiacciando.
Appena entrate ci trovammo davanti un ometto basso e ben piazzato con la bandana bianca legata al capo e un grembiule con il logo del negozio.
Dopo circa cinque minuti dalla nostra ordinazione, una ragazza alta dai capelli chiari ci portò i nostri piatti.
Due ciotole di ramen fatto in casa.
Sarà stato per il fatto che era la prima volta che mangiavo fuori dalla scuola con Miyoshi, o forse il fatto che lo era davvero, ma trovai quel ramen davvero delizioso!
Nei mesi a seguire, quella sarebbe stata la nostra ‘base’ noi ragazzi andammo spesso in quel piccolo chiosco. Era il nostro posto speciale, un luogo dove riunirci e stare bene insieme.
 
Febbraio arrivò come un fulmine.
E così anche la tanto attesa festa di San Valentino.
Nonché, per una sfortunata combinazione degli eventi…
IL MIO COMPLEANNO.
 
Quella mattina il sole batteva alto ed era leggermente più caldo degli altri giorni.
Io, come ogni anno, mi svegliai giù di morale.
Odiavo quella stupida festa, e ancora di più i miei genitori che avevano scelto di farmi nascere proprio in questa data.
Uscii di casa con una fetta di torta alle mele fatta da mia madre e con ‘tanti auguri’ da parte del mio vecchio.
Anche la vicina Oda si affacciò dalla finestra e mi urlò un ‘buon compleanno’ tutta allegra.
In stazione, quando arrivai a Toyama, Soseki e Ryosuke mi erano venuti a prendere, cosa che di solito non facevano.
“Ehià, vecchiaccia!” mi chiamò Soseki sbattendomi una manata sulla schiena.
“Sei pazzo?!” esclamai furiosa.
“Uhh guarda Ryo-chan! Ha già il cattivo umore tipico dei vecchi! Hai anche gli acciacchi, eh?”
“TE LO DO IO L’ACCIACCO.” Urlai fuori di me.
“Ohy” fece Ryosuke che era rimasto impassibile. “Me li hai portati i cioccolatini?”
“CIOCCOLATINI, STO CAZZO.” E mi avviai verso scuola abbandonandoli lì a ridere come due scemi.
 
Arrivata a scuola, un senso di vomito e disgusto mi prese le viscere. Vedere tutte quelle coppiette scambiarsi i cioccolatini ed effusioni in pubblico era davvero disdicevole e non ne potevo già più.
Entrai in classe lanciandomi al mio posto, le gambe non credo mi avrebbero retto un momento di più.
“Buon compleanno Yasuko.” Satoko, mi lanciò un pacchetto con tanto di fiocchetto.
“S-sakoto-chan!” piagnucolai “sei l’unica che mi vuole bene e non mi prende in giro! Ti voglio bene!!!”
Aprì il pacchetto e dentro vi erano pupazzetti fatti a mano con il Fimo.
“Ma questo è Goku versione chibi e pure supersaiyan?? E quest’altro invece è Totoro?? Ma questo è un granchio carinissimo!!” Le saltai letteralmente addosso abbracciandola come una piovra e piangendo di gioia
Ogni anno, Sakoto era l’unica a farmi regali (a parte la torta di mia madre) anzi, a parte a Ryosuke e Soseki era l’unica a ricordarsi del mio compleanno.
Entrò Miyoshi dalla porta e mi diedi un contegno.
Sorridendo mi salutò.
“Buongiorno Yasuko!”
“Buongiorno Miyoshi!” ricambiai.
Non avevo ancora detto a Miyoshi del mio compleanno, anche se in realtà, come il resto della classe, avrebbe dovuto saperlo.
Ad ogni modo, sentii una leggera morsa allo stomaco quando, salutandomi non aveva aggiunto ‘buon compleanno’.
 
La ricreazione la passai da sola.
Miyoshi era stata abbordata da un gruppo di ragazzi che volevano il suo cioccolato, Soseki e Ryosuke non volevo vederli, in qualche modo ce l’avevo ancora con loro, e in più, ero abbastanza triste.
Stavo camminando da un po’, non so neanche io dov’ero diretta direttamente, ma ad ogni modo mi importava solo di rimanere un po’ da sola.
Successe in un secondo, qualcuno chiamò il mio nome.
“Yasuko-san?”
Alzai il viso e mi ritrovai davanti una ragazzina dai capelli legati in una treccia laterale accompagnata dalla sua fedele amica dai capelli corti e spettinati.
“Sei Yasuko-san, vero?” chese quest’ultima.
“C-certo che è lei!” rispose la ragazza con la treccia arrossendo ancora di più.
Io non risposi, ero un po’ confusa ad essere onesti.
“Ehm…” fece timidamente.
“Senti, Hoshiyo. Se non ce la fai lo dirò io.” Si schiarì la voce.
Io che continuavo a chiedermi cosa volessero quelle due. Ad occhio che croce dovevano essere della prima, massimo della seconda.
“Io sono Setsuko Otomiya, e questa è la mia migliore amica Hoshiyo Morinaga.” Mi sembrò che quel ‘migliore amica’ lo avesse sottolineato con un tono di voce più gutturale.
“Frequentiamo la 2°C e lei vorrebbe tanto darti la sua cioccolata di San Valentino, dentro ci ha infilato pure un bigliettino con il suo numero di telefono! E tutto questo perché è innamorata di te!!!!”
Quella Setsuko lo disse così velocemente che inizialmente non compresi. In un secondo, tutto quell’insieme di parole sbrodolate mi si sistemarono nella mente e capii.
“Cos-??” riuscì a chiedere scioccata.
Ma la ragazza, Morinaga, mi mise tra le mani il suo cioccolato, prese la sua amica per mano e scappò via.
Ma mentre io ero ancora lì, che cercavo il vero significato di quella parola, Hoshiyo Morinaga, tornò di corsa verso di me, mi sorrise ancora più rossa e mi esclamò “Buon compleanno!”
Ero frastornata. Come faceva quella ragazza a sapere come mi chimav- No, pensandoci bene, quello ormai era di dominio pubblico- ma… COME FACEVA A SAPERE CHE ERA IL MIO COMPLEANNO?!
 
La campanella suonò e mi risvegliò da quella specie di trans in cui ero andata a capitolare, facendomi quindi tornare in classe.
Quando i miei compagni mi videro con quel fagottino in mano, non so bene cosa pensarono o cosa fecero. Ero troppo impegnata a risolvere il mio enigma.
 
Nel pomeriggio, io e il mio gruppo di amici, ci ritrovammo nel chiosco tanto famoso.
“Quanti ne  hai ricevuti eh, Ryosuke?” chiese Soseki seduto sul tavolo mentre scartava l’ennesimo bigliettino d’amore.
“Tanti come al solito, non mi spreco neanche ad aprirli comunque.”
“Tsè! Non troverai mai una ragazza così, sai?”
“Non potrebbe interessarmi di meno.” Rispose di scherno.
“Ah, certo. A te interessa solo il tuo amato kendo, eh?”
Annui svogliato. Ryosuke praticava il kendo, sport nazionale giapponese, sia fuori che dentro scuola. Era uno dei campioni over 23 più bravi del Paese.
“Ehilà Yasuko-chaaaan!” urlò Soseki vedendomi entrare con il morale sotto terra.
“Com’è andata?” Mi chiee poi.
“B-bene” mentii. “Avete già mangiato? Senza aspettarmi??!”
“Non arrivavi più!” mugulò Soseki “Stavo morendo di fame.”
“Non c’è Miyoshi?” chiesi guardandomi attorno.
“No.” Mi rispose Ryosuke. “Ha detto che era stanca per le continue avance.” Rise.
Io sentii ancora quella morsa allo stomaco, questa volta un po’ più forte.
“Comunque ecco!” Ryosuke prese un grosso pacco da sotto al tavolo “Non potevamo non farti il regalo per i tuoi 17 anni. Tanti auguri da parte mia e di Soseki.” Quest’ultimo grugnì.
Scartai il regalo che si riverlò essere l’edizione limitata e completa di Dr. Slump di Akira Toriyama, il mio mangaka preferito.
“Cavolo, ragazzi! Dovrà esservi costata una fortuna!”
“Già!” scherzò Ryosuke “Per questo gli scorsi anni non te lo abbiamo mai fatto, stavamo risparmiando.”
Il mio cuore si rallegrò. Quella era una delle poche edizioni con il commento e le risposte dei fan da parte dell’autore. Non vedevo l’ora di andare a casa e leggerli.
 
Anche il propritario del ristorante, il signor Kudou mi fece gli auguri e mi offrì la cena.
 
Una volta a casa, dopo aver magiato un’altra fetta di torta, salutato la nonna al telefono, guardato un po’ la televisione e dopo una bella doccia rigenerante, aprii la borsa con ancora il pacchetto chiuso.
Sedendomi sul letto, decisi di aprirlo.
All’interno vi erano un sacchettino di cioccolatini dalla carta rosata molto buoni, un biglietto di auguri con un cane che se si schiacciava la pancia canticchiava ‘happy birthday’ e il fatidico foglietto con il nome, il cognome e il numero di cellulare.
 
Ero curiosa.
Volevo sapere il perché di un mucchio di cose.
A partire da come faceva a sapere che era il mio compleanno.
Quindi composi il numero.
 
“Ehy! Ciao, sono Yasuko Takahashi.”
La risposta fu immediata.
“Ciao! P-piacere, Hoshiyo Morinaga…”
Ci fu qualche minuto di pausa, e poi mi scrisse ancora:
“Mi dispiace. La mia amica è una vera chiacchierona. Non volevo che ci fosse anche lei, avrei preferito che fossimo solo noi due… anche se io sono timidissima e non credo che sarei riuscita a fare così tanto senza di lei…. Quello… quello che ti ha detto è vero.”
Ancora una breve pausa.
“Sono davvero innamorata di te. Da quattro anni a dire il vero. Forse non te lo ricordi, ma abbiamo frequentato la stessa scuola media. Io ero in prima mentre tu già in terza. Ero vittima dei bulli per via della mia timidezza e quant’altro, e ogni giorno venivo picchiata e derisa.
Un giorno, mentre ero sotto attacco, tu sei venuta lì e hai picchiato quei bulli, ti ricordi? E poi mi hai detto ‘se lo rifanno, chiamami. Ti proteggerò io.’
Da quel giorno sei diventata la mia eroina. A scuola eri conosciuta da tutti per cui è stato facile sapere alcune cose… come ti chiamavi, quand’era il tuo compleanno… ho scoperto anche che ami il riso al curry…”
Io non ricordavo quelle cose, perché alle medie ad essere onesti, mi credevo la protagonista di quel telefilm che facevano vedere la sera, quello dove la frase ad effetto della protagonista era ‘ti proteggerò io’…
Altro messaggio.
“Quindi, sono venuta anche a sapere a quale scuola di saresti iscritta… però non capivo bene i miei sentimenti. All’inizio provavo solo gratitudine, perché grazie a te non mi hanno più picchiata o maltrattata… poi però è cominciato a cambiare in qualcosa di più… pensavo fosse affetto ma poi una mia amica mi ha chiesto ‘ma che è? Sei innamorata di lei?’ e da allora… è cominciato tutto… io… mi dispiace… magari a te fanno schifo queste cose ma… io sono innamorata di te! Però va bene, se non ti piacciono le femmine… io lo capisco assolutamente… quindi ti prego… permettimi di rimanere tua amica! Voglio solo starti accanto! Mi basta!”
Non so come mai, ma la mia risposta fu semplice, veloce, facile.
Non mi dava fastidio che provasse qualcosa per me, perché quella ragazza, mi ricordava un po’ la mia ‘situazione’ amavo Miyoshi ma mi bastava anche starle solo accanto. Proprio come Hoshiyo e me.
Quindi, le scirssi.
“Certo! Mi farebbe piacere. Mangiamo insieme qualche volta, okay?”
 
Quel giorno stravolse la mia vita per sempre.
Sia in bene che in male.
Sono non credevo fosse possibile…
Che quella persona… così…
Fossi …. Veramente io….
 
   
 
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