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Autore: Osage_No_Onna    30/09/2015    2 recensioni
[Slash://]
Due ragazzi.
Un mese di vacanza.
Quattordici biglietti lasciati su un muro.
Quindici fiori ad accompagnarli, scelti accuratamente in base al loro significato.
L' evoluzione di un rapporto, dalla fredda indifferenza all' amore.
I sentimenti sono imprevedibili: cambiano in un batter di ciglia e non sempre si trova il modo adeguato per esprimerli appieno.
Ma le possibilità sono tante, quasi infinite.
Sta a noi sfruttarle al meglio.
E se il mezzo di comunicazione è decisamente desueto, la situazione si fa più intrigante...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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03: Think Twice

 
Il ragazzo squadrava il rametto di fiori con aria critica, del tutto ignaro dell’ombra che il profilo elegante del vaso proiettava contro le pareti bianche.
La risposta floreale che aveva ricevuto lo aveva letteralmente lasciato senza parole: non aveva mai visto prima un Polygonatum multiflorum, nome scientifico del Sigillo di Salomone, ed era solo in virtù della grande enciclopedia compilata anno dopo anno da sua madre, il suo abbecedario del linguaggio dei fiori, se era riuscito a decifrare il messaggio.
La natura aveva letteralmente messo radici nelle più intime fibre dell’ anima di quella donna: non era un caso, pensava lui, che il suo nome, Midori, significasse “verde” in giapponese, così come il suo cognome da nubile, Tanaka, “vicino al campo di riso”.
Era stata lei a dargli un nome tipico della terra del Sol Levante, ad averlo amorevolmente guidato per i primi dieci anni della sua vita e soprattutto ad avergli insegnato ad amare la Grande Madre Terra insieme a tutti i suoi figli.
E solo grazie a lei, in quel momento, poteva pianificare attentamente la prossima mossa da fare e decidere quale pezzo della scacchiera muovere.
La differenza tra una vera partita e quella che lui stava affrontando era sostanzialmente molto semplice: lui non stava cercando di vincere. Anzi, non ci teneva affatto.
Era la sua avversaria fittizia a meritare la vittoria e lui poteva aiutarla: vietato lo scacco matto, avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Doveva muoversi con cautela.
Discrezione.
Occultamento.

La mossa dell’opponente non era stata certo congeniale ai suoi piani e, se la parte iniziale del biglietto gli aveva concesso un briciolo di euforica speranza, la seconda aveva fatto piombare sul suo stomaco un grosso macigno che lo aveva indotto a riflettere.
Occultamento.
Gli aveva chiesto di mantenere il segreto su quanto avrebbe raccontato, qualora l’avesse fatto. E di farlo tenere anche agli altri, gli altri quattro componenti del gruppo.
Non voleva che le informazioni su di lei venissero divulgate e lui credeva di capire il perché: voleva evitare ulteriori rogne.
Sapevano entrambi benissimo quanto potesse pesare il giudizio altrui, specie se negativo, e come potesse essere spietato il branco giovanile: o ti adegui o sei fuori, o sei forte o sei una mammoletta.
Se non corrispondi ai loro standard di “giusto” l’isolamento è il male minore. Lei aveva già sperimentato sulla propria pelle alcuni dei mali peggiori, diventando sempre più diffidente con l’aumentare dei disagi che provocavano.
Aveva imparato presto a dubitare di tutto e tutti e lui non poteva proprio darle torto.
Ma voleva anche spingerla a confidarsi: aveva già avuto a che fare con persone simili, che lui definiva “pentole a pressione”, e quindi sapeva come muoversi. Orgogliose e solitarie, tenevano i dispiaceri in un angolino della loro anima come se fossero dei pericolosi criminali e quando ne avevano accumulati troppi si sfogavano o con il pianto o con la violenza, ma l’ostinazione a non voler parlare rimaneva invariata. Lei apparteneva al primo tipo, ossia a coloro che annegavano la frustrazione nelle lacrime.
L’ aveva vista rannicchiata su sé stessa, le spalle scosse dai singhiozzi e il volto bagnato da lacrime provenienti da occhi e cielo.
Sembrava, anzi era, un pulcino bagnato: come si poteva rimanere indifferenti davanti ad una ragazza piangente e grondante pioggia, nascosta dietro ad un cespuglio in riva ad un fiume per non “arrecare disturbo con i suoi piagnistei”, a voler ripetere le sue parole?
C’era voluto un po’ per convincerla a rientrare al college e, mentre la guidava verso la sua stanza, il suo cuore era crollato sotto i colpi dei suoi singhiozzi. Vedere la sua figuretta tremante rifugiarsi sotto una coperta in una disperata ricerca di protezione e calore era stato proprio il colpo di grazia.
Quando però tutti gli altri erano corsi a recarle un po’ di conforto e molte domande ma le risposte ottenute erano state elusive lui, nel profondo del suo animo, si era un po’ risentito.
Perché quella ragazza non faceva nemmeno lo sforzo di muovere un passo verso il loro cuore, di imparare a fidarsi, pur avendo ormai constatato che loro non l’ avrebbero delusa.
Il mondo, ai suoi occhi, era marcio persino nella bontà.
Qualcuno doveva dimostrarle il contrario. Fu proprio mentre assisteva a quella mancata conversazione, composta da lunghi ed ansiosi interrogativi e risposte monosillabiche, che decise di mostrarle il lato buono di cose e persone, lui compreso.
Il loro branco era diverso.
Ci sarebbe riuscito, ne era più che sicuro.
Guardò fuori dalla finestra ed assistette ad un’ effimera pioggia di petali: i fiori di quegli alberi di ciliegio, che nascevano da terre mediterranee e si stagliavano con tutta la maestà di uno strano binomio contro il cielo azzurro, fino alla sera prima ancora in boccio, avevano portato a termine la loro breve esistenza ed ora, come soffice e delicata neve, ritornavano al luogo che aveva dato loro la vita.
Poco lontano, su un terreno che aveva da poco scoperto essere acido, si alternavano arbusti e piante singole di camelie ai quali poco prima aveva avuto l’ ardire di portare via un fiore con delle cesoie da giardiniere trafugate ad una donna dal viso affilato.
Prima o poi gliele avrebbe rese.
C’era tempo.
Camelie japonicae molto tardive, considerò con un risolino, nel pieno del loro splendore proprio quando ormai avrebbero essere sfiorite e i loro fiori caduti integri.
Era proprio per questa peculiarità che questo fiore bellissimo era, nel suo paese, simbolo della devozione tra innamorati… e le donne sposate superstiziose, stando una credenza secondo la quale portare una camelia tra i capelli avrebbe ritardato la loro gravidanza, le evitavano come la peste.
In Giappone, invece, avevano il ben più triste significato di “vita spezzata” per il medesimo motivo. Lei lo sapeva? Probabilmente sì, quindi avrebbe dovuto scrivere il biglietto focalizzandosi sul messaggio che voleva dare lui.
Fiducia e speranza, i colori della vita.
Ciò che a lei mancava, proprio a lei che aveva una stanza piena di matite colorate e acquerelli con i quali creava meraviglie.
Si era ripromesso di donarglieli, ma sarebbe stato all’altezza di quel compito?
Sarebbe riuscito a mutare quella smorfia triste in un sorriso luminoso, a far scintillare quegli occhi che si erano spenti troppo presto?
Lo sperava proprio.
Ed anche se avesse dovuto attendere a lungo, sarebbe stata comunque una gran gioia.
Meglio tardi che mai
, si disse infine stringendo la corolla bianca dai bordi rosa mentre camminava lungo strade insolitamente quiete.
Ce l’ avrebbe messa tutta, senza mai cedere.


“Puoi fidarti di me: non rivelerò i tuoi segreti ad anima viva.
Ma vorrei che sia tu a farlo: tutti noi vogliamo provare a renderti felice e se tu ci dicessi cosa ti affligge potremo certamente capire meglio e venirti incontro.
Che ne dici ci incontrarci, solo noi due, un giorno di questi?
-X”


 






 

 
   
 
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