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Autore: Shori_Vichy    01/10/2015    0 recensioni
Anastasia è una quindicenne alle prese con la sua vita da liceale ma ultimamente si sente sola e vuota. Tutto questo è dovuto anche a causa di una perdita familiare che pensa di aver superato.
Passa le sue giornate da sola ad accudire sua sorella nonostante abbia degli amici che le vogliono bene veramente e farebbero di tutto per lei. Ma l'estate sta arrivando ed è sempre più difficile barricarsi in casa così decide di tornare per l'ultima volta nella casa al mare dei suoi genitori e passare le vacanze li con i suoi più cari amici.
Il gruppetto però ha una sorpresa, un nuovo amore o una nuova grande amicizia?
Riuscirà a passare l'estate serena?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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ANASTASIA Un altro noioso giorno comincia. Tutto si ripete: scuola, casa, scuola, casa... Tutto è monotono, nessuna emozione particolare si risveglia in me, a parte la depressione che provo per la perdita dei miei cari. Io e mia sorella gli volevamo un bene dell'anima e adesso sono spariti così, da un giorno all'altro... anzi da una notte all'altra. Mia sorella è una mamma in miniatura che cammina allegra per casa e mi saluta dandomi un bacino sulla guancia ogni mattina. -Buongiorno sorellona- Mi disse facendomi quel bellissimo sorriso che solo lei sapeva fare. -Buongiorno Lena- Risposi scompigliandole i capelli che da lisci diventarono arruffati. Sbuffò fragorosamente facendo una faccia esilarante, così incominciai a ridere quasi di gusto. Lei era l'unica che riusciva a farmi ridere veramente. Lei mi capiva. -Hey, piccola! Oggi ti vengo a prendere alle 14:30 perché mi tocca mangiare fuori, quindi te mangia in mensa. Ecco, tieni i soldi.- Che scocciatura, un altro pranzo in compagnia. L'ultimo desiderio che avevo. -Ok, ai suoi ordini comandante!- Disse scherzando. Le presi la giacca e gliela misi su, poi la accompagnai fino alla fermata dell'autobus, dopo io avrei preso il treno. Mi salutò con la mano e vidi la mia gioia seguire lei, mentre il mio corpo si svuotava di essa. Lo sguardo si spense e le labbra assunsero una forma tendente all in giù, ma non ero triste, ero solo vuota. I pettegolezzi giravano ancora in giro per le classi e andare a scuola sta diventando sempre più faticoso. È solo la seconda settimana e mi sto già lamentando, per fortuna che fra poco incominciano le vacanze. Lezione. Lezione. E ancora lezione. Oggi esco prima perché salto ginnastica per via di una fobia. Quando ero piccola la mia materia preferita era la ginnastica ma ebbi una maestra che maltrattava i bambini e purtroppo un giorno toccò a me, non riuscii a picchiarmi perché scappai. Da quel giorno lei non insegnò più ed io non riuscii più a fare lezione, mi venivano degli attacchi d'ansia così i miei genitori decisero di non farmi fare più quella materia. Lo so è assurdo, ma ne sono rimasta traumatizzata. Il treno era più pieno del solito e feci fatica a trovare posto: era stretto ed era l'ultimo rimasto, su quel vagone, per due persone. In stazione la gente correva per non perdere il treno, altri aspettavano da soli o in compagnia; una coppia rideva serenamente per poi conciliarsi in un bacio appassionato che mi diede il volta stomaco. -Scusa... Posso sedermi?- Chiese una voce maschile che avevo già sentito. -Si... Certo?- Dissi mentre mi giravo. Oh cavoli, era lui!Non lo avevo riconosciuto con gli occhiali, pensavo non li portasse. I suoi occhi si sbarrarono ma decise di sedersi lo stesso, tanto non avrebbe trovato altro posto. Mentre spostavo lo zaino per fargli posto gli toccai la spalla. -Oh, scusa!- Dissi. -Non mi hai fatto niente, tranquilla.- Rispose sorridendo. Calò il silenzio e nonostante lo conoscessi a malapena mi sentii a disagio. -Come ti chiami?- Mi chiese. -Dici a me?- Dissi. -Certo dico a te stupida!- Mi rispose con un sorriso malizioso. -Grazie per il complimento! Comunque mi chiamo Anastasia e te?- -Sai già il mio nome- Disse serio. Nella mia mente girava in continuazione la parola:IMBARAZZO. Sinceramente non aveva tutti i torti, io sapevo benissimo il suo nome ma feci finta di niente. -Jason... Giusto?- Dissi. -Esatto- Rispose. Per un breve periodo il silenzio calò di nuovo. Che imbarazzo lui era il ragazzo che avevo chiamato l'anno scorso in corridoio, prima di sapere che fosse un donnaiolo di prima classe. -Ti sarai sentita in imbarazzo quel giorno...- -Quale giorno?- Ti prego non rispondermi, non voglio ricordarlo! -Si, quel giorno che il treno era stato soppresso e tua madre mi chiese se avevo bisogno di un passaggio- Rispose guardandomi negli occhi. Mia madre ebbe la grande idea di chiederli se aveva bisogno di un passaggio perché siccome conosce sua mamma pensava avrebbe accettato, per fortuna lui rifiutò. Per tutta la giornata non uscii dalla classe per evitare di incontrarlo. -Ah, quel giorno... Mi spiace se ti ho messo a disagio ma mia mamma a volte è un po'... Strana!- Dissi facendo finta di sorridere. -Non importa, nessun problema. Inoltre quel giorno non sono neanche venuto a scuola perché non mi sentivo tanto bene- COSA? -Quindi quel giorno non c'eri?!- Quindi mi sono nascosta per niente? -Esatto- Rispose. Una risatina strozzata partii dalla sua bocca. -Cos'hai da ridere?- Dissi seccata. -Hai fatto un espressione divertente, ahahahaha- Disse continuando a ridere. Perché si sta allargando, io non voglio fare amicizia con lui! La vocina degli annunci del treno disse la mia fermata, che era anche la sua, quindi mi alzai e presi lo zaino. -Dove vai?- Mi chiese. La sua mano stava stringendo il mio braccio e diventai tutta rossa in faccia per l'imbarazzo. -Vado davanti all'uscita, fra poco devo scendere- Risposi in modo sgarbato. -Ok- Lasciò la presa e guardò fuori dal finestrino ed io potei finalmente uscire dalla sua presa imbarazzante. -Hana stai bene?- Mi chiese preoccupata Kate. -Si, si stavo pensando a una cosa- Risposi. Stavo ripensando a quel giorno e a ciò che era successo, chissà perché si era seduto? Quando mi ha preso il braccio sono diventata tutta rossa... Che cosa mi era successo quel giorno? Oggi è il 20 Maggio ed è quasi passato un mese da quel giorno, strano che non sia più venuto in treno... O forse io non ho prestato abbastanza attenzione. Forse non sono poi così male se uno come lui mi ha rivolto la parola... No! Impossibile... Probabilmente non aveva niente da fare e ha deciso di divertirsi a mettermi in imbarazzo davanti a tutti. Jason Kress è un donnaiolo, non se le porta a letto (credo), ma cambia ragazza quasi ogni settimana. La relazione più lunga che ha avuto è stata con Natalie, una mia compagna di classe, infatti è durata due settimane dopo lui l'ha lasciata, come fa di solito. Dicono che basti una battuta per ammaliare le ragazze, come se le ipnotizzasse, e loro vanno da lui a chiedergli di mettersi insieme sapendo che lui le avrebbe lasciate dopo una settimana. I miei pensieri furono interrotti dalla campanella che indicava la fine della penultima ora, per fortuna c'erano cinque minuti di pausa che io sfruttai per disegnare un po' visto che non ero molto in vena di socializzare. -Bel disegno- Alzai la testa e vidi Jason. Di istinto chiusi il quaderno e di scatto mi alzai in piedi. -Tu cosa ci fai qui?- Dissi rossa in faccia perché tutti ci guardavano incuriositi. -Si saluta sai!- Mi disse rivolgendomi un sorriso malizioso. -Ma se neanche te mi hai salutato!- Risposi a tono. Mi fece una breve linguaccia. -Comunque, devo chiederti un favore- -Spara, ma muoviti tutti ci guardano e non voglio finire ancora nei pettegolezzi fino alla fine della scuola- Già ero famosa per altri motivi, in più ci si metteva anche lui. -È imbarazzante da chiedere...- Fece una breve pausa. -... potresti essere la mia fidanzata per l'ultima settimana di scuola?-
   
 
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