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Autore: Jessy Pax    04/10/2015    1 recensioni
"Si aggiustò il cappello grande e rosso, come il colore delle sue labbra, aprì la portiera e mise subito un piede fasciato nello stivaletto sullo scalino dell'automobile. L'autista, che guidava la Ford nera ed oro, le fu subito accanto per aiutarla a scendere. Felicity poggiò la mano avvolta nel guanto di pizzo nero in quella più anziana del gentiluomo e, quando con un piccolo saltello fu fuori, prese un respiro profondo chiudendo gli occhi. L'aria era intrisa di odore di mare e fumo. Fissò estasiata il transatlantico più immenso che avesse mai visto: il Titanic."
Fan Fiction crossover/AU tra i mondi di Arrow e Supernatural. Ispirandomi su fatti reali e dal film del 1997, mi è saltata in testa questa idea. Potendo così scrivere anche della mia crackship: Dean/Felicity.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11 Aprile, 1912

 

 

 

 

Donne aristocratiche mormoravano pettegolezzi in quella piccola, grande sala di lettura situata tra il secondo e terzo fumaiolo della nave. Teoricamente doveva essere un ritrovo di silenzio e dedito alla lettura di romanzi o grandi classici, non il covo di signore intente a raccontarsi storie su Dean Winchester. Ebbene sì, erano in mare da nemmeno un giorno e Dean era già riuscito a far parlare di se.

Felicity chiuse di scatto il suo libro ingiallito e si alzò dalla poltrona in broccato con nervosismo. Ne aveva abbastanza di ascoltare il chiacchiericcio privo di dignità di quelle giovani donne.
Uscì dalla sala, decisa a passeggiare sul ponte, stringendo a se la sua borsa di stoffa dalla quale non si separava mai. Alzò gli occhi al cielo notando che il fumo grigio e denso che fuoriusciva da tre enormi comignoli, si disperdeva nell'aria formando delle forme incredibili.
«Felicity» La ragazza abbassò il capo e andò alla ricerca della persona che l'aveva chiamata. Sorrise sollevando una mano raggiungendo presto Sara Lance ed Oliver Queen.
«Buongiorno» Felicity abbracciò la ballerina ed Oliver sollevò il cappello in segno di saluto «È una bellissima giornata per passeggiare qui, sul ponte. Non trovate?»
«Stavo giusto spiegando a Sara i benefici del sole, ma lei è convinta di doversi riparare da esso.» Spiegò il signor Queen con un velato tono di schernimento.
«So bene i benefici del sole, mio caro. Ma le ho già spiegato che questa nave mi infonde emozioni contrastanti. Preferirei passare più tempo all'interno piuttosto che all'esterno.»
Felicity guardò Sara interrogativa «Hai paura della nave? Ma non era praticamente infallibile come struttura?»
Sara strinse le mani di Felicity nelle sue, scuotendo la testa teatralmente «È quello che mi ripetono da quando ho messo piede nel Titanic, ma conitnuo a non credere a nessuno. Possiamo chiamarlo anche sesto senso.»
Oliver rise inumidendosi le labbra «Il Titanic è il transatlantico più sicuro mai costruito prima. Ho contribuito alla sua creazione. So bene come è fatto, e ti prometto Sara» Il giovane uomo mise una mano sulla guancia della sua compagna «che il Titanic è inaffondabile».
La ragazza dai capelli corti e biondi come il miele sorrise pronta a contraddire il suo fidanzato ma qualcun altro le tolse le parole di bocca «L'Innaffondabile. Non è il soprannome che danno a questo squalo di ferro?»
Oliver, Sara e Felicity si voltarono nell'udire la voce roca di Dean Winchester e Felicity abbassò prontamente lo sguardo al suo arrivo. Avvertendo un leggero formicolio alle mani e il cuore che impazzava nel petto. Tuttavia, la volontà di poterlo ammirare ancora fu più forte della sua timidezza. Sollevò gli occhi, scrutando il ragazzo dal sorriso impertinente che salutava con una stretta di mano i due amici di fronte a lei. Indossava abbigliamenti logori che, Felicity, giurò fossero di terza classe. E questo particolare la incuriosì maggiormente, voleva conoscere meglio Dean. Le sue scelte e i suoi modi di fare bizzarri le facevano credere che non era ne un demonio come diceva Sam e ne una canaglia come amava definire Laurel.
«Esattamente, Dean. Il Titanic non affonderà mai e se anche la sfortuna volesse una cosa del genere, ci sono ben sedici lance di salvataggio e ognuno di noi potrà salvarsi senza finire in qualche isola perduta!» Il signor Queen ne era fortemente convinto e Sara sembrò rilassarsi al suo fianco.
Mentre Dean e Felicity aggrottarono la fronte «Sedici lance? Ma la nave ne può sostenere circa trentadue e ammainarne almeno sessantaquattro. Che storia è mai questa?» Dean aveva ragione e dal tono della sua voce si percepiva chiaramente del biasimo.
Oliver sollevò le spalle con non curanza «Il Titanic avrebbe avuto uno stile disordinato. Abbiamo
pensato che in questo modo la nave poteva mantenere la sua eleganza architettonica.»
«Parlate davvero di eleganza? Ci sono solo sedici lance di salvataggio, nemmeno la metà di quelle che effettivamente potevano essere montate. Se dovesse succedere qualcosa, quante persone si salverebbero? Avreste sulla coscienza la vita di donne, uomini e bambini!» Felicity strinse i pugni non potendo credere a ciò che aveva appena sentito con le sue orecchie.
Oliver sembrò messo con le spalle al muro e non aveva idea di come rispondere «Non succederà nulla, signorina Smoak. Vi state allarmando per nulla. La prima classe e parte della seconda è salva da qualsiasi apocalisse possa scoppiare su questa imbarcazione.»
Felicity scosse la testa facendo un passo indietro di disdegno e si affiancò a Dean, che lo vide irrigidirsi e contrarre la mascella «E la terza classe, mh? Cosa mi dice della terza classe? Ha idea di quanti bambini e donne sono là sotto? Vorreste farli morire tutti in una ipotetica apocalisse?»
Alcuni passeggiatori si voltarno e fermarono quando il signor Winchester alzò la voce e iniziò a scaldarsi. Felicity, senza rifletterci, posò una mano sul polso del ragazzo; come per calmarlo.
Sara strinse il braccio di Oliver tirandolo a se «Oliver, caro, forse è bene andare.»
Oliver si rimise il cilindro e aggiustò la giacca al petto «Sì, lo credo anche io. Questa argomentazione è divenuta ormai futile e noiosa.» Presero a camminare, ma Oliver scontrò appositamente la spalla di Dean per avere il passaggio libero «Buona giornata, signor Winchester.» Non degnò nemmeno di uno sguardo e saluto la povera Felicity. La etichettavano già come rivoluzionaria, ora, dopo aver avuto il coraggio di dire ciò che pensava al signor Queen, la sua reputazione era crollata in un profondo buco nero.
«È incredibile!» protestò Dean con il disprezzo negli occhi.
«È orribile e disumano. Non posso credere a tutto ciò che ha detto.» Felicity sentiva l'amaro in bocca. Non aveva mai particolarmente apprezzato gli aristocratici ma questo era troppo per qualsiasi classe sociale.
Dean continuò a scuotere la testa mentre fissava Oliver e Sara allontanarsi dal ponte e rifugiarsi in uno dei ristoranti. Quando abbassò gli occhi si accorse che Felicity aveva ancora la mano sul suo polso, cosa che lo fece sorridere sinceramente «Mi sono sbagliato su di te.»
La ragazza bionda si rianimò dai brutti pensieri che la stavano assillando e battè più volte le ciglia confusa «Mi hai appena conosciuta e ti sei già fatto un'opinione sbagliata di me?» Sorrise curiosa e levò immediatamente la mano dal braccio del ragazzo; a Dean non fuggì per nulla il fatto che non gli avesse dato del “lei”, come in realtà avrebbero usato tutte le altre donne.
«Beh, tutti possono sbagliare. Pensavo che fossi come tutte queste altre signore della prima classe. Pensavo che fossi molto più simile a Laurel.»
Felicity scoppiò a ridere e prese a camminare trascinando con se anche Dean «Io e Laurel siamo così diverse... non andiamo molto d'accordo.»
«Sono certo che su questo pianeta, solo Sam può andare d'accordo con quella strega.» I due si guardarono in silenzio per poi ridere insieme divertiti.
«E tu? Che mi dici di te, perché non vai d'accordo con tuo fratello?»
Dean si passò una mano dietro la testa «Io vado d'accordo con Sam, solo che abbiamo scelto due stili di vita differenti. Mi sono preso cura di lui fin da quando era bambino e poi siamo arrivati ad un punto nel quale le nostre strade si sono separate. Sai, le solite questioni di famiglia.» Felicity osservò il profilo del giovane e vide che aveva gli occhi lucidi, probabilmente parlare di Sam o dei suoi problemi di famiglia non lo facevano stare sereno. Lei sapeva che i due avevano perso la madre quando erano molto piccoli e il padre, John, li aveva cresciuti come meglio poteva. Aveva sempre avuto l'impressione – dai racconti che sentiva - che non fosse stato un buon padre. Severo, irascibile e violento. Dean e Sam devono aver sofferto molto nella loro vita. Ma Felicity non volle indagare, non erano fatti che la riguardavano e in fondo al cuore sapeva perfettamente che Dean non ne voleva discutere.
«Ti piace la caccia?»
Felicity sobbalzò per quella domanda improvvisa dell'uomo, scosse la testa confusa «Direi di no. Come mai questa domanda?»
Dean la indicò dalla testa ai piedi «Il tuo vestiario. Sembri una che ama cacciare. Mi sbaglio?»
Indossava stivaletti neri e pantaloni marroni larghi con dei bottoni laterali, una camicetta ecrù a collo alto con balze sul petto e un gilet del medesimo colore dei calzoni. Una lunga treccia morbida e bionda correva giù per la schiena e, effettivamente, Dean aveva ragione. Felicity era in tenuta da caccia. Rise toccandosi la fronte «In realtà odio la caccia, ma preferisco di gran lunga questi calzoni ad un abito. E che rimanga fra noi... è un buon motivo per far infuriare Laurel...»
Dean sorrise, abbassò gli occhi e si inumidì le labbra «Non ascoltare Laurel.»
«Mai fatto.» Tesero le labbra in una linea piegata ed entrambi si fermarono appoggiandosi sulla ringhiera del ponte, una volta giunti alla fine di esso. «A te piace la caccia, invece?»
Dean sogghignò e cacciò fuori dal taschino dei suoi pantaloni un pacchetto di sigarette e un fiammifero. Ne accese una riparandola dal vento con una mano per poterle dare fuoco. Tirò brevemente il fumo e poi lo rigettò in morbide nuvole grigie che odoravano di tabacco. Felicity rimase incantata e dovette aggrapparsi al ferro per svegliarsi da quel sogno ad occhi aperti. Dean le rivolse un sorriso luminoso «Io sono un cacciatore.»
«Oh. Ti diverti nel rincorrere piccole lepri indifese in mezzo al bosco?» La ragazza non riuscì a mascherare il suo dispiacere nell'aver scoperto questo aspetto di Dean.
«Chi ha detto che caccio lepri?»
«Allora cinghiali?»
«Assolutamente no.» Dean scosse la testa tirando ancora dalla sua sigaretta. Felicity aggrottò le sopracciglia e gli rubò quella stecca dal cattivo odore per poter fumare una volta anche lei.
Dean ne fu sorpreso e la guardò ad occhi stretti mentre Felicity poggiava le sue labbra rosse sulla sigaretta accesa. Si inumidì le proprie avvicinandosi di un passo alla ragazza. Gli restituì la cicca, rigettando il fumo nel modo più grazioso che una donna potesse fare.
«Allora che tipo di cacciatore sei?»
Dean rigirò tra le dita la sigaretta e pensò ad un modo per risponderle «E se non fossi un cacciatore comune? Se ti dicessi che caccio cose che tu non hai mai visto, come reagiresti? Scapperesti a gambe levate?»
Il discorso prese una piega inaspettata e un brivido di terrore attraversò la schiena di Felicity ma, temeraria, non si lasciò spaventare. Anzi, lo squadrò per bene e impavida rispose: «Mettimi alla prova.»
Dean fece una smorfia con la bocca e guardò verso le acque blu. A Felicity sembrò che i suoi occhi fossero ancora più chiari e verdi alla luce del sole e brillavano di una scintilla particolare «Caccio mostri, demoni, fantasmi... Sono un cacciatore da quando ho saputo tenere tra le braccia un fucile.»
Felicity lo guardò senza una vera espressione, cercava di capire se la stesse prendendo in giro «Non dici sul serio...»
Dean distolse lo sguardo dall'oceano e puntò l'attenzione sulla biondina al suo fianco. Quando Felicity si rese conto che stava facendo sul serio, prese un respiro profondo e strinse al petto la sua borsa. Aveva ragione lui, doveva scappare a gambe levate. Non poteva credere realmente ad una storia simile. Lei era troppo intelligente per credere ad un qualcosa di simile. Sapeva cosa era reale e cosa non lo era. Ciò che stava affermando di fare Dean, era semplicemente impossibile.
Eppure era ancora ferma lì, appoggiata alla ringhiera con una espressione tesa ma allo stesso tempo sicura di se. «Non stai mentendo.» Non era una domanda, ma un'affermazione.
«E tu non stai scappando via. Interessante.» Dean sollevò l'angolo della bocca in un sorriso compiaciuto.
Felicity arrossì e abbassò il capo. Era una rivelazione che necessitava di un momento per essere digerita e accettata. Era sempre stata di larghe vedute ma i fantasmi, i demoni, era davvero un salto al buio. Eppure sentiva che doveva credere a Dean. Tutto di lei urlava di fidarsi di quel ragazzo misterioso che aveva davanti «Ti credo». Quelle parole le uscirono dalla bocca con una facilità disarmante, tanto che ebbe un sussulto per la sicurezza che caratterizzò il tonò della sua voce.
Dean sollevò un sopracciglio e fece spallucce «Così veloce? Non mi urli contro dandomi del povero bugiardo?» Sembrava dispiaciuto.
Scosse la testa e Felicity tornò a guardarlo «Perché mai dovrei fare una cosa del genere? Sento che sei sincero e sento di potermi fidare di te.»
Dean annuì sornione e spense la sigaretta calpestandola con la scarpa «Sei una donna con le palle. Mi piaci.»
Felicity scoppiò a ridere e pensò immediatamente all'altro fratello «Anche Sam caccia?»
Dean si rabbugliò passando una mano tra i capelli «Sam ha smesso tempo fa. Non ne vuole più sapere. È complicato, Felicity.»
«Non c'è nulla di complicato. Ho come l'impressione che voi due dobbiate fare una lunga chiacchierata. Questo viaggio potrebbe essere la vostra occasione.»
Il ragazzo increspò le labbra poco convinto, piegando la testa di lato cambiò discorso così repentinamente che fece girare la testa a Felicity «Che cos'hai in quella borsa?»
La signorina Smoak tirò su la sacca restando sul vago «Oh, nulla di importante. Solo qualche attrezzo che adoro usare.»
«Posso?» Dean allungò una mano pronto ad afferrare la valigia. Felicity non aveva permesso mai a nessuno di frugare in quella borsa, non aveva mai dato questo onore nemmeno a Felicity o a sua madre. Si sentì strana ma allo stesso tempo sollevata di poter condividere quella parte di se stessa con qualcuno. In realtà, ciò che le fece provare quell'emozione di incredulità, fu il fatto che avesse scelto proprio Dean come prima persona con il permesso di rovistare nel suo segreto personale. Gli passò la borsa con disinvoltura e Dean l'aprì con delicatezza, probabilmente aveva compreso l'importanza che aveva per Felicity.
Il giovane rimase affascinato e sorpreso da ciò che vi trovò al suo interno «Ti piace la meccanica?»
Felicity si illuminò in viso e annuì con vigore «È praticamente la mia vita.»
Dean la guardò due volte «Quindi sapresti anche riparare un'automobile?»
«In pratica sì!»
Dean annuì più volte con la sigaretta tra le labbra «Abbiamo una cosa in comune, allora. Quando arriveremo a Nwe York, ho intenzione di aprire un'autofficiana.»
Felicity si illuminò in viso e sollevò le sopraciglia colpita «È una bellissima idea, Dean! Potrei anche darti una mano, voglio dire... stiamo per diventare cognati ed io sono brava con le chiavi inglesi, quindi...» Sorrise mordendosi un labbro, quando era agitata aveva la tendenza di parlare troppo.
«Sì, perché no... sarebbe fantastico!» Dean la fissò per lunghi secondi e la ragazza fu costretta a distogliere lo sguardo.
Era indecisa se svelargli o meno il suo altro segreto «Sai... sei la prima persona che scopre cosa c'è all'interno della mia borsa.»
Dean sollevò lo sguardò con le labbra schiuse, sentendo sulle proprie spalle una responsabilità che prima non immagina di poter avere o provare «Quindi nemmeno Laurel sa cosa fai con questa roba?» La biondina scosse il capo stringendo le braccia al petto, come per proteggersi «Beh... devo essere stato invadente, allora. Forse non dovevo curiosare...»
«No. Ti prego, mi fa piacere che sia stato tu il primo.» Felicity chiuse gli occhi imbarazzata e Dean scoppiò a ridere cercando in tutti i modi di non farla sentire più a disagio di quel che era «A volte uso davvero dei giochi di parole pessimi! Mi dispiace.»
«A me non dispiace affatto. Ne sono onorato, a questo punto.» Affondò una mano all'interno della sacca e tirò fuori un piccolo aggeggio colorato «Questo cos'è?»
Felicity fece girare i piccoli cavalli che erano posizionati a cerchio su quella minuscola giostra «È un carillon, ma devo completarlo. Sto cercando una melodia giusta per farlo partire.»
«È geniale!»
«Lo credi davvero?»
«Sì, lo trovo incredibile. Sai quanti uomini sarebbero invidiosi di te, perché non sanno tenere nemmeno un martello in mano?!»
Felicity gli diede un colpetto sul braccio come per schernirlo «Questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito!»
«Sul serio? Più di sapere che sono un cacciatore di demoni?»
Felicity chiuse la bocca non sapendo come rispondere, era divertita ma si sentiva a suo agio, fin troppo. Anche sapendo il suo bizzarro lavoro, era rimasta stoica. Il ragazzo rimise il carillon dove lo aveva trovato e passò la borsa a Felicity che l'agganciò immediatamente al polso.
Gli occhi di Dean si imbatterono in qualcosa di strano nell'oceano. Li strinse fino a formare due fessure e sorrise contento «Guarda là! Ci sono i delfini!»
Felicity vagò con gli occhi tra le onde di quel mare blu brillante, non riusciva a scorgere in quelle acque un minimo movimento di delfini «Dove? Non riesco a vederli»
«Proprio lì, aspetta» Dean si accostò completamente a lei, passò un braccio dietro la schiena della ragazza e posò la mano tra le scapole, la spinse maggiormente sulla ringhiera per sporgesi un po' di più, allungo un braccio davanti al viso delicato della giovane indicando un punto preciso «Là... segui la mia mano. Dritto davanti a te.» Felicity fece come gli consiglio Dean. Seguì l'estensione del braccio dell'amico e si sforzò di catturare con lo sguardo quegli adorabili mammiferi del mare. Una piccola pinna vene fuori dalle acque profonde e Felicity sobbalzò per la gioia «Li vedo! Li vedo!»
«Fantastico! Eccone un altro!» Urlò Dean, abbassando la mano dato che ormai Felicity sapeva dove guardare. Restarono per alcuni minuti a fissare quel meraviglioso spettacolo della natura.
Felicity avvertiva il respiro caldo di Dean sui suoi capelli, e le procurava un solletivo piacevole. Sghignazzò provando a non farsi accorgere e tornò a fare i conti con il cuore martellante e impazzito. Non sapeva se lui si comportava così con tutte le donne che conosceva, ma volle credere che questo suo modo di comportarsi forse unico e vero; autentico in un certo senso. E riservato solo per quel momento con Felicity.
Sollevò gli occhi blu con sfumature azzurre su di lui. Era molto più bassa di Dean e le labbra del ragazzo erano pericolosamente vicine al suo viso. Il cacciatore si rese conto in ritardo che la biondina lo stava fissando e quando agganciò le iridi verdi a quelle cerulee, caddero entrambi un attimo idilliaco dal quale nessuno dei due voleva separarsene. Dean scivolò lo sguardo sulle labbra scarlatte di Felicity e a lei mancò il respiro, sentendo le gambe molli e sul punto di cedere.
«Dean» Quell'istante di felicità e sincera beatitudine, svanì quando Sam e Laurel apparirono dietro di loro.
Felicity si scosse e si staccò repentinamente dalle braccia di Dean e lui, per niente infastidito, continuò a mantenere la sua postazione.
«Che stavate facendo?» chiese con sospetto Sam. Laurel stava perforando con lo sguardo la schiena di Felicity.
«Stavamo guardando i delfini, fratello. Vuoi vederli anche tu?» “Che sfacciato!” pensò Fel e incredibilmente, quel lato di lui, l'attraeva rovinosamente. Dean sfoggiò il suo solito sorriso arrogante che mandò su tutte le furie la cognata.
«E occorreva tutta quella vicinanza tra voi?» Laurel Lance, controllava le vite degli altri fin da quando ne aveva avuto possibilità.
«Non stavamo facendo nulla di male, Laurel. Trovo ingiuste queste insinuazioni.» si intromise Felicity, sapeva già dove voleva giungere la sorellastra.
Laurel sgranò gli occhi guardando il fidanzato «Io non ho insinuato nulla. Stavo solamente constatando la vostra vicinanza inopportuna.»
«Inopportuna per chi, per te? Laurel te lo hanno mai detto che sei una grandissima guastafeste e impicciona?» La diatriba che scorreva tra lei e Dean era ineguagliabile.
Laurel divenne rossa per la rabbia e tutti i presenti si preoccuparono del fatto che potesse uscire del fumo dalle sue orecchie proprio come i fumaioli «Come osi, razza di bifolco senza soldi!»
Dean fece una smorfia con la bocca regalandole un occhiolino come risposta, cosa che mandò in bestia totalmente la signorina Lance «Felicity, andiamocene. Subito!»
Felicity spalancò gli occhi sconcertata da quell'ordine inopportuno «No, io resto qui. Non puoi dirmi cosa devo e cosa non devo fare.» Si appoggiò alla ringhiera per rafforzare la sua presa di posizione.
«Dean, posso parlarti un momento?» Sam era evidentemente agitato e trascinò via il fratello lontano dalle signore.
Laurel e Felicity restarono sole e la sorella più grande afferrò il polso della giovane e la portò con se, lontana dal ponte. Lontana da quel momento di gioia che aveva vissuto.

 

 


 

«Non ho intenzione di ripetertelo. Non mi piace ciò che ho visto questa mattina tra te e Dean.» Laurel stringeva il corsetto di Felicity tirando i lacci quanto più necessario. Felicity si reggeva alla poltrona e roteò gli occhi con esasperazione.
«E cosa avresti visto, Laurel?»
«Tu e quel maleducato sul ponte.»
«Solo questo, quindi?» Chiese educatamente Felicity mentre rizzava la schiena e recuperava l'abito di seta avorio dal letto. Laurel recuperò la spazzola dalle stole morbide e iniziò a pettinare i capelli mossi e biondi della sorella.
«Doveva esserci dell'altro, forse? Senti, non mi piace il fratello di Sam e non mi piace questa vostra vicinanza.» Intrecciava le ciocche di capelli in intricati nodi fino a creare un'acconciatura elegante e raccolta sul capo di Felicity «Girano voci, in prima classe, che riguardano Dean Winchester.»
«E cosa dicono?» Alla ragazza non interessavano queste fantomatiche voci e il suo tono era infatti annoiato e privo di emozioni.
«Dicono che è un combina guai e che cerca problemi per sentirsi appagato.»
«Sciocchezze.» Rispose prontamente Felicity nel sentire quelle calugne gratuite senza logica. Dean le aveva detto proprio quella mattina che lavoro svolgeva e non aveva intenzione di dare ascolto alle voci di corridoio di qualche signora tediosa.
Laurel la guardò rassegnata e si spostò per permettere alla sorella di indossare l'abito. Incrociò le braccia al petto e sospirò mente le passava sicuramente qualche pensiero in testa «Ho saputo della discussione che avete avuto con il signor Queen e mia cugina Sara. Non posso crederci che hai osato tenere testa ad Oliver. Pensavo che Donna, tua madre, ti avesse insegnato le buone maniere.»
Felicity si girò di scatto serrando i pugni lungo i fianchi «Mia madre è fuori questione. Sono stata educata molto più di chiunque altro su questa nave e forse, la prossima volta, faresti bene ad informarti meglio sul motivo di tali discussioni.» Laurel non doveva nominare la mamma di Felicity, era una donna fantastica e Quentin era stato fortunato a sposarla. Non doveva tirarla in ballo solo per ferire la ragazza.
La signorina Lance abbassò lo sguardo vergognandosi «Cerchiamo di riprendere il controllo di noi stesse.» Sentenziò infine «Dai, vieni qui, ti aiuto a chiudere il vestito».
Felicity si volse con gli occhi colmi di lacrime e avvertiva le dita snelle di Laurel armeggiare con i bottoni di raso sulla sua schiena. Tutta questa faccenda le stava procurando una notevole ansia.
Inutile negarlo, Dean aveva fatto una buona impressione su Felicity e non sopportava che la sorella la trattasse come una bambina bisognosa di ordini. Sapeva quello che faceva e solo perché donna, non doveva abbassare il capo e restare muta di fronte agli uomini. Sapeva farsi valere e se laurel non fosse stata così attaccata alle apparenze, sarebbe stata una donna forte e impavida anche lei.


Al tavolo di Sam e Laurel, erano di nuovo seduti Oliver Queen e Sara Lance. Quella sera, però, decisero di accomodarsi il più lontano possibile da Felicity. A quanto pareva, non volevano avere a che fare con una donna che sapeva ragionare. Ci rimase male per Sara, dopottutto sembrava una ragazza intelligente.
«Sam?» Felicity si sporse verso il ragazzo «Tuo fratello questa sera non si unisce a noi?»
Sam sorrise stendendo il tovagliolo per bene sulle gambe «Onestamente non ne ho idea, Felicity. Abbiamo discusso questo pomeriggio.»
Si morse il labbro, e la giovane fu sinceramente dispiaciuta di sapere che i due fratelli avevano litigato. Chissà per quale motivo, poi. Bevve un sorso di vino rosso e si guardò intorno ancora speranzosa di veder arrivare all'improvviso il suo amico.
Oliver e Sara stavano discutendo con Laurel e Sam sembrava tra le nuvole. Felicity ne approfittò per scambiare due parole con suo cognato «So cosa fa Dean.»
Sam sembrò tornare da un mondo fatto di pensieri e preoccupazioni. Sgranò gli occhi e respirò forte col naso «Davvero? Cosa sai?»
«È un cacciatore. E anche tu lo eri un tempo.» Sam si irrigì sulla poltrona e fece spazio al cameriere quando servì la prima porzione della cena. Non rispose subito, fu intento a tagliare con dovizia la bistecca nel piatto «Laurel non deve saperlo. Per favore.»
Felicity mandò giù un boccone di purè e tentò di sorridere rassicurante «Non lo farò. Non ne ho mai avuto intenzione.»
Sam restituì un sorriso tirato, riconoscente ma pur sempre nervoso «Grazie.»
«Allora, sono in ritardo per la cena?»
«Oh Cielo! Eccolo di nuovo».
Dean balzò al fianco di Felicity e si accomodò accanto a lei, Laurel non riuscì proprio a trattenersi nel commentare, purtroppo.
«Avevi detto che non saresti venuto...» constatò Sam. Felicity, tutto sommato, intravide una scintilla di felicità negli occhi dell'uomo. Forse, il fratello minore sperava in un chiarimento con l'altro.
Dean richiamò il cameriere con uno scocchio di dita e quando fu da lui, gli servi non solo la bistecca ma anche la verdura e il purè di patate «Per favore, portami anche della crostata.» Sussurrò al giovanotto.
Felicity sorrideva raggiante e aveva i palmi delle mani completamente sudati. Era contenta di vedere Dean.
«Ho cambiato idea, Sam. Mi sono detto» masticò velocemente il suo boccone ed ingoiò con l'aiuto del vino «perché restare a rimuginare sui fatti? Voglio passare del tempo con mio fratello. Anche se sta per sposare un'arpia, sia chiaro.» Per dispetto guardò Laurel sorridendole con la bocca piena; disgustata, distolse lo sguardo tornando a parlare con Sara «E qui, in prima classe, fanno delle bistecche pazzesche.»
«Quindi, solo per questo sei qui?» Sam glielo chiese come se sapesse dell'altro, come se fosse a conoscenza del reale motivo per cui si era presentato a cena.
Dean posò la forchettà sulla tovaglia e si pulì le labbra con il tovagliolo di stoffa «E anche perché ci sono belle donne.» Bevve nuovamente e Sam sospirò scuotendo la testa. Da dietro il bicchiere di cristallo, gli occhi del ragazzo cercarono quelli di Felicity che, automaticamente, trovò subito intenti a fissarlo.
«Signor Queen... sono profondamente rammaricato per la discussione avuta questa mattina. Immagino che non deve essere stato semplice per lei sentire il peso della verità.» Felicity tese le orecchie e guardò Dean curiosa. Che cosa stava dicendo? Perché si stava scusando con Oliver? Ma erano effettivamente delle scuse? A lei parve che fu più una provocazione.
Il signor Queen sollevò lo sguardo stizzito, tentò di sorridere e fece cenno con il capo «È tutto apposto, signor Winchester. Non è colpa sua se non si intende di architettura o acciaieria, d'altronde non ha una laurea e non è un ingegnere.»
Sam strinse il pugno sopra il tovagliolo e Felicity fu la prima volta che lo vide reagire malamente ad una battuta così antipatica ed ignorante.
Dean, d'altro canto, non ne rimase assolutamente toccato «Oh, per carità. L'ingegneria è lontana miglia da me. Preferisco altre attitudini, onestamente.» Giocherellò con un pezzo di pane tra le dita, poi lo lasciò cadere nel piatto quando si rivolse a Felicity «Signorina Smoak, le sono già giunte queste voci terrificanti dalla terza classe?»
Fel aggrottò la fronte e allontanò il piatto. Scrutò Dean sforzandosi di capire che cosa stesse succedendo «No, mi rincresce. Sarebbe così gentile nell'informarci lei, signor Winchester?»
Dean increspò le labbra e si abbandonò allo schienale della sedia di pelle verde «Dicono che stanno avendo problemi di natura soprannaturale.»
«Dean, per favore...» Sibilò Sam cattivo.
Il fratello lo ignorò e continuò a rivolgersi ad Oliver «Pare che ci sia un fantasma, giù... nella sala motori.»
«Ma cosa mi tocca sentire? Lei è un ciarlatano!»
Sam sbuffò fortemente e Laurel, se avesse potuto, si sarebbe ficcata sotto il tavolo per la vergogna «Io sarò anche un ciarlatano, ma lei ha un fantasma nella sua preziosa nave. Sa come funzionano queste cose... le voci, nelle persone cresce la paura e boom!» Battè le mani in un colpo solo così forte che fece sobbalzare tutta la gente seduta ai loro tavoli «È a un passo dal perdere la reputazione.»
Oliver digrignò i denti e si alzò dal tavolo trascinando la sedia in modo molto poco elegante «Fandonie!» Sara e il suo fidanzato scapparono infuriati come non lo erano mai stati. Li seguì Laurel che, ritta come un manico di scopa, uscì dalla sala non premurandosi nemmeno se Sam la stesse seguendo o meno.
Dean rideva in silenzio estremamente divertito. Nella mente di Felicity vorticavano mille pensieri e mille domande e presto avrebbe dovuto alleviare la sete che la sua curiosità provava.
«Avresti potuto contenerti, Dean. Ora chi la sente Laurel...» Sam si alzò dalla sedia e battè il tovagliolo sul tavolo. Non era arrabbiato, non quanto Oliver per lo meno. Era un misto tra il consapevole e l'accondiscendente.
Felicity si ritrovò sola con Dean, l'osservo ingenuamente e aspettò che parlasse per capire meglio. Ma lui era intento a finire il dolce «Che cosa sta succedendo? Perché hai detto quelle cose al signor Queen?»
«Perché se lo meritava. Quel damerino ignorante!»
«Su questo sono d'accordo con te. Ma per quale motivo hai detto che c'è un fantasma nella sala motori?»
Dean la guardò intensamente e Felicity ebbe paura «Perché c'è davvero un fantasma laggiù.»
La signorina Smoak ebbe un sussulto. Si guardò intorno circospetta e si avvicinò maggiormente a Dean per potergli parlare a bassa voce «hai intenzione di...» si inumidì le labbra e prese un respiro profondo «Sì, beh, hai intenzione di cacciarlo?»
«Puoi scommetterci! Questi esseri vanno fermati il prima possibile, si vendicano il più delle volte e sanno essere violenti.»
Felicity strinse le labbra e puntò lo sguardo sul proprio piatto, non aveva assolutamente idea di come lo avrebbe preso ma se era effettivamente come diceva, quel fantasma stava dando problemi a tutte quelle persone che lavoravano nelle caldaie «Qualcuno è in pericolo, laggiù?»
Dean scosse la testa, mangiando gli ultimi resti della bistecca «Sono tutti in pericolo, in realtà. Ma c'è un mio amico di terza classe, Jimmy Novak... ci sta aiutando con il caso e per il momento mantiene la situazione sotto controllo.»
Perlomeno, qualcuno si stava assicurando il benessere di quegli operai. Felicity si sentì sollevata ma la preoccupazione fu lenta ad abbandonarla «Come hai intenzione di prenderlo?»
«Domani notte io e Sam inventeremo un piano. Non è poi così difficile catturare un fantasma, lo abbiamo fatto altre volte».
«Aspetta un momento. Sam? Sam verrà con te?» Felicity era incredula e si appoggiò con il gomito sul tavolo esponendosi completamente su Dean.
Il ragazzo la guardò con occhi grandi e innocenti e bevve un altro sorso di vino «Sì. Abbiamo parlato a lungo questo pomeriggio. Devo dire che il tuo consiglio ha funzionato.» Sorrise fiero piegando il capo lateralmente.
«Sono felice per voi, Dean. Sul serio.» Immaginava che loro due avevano bisogno di confrontarsi e sapere che in parte il suo consiglio era stato utile, la fece sentire al settimo cielo. Fece compagnia al ragazzo fino a quando non finì tutto il dolce ed aspettò anche quando ne chiese una seconda porzione. Dean aveva un ottimo appetito e si stupì del fatto che fosse praticamente perfetto, se era solito mangiare tutto quel cibo, avrebbe dovuto faticare anche ad entrare nel Titanic. «Sai, mi chiedevo... posso venire con voi, domani notte?»
Per poco Dean non si strozzò con il chicco d'uva che aveva appena mangiato. Felicity prontamente gli diede dei colpetti sulla schiena preoccupata del suo stato. Non ci aveva pensato molto e aveva parlato dando fiato alla bocca.
«Non se ne parla! È pericoloso!» Quando Dean riprese aria, divenne completamente rosso in viso e irascibile. Felicity abbassò lo sguardo intimidita. Doveva immaginarsi una risposta simile. Sollevò le mani in segno di resa e per quella sera non ne parlò più. Ci aveva provato, Dean era stato piuttosto chiaro: non la voleva a caccia con loro. Felicity aveva accettato la negazione, solo che... solo che c'erano altri modi per esserci nel momento in cui avrebbero catturato il fantasma.
Non impazziva all'idea di vedere uno spettro, ma era salita su quella nave con la speranza di trovare la sua libertà desiderata ed era in attesa del suo momento di gloria. Di vivere avventure fantastiche lontane dai pettegolezzi e da una vita bigotta. In un certo senso, Dean stava rappresentando la sua libertà e non aveva intenzione di lasciarsela scappare.
Voleva a tutti i costi contribuire alla caccia, anche solo guardare da lontano, purché fosse presente.

   
 
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