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Autore: darken_raichu    09/10/2015    1 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Vulcania, Territori delle Fiamme Nere, 09/07/4783, circa le 14
L’Heatmor era seduto al proprio tavolo, intento a mangiare il proprio pasto a base di Bacche, quando sentì bussare alla porta. Sbuffando, si alzò e aprì la porta. Si trovo davanti uno Zangoose, un Emolga e un Dragalge. Gli ultimi due non li conosceva, ma Zangoose sì.
«Ah, Heato» disse Zangoose, sorridendo «Sono così felice di vederti. Siamo venuti a trovarti, sei contento?»
Heato ridacchiò. Zangoose era bravo a fingersi un criminale, ma pessimo se doveva fingersi sinceramente amichevole.
«Ma certo, ma certo, entrate.» Rispose, facendo loro cenno di entrare.
Quando furono entrati, Heato si chiuse la porta alle spalle «Allora, mi spieghi la ragione di questa pessima recita?» Disse, sedendosi a mangiare.
«Ci stavano seguendo dalla Torre del Sangue di Fuoco. Sono convinto che stiano controllando se la ragione per cui siamo entrati nel territorio sotto la loro tutela sia davvero quella che diciamo noi. E mi serviva qualcuno da cui andare, prima di dirigerci verso la capitale.» Rispose Zangoose, alzando le spalle «Mi sei venuto in mente tu.»
«Mi pare una buona idea, sì. Fanno spesso questo giochetto, e hanno beccato parecchi infiltrati delle altre Fiamme in questo modo.»
«Beh, puoi stare tranquillo, non sono un infiltrato di nessuna Fiamma.»
«Sì, ne sono certo. E comunque, se volessero infiltrare qualcuno manderebbero un Pokémon Fuoco, che si mimetizzi facilmente. Certo che sei fortunato ad avere un amico come me, che abita in mezzo al nulla assoluto, non credi?» Effettivamente, dalla casa di Heato ci voleva un’ora per il villaggio più vicino, e più di tre ore verso la capitale. Perché ci abitasse era una domanda a cui Heato non aveva mai risposto.
«Vero, vero. Tieni, voglio darti questo, per sdebitarmi.» Disse Zangoose, ed estrasse un po’ di Bacche dalla borsa. Ricordava bene quanto il pokémon amasse mangiare.
«Oh, grazie mille. Non dovevi disturbarti. Ti devo ancora il favore per quello che è successo 19 anni fa, no?»
«Andiamo, c’era un piccoletto che ti rubava le scorte di Bacche che tieni nel magazzino sul retro, era una sciocchezza. E poi tu mi avevi aiutato con quella banda di pirati, no?»
«Sarà, ma non scordo i debiti, anche piccoli. Però raccontami Zangoose, che fine hai fatto? Sono quanti, diciassette anni che non sento niente da te? Ti credevo morto ormai.»
«Non credo mi crederesti. Anzi, forse sarebbe meglio se non mi credessi. Ti dirò solo che sono nel bel mezzo di una grossa indagine che mi ha preso per tutto questo tempo.»
«In tal caso, amico mio, non ti trattengo oltre. Solo, cerca di farti sentire ogni tanto. Non è per niente bello credere che un amico sia sepolto chissà dove.» Rispose Heato.
«Lo terrò a mente. Se ti fanno delle domande…»
«Ti ho spiegato che gli altri nostri amici si sono trasferiti alla capitale e tu hai deciso di andare là. Tranquillo, non sono affatto arrugginito, sai?» Commentò questi con un occhiolino.
«Come hai fatto a capire che bugia ho raccontato per entrare?»
«Perché in queste cose sei sempre troppo prevedibile. Arrivederci.» Rispose Heato, ridacchiando.
I tre ripresero a camminare, lasciandosi ben presto alle spalle la casa solitaria del pokémon «Chi era quello?» Domandò Emolga.
«Un vecchio amico. Ho lavorato per un po’ qui a Vulcania, intorno ai 19-20 anni fa. Heato all’epoca era un investigatore come me, con la differenza che lui lavorava solo quando aveva voglia, e non certo per dei furtarelli nel suo magazzino. Diventammo amici, e mi ha aiutato con più di una banda criminale.» Disse Zangoose, sorridendo «Sono felice che sia sempre in forma.»
«Dici che ha funzionato? Credi che, vedendoci entrare da qualcuno che ci ha riconosciuti, se ne siano andati?» Chiese Draak.
«No. Mi pare che ci stiano seguendo, mi sento osservato. Credevo fossero quei tre, ma forse mi sbagliavo.»
«Vuoi dire che a seguirci era qualcun altro?» Domandò Draak.
«O che a seguirci erano più di tre Pokémon. Non ho un radar come Gliscor, quindi devo basarmi sulle doti che ho acquisito negli anni. Dietro di noi mi pare ci siano più pokémon di prima, ma abbiamo superato un paio di villaggi. Adesso ci saranno mercanti, contadini delle Valli della Cenere, soldati e chissà quanti altri.»
E in effetti, dopo un paio di curve, si trovarono in mezzo a un gruppo composto da una ventina di abitanti di Vulcania. Erano tutti carichi di bagagli, borse o cestini.
«Dove vanno?» Chiese Emolga.
«Immagino verso il villaggio di Firemarket, il villaggio in cui si svolge il più grande mercato di Vulcania. Dicono che in tempo di pace vi si potesse comprare ogni cosa. Oggi però è solo l’ombra di ciò che era un tempo. Ci dovremo passare anche noi. Se non lo facciamo, ci toccherà fare un giro fin troppo lungo.» Spiegò Zangoose.
E proseguirono. Dietro di loro, tre Pokémon non perdevano una loro mossa, pedinandoli senza farsi notare.
 
Vulcania, Firemarket, 09/07/4783, circa le 14
Dopo alcune ore di cammino, in cui la strada si faceva sempre più affollata, davanti a loro videro una bassa città di casupole quadrat. Non sembrava diversa rispetto alle città normali, ma guardandola meglio Emolga si rese conto che le vie sembravano molto più larghe, persino da quella distanza. Avvicinandosi ne capì il motivo: c’erano parecchi bancarelle ai lati della strada, tanto che una via della larghezza normale sarebbe stata ostruita. La città sorgeva sul fianco di un vulcano, addossata alle sue ripide pareti. Di conseguenza, era impossibile passare da quel lato senza volare.
«Non mi piace» commentò Zangoose «Se entriamo là dentro, non potremo muoverci come vogliamo. Guerra o no, ci sono bancarelle persino all’ingresso, figurarsi nelle grosse piazze. Ci conviene aggirarla da quel lato.» Disse, indicando il fianco libero della città.
«Ma non sarebbe meglio entrare per seminarli?» Chiese Draak.
«Acuta osservazione, ma sono stanco di scappare. So che è rischioso, ma preferisco affrontare quelli che ci seguono. Se fossero stati delle Cento Fiamme, dopo tutto questo tempo si sarebbero fermati e sarebbero tornati indietro, oppure ci avrebbero fermati. No, è qualcuno che aspetta l’occasione giusta per colpirci. E io non glielo lascerò fare.» Spiegò Zangoose, ed Emolga annuì. Per quel che ne sapevano, chi li inseguiva poteva aver preparato una trappola più avanti. Sarebbe stato assurdo gettarvisi.
Girarono intorno al villaggio, passando dal lato scoperto. Su quel lato, si rese conto Emolga, le case erano tutte unite, come a formare una muraglia. E non c’erano finestre. L’unico indizio che gli edifici erano abitati erano i comignoli di alcuni di essi, da cui usciva del fumo.
«E adesso aspettiamo.» Commentò Zangoose quando furono a metà strada. Erano nella posizione perfetta, perché per via della curva che compiva la città in quel punto, avrebbero visto arrivare i nemici contemporaneamente a loro.
Ci vollero cinque minuti buoni, ma alla fine a girare l’angolo furono sei Pokémon. Quando li videro, si fermarono.
«Otto, eh?» Commentò Zangoose «Pare che avessi sbagliato i miei conti.»
«Non otto,» rispose Emolga, indicando verso l’alto «nove.» Un Talonflame piombò dall’alto, piazzandosi accanto agli altri.
Un Rapidash con le fiamme grigie ed un Pyroar color crema li fissavano. Accanto a loro, oltre al Talonflame, un Darmanitan, un Arcanine ed un Rotom Calore. Poco dietro di loro erano in posizione un Houndoom, un Torkoal e sul guscio di questi era seduto un Simisear. Evidentemente, a camminare erano stati in sei, e Zangoose ne aveva erroneamente contati tre per via della distanza tra i primi e gli ultimi.
«Chi siete?» Chiese Zangoose. La sua voce non tradiva alcun nervosismo, ma Emolga si rese conto che era preoccupato. Nove contro tre era davvero problematico.
«Andiamo, credo tu ci sia già arrivato.» Commentò l’Houndoom, con una voce femminile «In ogni caso, se foste così stupidi da non averlo capito, siamo Capitani dell’Organizzazione. Molto piacere.» Aggiunse sorridendo.
«Come temevo.» Disse Zangoose, e si mise in posizione, pronto a colpire.
«Non sei tipo da aspettare. Mi piace.» Disse la Houndoom, e si schierò davanti a lui seguito dal Torkoal e dal Simisear.
«Emolga, tu prendi il Pyroar e i due che sono con lui, l’Arcanine e il Rotom. Draak, a te gli altri.»
I due annuirono e si misero in posizione. Emolga si rese conto che Draak era nervoso. Da quando erano arrivati a Vulcania, aveva fatto una fatica tremenda a tenersi in piedi, sulla punta della sua pinna. Adesso, doveva combattere nel peggior terreno possibile.
In ogni caso, non poteva distrarsi. Si girò verso i tre e si preparò. Per un attimo, tutti rimasero fermi. Poi, Zangoose si lanciò sul Torkoal, colpendo con un Ferrartigli.
Torkoal ritirò la testa nel guscio, e l’attacco di Zangoose si infranse senza danni. Poi, Simisear fu su di lui. Zangoose riuscì per un pelo a sottrarsi al suo Fuocopugno, arretrando. Ma la Houndoom colpì. Zangoose vide la sua bocca aprirsi per scagliare un Lanciafiamme. Zangoose scartò di lato appena in tempo per schivare l’attacco, che con suo stupore vide composto da fiamme nere anziché rosse, e colpì con Forbice X, ma la pokèmon parò con un Ombrartigli e sorrise. «Bravo, non è da tutti schivare il mio attacco. La maggior parte dei Pokémon crede di poterlo fermare, e risponde. Non è una buona idea.»
Zangoose arretrò schivando un secondo Fuocopugno ed imprecò “Ecco, il Fuoco Nero non ci voleva.” Si disse. Aveva sentito del Fuoco Nero ai tempi del suo primo viaggio a Vulcania. Alcuni Houndoom, anziché sputare fiamme normali, potevano mischiarle con un veleno particolare, e sputare quelle fiamme tremende. Le scottature inferte da quel colpo guarivano come quelle normali, ma il dolore… il dolore iniziale era inimmaginabile, e tormentava chi subiva quell’attacco per anni, a volte fino alla morte. “Se mi colpisce, ho perso.” Si disse. “Prima devo liberarmi degli altri due, poi pensare a lei.”
Si lanciò all’attacco con un nuovo Ferrartigli, questa volta mirando al Simisear. Il Torkoal si mise in mezzo, scagliando un Muro di Fumo. La cortina fumogena colpì al volto Zangoose e lo avvolse, ma il Pokémon bianco e blu non si fece cogliere impreparato. Saltò in avanti, caricando un Forbice X. Un attimo dopo, dove prima si trovava lui, colpì un Fuocobomba nero come la pece, certamente lanciato da Houndoom. Emerse dal fumo proprio davanti a Torkoal e colpì questi al volto, senza che questi potesse far nulla.
Zangoose si spostò di lato, evitando nuovamente un Fuocopugno. “Un’apertura.” Pensò, colpendo con Tritartigli Simisear in pieno petto, mentre Torkoal si riprendeva e scagliava un’Ondacalda. Zangoose arretrò, evitando l’ondata di calore diretta verso di lui. Un attimo dopo, vide un Lanciafiamme nero alla sua sinistra e si abbassò. Sentì il calore delle fiamme passargli appena sopra la testa.
Si alzò, ansimando. “Tre contro uno è dura, e questi sono tutti lottatori di prima classe. Dal canto loro, sia il Torkoal che il Simisear erano decisamente indeboliti. “Forse mi toccherà… No, non posso.” Si disse scuotendo la testa, poi colpì con un Ferrartigli. Simisear reagì, ma il colpo di prima lo aveva indobolito. Il Furto fu lento, e Zangoose lo superò facilmente colpendolo nuovamente al petto. Simisear rantolò, poi si accasciò.
“E uno è andato. Adesso gli altri.” E si girò verso i due rimasti. Torkoal scagliò un nuovo Muro di Fumo, ma Zangoose questa volta saltò all’indietro, evitando di finire nella nube. Houndoom lanciò due attacchi in rapida sequenza, una Marchiatura ed un Lanciafiamme. Zangoose li scorse con la coda nell’occhio e ruotò su se stesso, evitando al pelo i due colpi. “C’è mancato poco.” Pensò, lanciandosi sul Torkoal con un Tritartigli. Quello si ritirò nel guscio, usando un Ferroscudo, ma Zangoose non era uno sciocco. Infilò il braccio proprio nel varco in cui era sparita la testa, e centrò l’avversario in pieno volto. Ma Torkoal gli morse il braccio, bloccandoglielo dentro.
“Dannazione.” Pensò Zangoose, vedendo il Lanciafiamme puntato su di lui. Ebbe solo un secondo per reagire. Sollevò di peso Torkoal e lo mise tra se e l’attacco, come uno scudo. Per scrupolo usò il lato superiore del guscio, dove di certo non poteva venire nessuna scottatura. Poi sollevò l’altro braccio e lo affondò insieme al primo con un secondo Tritartigli. Si ferì leggermente, ma Torkoal lasciò la presa e crollò.
Zangoose estrasse le braccia e fissò Houndoom.
«A quanto pare sei un abile avversario.» Commentò quella «Ho fatto bene a scegliere te.»
«Grazie.» Commentò Zangoose, ma si rese conto che aveva il fiato corto. Un conto era schivare i colpi pericolosi e parare gli altri, ma contro quella Houndoom tutti i colpi dell’avversario erano da schivare, e questo era davvero faticoso.
“Ma devo vincere. Forse è il momento che io faccia quello.” Si disse “Ma solo se sono costretto.”
 
Electronvolt, base dell’S.T., 09/07/4783, circa le 17
Surskit si guardò intorno. Quello era l’ultimo posto. Se Molg non era neanche alla base, non avrebbe saputo dove cercarla.
All’inizio, lui e la squadra si erano piazzati in uno dei baraccamenti fuori città, e lui aveva passato i primi giorni a sistemarsi. Poi era andato in cerca dei tre a cui gli avevano detto di portare i saluti, o a volte dei messaggi. Aveva trovato per primo Toto, o meglio Crocon, come si chiamava adesso. Il Pokémon lo aveva sinceramente ringraziato, e dalla sua espressione era chiaro che Surskit doveva avergli tolto un bel peso dal petto. Era sinceramente preoccupato per Mud.
Poi si era fatto indicare quella Pika di cui gli aveva parlato Raichu. Cercarla aveva richiesto un po’, ma per fortuna c’erano poche Pikachu nell’esercito. Si era dimostrata molto cordiale, e lo aveva ringraziato per averle riferito i saluti del Capitano, ma Surskit non aveva capito se questo per lei avesse contato in qualche modo o l’avesse presa per una semplice cortesia.
Ma con quella Molg erano un altro paio di maniche. Il nome era abbastanza comune, e di Emolga nell’esercito ce n’erano parecchi. Aveva chiesto in metà dei baraccamenti dell’S.T., ma molti non sembravano conoscerla. Altri gli avevano spiegato che era a capo di un’unità indipendente, chiamati Ombre dei Boschi perché si occupavano più che altro di catturare criminali nelle zone boschive piombando su di loro dall’alto. Se era in missione, poteva star via per settimane.
Infine, dopo tre giorni di ricerche, aveva deciso di provare a chiedere direttamente alla base. Era stato titubante perché gli sembrava assurdo chiedere di un Capitano di una squadra speciale solo per un incontro di cortesia, ma non aveva scelta.
«Molg?» gli chiese una delle impiegate dell’S.T., che si occupavano di dividere richieste e archiviare documenti, una Flaaffy «Sei il secondo oggi a chiedermi di lei. Nell’ultimo rapporto diceva di essere sulla via del ritorno da Elecvine, e dovrebbe rientrare in poco tempo. Se vuoi puoi aspettare qui insieme all’altro che ha chiesto di lei.» E indicò a Surskit una panca addossata alla parete, dove era seduto un Ampharos. Surskit notò che parecchi Pokémon gli lanciavano un’occhiata di sottecchi e chinavano il capo in segno di riverenza.
Si sedette accanto all’Ampharos, indeciso su cosa dire. Ma fu questi a rivolgersi a lui «E così anche tu cerchi Molg. Posso chiederti il motivo?»
«Mi dispiace, ma è una faccenda personale. Niente di che, devo solo portarle un messaggio da qualcuno.»
«Capisco. In ogni caso, mi scuso per non essermi presentato. Mi chiamo M’Phar.»
«Surskit, molto piacere.» rispose il piccolo pokémon «Posso chiedere anche a lei perché cerca Molg?»
«Diciamo che devo accertarmi di una cosa. Sono tre settimane che aspetto il suo ritorno, e finalmente potrò confermare i miei sospetti.» Rispose M’Phar, sorridendo a Surskit in modo enigmatico, e Surskit si chiese cosa volesse dire.
  
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