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Autore: Flami151    10/10/2015    1 recensioni
E se Draco Malfoy non avesse mai ricevuto il Marchio Nero? Cosa farebbe della sua vita una volta tornato a Hogwarts? Se "il ragazzo che non ha avuto scelta" potesse scegliere il suo futuro, cosa accadrebbe?
Senza Draco a scontare per le mancanze di Lucius Malfoy, sarà Narcissa a prendersi la responsabilità degli errori del marito, ingaggiando col Signore Oscuro un gioco sadico e senza scrupoli, che la porterà a conoscere i meandri più bui della mente umana e a rivelare la sua umanità, celata dietro le convenzioni sociali e un passato misterioso.
Come tutto ciò influenzerà una giovane e confusa Hermione, ormai rassegnata all'idea che il suo destino sia già scritto? E come ridisegnerà i ruoli dei personaggi durante la battaglia finale?
Una storia che svela i desideri inconsci dei nostri amati eroi, portandoli a galla.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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I Will Follow You Into The Dark (*)
 
Mi muovo più in fretta che posso, nonostante i quindici centimetri di neve che mi bagnano i polpacci e mi fanno tremare da capo a piedi.
 
Non poteva escogitare un luogo più caldo per incontrarci?
 
Finalmente riesco a intravedere la capanna di Hagrid, mi mancano solo pochi metri.
 
Arrivata di fronte al granaio mi guardo intorno per accertarmi di non essere vista. Pare che non ci sia nessuno, quindi inizio a spingere lentamente la porta, che cigola rumorosamente.
 
La prima cosa che noto è un’evidente differenza di temperatura, magicamente alzata all’interno della costruzione. Mi richiudo la porta alle spalle e accendo la bacchetta con un Lumos.
 
‹‹ Sei in ritardo. ›› Sentenzia Malfoy.
 
‹‹ Di pochi minuti. Ma tu che ci fai qui? ›› Mi siedo di fronte a lui, proprio come l’ultima volta.
 
‹‹ Ma se ti ho detto io di incontrarci! ››
 
‹‹ Non nel granaio, cretino. A Hogwarts. ›› Ma che gli prende?
 
‹‹ Ah giusto. ››
 
Lo osservo mentre fruga nelle sue tasche. Sembra decisamente sovrappensiero, non ha nemmeno replicato al mio insulto.
 
‹‹ Non hai risposto alla mia domanda. ››
 
‹‹ Aspetta! ›› Dice lui estraendo dal mantello una lettera. ‹‹ Tieni. ››
 
Osservo un po’ la pergamena. Non sarà mica la stessa che aveva con se quando ha fatto irruzione nell’ufficio di Lumacorno?
 
‹‹ Cosa devo… ››
 
‹‹ Che aspetti? Aprila! ›› Ecco il solito, arrogante Malfoy.
 
‹‹ Cafone… ›› Sussurro io aprendo la pergamena. Lui fa finta di niente.
 
La leggio e rileggo due volte. Allora è per questa ragione che il furetto non è tornato a casa? La madre era troppo impegnata…
 
‹‹ Mi dispiace… ›› Dico io alzando lo sguardo verso di lui, che però guarda il pavimento.
 
‹‹ Non ho bisogno della tua compassione. ›› Grugnisce, irritandomi.
 
‹‹ E allora che cosa vuoi? ›› Ruggisco io.
 
Inizia a innervosirmi questo suo comportamento, soprattutto il fatto che si rifiuti di guardarmi negli occhi. Non gli hanno insegnato l’educazione?
 
Lo osservo per un’altra manciata di secondi, ma lui rimane immobile, con lo sguardo insistentemente puntato verso il basso. Sembra stia ponderando sulla sua prossima azione.
 
‹‹ La smetti di fissarmi? ››
 
‹‹ E tu la smetti di fissare il vuoto? ››
 
‹‹ Non mettermi fretta! ›› Finalmente alza la testa.
 
‹‹ Fretta per cosa? ›› Abbiamo entrambi smesso di bisbigliare e adesso ci fronteggiamo. Proprio non riesco a capire il suo comportamento. Anzi, mi sta quasi spaventando.
 
Finalmente Malfoy prende una decisione. Estrae con risolutezza un’altra lettera dalla sua tasca e me la lancia.
 
La apro e inizio a leggerla. E’ datata circa otto mesi fa. Il contenuto non è particolarmente interessante: Narcissa informa suo figlio delle sue buone condizioni di salute, gli raccomanda di studiare per i G.U.F.O. e si congeda con affetto.
 
Sono sempre più confusa. Perché mi sta mostrando queste lettere? Scruto Draco aspettando che si spieghi.
 
‹‹ Ti sembra… ›› Indugia. ‹‹ La stessa calligrafia? ››
 
Io continuo a fissarlo, mentre gli ingranaggi del mio cervello iniziano ad attivarsi. Crede forse che l’ultima missiva sia un falso?
 
‹‹ Ti sembra la stessa calligrafia? ›› Ripete con più convinzione.
 
‹‹ Difficile a dirsi. La firma è diversa… ››
 
‹‹ Si. ››
 
‹‹ E anche le lettere maiuscole sembrano diverse… ››
 
‹‹ Si. ››
 
‹‹ Ma non è detto che l’abbia scritta qualcun altro. ›› Cerco di mantenermi razionale e di riflettere sulle diverse eventualità. ‹‹ Magari l’ha scritta a notte fonda, quando era molto stanca. ››
 
‹‹ Si, magari… ›› Però non mi sembra convinto.
 
‹‹ Chi credi l’abbia contraffatta? ›› Mi pento subito della domanda.
 
Il volto di Malfoy si trasfigura, assumendo un’espressione che non gli avevo mai visto prima: paura.
 
Anzi, non paura, ma vero e proprio terrore. Come di chi ha parlato troppo.
 
Lo vedo contorcersi su se stesso, senza sapere cosa fare. Riprende le due pergamene dalle mie mani e si alza di corsa. Devo fare qualcosa, se sé ne andasse adesso, mi sentirei terribilmente in colpa.
 
‹‹ Ho un’idea! ›› Dico io afferrando il pantalone della sua divisa.
 
Sembra funzionare. Il Serpeverde si ferma e inizia a respirare piano, calmandosi lentamente.
 
‹‹ Quale idea? ›› Sembra sospettoso.
 
‹‹ Che ne dici di scrivere una lettera a tua madre, per raccontarle un po’ come hai intenzione di passare le vacanze qui a scuola, e chiedendole un po’ di cose su suo conto? ››
 
‹‹ Che genere di cose? ››
 
‹‹ Non ha importanza. Qualsiasi cosa la costringa a dare una risposta abbastanza prolissa e dettagliata, così da poter confrontare la grafia con un campione più lungo. ››
 
‹‹ Non male. ›› Si risiede. ‹‹ Potrei anche aggiungere qualche trappola. Qualcosa a cui solo lei potrebbe rispondere correttamente. ›› Noto con gioia che i suoi occhi hanno ricominciato a brillare.
 
‹‹ Ottima idea! ›› Lo incoraggio io, sorridendo. ‹‹ Proviamo a buttare giù qualcosa, ti va? ››
 
Lui scuote la testa e pone tra di noi una delle due lettere, rivolta dal lato intonso. Vi punta contro la bacchetta e con una magia vi scrive sopra Cara Madre.
 
Mi sorprende che qualcuno usi ancora l’espressione madre per rivolgersi a un suo genitore, sembra così asettica.
 
‹‹ E adesso? ››
 
‹‹ Dille che rispetti la sua decisione e che non ti dispiace passare le vacanze a Hogwarts. ››
 
Lui mi guarda con disgusto.
 
‹‹ Le dirò che rispetto la sua decisione e che resterò a Hogwarts nonostante sia lurida e ripugnante. ››
 
‹‹ Come ti pare. ›› Replico scocciata. Amo la mia scuola e non sopporto che venga insultata. ‹‹ Poi chiedile come sta. Se ha comunque intenzione di festeggiare il Natale e che se così fosse ti farebbe piacere. ››
 
Lui esegue con un altro colpo di bacchetta.
 
Cara Madre,
mi dispiace che le circostanze ci costringano a non rivederci durante le vacanze natalizie, rispetto però la tua decisione e per te sopporterò di trascorrere più tempo del necessario in questa vecchia topaia.
Spero che nonostante i tuoi numerosi impegni tu riesca comunque a festeggiare il Natale. Hai ordinato il salmone fresco dall’Alaska? So che sono tempi duri, ma non per questo bisogna rinunciare alle tradizioni.
 
‹‹ Cena natalizia a base di salmone importato! Sembra deliziosa! ››
 
‹‹ Forse, non abbiamo mai ordinato alcun salmone. ›› Risponde lui strizzandomi l’occhio.
 
‹‹ Molto astuto! ›› Rido io.
 
Vorrei ricevere altre tue notizie e sapere come stai.
Ci sentiamo presto,
Draco.
 
Vedo Malfoy rileggere speranzoso la lettera più e più volte, curando qualche dettaglio qua e la. Non mi è mai sembrato tanto umano come in questo momento: l’epistola, nonostante la formalità, trasuda apprensione e affetto. Vorrei dire qualcosa per tirargli su il morale, ma lui mi anticipa.
 
‹‹ Che ne pensi? ››
 
‹‹ E’ perfetta. ›› Gli rispondo con un sorriso.
 
Lui sembra rincuorato, addirittura rilassato. Si stiracchia ponendo con cura il suo lavoro in tasca.
 
‹‹ Credo di avere fame… ›› Dice, portando una mano allo stomaco.
 
Non lo vedo in Sala Grande da giorni. Chissà da quanto tempo non mangia. Finalmente posso rendermi utile.
 
‹‹ Vieni con me. ››
 
 
***
 
 
Severus percorreva il corridoio a grandi falcate, mentre Bellatrix Lestrange correva dietro di lui, affaticata.
 
‹‹ Cosa ti fa credere di poterla aiutare? ›› La sua voce era più acuta del solito.
 
‹‹ Sei stata tu a chiedermi di controllare il suo stato di salute, io non credo niente. ››
 
‹‹ Quell’idiota continuava a dire che non arriverà a domani! Ma l’ha vista? E’ solo un po’ stressata. Mica in fin di vita. ›› Ripeté lei per la terza volta, negando a sé stessa l’evidenza.
 
‹‹ Quell’idiota, è uno dei guaritori più competenti del San Mungo. ››
 
‹‹ Idiota. ››
 
Arrivarono di fronte la stanza di Narcissa Malfoy (ossia quella in cui era costretta a coricarsi ogni sera da quando l’Oscuro aveva usurpato la camera padronale). Quell’area del castello sembrava deserta. Probabilmente Bellatrix aveva fatto in modo che nessuno girasse intorno a sua sorella.
 
Il pozionista mise la mano sul pomello della porta, ma un brusco strattone lo trattenne, costringendolo a voltarsi verso la signora Lestrange. Lei lo guardò qualche istante, prima di avvicinare le labbra al suo orecchio.
 
‹‹ Salvala. ››
 
Mai, nella sua vita, avrebbe creduto di sentire così tanta paura e debolezza nella voce della spietata Mangiamorte. Ma dopotutto, Narcissa era pur sempre sua sorella.
 
Severus Piton si voltò ed entrò.
 
La stanza da letto emanava un terribile fetore. Probabilmente la povera Narcissa non era più neanche in grado di lavarsi.
 
I due maghi si fermarono ai piedi del letto e scrutarono quella che un tempo fu l’affascinante e seducente signora Malfoy. Era rannicchiata su se stessa e tremava dalla testa ai piedi, sussurrando frasi sconnesse.
 
Severus si avvicinò per osservarla meglio, la donna parve non accorgersi nemmeno di lui. L’orecchio e molte delle dita erano state tagliate con un incantesimo rudimentale, probabilmente un Diffindo: il Signore Oscuro aveva fatto in modo che la sofferenza della donna fosse impressa sui suoi resti.
 
Una mano si poggiò sulla spalla incurvata del professore: Bellatrix gli stava indicando qualcosa. Ciò che vide lo fece rabbrividire: le coperte poggiate sulle gambe della donna erano coperte di sangue.
 
Ne sollevò una, scoprendo con orrore che li, al posto del piede, vi era solo un triste moncone, magicamente ricucito non più di due giorni fa.
 
‹‹ Per quanto tempo la ferita è rimasta aperta? ›› Chiese Piton a bassa voce.
 
‹‹ Un giorno circa. Nessuno di noi sapeva che fare, non conoscevamo nessuno di cui poterci fidare, non a tal punto da farlo entrare qui. ›› Si giustificò la Mangiamorte.
 
Severus non si soprese, sono pochi i Mangiamorte in possesso di un’elevata preparazione magica, nessuno di questi è un guaritore.
 
Narcissa alzò di poco il tono di voce. Sembrava voler comunicare qualcosa.
 
‹‹ Draco… Dovevo proteggerlo… ›› Poi di nuovo mormorii.
 
‹‹ Narcissa… ›› Piton si avvicinò nuovamente al suo volto. ‹‹ Draco sta bene. E’ ad Hogwarts e sta bene. ›› E così dicendo le posò una mano sulla guancia.
 
Nessuno si aspettava una reazione simile: gli occhi di Narcissa si serrarono con forza. Il suo volto divenne rosso e le vene del collo e delle tempie s’inspessirono tanto da sembrare sul punto di esplodere. La sua bocca di spalancò, emettendo il verso più agghiacciante che i due Mangiamorte avessero mai sentito.
 
Se avesse urlato, sarebbe stato sicuramente meno atroce. Ma lei non urlò. Ciò che uscì direttamente dai suoi polmoni fu un rantolo acuto, inumano, come se quel corpo irrigidito dalle convulsioni stesse cercando di rigettare fuori la sua stessa anima. Come se sperasse che insieme ad essa, se ne sarebbe andata anche la sua sofferenza.
 
Poi perse conoscenza.
 
‹‹ E’… morta? ›› Bellatrix Lestrange tremava. Mai nella sua vita aveva assistito a nulla di simile. Nemmeno quando torturò i coniugi Paciok.
 
‹‹ No. Ma temo che il dottore avesse ragione, non le resta più tempo. ››
 
Di fronte quell’inesorabile sentenza, la strega reagì riacquisendo la sua solita espressione altezzosa.
 
‹‹ Puoi fare qualcosa per lei? ››
 
‹‹ Temo di poterle somministrare solo un forte analgesico, così che non soffra mentre passa oltre. ››
 
Bellatrix annuì e mostrò a Severus dove poter preparare la pozione. Lui si mise subito all’opera, sotto gli occhi attenti della Mangiamorte, che però non era in grado di comprendere i suoi gesti, data la tensione e la sua scarsa abilità nella materia.
 
Il medicinale fu pronto nel giro di un’ora. Era verde, un po’ viscido, ma completamente inodore. Il professore lo versò accuratamente nella bocca della donna. Poi uscì dalla stanza.
 
 
***
 
 
Seguo silenziosamente la Granger, senza sapere dove mi stia portando. In momenti come questi temo sempre che possano sbucare Potter o Weasley: quei due ficcanaso sono ovunque.
Anzi, lo sfregiato potrebbe essere qui con noi proprio in questo istante, nascosto sotto il suo stupido mantello. Solo l’idea mi mette i brividi.
 
‹‹ Granger. ›› Bisbiglio.
 
‹‹ Shh! >> M’intima portandosi il dito alle labbra. ‹‹ Che vuoi? ››
 
‹‹ Secondo te Potter ci segue? ›› Ora che lo dico ad alta voce, mi sembra davvero una stupidaggine.
 
Lei si gira a guardarmi, accigliata.
 
‹‹ Come scusa? ››
 
‹‹ Potter se ne va sempre in giro con quel dannato mantello. Non credi che avrebbe potuto seguirci indisturbato? ››
 
‹‹ Ma come ti salta in mente? Harry non mi seguirebbe mai di nascosto! >> Dice con risolutezza, ma subito dopo mi sembra di scorgere una strana luce nei suoi occhi.
 
‹‹ Che cos’era quella? ››
 
‹‹ Quella cosa? ››
 
‹‹ La tua espressione. Stai pensando a qualcosa che non vuoi dirmi. ›› Ora inizio a preoccuparmi, davvero Potter potrebbe aver osservato ogni nostra mossa?
 
Lei medita qualche secondo, vorrei essere nella sua testa in questo momento.
 
‹‹ No, Harry non può averci spiati, se ci avesse visti insieme di certo non avrebbe fatto finta di niente. ›› Si volta di nuovo e ricomincia a camminare in punta di piedi.
 
‹‹ E se sta pianificando una vendetta? Magari aspetta il momento buono per ricattarci. ››
 
‹‹ Vendetta? Ricatto? Malfoy sei paranoico! ›› Sghignazza lei, innervosendomi non poco.
 
‹‹ Invece di prendermi in giro, potresti dirmi dove stiamo andando? ››
 
Lei non mi risponde e continua dritta per la sua strada, come se io non ci fossi. Io la seguo e basta, ormai ho smesso di chiedermi il perché.
 
Scendiamo le scale fino ai sotterranei, ora inizio davvero a essere curioso.
 
‹‹ Dove siamo? ››
 
‹‹ Sotto la Sala Grande. ›› Mi risponde lei, fermandosi di fronte a una grande tela raffigurante un piatto di frutta.
 
‹‹ Mi hai portato qui per farmi ammirare la natura morta? ›› Ma che diavolo stiamo facendo?
 
‹‹ Davvero non sei mai stato qui? ›› Mi chiede lei perplessa.
 
‹‹ Perché avrei dovuto? ››
 
Lei sospira, si gira e inizia a solleticare la pera.
 
Ora è ufficiale, passare troppo tempo in mia compagnia nuoce alla sanità mentale.
 
Sto per chiederle se abbia intenzione di toccare il quadro ancora per molto, quando la pera inizia a ridere, aprendosi all’indietro e rivelando un passaggio segreto.
 
‹‹ Tu resta qui e non farti vedere. E’ meglio che non ci vedano insieme. ›› Mi ordina entrando nel ritratto.
 
‹‹ Chi? ›› Ma lei è già lontana.
 
Resto in piedi all’incirca cinque minuti prima di vederla ricomparire. In mano tiene una scatola chiusa che emana un aroma delicato.
 
‹‹ E’ proprio quello che penso? ›› Chiedo io con la bava alla bocca.
 
‹‹ Sono gli avanzi della cena. Possiamo mangiarli in un’aula qualsiasi. ››
 
Sono talmente emozionato da non ringraziarla nemmeno. Mi muovo a passo svelto sognando le leccornie all’interno di quel contenitore. D’un tratto gli ultimi pasti saltati iniziano a farsi sentire e il mio stomaco a borbottare. Credo di non aver mai patito la fame come in questo momento e la cosa mi sorprende non poco, visto che circa venti minuti fa sentivo che non avrei mai più avuto voglia di mangiare in vita mia.
 
Non appena vedo un’aula, mi ci fiondo dentro, trascinando con me la Grifondoro.
 
Lei chiude la porta e fa una magia al pomello.
 
‹‹ Ho fatto un incantesimo che impedirà a Gazza di entrare. L’ho imparato recentemente su un libro d’incantesimi, idealmente è molto simile ai sortilegi Respingi-Babbani… ››
 
‹‹ Si si. ›› Dico io distrattamente strappandole la scatola dalle mani.
 
‹‹ Cafone. ››
 
Mi siedo alla cattedra e apro il contenitore: contiene purè di patate e arrosto di lepre caldo. Annuso la cena e mi preparo a divorarla. Anche se non l’ho mai ammesso ad alta voce, mi piace il cibo cucinato qui, a volte anche più di quello del Manor.
 
‹‹ Sei fantastica Granger! ›› Mi mordo subito la lingua per quello che ho appena detto. La fame gioca brutti scherzi.
 
Anche lei sembra imbarazzata.
 
‹‹ Se dici a qualcuno dove si trova la cucina te la farò pagare, Malfoy. ›› Dice, cambiando discorso.
 
Io la ringrazio mentalmente per aver ignorato quel che ho detto.
 
‹‹ Ah si? Sono proprio curioso di sapere cosa faresti. ›› La stuzzico io passandole una forchetta e addentando il primo caldo, gustoso boccone.
 
‹‹ Ti seguirei giorno e notte sotto il mantello dell’invisibilità per scoprire tutti i tuoi segreti, così da poterli sfruttare al momento opportuno; è questo ciò che facciamo noi Grifondoro nel tempo libero. >> Risponde ammiccando.
 
‹‹ Questo, e ingozzarsi di nascosto in cucina. ›› Ridacchio io.
 
‹‹ In realtà per quando mi riguarda è la prima volta che chiedo agli elfi di passarmi di nascosto del cibo. Non amo il modo in cui vengono sfruttati… ››
 
Io la guardo storto. Che storia è questa?
 
‹‹ Certo che per essere una strega brillante sei proprio stupida: gli elfi domestici nascono per servire noi uomini, loro sono contenti così. ››
 
‹‹ Il tuo elfo, Dobby, mi è sembrato molto più contento di essere liberato. ›› Replica lei astiosa.
 
‹‹ L’ho sempre detto io che quello è un elfo strano. Credimi, ne ho visti tanti di elfi liberati, erano tutti disperati, pregavano mio padre di ripensarci. ›› Pensare a mio padre mi riannoda nuovamente lo stomaco, ma faccio finta di nulla e mando giù un altro boccone.
 
‹‹ Siete tutti così cocciuti! Se leggeste il saggio che ho scritto per il C.R.E.P.A., capireste… ››
 
‹‹ Crepa? Cos’è una minaccia? ››
 
Lei guarda in basso sconsolata, come se fossi una causa persa.
 
‹‹ Lascia perdere, ci rinuncio. Basta che mi prometti di non andare mai nelle cucine. ››
 
‹‹ Io non prometto niente a una Grifondoro, saputella, amante degli elfi. ››
 
‹‹ Ho materiale sufficiente per ricattarti, se volessi. ››
 
Mi guarda dritto negli occhi. Se non avessi imparato a conoscerla un minimo, giurerei che faccia sul serio.
 
‹‹ Non lo faresti mai. I Grifondoro tengono troppo all’onore per abbassarsi a certi livelli. ›› Anch’io resto serio e impassibile, ma proprio come lei mi sto divertendo da matti.
 
‹‹ Preferisco l’onore all’astuzia. Voi Serpeverde siete tutti subdoli e meschini. ››
 
‹‹ Ti prego, smettila con tutti questi complimenti, mi fai arrossire. ››
 
La Granger non riesce più a reggere il gioco e inizia a ridere. La sua è una risata dolce, melodiosa, addirittura contagiosa: non me lo sarei mai aspettato da una ragazza così trasandata e poco aggraziata.
 
Rido insieme a lei.
 
 
***
 
 
Severus Piton non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Calcolava mentalmente i minuti prima di alzarsi dal letto. Avrebbe fatto finta di svegliarsi presto come al solito.
 
Stava tamburellando sul suo petto con le dita quando qualcuno bussò alla porta con forza.
 
Si alzò per andare ad aprire, coprendosi con una vestaglia.
 
Dietro l’uscio, una Bellatrix più pallida del solito lo fissava con aria smarrita.
 
‹‹ E’ morta. ››
 
 
***
 
 
(*) E’ il titolo di una canzone dei Death Cab for Cutie, ascoltatela, ve la consiglio.
 
Ciao a tutti!
Come vi ho promesso ho cercato di pubblicare questo capitolo il prima possibile. Spero vi piaccia. Fatemi sapere se qualcosa non vi convince della storia o del mio modo di scrivere.
E soprattutto ditemi che ne pensate della canzone che ho scelto come titolo, a me piace molto.
Al prossimo capitolo!
  
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