Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Laura Sparrow    16/02/2009    5 recensioni
Secondo capitolo della saga di Caribbean Tales – Laura e Faith sapevano a cosa andavano incontro quando hanno deciso di tagliare con il passato e diventare pirati: la decisione è presa, la rotta è stata stabilita e non si torna più indietro, questo lo sanno. Dopo il loro ingresso nella pirateria, sulle acque dei Caraibi sembra tornato il sereno: Laura è sulla Perla al fianco di Jack, la maledizione di Will è spezzata e lui ha potuto fare ritorno ad Oyster Bay con Elizabeth e loro figlio. Ma la pace non può durare a lungo, perché la ricerca di una misteriosa miniera di diamanti rischia di disseppellire un segreto che doveva rimanere nascosto, mentre la turbolenta relazione incominciata fra Laura e il Capitano mette alla prova il loro coraggio più di quanto entrambi avessero mai immaginato...
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: citazione musicale anche per questo capitolo. Se volete sentire la canzone qui citata seguite questo link:
http://www.youtube.com/watch?v=xGnb530s4-E

Capitolo 20
Sailing homeward


- Su, basta! Basta adesso, che continuate più tardi! La festa è appena iniziata!-
I pirati che provvidero così in fretta a separarci e a trascinarci giù sul ponte di coperta col resto della ciurma avevano proprio ragione, perché l'orchestra aveva ripreso a suonare, i boccali di rum cominciavano a passare di mano e in mano e temevo proprio che noi due saremmo stati l'attrazione principale della serata. Infatti avevo appena messo piede sul ponte che mi vidi offerto un gigantesco boccale da un'intera pinta di rum: a Jack ne venne messo in mano uno uguale, poi i pirati vollero che li bevessimo intrecciando le braccia.
Ci prestammo al loro gioco, e solo dopo qualche istante mi resi conto che era ben più difficile di quanto avessi pensato: incrociai il braccio destro con quello di Jack, e cercai di bere; lui però fece lo stesso movimento e con molta più convinzione così che, mentre lui tracannava, il suo braccio strattonava il mio, e non riuscivo a portarmi alle labbra il gigantesco boccale senza rovesciarmi addosso una buona parte del rum, cosa che fece inevitabilmente sganasciare dalle risate quanti stavano a guardare. Fradicia di rum e con la gola in fiamme arrivai anch'io in fondo al mio boccale, e insieme li sollevammo in segno di vittoria fra grida entusiaste.
- Anche voi, frate, non fate complimenti!- Jack piazzò un boccale anche in mano a frate Matthew. - Avete fatto proprio un bel lavoro, ve la meritate una ricompensa. Ohi, date al frate una bottiglia da portarsi dietro! Ne avrà bisogno... Voi scenderete all'asciutto stasera, amico mio, così potrete raggiungere con calma i vostri amici laggiù... E grazie ancora!-
Mentre alcuni si occupavano di far sbarcare uno stralunato frate Matthew io fui raggiunta da Faith, Valerie ed Elizabeth e, lasciandoci prendere totalmente dall'emozione, ci lanciamo l'una nelle braccia dell'altra un po' ridendo, un po' strillando, un po' piangendo, tanto che i pirati non riuscivano più a capire se fossimo già tutte quante ubriache o cosa. Jack fu svelto a riacchiapparmi al volo e a trascinarmi accanto a sé, soprattutto perché l'orchestra aveva attaccato una marcia indiavolata e la ciurma sembrava aspettarsi che ci gettassimo tutti quanti nella mischia.
Senza riuscire a smettere di ridere -la pinta di rum bevuta a canna qualche effetto l'aveva avuto- gli avvolsi le braccia attorno alla vita e mi appiccicai a lui, sorridendogli quando la musica crebbe di intensità. - Sai ballare, capitano?-
- Come un taglialegna. - rispose lui scuotendo la testa.
- Io come un albero. Siamo perfetti!- insistetti, prendendolo poi per le mani e tirandolo con me in mezzo al cerchio dei pirati danzanti. Prendemmo a saltellare in cerchio, scontrandoci e piroettando follemente: avevamo veramente la grazia di due ubriachi, ma francamente non me ne importava. Ad un certo punto Jack mi prese a braccetto e cominciammo a girare su noi stessi, ci staccammo e poi ci riattaccammo; lui mi prese per la mano e mi fece fare una piroetta.
Saltammo, roteammo, battemmo le mani. I pirati facevano a gara per accaparrarsi un giro di danza con la sposa, così che finii per ballare praticamente con tutta la ciurma passando da un pirata all'altro, perfino col vecchio Cotton, il cui pappagallo era andato prudentemente a rifugiarsi sul pennone dell'albero maestro, e con Marty, cosa del quale sia io che lui ridemmo molto perché dovetti letteralmente chinarmi per ballarci insieme.
Quando la musica finì tutti quanti gridammo e applaudimmo l'orchestra; Rodrigo, che stava insieme ai musicanti, si alzò in piedi sull'argano inchinandosi e ringraziando, poi puntò un dito in mezzo alla folla: - Silenzio tutti!- gridò, e poco a poco le grida si smorzarono. - In onore degli sposi... - fece un ampio gesto di saluto a me e a Jack. - ...il signor Gibbs ora ci delizierà con una canzone!-
Come tirare un sasso ad un vespaio: tutti quanti ricominciarono a fischiare e ad applaudire mentre Gibbs sussultava e cercava di sottrarsi a quanti volevano spingerlo sull'argano insieme ai musicanti. - No, no! Davvero, non fatemelo fare... no, non posso!... -
- Ci faccia sognare, signor Gibbs!- gridai, ridendo, e lui con un sospiro dovette cedere. Si sedette sopra l'argano e Rodrigo gli mise in mano un vecchio violino. - Rodrigo, vieni qua che ho bisogno di una mano!- gli fece il vecchio nostromo, e il nostro musicista non si fece pregare. I due si consultarono per un attimo mentre il resto della ciurma faceva capannello intorno, infine Gibbs attaccò col violino.
Ebbi un tuffo al cuore quando riconobbi le prime note della canzone, una canzone popolare che conoscevo da quando ero bambina, così nostalgica e dolce che quasi mi commosse. Accidenti se il signor Gibbs sapeva suonare! Qualche istante dopo si alzò la voce limpida e potente di Rodrigo.
- Heel yo ho, boys; let her go, boys;
Bring her head round, into the weather,
Heel yo ho, boys,let her go, boys
Sailing homeward to Mingulay. -

Will ed Elizabeth si erano presi per mano e danzavano ad un ritmo lento e ipnotico sulle note della canzone, e lo stesso facevano Faith ed Ettore. Valerie aveva una grazia innata nel ballare, e concedeva volentieri un giro di danza a chiunque glielo chiedesse; fui convinta di vedere perfino Annamaria ballare con alcuni pirati, mentre tutti gli altri seguivano il ritmo come meglio potevano dondolando il capo, prendendosi a braccetto e oscillando tutti insieme, cercando di cantare con Rodrigo. Ritrovai le mani di Jack in mezzo alla folla, ci avvicinammo l'uno all'altra anche se non sapevamo bene che cosa fare.
- Mi piace questa canzone. - dissi, scrollando le spalle e con un sorriso sciocco in viso: ero ancora affannata e tutta rossa in faccia per i balli sfrenati e le troppe bevute.
Jack alzò le spalle anche lui. - Anche a me. -
- What care we though, where the Minch is?
What care we for wind or weather?
Let her go boys; every inch is
Close homeward to Mingulay. -

Girammo lentamente, stringendoci le mani: non conoscevamo nessun passo, improvvisavamo. Ci allontanavamo fino a tenerci solo per la punta delle dita, poi ci avvicinavamo e giravamo in tondo mentre ci separava giusto la distanza di un respiro. Stavolta non mi separai da lui nemmeno per un secondo: ci avevo preso la mano, e mentre lui continuava a girare insieme a me sorrisi, cominciando a capire perché esistessero i balli.
- Wives are waiting, by the pier head,
Or looking seaward, from the heather;
Pull her round, boys, then you'll anchor
'Ere the sun sets on Mingulay. -

Mi tirò verso di sé e fui di nuovo contro il suo petto, guardandolo dritto negli occhi. Non servivano molte parole tra di noi, in momenti come quello poi non servivano affatto. Solo nel modo in cui ci guardammo, nel modo in cui mi rivolse uno dei suoi sorrisi indimenticabili, lessi tutto quello che a modo suo aveva voluto dirmi col suo gesto, col nostro matrimonio e tutto quanto. Ti amo. Ti voglio con me.
E così, mi aveva dato ciò che volevo, ciò di cui avevo bisogno. Il mio punto fermo, qualcosa a cui mi sarei potuta aggrappare sempre e comunque. La sua promessa.
Mi accostai ancora di più e appoggiai la testa sulla sua spalla, perché volevo sentirlo più vicino: reale, vero. Lo amavo. Ed eravamo sposati: lui era mio marito... lui, capitan Jack Sparrow!
- Ships return now, heavy laden
Mothers holdin' bairns a-cryin'
They'll return, though, when the sun sets
They'll return to Mingulay. -

Nel momento in cui la canzone finì, Jack fece qualcosa che non mi aspettavo: si fermò e mi abbracciò, tenendomi stretta a sé a lungo, prima di lasciarmi andare e unirsi anche lui agli applausi per il signor Gibbs. Sciolsi l'abbraccio e applaudii anch'io fino a che i palmi delle mani non mi fecero male: mi sentivo strana, quasi stordita, ma non era una sensazione spiacevole come sentirsi ubriaca; mi sentivo piuttosto... leggera, come liberata. E allo stesso tempo mi sentivo un nodo all'altezza dello sterno, che però era dovuto alla dolce nostalgia che mi avevano lasciato addosso le note della ballata.
Gibbs scese dall'argano e fece un inchino a tutti i presenti, prendendosi complimenti e gran pacche sulle spalle; quindi venne verso di me e Jack e proclamò con aria solenne: - Come ringraziamento però esigo un bacio dalla sposa!-
Jack agitò un dito in aria. - Non costringermi a metterti ai ferri, vecchio mio!- replicò sogghignando.
- Non se la prenda male, capitano! Porta fortuna, tutto qui!- si giustificò Gibbs: io mi avvicinai all'anziano pirata e gli schioccai un bacio su ciascuna guancia.
- Ancora un applauso al nostro lupo di mare, uomini!- esclamai, scatenando un secondo coro di grida e applausi.
Era ormai sceso il buio, e il ponte era illuminato solo dalla baluginante luce delle lampade. Io e Jack ci allontanammo un po' dal ponte dove i pirati ancora non erano stanchi di ballare e andammo a sederci al nostro posto preferito; le scale del cassero di poppa. I nostri amici ci raggiunsero presto per farci le congratulazioni di persona, e Jack doveva davvero essere un po' brillo, perché si alzò e stritolò letteralmente Will in un abbraccio. - Grazie di esservi uniti a noi, eh?- biascicò poi, lasciandolo andare e tornando a sedersi con passo più barcollante del solito.
- Be'... di niente!- rispose lui, un po' sconcertato per quello slancio. Si sedette con noi insieme ad Elizabeth, David, Faith, Ettore e Valerie, che presero posto qua e là, un po' sui gradini un po' seduti sul ponte. Senza sapere cos'altro dirci che non fosse già stato detto, ci passammo altri boccali e brindammo tutti insieme, facendoli cozzare l'uno contro l'altro all'unisono.
- Domattina al più presto salpiamo. - disse Jack una volta svuotato il suo boccale. - L'Africa non è male, ma personalmente comincio a sentire un po' di nostalgia dei Caraibi... come fanno il rum a casa nostra, non lo fanno da nessun'altra parte al mondo, e immagino che dopo stasera saremo piuttosto a secco!-
- Salperemo, allora. Ma per stasera può aspettare. - mi rilassai, appoggiando i gomiti sul gradino e guardando in alto verso il cielo che formicolava di stelle. Stavo bene. Stavo meravigliosamente bene. Se quella mattina me lo avessero detto, quando avevamo finalmente scorto le coste dell'Africa, che quella sera sarei stata sposata...
- Vi abbiamo trattenuti anche troppo, immagino. - fece Jack, rivolto ad Elizabeth. - Ebbene... vi riportiamo a casa?-
Elizabeth esitò, come colta alla sprovvista. Io nascosi un sorriso: era già da qualche giorno che Jack agitava lo stesso osso sotto il naso dei Turner, e non mi era dispiaciuto vederli tentennare quando si parlava di riportarli ad Oyster Bay. E se fossero veramente rimasti con noi? Ormai avevamo condiviso più di tre settimane di viaggio, ci sarebbe voluto così poco per convincerli a restare, ad unirsi alla ciurma...
Ma anche quello, per stasera, poteva aspettare. I nostri amici avrebbero avuto molto tempo per riflettere sulla cosa: infatti senza aspettare oltre una risposta, Jack si alzò, si stiracchiò, quindi si chinò su di me e posandomi la mano sulla spalla mi bisbigliò all'orecchio: - Tutto è bene quel che finisce bene, come diceva... quello. Credo che sia il momento di andarcene in cabina, comprendi?-
Maledetta a me che riuscivo ancora ad arrossire... - Sì, credo di sì. - risposi, alzandomi con lui. Dopo aver dato la buonanotte collettiva a tutti i nostri amici -ma ero sicura di aver visto Faith ed Elizabeth guardarmi col sorrisetto di chi la sapeva lunga- cercammo di defilarci senza dare troppo nell'occhio, ma Gibbs ci vide dirigerci vero la cabina e gridò, facendosi sentire al di sopra della musica e del baccano: - Capitano! La sposa si porta in braccio oltre l'uscio di casa!-
Un coro di ululati seguì la sua affermazione, ed io rassegnata mi voltai verso Jack alzando gli occhi al cielo. - Quale uscio di quale casa?!-
Jack si strinse nelle spalle, poi si rivolse alla ciurma. - Ah davvero? Ma noi siamo pur sempre pirati, e le nostre donne le portiamo così!- così dicendo mi abbrancò per la vita e mi caricò in spalla come un sacco di patate.
- Ah! Mettimi giù, maledetto!- esclamai mentre ridevo incontrollabilmente e cercavo di divincolarmi mentre, con me di traverso sulla spalla, Jack si voltava in tutta tranquillità ad aprire la porta della cabina. Fra un tripudio di risate e fischi non potei fare di meglio che alzare gli occhi verso la ciurma e annunciare: - Buonanotte a tutti!- prima che Jack richiudesse la porta dietro di noi.

*

La festa sarebbe continuata per un bel pezzo anche senza gli sposi, così i pirati si erano radunati a crocchi qua e là sul ponte, chi bevendo, chi raccontando storie, chi giocando a carte e a dadi. Chi preferiva starsene al riparo dalla brezza notturna che aveva iniziato a soffiare si era sistemato nel primo ponte inferiore, come Jonathan e Valerie che da diverso tempo si stavano sfidando a dadi, seduti l'uno di fronte all'altra attorno ad un'asse di legno.
- E' la quinta volta che vinci, dannazione!- protestò Jonathan mentre Valerie si riprendeva i suoi dadi dopo l'ennesima vittoria.
- Devi essere incredibilmente sfortunato. - ribatté lei con un sogghigno tutt'altro che innocente: se la rideva sotto i baffi, e Jonathan le scoccò uno sguardo bieco. - Non so come fai, ma sono certo che i dadi che lanci tu non sono gli stessi che lancio io. -
- Hai solo brindato un po' troppo prima o mi stai dando del baro?- esclamò lei portandosi una mano al cuore e sgranando i begli occhi neri, fingendosi scandalizzata.
- Credo proprio di sì... e tieni in vista le mani quando hai i dadi: prima o poi ti becco!-
Valerie si limitò a sorridere, mentre lasciava cadere i dadi nel boccale di peltro e, tappando l'imboccatura con la mano, li scuoteva. - Facciamo l'ultima giocata?-
- Va bene. - assentì Jonathan, mentre agguantava la bottiglia che aveva appoggiato accanto a sé e ne buttava giù tutto d'un fiato l'ultimo sorso rimasto a galleggiare sul fondo. - Ma stavolta ci scommettiamo qualcosa. -
Valerie si accigliò. - Non si può giocare a dadi per soldi, è il regolamento. -
Jonathan deglutì, senza distogliere gli occhi dalla ragazza che gli stava seduta di fronte, continuando a scuotere i dadi nel boccale. - Ma io non parlo di soldi. - gli occhi di Valerie nei suoi lo ipnotizzavano, e la bevuta lo rendeva temerario. - Un bacio. Se vinco io devi darmi un bacio. -
Lo disse in fretta, e l'attimo dopo allungò il braccio e bloccò la mano di Valerie con la sua, rivoltando il boccale e lasciando che i dadi rotolassero sull'asse che fungeva loro da tavolo. Il ragazzo trattenne il respiro, seguendoli con lo sguardo mentre si fermavano...
Sette. Di nuovo.
Con un certo imbarazzo, Jonathan lasciò la mano di Valerie e si tirò indietro: ad un tratto teneva lo sguardo basso come un bambino vergognoso. - E va bene, hai vinto di nuovo. Scusami per la giocata azzardata. -
Stupido. Fece per alzarsi, ma ad un tratto Valerie, che non aveva detto niente da quando avevano lanciato i dadi, lo fermò posandogli improvvisamente la mano sulla spalla e costringendolo a restare seduto. - No... hai vinto tu a tavolino. - disse sottovoce. - I dadi sono truccati. -
E senza aggiungere altro accostò il viso al suo, le labbra alle sue, e lo baciò per un istante lunghissimo mentre là sotto il tempo sembrava fermarsi.

*

Le candele, nelle lampade che illuminavano la cabina, erano ormai sul punto di consumarsi: Jack fece il giro della stanza spegnendole quasi tutte, e lasciandoci nella penombra.
- Col bello spettacolino di prima, la mia dignità di capitano è andata completamente a farsi benedire!- commentai mentre mi aggiravo per la stanza, senza sapere bene dove stare. Jack ridacchiò mentre si liberava del tricorno e della giacca, lasciandoli su di una sedia: - Nooo, non troppo, almeno... era lo scotto da pagare per riuscire a levare le tende, ecco. -
Sorrisi e scossi il capo, voltandomi verso di lui. - Tu, piuttosto, stai veramente giocando sporco con Elizabeth e Will. Perché non ammetti semplicemente che saresti felice di averli a bordo?-
Jack si strinse nelle spalle mentre si avvicinava a me. - Hm... forse lo farò. Prima o poi. - mi arrivò alle spalle e mi appoggiò le mani sui fianchi, strofinando il mento contro il mio collo: ebbi un brivido piacevole e non potei fare a meno di appoggiarmi contro di lui. - Ebbene, signora Sparrow... - mi sussurrò all'orecchio, carezzandomi la vita. - Posso darle il benvenuto a casa sua?-
Mi voltai e le mie labbra incontrarono le sue da dietro la spalla, mentre le sue mani salivano a lavorare coi lacci del corsetto. La cabina era tiepida, accogliente nella sua semioscurità. Ora quella era anche la mia cabina, la mia stanza, il mio letto.
- Tu resti qui, stanotte. - mi disse in un bisbiglio. - E la prossima, e tutte le altre. -
Mi stupii di quanto i gesti che seguirono mi venissero naturali, quando abbandonammo il vestito su una sedia insieme alla sua camicia, quando mi spinse sul letto, salendomi sopra e continuando a baciarmi senza sosta. Il contatto col suo corpo era così piacevole, così invitante... affondai le dita nei suoi capelli, infilandogli le mani su per il collo mentre le nostre bocche erano ancora incollate in un bacio profondo. La sua pelle sembrava scottare mentre gli carezzavo le spalle, il petto, la schiena nuda.
Lui staccò per un attimo le labbra dalle mie mentre con le dita seguiva il bordo della sottoveste leggera che indossavo; io lo attirai a me e lo baciai sul collo, sussurrandogli di non fermarsi.
Finì lentamente di spogliarmi, levandomi anche la sottoveste: ebbi un momento di fastidioso imbarazzo quando fui davanti a lui, svestita come non ero mai stata per nessun altro uomo, mentre anche i pantaloni di Jack andavano a raggiungere il mucchio, poi lui fu di nuovo sopra di me senza più barriere di vestiti sotto le sue mani.
Era il suo corpo sul mio, i suoi fianchi contro i miei: istintivamente inarcai la schiena con un sospiro di piacere mentre la bocca di Jack scivolava sul mio collo, poi più giù, sullo sterno. Le lenzuola si intrecciavano mentre ci muovevamo languidamente l'uno sull'altra, le mani di Jack mi carezzarono le ginocchia quando gliele strinsi attorno ai fianchi, attirandolo contro di me.
- Jack... - lo chiamai sottovoce, l'unica parola che avevo pronunciato fino ad allora: perché ancora una volta non c'era bisogno di parole, erano solo sussurri, mormorii, risatine a fior di labbra che si trasformavano in profondi sospiri, e lui che mi teneva stretta come se volesse fonderci insieme, e forse stavamo davvero per fonderci come metallo incandescente. Il suo peso mi schiacciò ancora di più sul materasso mentre il mio cuore batteva all'impazzata per l'eccitazione.
Anche il suo cuore batteva forte, e lo sentii emettere un lungo sospiro mentre la luce delle candele andava pian piano affievolendosi.
Chiusi gli occhi e rilassai la testa sul materasso mentre Jack continuava a muoversi, con le gambe saldamente intrecciate con le mie.

*

- Stanca?-
Jack mi si accostò pigramente, scrutandomi con una dolcezza del tutto nuova. Eravamo rimasti a lungo abbracciati sotto le lenzuola, accarezzandoci quietamente e ascoltando i nostri respiri; l'unico rumore insieme al lieve scricchiolio del legno. Mi sentivo come se tutta la cabina fosse avvolta in una bolla.
Era possibile sentirsi così gonfia di gioia tanto da scoppiare e allo stesso tempo in pace col mondo intero? Perché al momento io mi sentivo proprio così. Il braccio di Jack mi avvolgeva la vita in una dolce stretta che già sentivo familiare: lui mi guardava, con la testa sprofondata nel cuscino, in uno stato di dolce abbandono. Ad un certo punto si allungò verso di me avvicinando malizioso la bocca al mio orecchio: - Sei adorabile così, sai? Anzi, scommetto... - mi solleticò il fianco con le dita. - ...che potrei ricominciare da capo e tu non faresti proprio niente per impedirmelo. -
Voltai la testa sul cuscino per guardarlo in faccia; poco a poco il mio respiro stava tornando al ritmo normale. Gli rivolsi un sorriso prima di replicare: - Non credo che la cosa mi dispiacerebbe. -
Jack scoppiò a ridere, e mi resi conto che prima di allora non lo avevo mai sentito ridere di cuore come in quel momento. - Ci abbiamo preso gusto?- mi canzonò. - Con calma, amore mio, con calma... - tornò ad accoccolarsi al mio fianco, tenendomi per la vita, e premette la fronte contro la mia. - Uhm... non ti ho fatto male, vero?-
- No, no. - scrollai le spalle: la tensione c'era stata, il dolore solo per pochi attimi, e una fitta di paura al pensiero di quello che ci stava succedendo, ma poi c'era stato solo l'abbandono, un turbine di emozioni e sensazioni nuove che mi avevano lasciata esausta ma anche incredibilmente felice. - E poi, come dire... - sogghignai, acciuffandolo per le treccine della barba. - ...valeva la pena di sopportare un po', no?-
Lui ridacchiò di nuovo, scuotendo il capo. - A saperlo prima che bastava una mezz'oretta per renderti così dolce... -
Fingendomi offesa per come si prendeva gioco di me feci per girarmi dall'altra parte, ma il suo braccio mi serrò rapido sotto le lenzuola e mi riportò contro di lui. - Dove credi di andare?- sussurrò malizioso, abbracciandomi tanto improvvisamente da farmi sussultare: mi baciò di nuovo e fece scorrere liberamente le mani su di me, abbattendo anche l'ultimo rimasuglio di pudore che mi era rimasto.
Ad un contatto talmente profondo con lui mi ci dovevo ancora abituare, ma lui sapeva come sciogliermi. Poteva essere solo con lui, ora lo sapevo: quello che avevamo fatto quella sera poteva essere solo per noi, e noi due soltanto. Jack mi tirò sopra di sé, io gli presi il viso fra le mani. - Sai, ora ho soddisfatto una mia curiosità. - gli dissi.
Sulle labbra gli si disegnò un sogghigno che non riuscì proprio a trattenere. - Sarebbe?- domandò, ostentando un'aria innocente.
- E' proprio vero... che la bandana non te la togli mai!- strinsi fra le dita la fascia rossa che portava ancora annodata sul capo, ridendo: rise anche lui, senza lasciarmi andare. - Nudo con la bandana! Non ho mai visto niente di più assurdo!- volevo ridere, avevo un'incontenibile voglia di ridere: un'altra inaspettata e piacevolissima conseguenza.
Jack mi rivolse un'occhiata intenerita continuando a ridacchiare sommessamente: io feci scendere le dita sul suoi viso e accarezzai quei tratti che adoravo, i baffi e la barba ruvida, le sue bellissime labbra, gli zigomi alti. Lui rispose al mio tocco scostandomi i capelli che gli cadevano sulla faccia e carezzandomi una guancia. - Capitano Laura Sparrow... - mormorò come assaporando le parole mentre fissava i suoi occhi nei miei. Sorrisi e giocherellai con le treccine della barba che mi piacevano tanto.
Mi allungai su di lui e lo baciai con calore, mentre le candele consumate davano l'ultimo guizzo e si spegnevano, sprofondando la cabina nella tiepida oscurità.
Eravamo a casa.


Fine



Note dell'autrice: I miei due capitani preferiti finalmente insieme... *occhi da triglia*... Dicevo, sono felice di essere finalmente arrivata alla conclusione di questa ff! Ancora grazie di cuore a chi mi ha seguita fino alla fine, a chi si è stancato a metà, a chi legge e non commenta (tanto i counter di lettura pagine li vedo!), a chi si è divertito a leggere questa storia anche solo la metà di quanto io mi sono divertita a scriverla. Grazie.
Un viaggio si è appena concluso, ma un altro sta per cominciare: le acque non rimangono mai tranquille molto a lungo ai Caraibi. Quindi se vi tornasse la curiosità o avrete anche solo voglia di seguirmi nel prossimo viaggio, sarò felice di aspettarvi con un altro episodio delle Caribbean Tales.
Hoist the colours.
  
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