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Autore: _Pulse_    12/10/2015    1 recensioni
La bambina sorrise contenta e una volta agganciata al sedile aspettò che il suo papà facesse di nuovo il giro per mettersi al volante. Aveva appena acceso il motore, quando esclamò: «È da un po’ che non vedo lo zio Steve, gli chiedi se vuole venire con noi?».
La sorpresa fu tanta che nel giro di tre secondi rivisse nuovamente tutto ciò che aveva provato il giorno in cui – una settimana prima, ormai – aveva scoperto che Steve se n’era andato. Lo shock, la rabbia, la delusione, la paura… Tutte quelle sensazioni lo travolsero con la stessa potenza devastante di un’onda anomala, impedendogli di rispondere prontamente a sua figlia. Dovette sforzarsi per recuperare il controllo di sé, per ristabilire quel precario equilibrio che aveva impiegato giorni a trovare.
«No piccola», rispose alla fine, schiarendosi la gola. «Steve è partito».
«È andato in vacanza?».
[McDanno - Spoiler! 2x20 & 2x21]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Williams, Steve McGarrett
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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II

RABBIA

 

Contrariamente a ciò che aveva sperato, il caso non lo stava affatto aiutando a non pensare a Steve e alla sua maledetta lettera che gli aveva rovinato la giornata.
Diamine, ormai si era così abituato a vederselo intorno che andare in giro da solo, specialmente se doveva far visita ai familiari della vittima, gli risultava una vera e propria tortura. 
Continuava a cercarlo con lo sguardo, ad aspettare che lui esprimesse a voce i suoi pensieri, che traesse le sue stesse conclusioni, oppure, semplicemente, che lo sostenesse con la sua sola presenza.
Era appena stato dalla madre della ragazza uccisa e, avendo lui stesso una figlia che amava più della propria vita, era stata dura rimanere professionale. Di solito Steve era in grado di gestire quelle situazioni  lui che era il più controllato e freddo dei due  e sapeva esattamente quando doveva intervenire in suo aiuto.
Di fronte a quella donna in lacrime, disperata, Danny aveva avuto la forte tentazione di lasciar perdere tutto, di correre dalla sua Grace per stringerla a sé e non lasciarla più, ma alla fine aveva trovato un modo più proficuo di utilizzare la rabbia che gli bruciava nelle vene ed era riuscito a sorreggere il peso che gli schiacciava le spalle, ogni secondo meno sopportabile.
Era arrabbiato con Steve, tanto che avrebbe voluto sparargli o lanciargli tra le braccia una delle sue care granate, e riteneva fosse solamente colpa sua se ora si sentiva in quel modo, così smarrito e cedevole. Lui avrebbe dovuto guardargli le spalle, come ogni partner che si rispetti, invece l’aveva abbandonato a se stesso da un giorno all’altro, cogliendolo del tutto impreparato.
Solo il pensiero che prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare gli permise di uscire da quella casa a testa alta e di tornare alla sua auto per raggiungere Chin e Kono, già al quartier generale.
Da solo nella Camaro argentata, notò con disappunto che Steve era riuscito a rovinargli anche il piacere di guidare in pace: quell’auto non gli era mai sembrata così vuota e silenziosa senza il marinaio al suo fianco. Avrebbe così tanto voluto che fosse lì con lui, e non chissà dove alla ricerca di risposte, che gli avrebbe persino permesso di guidare come un pazzo mentre ascoltavano la peggiore delle canzoni mai scritte, una di quelle in grado di scatenare l’istinto omicida nelle persone normali.
Alla fine si rese conto di stringere così forte il volante che frenò bruscamente sul ciglio della strada e tirò fuori il cellulare per inoltrare l’ennesima chiamata. Sapeva che non avrebbe risposto nemmeno quella volta, ma ora era pronto a parlargli.
Aspettò il segnale acustico della segreteria telefonica ed attaccò: «Ti dispiace, eh? Ti dispiace di essere stato un codardo egoista per non avermelo detto in faccia, per avermi nascosto le tue intenzioni? Sai che cosa me ne faccio, del tuo dispiacere? Un bel niente, Steven! E non venirmi a dire – se solo rispondessi a questo maledetto telefono – che non mi hai avvisato perché era necessario che io rimanessi a capo della squadra, perché non me la bevo. È solo una scusa, a cui ti sei aggrappato per giustificare il fatto che in realtà non mi vuoi tra i piedi. Okay, bastava dirlo! Dov’è andata a finire tutta la tua onestà, uh? Si vede che io non la merito, dopotutto. Ma va bene così, era tutto troppo bello per essere vero. Sei solo un bastardo». Fece una pausa a causa del fiatone dovuto a quel fiume di parole che non era riuscito né aveva voluto arginare.
Ascoltando il silenzio dall’altra parte, ascoltando il suo stesso respiro, si massaggiò le palpebre con due dita per poi concludere: «Comunque, qualsiasi sia il motto di voi SEAL, scommetto che non è: “Parti da solo e avvisa il tuo partner con una letterina”. Spero che tu ti diverta».
Chiuse la conversazione e guardò di fronte a sé, soddisfatto, fino a quando non sentì il collo andare a fuoco per l’imbarazzo, proprio come se Steve fosse al suo fianco, con quel suo ghigno sardonico stampato sulla faccia. Sentì persino la sua voce risuonare chiara e limpida nella sua mente: «Senti già la mia mancanza, Danno?».
Il biondo non riuscì a resistere e colpì con forza il volante con entrambe le mani, trattenendo a stento un urlo frustrato.

 

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Che dire, grazie a chi ha letto lo scorso capitolo, dandomi una possibilità ;)
Un ringraziamento speciale a Benny868 e alla mia bellissima Biagina68 per aver messo questa storia tra le seguite/preferite! 

A domani sera per la terza parte, un bacio! 

Vostra,
_Pulse_
   
 
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