Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Tenue    14/10/2015    2 recensioni
[Au; LeviHan; accenni alla EreMin]
Hanji Zoe è costretta a sei mesi di reclusione in un istituto psichiatrico, dove si ritroverà con un compagno di stanza non troppo socievole, nuovi amici con innumerevoli problemi mentali e la diceria che un nuovo medico stia per sottoporli a dei metodi piuttosto brutali.
Dal testo:
“Lui aveva sempre odiato le persone, a prescindere. Odiava aprirsi, e preferiva di gran lunga stare da solo, magari in compagnia di qualche libro, soprattutto da quando una qualsiasi relazione con una persona lo portasse a diventare inspiegabilmente violento. Con quella ragazza era diverso. Non gli aveva detto niente quando l'aveva costretta a pulire da cima a fondo la sua parte di stanza, non si era rivelata infastidita quando l'aveva chiamata quattrocchi, e nonostante il suo carattere ben poco socievole, Zoe continuava a parlargli amichevolmente. Era strana, ma allo stesso tempo la persona più vicina che avvesse sentito negli ultimi tempi.”
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hanji Zoe, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ^^
Mi spiace, avrei voluto pubblicare il capitolo decisamente prima, ma con l'inizio della scuola non ho avuto molto tempo per deddicarmi alla fic.
Cooomunque, spero il capitolo vi piaccia e se volete lasciare una recensione mi farebbe molto piacere, anche perchè sto trattando tematiche un po' delicate, come le malattie mentali, e se qualcosa vi infastidisce o secondo voi è sbagliato ditemelo.
Altra cosa: nel primo capitolo avevo scritto che Eren è schizofrenico e mi scuso molto, ma ho sbagliato, infatti in realtà è Armin ad essere schizofrenico, mentre Eren ha disturbi di doppia personalità. Comunque il primo capitolo è stato corretto.

Okay, ringrazio chi ha recensito e chi ha messo tra le preferite/seguite, sappiate che vi adoro *^*
Buona lettura!


2. Don't touch him! He has hallucinations
Passarono diversi giorni, ma parve quasi che la notizia dell'arrivo del nuovo medico, che era ormai sulla bocca di tutti i pazienti dell'ospedale, fosse in realtà falsa. Così dicevano alcuni, i più speranzosi, altri credevano non fosse altro che un ritardo. Ad ogni modo, nel frattempo attorno a Zoe si era formato un bel gruppo di amici, e il suo compagno di stanza non potè fare altro che aggregarsi. Levi se ne stava perlopiù in disparte, ma, benchè lo nascondesse bene, non gli dispiaceva avere tutte quelle persone che gli giravano sempre attorno.
Il gruppo era solito uscire in cortile dopo pranzo, avevano circa un'ora prima che le infermiere li richiamassero dentro, e solitamente si recavano sul retro dell'edificio, dove vi era un piccolo campo da pallacanestro circondato da altissime recinzioni. La pallacanestro era l'unico svago che le infermiere concedessero, anche se restavano comunque in disparte ad osservarli per tutto il tempo.
Era l'una e mezza circa, e il sole era alto e caldo nel cielo, nonostante l'autunno si stesse inevitabilmente avvicinando. Eren saettava abilmente tra i giocatori della squadra avversaria palleggiando velocemente, nonostante il sudore che gli scendeva sulla fronte e i leggeri ansimi che uscivano di tanto in tanto dalla sua bocca. Il capitano della squadra avversaria, Jean, stava invece tentando con gesti quasi violenti di rubargli il pallone.
Armin stava seduto in panchina, non avendo mai amato particolarmente lo sport e sembrava più tranquillo del normale. Accanto a lui sedeva Levi, come al solito distratto a leggere il suo libro, dato che se avesse giocato, avrebbe probabilmente finito col fare del male a qualcuno, vista la sua indole particolarmente violenta e il fatto che lo sport lo innervosisse parecchio. Zoe sedeva sulla panchina accanto e osservava Sasha che, senza accorgersene, aveva preso a farfugliare, mentre gli occhi vacui facevano intendere che fosse entrata in qualche sorta di trans; solo poco dopo, Zoe si accorse che stava contando, oltre che con la voce, anche con le dita. Connie le aveva spiegato che era del tutto normale e che non bisognava interromperla, altrimenti le avrebbe dato molto fastidio, anche se lui stesso ammise che a volte la interrompeva per dispetto. Sasha si scosse all'improvviso e arrossì, imbarazzata per aver avuto di un episodio ossessivo compulsivo in pubblico.
-Scusatemi, l'ho fatto di nuovo, vero?- Chiese sorridendo imbarazzata.
-Oh si!- disse Connie trattenendo una risata -Avresti dovuto vederti! Eri tutta concentrata...avevi un’espressione assurda!-
Sasha s'imbronciò.
-Stupido! Non prendermi in giro!- disse offesa lei, puntandogli il dito contro. -Ti ricordo che queste cose succedono anche a te!-
-Ma non sembro così stupido quando ho i miei episodi.- Ribattè.
-Ah no? Vogliamo parlare di tutte quelle seghe mentali che ti fai ogni giorno? Del tipo hai paura di non aver chiuso la porta, e tipo giri e rigiri la chiave almeno trenta volte?-
-Quelle si chiamano "compulsioni" Sasha ed è normale che... aspetta, o erano le "ossessioni" quelle?- chiese Connie a bassa voce, confuso.
-Perchè non ascolti gli psichiatri quando ti parlano?- chiese lei, esasperata.
-Oddio, avrei dovuto fare psicologia anzichè chimica...- Connie e Sasha si voltarono verso Zoe, persa nei suoi pensieri. Sorrise e mise una mano sulla testa della ragazza, scompigliandole i capelli. -Siete veramente interessanti e adorabili voi due-.
Connie sembrava stesse per ribattere, quando sentirono le infermiere chiamare.
Jean e Eren si avvicinarono alle panchine, togliendosi le magliette sudate e infilandosi quelle pulite che Armin li porgeva.
-Voi che avete adesso?- chiese Jean.
-Niente di che- rispose Eren -Io ho le solite sedute e ad Armin devono prescrivere i nuovi farmaci, visto che quelli che prende adesso non funzionano più-.
Jean annuì -Voi?-
-Ah non ne ho idea, chiederò all'infermiera.- alzò le spalle Connie. Sasha si grattò la guancia imbarazzata, dicendo che neanche lei aveva prestato attenzione a quello che le avevano detto le infermiere.
Levi chiuse il libro e si alzò dalla panchina. -Io ho una seduta col dottor Smith.- disse semplicemente.
-Ah, ti hanno dato quello bravo.- commentò Eren.
Levi alzò le spalle indifferente -Uno vale l'altro, tanto non li ascolto comunque.-
-Ah Levi! Il mio psichiatra sta nella stanza accanto a Smith. Posso venira con te?- Chiese Zoe, affiancandosi al compagno.
-Fa un po' come ti pare.- disse lui, con voce inaspettatamente meno acida del solito. Era strano per il moro avere attorno persone felici di stare vicino a lui, ma gli faceva piacere.
Dietro di loro intanto, Armin si era avvicinato ad Eren. -Avete vinto?-
-Ovvio.- disse lui orgoglioso della sua bravura -ma quell'idiota di Jean mi ha dato filo da torcere, sono sfinito.-
Armin prese ad accarezzargli il braccio, lo faceva spesso, di solito per calmarlo o semplicemente per mostrargli il suo affetto. All'inizio parve così, Eren era stanco ma vittorioso e il biondo lo stava solo sfiorando, ma dopo pochi secondi la presa sul suo braccio si rafforzò di colpo, Eren percepiva la pressione delle dita del compagno che gli stringevano il polso, quasi a fargli male.
-Armin, stai bene?- chiese d'istinto Eren, girandosi e vedendo con orrore il suo viso pallido, dagli enormi occhi vacui. Aveva preso a tremare e farfugliare a voce talmente bassa da non poter essere quasi udito; si strinse di più al compagno, il quale lo abbracciò forte.
-Eren... è lì...portami via ti prego...- mormorava, scosso dai singhiozzi -ho paura...-
Il biondo si ritrovò contro il petto di Eren, che gli passò una mano tra i capelli, accarezzandoli leggermente, per dargli almeno un po' di conforto.
-Shh...va tutto bene... nessuno ti farà del male, Armin.-
Il suo tremore peggiorò appena le infermiere si avvicinarono per riportarlo dentro. Appena provarono a toccarlo, gridò.
-Lo porto dentro io. - Disse il castano mentre osservava preoccupato il comportamento dell’amico, nonostante ci fosse ormai abituato. -Ha le allucinazioni, non toccatelo o farete peggio.- Aggiunse freddamente, prendendolo in braccio delicatamente, sentendo la sua guancia liscia e bagnata dalle lacrime calde, poggiata sulla sua spalla.
-Non toccatelo...-
3 anni prima...

Armin piangeva, di nuovo. Doveva avere un'altra delle sue allucinazioni.
Eren aspettò pazientemente che si calmasse, mentre gli accarezzava delicatamente la schiena. Erano seduti per terra, nella loro stanza della clinica, ormai vuota. L'indomani sarebbero entrambi stati trasferiti ad un altro manicomio ed era probabilmente quello, secondo Eren, il motivo per cui il compagno era così nervoso. Stava ricurvo su se stesso, con le gambe strette al petto, in realtà anche lui stava aspettando pazientemente che la paura passasse; Eren non sapeva cosa fare. Gli dispiaceva vederlo così e provò a dirgli qualcosa, magari sentire la sua voce lo avrebbe confortato. Così gli disse la prima cosa che gli venne in mente.
-Non soffro di doppia personalità, non ho mai sofferto di disturbi simili.-
Armin non si mosse, ma aveva sentito ed era rimasto confuso. Voleva chiedergli come fosse possibile, perchè era quella la malattia che gli avevano diagnosticato, ma non aveva voglia di parlare, sentendo come se qualcosa glie lo impedisse. Fortunatamente Eren continuò a parlare ugualmente -In realtà non ho niente di grave ma... ho paura di tornare a casa e lasciarti solo...- Premurandosi che nessuno lo sentisse continuò -Ho un'amica qui in clinica, si chiama Christa... che soffre di doppia personalità... e mi ha descritto esattamente come funziona...- Armin spostò lo sguardo dal pavimento a lui, lo guardò nei suoi occhi verdi, tendenti all'azzurro, che gli erano sempre piaciuti tantissimo. Voleva che il suo sguardo bastasse a ringraziarlo, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlare. Eren lo prese tra le sue braccia -Non ti abbandonerò, mi farò visitare e curare una malattia che non ho, ma voglio stare con te, Armin.-
Il biondo gli sorrise tra le sue braccia, mormorando un debole "grazie" che però Eren sentì ugualmente. Gli baciò i capelli biondi e rimasero in quella posizione per minuti interi.
Eren a quel tempo non aveva la più pallida idea di come si facesse a calmare una persona come Armin, e al contempo gli infermieri della clinica continuavano a chiedersi il perchè Armin riuscisse a fidarsi di Eren anche quando aveva le sue crisi. Quando dovettero partire, Armin stette di nuovo male. Non aveva idea di dove stesse andando, di cosa gli avrebbero fatto e non voleva andarsene dal posto in cui, un anno prima, aveva conosciuto Eren.
Il moro allora gli si era avvicinato e lo aveva abbracciato come ogni volta e gli aveva ricordato che sarebbe andato con lui, che non lo avrebbe mai lasciato da solo. Quando le infermiere si erano avvicinate Eren gli aveva ringhiato contro. -Non avvicinatevi...- Non si fidava di loro, nè tanto meno degli psichiatri -Voi non sapete cosa prova...stategli lontano e lasciate che sia io a prendermi cura di lui!- gridò.
-Non toccatelo...-
o°o°o

-Hey Levi- esordì Zoe a bocca piena, mentre con la forchetta separava con cura le verdure dalla carne, nel suo piatto. -Secondo te, dove li tengono i malati mentali pericolosi, tipo i serial killer psicopatici? No, perchè la gente qui attorno mi sembra troppo tranquilla per un manicomio...-
-Secondo me li isolano- rispose Sasha al posto del moro -come nei film. Avranno celle super sicure.-
-Magari li hanno uccisi tutti- fece Connie -magari uccideranno anche noi.-
-Sarebbe terribile! Dici che lo faranno?-
-Nessuno ti ucciderà Connie, è un ospedale...- rispose Eren stravaccato sulla sedia, esausto dopo il pomeriggio che aveva passato a calmare Armin.
-Ma potrei uccidervi io se non la smettete di fare cagnara voi due.- disse Levi senza neanche alzare lo sguardo dal suo piatto.
-Oddio, dici che fa sul serio?- chiese Sasha a bassa voce sporgendosi verso Connie.
-Mah, conoscendolo forse_-
-Sta zitto!-
Tutti si girarono verso la voce femminile che aveva urlato dal tavolo accanto.
-Scusami, ho detto qualcosa che...-
La ragazzina che aveva urlato si girò e fissò Connie per alcuni istanti. Poi arrossì e si coprì il volto con le mani.
-Scusami, non dicevo a te!- Disse dispiaciuta. -Accidenti, me lo hai fatto fare di nuovo...Ymir, sei una cretina!-
-E-eh? Con chi stai...?-
-Christa, sei tu?- chiese Eren d'un tratto.
-Oh, ciao Eren, che piacere rivederti.- disse abbassando le mani e sorridendo dolcemente.
Anche Armin parve poi riconoscerla e la salutò silenzioso. Zoe si sporse pericolosamente dalla sua sedia. -Christa... chi è Ymir?- chiese curiosa.
-Oh...- Christa sorrise e si indicò la testa. -Lei sta qui.-
Gli altri la osservarono perplessi, così Eren spiegò loro il disturbo della quale soffriva.
-Christa soffre di personalità multipla, Ymir è una di queste personalità e a volte ci parla...altre volte riesce a diventare lei.-
-A volte mi fa fare cose che non dovrei fare...- Disse con tono di rimprovero, guardando verso l'alto. -Ad ogni modo... non ho potuto fare a meno di sentire parte della vostra conversazione e ad Ymir è venuta voglia seriamente di andare cercare i pazienti pericolosi.
-Vuoi dire che ci sono davvero?- Chiese Connie.
-Mhh... Ymir dice che li tengono al piano di sotto... No! Te lo scordi, noi non ci andiamo!-
-Che figata!- Esultò Zoe -Levi, andiamo a cercarli, ti prego!-
-Stupida quattrocchi, di certo non ci lasceranno mai girare per il manicomio da soli.-
-Mica chiediamo il permesso alle infermiere! Sasha, Connie, voi venite con me, vero?-
-Ovvio!- Fecero entusiasti.
Levi sospirò infastidito -Okay, okay, verrò per tenere d'occhio voi mocciosi. Ma solo perchè senza di voi qui è tutto troppo noioso...-
-Grandioso! Quando andiamo?- chiese Sasha battendo il cinque a Connie.
-Facciamo domani pomeriggio. E' domenica e abbiamo tutto libero.- Rispose Zoe.
-Aggiudicato! Voi venite?- chiesero ad Armin e Eren.
Il biondo scosse la testa.
-Meglio di no...- disse l’altro -Una volta ci sono stato là sotto. E' disgustoso, dovreste vedere come trattano quei pazienti...-
-Come nei film!-
-Si, Sasha... più o meno...-
Eren si alzò prendendo il suo piatto vuoto -Bene, io e Armin andiamo a dormire. Buonanotte.-
Gli altri gli augurarono la buonanotte e li videro allontanarsi.
Mentre uscivano, Zoe notò per una frazione di secondo Eren sussurrare qualcosa per poi posare un leggero bacio sulle labbra del compagno.
o°o°o

Zoe non aveva dormito affatto bene quella notte. Era stata perlopiù sveglia, sdraiata a pancia in su a fissare il muro e ad ascoltare il lento respiro del suo compagno. Non aveva idea del perchè, ma non riusciva a prendere sonno; era probabilmente quel leggero nervosismo che aveva a tenerla sveglia. Infatti, non si sentiva del tutto a suo agio all'idea di scoprire come venivano trattati i pazienti del piano di sotto, nonostante avesse anche una certa curiosità.
All'una di notte si era alzata, senza più alcuna traccia di stanchezza, e si era messa a frugare nel suo borsone.
Levi, avendo il sonno incredibilmente leggero, si destò quasi subito sentendo il rumore che Zoe stava facendo. Si rigirò tra le coperte e portò una mano a stroppicciarsi gli occhi pigramente.
-Quattrocchi, che diamine stai combinando a quest'ora? Vai a dormire...- mugugnò. Zoe si voltò sorpresa.
-Levi... Scusami, non volevo svegliarti.- disse alzandosi e andando verso il suo letto con un album da disegno e un astuccio tra le mani. Il moro fece emergere la sua testa dalle coperte e la guardò. Aveva i capelli spettinatissimi e gli occhi pieni di stanchezza, a Zoe parve adorabile, specie se lo paragonava a com'era di giorno. -Non ho sonno, così ho pensato di mettermi a fare qualcosa.-
-Vuoi disegnare?- chiese osservando il blocco di Zoe. -Devi accendere la luce, mi avresti svegliato comunque- Disse mettendosi seduto sul letto. -Sei poprio una stupida.-
Mormorò per poi sbadigliare.
-Quindi posso...-
-E va bene... Ma solo se mi fai vedere cosa disegni.- Disse mentre la ragazza premeva l’interruttore.
-Sei strano di notte...- osservò. -Credevo mi avresti ucciso se ti avessi svegliato, invece sei meno stronzo a quest'ora.- Ridacchiò.
-E' l'effetto del sonno... domani ti meno.- Levi si avvicinò e si accovacciò accanto a Zoe che aveva preso ad abbozzare il vasetto di fiori sul davanzale. -Non sono carini quei fiori?-
Levi annuì, mentre osservava la mano di Zoe che si muoveva fluida sul foglio.
-Fai schifo a disegnare.- Osservò Levi ridacchiando e si guadagnò uno scappellotto da parte della compagna, la quale era arrossita.
-Non... non sono cose da dire queste! Sto ancora imparando!- Disse sembrando offesa. -Un mio amico amava disegnare e mi stava insegnando... ma poi mi sono ritrovata qui.-
Levi mugugnò qualcosa, per farle intendere che aveva sentito, ma nel frattempo era scivolato in un sonno leggero, con la testa appoggiara sulla spalla di Zoe. Lei continuò a disegnare per qualche altra ora, poi anche lei crollò addosso a Levi.
-Domani potrei colorarlo con gli acquerelli...- mormorò prima di addormentarsi contro il corpo di Levi.

Zoe era rossissima in volto e dava le spalle a Levi, troppo in imbarazzo per guardarlo in faccia, vista la posizione in cui si erano svegliati quella mattina. Si pettinò in fretta i capelli e li sistemò in una coda alta abbastanza disordinata. Uscirono dalla stanza silenziosamente e si diressero verso la mensa per la colazione. A metà strada Zoe si sentì chiamare e si voltò verso l'infermiera che si stava avvicinando a lei.
-Ah, Zoe! Dopo colazione devi andare nell'ambulatorio 3, sei con il dottor Sanes oggi.-
-Con chi, mi scusi?-
-Djel Sanes, quello nuovo.- spiegò, poi si allontanò.
A Zoe si gelò il sangue nelle vene e Levi parve accorgersene.
-Non preoccuparti, è solo un altro medico.- Tentò di confortarla -Andiamo in mensa ora, gli altri saranno già giù.-
o°o°o

Bianco.
Era l'unica cosa che Zoe vedeva. Sdraiata sul lettino, riusciva a vedere solamente il bianco del soffitto. Le era stato iniettato qualcosa prima, il braccio bruciava ancora e cominciava a sentirsi strana. La sua vista si faceva appannata e la sua lucidità cominciava a venir meno, mentre la sua inquietudine aumentava.
Sentiva vagamente quello che Sanes, il nuovo psichiatra, stava dicendo alle infermiere mentre armeggiava con qualcosa che Zoe non riusciva a distinguere.
Aspettò, pregando che finisse presto, perchè quella situazione non le piaceva per niente.
Sentì improvvisamente qualcosa di freddo sulle tempie e una voce che le intimava di non muoversi. Ma se ne avesse avuto la possibilità si sarebbe mossa eccome, sarebbe fuggita di certo, ma non sentiva più le braccia, le gambe e anche la voce sembrò essere scomparsa, fino a quando un urlo disumano uscì dalla sua bocca. Il suo corpo si contorse di scatto, la mani le tremavano e non riusciva a stare ferma. La testa pulsava e le doleva in modo assurdo, non aveva mai avvertito tanto dolore. Non aveva idea di cosa le stessero facendo, ma sentiva come delle scosse elettriche fortissime nel cervello; troppo forti, sembrava che la sua testa stesse andando a fuoco. Dalla nuca, fino alle tempie, sentiva bruciare. Era insopportabile, ma tutto ciò che riusciva a fare era gridare. E dimenarsi, per quanto gli fosse concesso.
Quando finì, il corpo di Zoe crollò sul lettino e lei rimase immobile, senza la forza di imprecare o anche solo di emettere un qualsiasi suono che avrebbe confermato il suo essere ancora viva.
In un attimo di lucidità, riuscì a sentire il medico che parlava dietro di lei.
-Guarda, vedi questa parte qui del cervello?- Diceva ad una delle infermiere indicando un monitor. -Vedi come...-
Zoe si concentrò più che potè per ascoltare ogni cosa, ma le venne sonno e stava man mano perdendo conoscenza.
-Si, potremmo fare così... Allora direi che ha funzionato. Segnalo, primo esperimento sulla paziente Hanji Zoe: successo.-


Fine II capitolo
 
  
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