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Autore: Soe Mame    17/10/2015    1 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Ehi, da questa parte, da quella parte, da quale parte? Di là!?
Non esitare mai, vai semplicemente avanti!
~



Gli sguardi che sentiva addosso erano talmente tanti da poter appartenere alla totalità dei presenti.
Spostò il tovagliolo di carta dalle gambe alla panca e si alzò, non troppo convinta: "... perché dovrei essere io a...?" si avvicinò al banco dei testimoni, piano piano: "... la Regina sa benissimo che non so niente, è stata lei a mandarmi dalla Finta Tartaruga..." posò le mani sul legno: "... forse l'ha fatto apposta...?" alzò lo sguardo, verso la sovrana.
Sorrideva, come sempre.
"Tutto questo non ha senso..."
- Michelyne Alice Lydia Fairsound. - parlò la Regina: - Cosa sai di questa faccenda? -
"... sa che non so. Quindi non posso mentire dicendo di aver visto ciò che ha visto Gumi." giunse le mani, inspirò: - Nulla. -
- Nulla? -
- Nulla. -
- Sembra che nessuno sappia nulla. - intervenne Kaito, la fronte aggrottata.
- Naturale, dato che eravamo solo io, Vostra Maestà e la Duchessa. - sospirò Lily.
"Questo processo è più farsa di quanto pensassi." si torse le dita: "Però... però..."
- Potrei fare una domanda, Vostra Maestà? - le parole erano uscite prima che potesse fermarle. Ma, se anche avesse potuto fermarle, probabilmente non l'avrebbe fatto.
- Certo. - la Regina annuì.
- Siete stata voi a mandarmi dalla Finta Tartaruga. - le ricordò, cauta: - Insieme a Ma- il Grifone. E, dato che il Grifone è tornata pochi minuti prima dell'inizio del processo, insieme a me, è ovvio che io non sappia niente di quanto successo qui. - chinò appena la testa, senza distogliere lo sguardo: - Allora, perché mi avete convocata come testimone? -
Brusii alle sue spalle.
- Mi sembra ovvio. - la sovrana si portò di nuovo una mano alla guancia: - Ho fatto convocare tutte le persone venute a contatto con il Fante. -
"...?"
- Ma, purtroppo, sembra proprio che nessun testimone possa provare la sua innocenza... -
- La Duchessa ha detto- -
- Dunque, mi vedo costretta a pronunciare il verdetto. - la voce della Regina, senza neppure alzarsi, coprì l'urlo di Lily.
"No!" un brivido: - Non... non ce n'è ancora bisogno, Vostra Maestà! - fece una piccola riverenza, il cuore prossimo a fracassarle il petto: - Devono ancora testimoniare il Grifone e il Duca! -
Silenzio.
- Prego? - la sovrana sembrava sinceramente confusa.
- Anche loro sono venuti a contatto con il Fante, no? - un'altra riverenza: - Vostra Maestà. -
- Non per così tanto tempo. - la Regina sorrise: - La loro testimonianza non è necessaria. -
- Che strano... - cercò di sfoggiare l'espressione più stupita che fosse in grado di fare: - ... mi era parso che entrambi fossero parte del vostro corteo, Vostra Maestà. -
- Lo sono. -
- Questo non fa di loro dei colleghi del Fante? -
- L'essere colleghi non toglie che entrambi abbiano trascorso molto poco tempo con il Fante. -
- Oh. Perdonatemi, Vostra Maestà. - quasi non sentiva più niente, tanto il cuore la stava assordando: - E' soltanto che la vostra chiamata mi ha molto stupita, dato che, personalmente, ho incontrato il Fante solo un paio di volte per circa due minuti... -
Il brusìo alle sue spalle divenne più intenso.
- Ora che ci penso! - la voce trillante di Mayu la fece voltare nella sua direzione. Aveva alzato un indice, gli occhi sgranati: - Il Fante non ha avuto una relazione con il Duc- - si zittì.
Miku tornò a guardare la Regina: stava fissando il Grifone. E non sembrava più poi così tranquilla.
- Sembrava anche a me! - esclamò Kaito: - Almeno il Duca dovrebbe testimoniare! -
Le dita le facevano male, tanto le stava torcendo.
- A cosa servirebbe? - la Regina si voltò, piano, verso di lui: - Il Fante ha affermato che, oltre noi due, soltanto la Duchessa era presente. La testimonianza del Duca non cambierebbe niente. -
- Ma allora- -
- Tra l'altro... - la sovrana sorrise: - ... il Duca non è al momento presente. -
- Len può andare a chiamarlo! - osservò il Re.
Miku inspirò più che potè.
- Come detto, la sua testimonianza sarebbe assolutamente irrilevante. - la Regina si rivolse a Lily: - A meno che tu non abbia mentito anche circa le persone presenti. -
- Io non ho mentito! - il Fante si alzò: - E voi e la Duchessa siete le uniche persone che ho visto. Non posso affermare di aver visto persone che non ho visto! -
- Non ci sto capendo niente. - il sussurro di Piko arrivò a Miku come se lui le avesse parlato all'orecchio.
- Il Duca stava con il Fante ma, al momento, lui non è qui. - riepilogò Miki, a bassa voce.
- E cosa c'entra? -
- Che ne so? Tu metti a verbale, poi se la sbrigano loro. -
- Possiamo comunque fare una prova! - esclamò Kaito: - Len va a chiamare il Duca, mentre il Grifone può dare la sua testimonianza. -
- Michelyne ha testimoniato di essere stata con il Grifone e la Finta Tartaruga per tutto il tempo. - la Regina tornò a sorridere: - Mi sembra inutile interrogare qualcuno che non sa assolutamente nulla! -
"E che cosa avete fatto, finora...?" deglutì: "In tutto ciò, perché Gakupo non è ancora tornato? Doveva solo allontanare Gumi!" ci ripensò: "... d'accordo, riconosco la difficoltà della cosa.".
- Abbiamo perso fin troppo tempo. -
Calò il silenzio.
La Regina alzò una mano: - Io, Regina di Cuori, giudico il Fante colpevole! -
"No!"
Lily chiuse gli occhi, le labbra serrate.
La sovrana guardò i giurati: - La giuria potrà esprimere il suo verdetto dopo la sentenza. -
"Cosa?"
- Mia cara... - la Regina sospirò, lo sguardo a Lily: - ... questo fatto è davvero, davvero increscioso. -
"Ma non è vero!" tremava. Sentiva le mani tremare.
- Sono addolorata dal fatto che una mia finora così leale sottoposta abbia cercato di rubare un mio avere. -
"Perché?"
Un altro sospiro: - Cosa diranno le tue madri? -
Il Fante trasalì. Gli occhi spalancati, verso la Regina, ogni traccia di colore aveva abbandonato il suo viso.
- Cosa dirà il mio popolo? Cosa dirà il tuo popolo? - la voce della sovrana era amareggiata: - Una principessa ladra. -
Miku sgranò gli occhi: "E' vero! Lily è la Principessa del Paese delle Meraviglie!" il cuore saltò fino alla gola: "Non... non può essere..." un dubbio.
- La loro Principessa che viene a rubare dalla Regina del paese confinante. - scosse la testa: - Che vergogna, per il tuo popolo! -
- No! - la voce di Lily era spezzata: - Se proprio volete accusarmi, punitemi come Fante! Io non sono la Principessa, qui! Non lo sono! Non lo sono! Non sono la Principessa! -
Aveva gli occhi lucidi.
Riusciva a vederlo.
"... lei... non vorrebbe dire una cosa simile..." non riusciva a muoversi.
- Mi chiedo se... - la Regina distolse lo sguardo, pensierosa: - ... non sia una cosa voluta. -
- No! -
- Una... dichiarazione...? -
- NO! - rumore di catene: - NO! NON SONO LA PRINCIPESSA! NON HO NIENTE A CHE FARE CON IL PAESE DELLE MERAVIGLIE! -
- Oh, che cosa orribile... - la sovrana abbassò la testa: - ... creare un incidente diplomatico per poter aggredire il mio regno! -
"E' così, allora!" sentiva le labbra schiudersi: "Vuole accusare Lily per poter invadere il-" ricordò la canzone al Karaoke: "... no... no, non... non..." ricordò le parole di Ia: "Se vuole qualcosa... se..." non riusciva più a respirare: "No... no, no..."
- Non vedo altra scelta. - la Regina rialzò la testa, la voce prossima al pianto: - Non ho intenzione di usare le vite dei miei sudditi. Manderò il Jabberwock nel- -
- NO! -
- -Paese delle Meraviglie. -
"Jabberwock!" con violenza, riuscì a portare le mani al banco dei testimoni. Aprì la bocca, per dire qualcosa, qualsiasi cosa, per poter prendere tempo, ma uscì solo aria.
Guardò Kaito: aveva abbassato lo sguardo.
Un pianto.
Lily era scoppiata in lacrime.
"Perché...?" si voltò, verso il pubblico: chi guardava la Regina, chi il Fante, chi il vuoto.
Ma nessuno parlò.
"Perché...?"
Gli occhi azzurri di Luka. Sul suo viso non c'era alcuna espressione.
"Perché... perché...?"
Cercò i grandi occhi dorati di Mayu, ma erano nascosti dai lunghi capelli biondi.
"Perché tutto questo...?"
Cercò Len, cercò Rin, cercò Gumi, Gakupo, persino Ia, ma non c'era nessuno.
- No... - le braccia ricaddero lungo i fianchi: - Non... non è giusto... - strinse i denti: "Gli abitanti del Paese delle Meraviglie non hanno fatto niente. Lily non ha fatto niente. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto!" le sfuggì un singhiozzo: "Se solo potessi fare qualcosa, qualsiasi cosa..."
- Il Fante è condannato alla prigione. - pronunciò la Regina: - Mia cara. - forse stava parlando con Mayu: - Conduci la colpevole dove di dovere. -
"Perché nessuno fa niente?"
- E, mio caro Len, tieniti pronto ad andare nel Paese delle Meraviglie. Dì alle sovrane che, stasera, il Jabberwock verrà a far loro visita. -
"Non farlo, Len, non farlo!" serrò i pugni.
Sgranò gli occhi.
Le dita contro le tasche del grembiule.
Le infilò dentro, tastò, tastò.
Il cuore sobbalzò, e fece male.
L'invito di Luka.
Il pupazzetto della ragazza con l'ombrello.
E...
Estrasse quel che rimaneva.
La tasca era ormai piena di polverina e pezzettini, ma il pezzo centrale si era salvato.
Se n'era completamente dimenticata.
"... un lato ti farà crescere, un altro ti farà diventare più piccola." guardò quel che rimaneva del cono gelato: "Al contrario." lo girò dalla parte dove andava rimpicciolendosi.
Alzò lo sguardo.
Lily si era coperta il viso. Le spalle sussultavano, i suoi singhiozzi erano fin troppo udibili.
Il sorriso della sovrana non era più gentile.
Era spaventoso.
"... non ho intenzione di stare alle vostre regole, Vostra Maestà."
Diede un morso al cono.
Masticò, rimise il restante nel grembiule. Mandò giù.
Serrò i pugni, fece un passo indietro, due, tre.
- Sapete, Vostra Maestà? - guardò il suo viso. La vide inarcare le sopracciglia.
- Cosa, Michelyne? -
- Mi è stato detto che siete voi a decidere le regole. - il suo volto le sembrava in qualche modo più vicino.
- Certamente. Sono la Regina. -
- Ho visto le vostre regole, Vostra Maestà. - davvero più vicino: - E c'è una cosa che sento il bisogno di dirvi. - non aveva più bisogno di alzare lo sguardo.
La Regina aveva sgranato gli occhi.
- Le vostre regole mi fanno schifo. -
Il volto della sovrana andava allontanandosi, allontanandosi, allontanandosi.
E l'aria fu riempita di urla, grida, esclamazioni.
- E' davvero lei! E' tornata gigantesca come a casa di Len! -
Alla voce di Piko, non seguì quella di Miki. Doveva essere rimasta senza parole.
"... spero tutti abbiano avuto la buona idea di allontanarsi." non voleva schiacciare nessuno. Confidò nell'istinto di autoconservazione dei presenti.
Abbassò lo sguardo, verso la Regina: era spalmata contro la poltrona, incredula.
- Mandatemi contro il Jabberwock, se ci tenete! - si chinò: - Non ho intenzione di rimanere in questo posto un minuto di più! E... - allungò una mano verso una Lily allibita.
Le bastò tirare appena le catene per spezzarle. Aprì la mano e la richiuse attorno al Fante. Non era più alta di dieci centimetri.
Si rialzò - Lily non emise un fiato, forse pietrificata.
- ... la Principessa viene con me! -
Boati, urla.
Non riusciva a vedere le espressioni delle persone a terra.
Mayu guardava verso di lei. Luka guardava verso di lei.
Era sicura che Kaito stesse sorridendo.
Un tuono, un'esplosione rossa.
- Come osi? -
Era sembrato un tuono, ma era la voce della Regina.
L'immensa gonna si era alzata, nella mano della sovrana era apparsa una spada.
Occhi scuri.
Un brivido ghiacciato lungo la schiena.
La Regina era pronta a combattere contro un gigante.
"Devo... devo scappare!" rabbrividì: "Forse ha già chiamato il Jabberwock!"
Jabberwock che non aveva la più pallida di cosa fosse e quanto esattamente fosse grosso, quindi si maledì per averla sfidata in quel modo.
La Regina saltò sul banco, un urlo, la spada sguainata.
Doveva fuggire.
"Perché ho paura?"
Le gambe non rispondevano.
"E' minuscola, perché non riesco a muovermi?"
Non riusciva a muovere niente.
"MUOVITI, MIKU!"
Ting
"... un tintinnio...?"
Quanto era stato forte, per sentirlo con così tanta chiarezza?
Una cascata.
Un tintinnio continuo, sempre più forte, tintinnii che si accavallavano gli uni sugli altri.
Miku sgranò gli occhi.
Dalla gonna della Regina stavano piovendo centinaia di cosi argentati.
"... anelli?"
Di colpo, ricordò della sua fuga nel labirinto, di come un tintinnio continuo avesse accompagnato la corsa della Regina.
"... la Regina si tiene centinaia di anellini d'argento sotto la gon-"
- CHE NESSUNO SI MUOVA! -
Trasalì.
La voce della Regina era sconvolta.
Non stava fingendo.
Stavolta era davvero spaventata.
- NESSUNO SI MUOVERA' DA QUI FINCHE' CIASCUN ANELLO NON SARA' RITROVATO! -
La vide conficcare la spada nel legno, saltare fino al prato e chinarsi, le braccia che andavano a recuperare tutti gli anelli che poteva.
Nessuno si mosse. Neppure per aiutarla.
- NESSUNO SI MUOVA! NESSUNO SI MUOVA! -
Se fosse stato possibile, Miku era sicura che stesse per piangere.
- NESSUNO SI MUOVA! NESSUNO SI MUOVA! -
"Cosa...?" sbattè le palpebre: "... no." trasse un profondo respiro.
Le gambe, finalmente, risposero.
Si voltò e, sperando davvero che nessuno le finisse sotto i piedi, fuggì dal Paese del Giallo.

"D'aaaaaaaaccordo." si fermò, esitante.
Sbattè le palpebre.
Il cuore continuava a battere forte, e non per la corsa.
"Ah. Ma perché ho corso?" aggrottò la fronte: "Mh, meglio non rischiare di trovarsi il Jabberwock addosso. Qualsiasi cosa sia." si guardò intorno: le sembrava di vedere tanto, tanto, tanto verde verso l'orizzonte e, sulla linea stessa, dell'azzurro. Guardò dal lato opposto: le sembrava che il colore delle case, da biancogiallo, sfumasse nel gialloscuroarancione.
Riportò alla mente la cartina del Paese dello Specchio.
"... sono ancora nel Paese del Giallo...? Sto andando in avanti, nella parte più larga dello spicchio...?"
- Ehi. -
"Oh." abbassò lo sguardo, verso la Principessa ancora nel suo pugno.
Le guance avevano riacquistato colore, lei aveva posato i gomiti sul suo pollice: - Che intenzioni hai? - il tono era tranquillo. Né spaventato, né sospettoso, né niente: sembrava la stesse lasciando fare.
Per qualche strana ragione, Miku si sentì come se si fosse appena sobbarcata una responsabilità enorme: - Ehm... la mia idea era allontanarmi da lì ma, a questo punto, tanto vale vi riporti al Paese delle Meraviglie... - esitò: - Se siete lì, non può venire a prendervi o accusarvi, no...? -
"In effetti, ora cosa...?"
- Potrebbero succedere tante cose. - vide le sue labbra curvarsi in un sorriso: - In teoria, sarei fuggita. In pratica, tu mi hai rapita. -
- Ah. -
- Forse la Regina ha messo una taglia sulla tua testa. -
- Ah. -
- L'hai anche offesa. -
- Oh. -
- E hai anche mandato in fumo il suo piano d'invasione. -
- Già... -
- Immagino sia una taglia bella grossa. -
- Ugh. -
- Peccato la Regina sia troppo orgogliosa per farlo. -
- Eh? -
Una risata divertita. Nel sentire Lily ridere, le venne da sorridere.
- L'hai offesa in prima persona. Quindi, in prima persona se ne occuperà. - la Principessa posò il viso su una mano: - Non temere eventuali cacciatori di taglie. Non esistono. L'unica persona che potrebbe ricoprire un ruolo simile, qui, sono io. -
- Oh... - il cuore divenne tanto grande da ricoprire l'intero petto: - E voi...? -
- Al momento, direi di esserti profondamente debitrice. - chinò la testa: - Io e tutto il mio popolo. -
"Ah!" - D-d'accordo... - distolse lo sguardo, imbarazzata: - Q-quindi vi porto nel Paese delle Meraviglie. -
- Ne sarei molto lieta. - la voce si era fatta gentile.
E a Miku non piaceva tutto quel calore che sentiva sulle guance: - Solo... -
- Sì? -
- ... dove devo andare? -
- Segui le mie indicazioni. -.

Erano dovute passare per il Paese del Verde, e superare quella che sembrava un'enorme casa - era più alta di Miku di almeno tre volte, quindi doveva oggettivamente essere enorme.
Quel che le accolse fu una gigantesca cartolina: prati, colline, montagne, ruscelli, boschi.
No, in realtà, Miku di ruscello ne vide uno, e anche piuttosto vicino a quella che doveva essere l'entrata del Paese delle Meraviglie; i prati forse erano semplicemente le pendici delle colline, a giudicare da quanto le pianure sembrassero non esistere; le montagne sembravano disegnate sullo sfondo.
Miku scelse la collina più alta e, con cautela, vi adagiò la Principessa.
Una volta liberata, distese le dita - e si complimentò con se stessa per non aver mai rischiato di stritolarla.
Ora veniva la parte difficile.
Quando rimise la mano nella tasca del grembiule, il contenuto era rimasto della sua grandezza originaria: ciò valeva anche per il cono.
Lo prese tra due polpastrelli, con tutta la delicatezza che avesse: "... è troppo friabile." lo portò all'altezza del viso: "Non posso provare a prenderne solo un pezzo." lo guardò: "... male che vada, posso provare con le briciole." e lo gettò in bocca.
Per sicurezza, alzò un piede e lo appoggiò alla collina su cui si trovava Lily.
Il paesaggio da cartolina che la circondava divenne più grande, più grande, sempre più grande - Miku fece leva sul piede e si slanciò in avanti, portandovi accanto l'altro -, sempre sempre più grande, finché riuscì a guardare Lily negli occhi, fino a dover alzare lo sguardo per poterla vedere in volto.
E lì si fermò.
- ... caspita. - fu l'unica cosa che riuscì a dire la Principessa, gli occhi sgranati, le labbra schiuse.
- Vero? - Miku sorrise, le mani dietro la schiena: - Non chiedetemi di rifarlo, però. - "Anche perché temo che non potrei."
Lily ridacchiò, una mano andò a coprirsi la bocca: - Tranquilla. Hai già fatto moltissimo. -
- Di... di niente. - si torse le dita, distolse lo sguardo: - Non... non volevo che finisse in quel modo. Voi non avete fatto niente di male. -
Un sospiro.
Tornò a guardare la Principessa. Sembrava pensierosa, pensieri non esattamente positivi: - Non credevo... - un sussurro: - ... che sarebbe arrivata ad usarmi. -
Serrò le labbra, per impedirsi di parlare. C'erano tante cose che avrebbe voluto chiedere, ma sentiva che quello non era il momento adatto.
Una domanda, su tutte: "Perché la Principessa del Paese delle Meraviglie è al servizio della Regina del Paese dello Specchio...?".
Lily tornò a guardarla negli occhi. Sorrise.
Era davvero bella.
- Ti ringrazio molto, Michelyne. - si portò una mano al cuore: - Se mai avrai bisogno di aiuto, sappi che l'intero Paese delle Meraviglie sarà disposto a venire in tuo soccorso. -
- Ah! - portò le mani avanti: - G-grazie, m-ma non vi p-preoccupate, v-va tutto bene! - rise, una risata fin troppo nervosa per i suoi gusti.
Si sentiva in imbarazzo. Non aveva idea del perché, ma si sentiva terribilmente in imbarazzo.
- Piuttosto... - abbassò le mani, piano: - ... il Jabberwock...? -
- Dato che l'imputata è stata rapita, la sentenza non può essere attuata. - Lily alzò le spalle: - E la Regina non ha più nessuna scusa per poterlo inviare qui. Finché non sono nelle sue mani, non può più fare ciò che intendeva. -
Miku annuì, lasciò andare un sorriso di sollievo: - Allora rimarrete qui? -
- Direi che non posso fare altrimenti. - si ravviò i lunghi capelli biondi: - Che dispiacere. - ironia palpabile.
- Non vi dispiacerà lasciare gli altri? - si pentì all'istante di averlo chiesto: "Io non so niente di Lily. Magari li odiava tutti."
La Principessa aggrottò la fronte, sbattè le palpebre: - Cosa vieta loro di venire a trovarmi? -
- ... giusto. - ci pensò: - E' che... credevo non potessero venire qui, o qualcosa del genere... -
- Finché hanno l'invito, non vedo perché Gakupo non debba lasciarli passare. -
"Oh, giusto. L'invito." un dubbio: - Ehm, ma io non ho un invito per il Paese delle Mer- -
- Hai salvato la Principessa e l'intero Paese. - sentì di nuovo troppo caldo sulle guance: - Sarebbe davvero da mentecatti venire ad importi un invito. -
- Ah... - sorrise: - Meglio così, allora! - "Bene. Almeno per questo non avrò problemi."
- Se qualcuno farà storie, digli di telefonare a Palazzo. -
"... telefonare?"
- A proposito... - la sua espressione si fece preoccupata: - ... tu non hai un posto in cui andare, giusto? -
- In effetti... - guardò altrove: "... temo di non poter tornare neppure io nel Paese dello Specchio. Al momento, almeno."
Che non ci potesse tornare in assoluto era fuori questione.
Piuttosto, si sarebbe travestita, avrebbe cambiato identità, si sarebbe fatta aiutare da qualcuno - magari Gumi, forse persino Gakupo o Len - e sarebbe tornata lì.
Rin era ancora prigioniera del loop.
"Devo almeno parlare con Kaito!".
- Allora, puoi essere mia ospite! -
Riportò lo sguardo a Lily: sorrideva, incoraggiante.
- Oh. - sbattè le palpebre: - Vi... vi ringrazio molto. - "Spero che il castello del Paese delle Meraviglie non sia confusionario come-"
- Mi dispiace interrompervi. -
Un brivido lungo la schiena.
Ma non era affatto come quelli che l'avevano scossa quando aveva incontrato lo sguardo della Regina.
Si voltò.
Luka avanzò, la coda che si muoveva dietro di lei, il passo tranquillo.
- Tu sei- -
- Colei che ha ospitato Michelyne nel Paese dello Specchio, Vostra Altezza. - lo Stregatto chinò la testa in una profonda riverenza.
- Capisco. - la Principessa sospirò, una mano andò al fianco: - Hai un invito? -
- Temo di no. - Luka sorrise, uno dei suoi sorrisi.
- E Gakupo ti ha lasciata entrare? - sembrava conoscere già la risposta. E non perché l'aveva davanti.
- Non è stato necessario che lui mi vedesse. - il suo sorriso si allargò.
Lily alzò gli occhi al cielo. Ma sorrideva.
"... non credo Luka abbia di questi problemi ad andare e venire dove le pare." trasse un profondo respiro: "... ma perché è qui?".
- Stai tranquilla. - la Principessa si avvicinò allo Stregatto: - Michelyne è al sicuro. Posso ospitarla i- -
- Indubbiamente Michelyne sarebbe al sicuro al vostro Palazzo, Vostra Altezza. - Luka si rialzò, piano: - Ma qualcun altro non sarebbe al sicuro con lei al sicuro nel vostro Palazzo. -
"Eh?"
- Cosa intendi dire? - Lily non era meno confusa di lei.
- Voi siete stata rapita, Vostra Altezza. - lo sguardo di Luka andò a lei: - Se offriste ospitalità alla vostra rapitrice, cosa vieterebbe alla Regina di accusare lei di complicità e voi di aver architettato un piano di fuga? -
"Cosa?"
- Come avrei potuto architettare un- -
- Evidentemente, avevate pianificato tutto, fin da quando avete pensato a come rubare il Sacro Obbrobbio. - una manica andò a nascondere le labbra: - Non offrite spunti alla Regina. Ha molta fantasia. -
Lily non rispose. Si limitava a guardare Luka, incredula.
Miku si fece avanti: - Davvero la Regina arriverebbe a pensare una cosa simile? -
- Nella più rosea delle ipotesi, sì. -
- Ma allora... - guardò Lily: - ... se la Principessa tornasse al suo castello- -
- Sarebbe una persona intelligente, perché nessuno sarebbe così stupido da essere rapito da una corte giudiziaria di pazzi solo per tornarci spontaneamente una volta libero. - lo Stregatto sorrise.
Ci pensò: "... ha ragione. Se accettassi l'invito di Lily..."
- E cosa dovrei fare? - chiese la Principessa, dubbiosa: - Non posso neppure lasciare Michelyne da sola in un posto che non conosce! - serrò i pugni: - Soprattutto dopo aver salvato la mia vita e quella del mio popolo! -
Miku sentì di nuovo le guance troppo calde.
- Di questo non dovete preoccuparvi, Vostra Altezza. - Luka si portò una mano al petto: - L'ho invitata io, seppur in un altro Paese. Conosco il Paese delle Meraviglie. Le farò compagnia io. -
"COSA?"
Lily parve pensarci.
"NO UN ATTIMO NON-"
- Miku. -
- Ssssssssssì? - guardò la Principessa, ogni singolo centimetro di pelle stava andando a fuoco.
- Lei è davvero la tua ospite? -
- Ssssssssssì. - deglutì, ma l'agitazione non si attenuò neppure di un poco.
- Allora direi che... - Lily chiuse gli occhi e sospirò.
"Ah..."
Quando li riaprì, sorrise: - ... posso affidarti Michelyne! -
- Vi ringrazio per la comprensione, Vostra Maestà. - Luka chinò la testa.
"Ah..."
- Ah, Miku! -
- Ssssssssssì? -
Il viso di Lily sembrava luminosissimo: - Se ci sono problemi, di qualsiasi tipo, fai una chiamata a Palazzo! -
- Oh. Grazie. - una botta di lucidità: - Ma non conosco il numero! -
- C'è una corona su uno dei tasti di qualsiasi telefono. Numero automatico! -
- Oh. Bene. Grazie. -
La Principessa ridacchiò. Poi chinò la testa: - Grazie ancora, Michelyne. - la voce era tornata gentile: - Spero di poterti rivedere in circostanze migliori. -
- Anch'io! - fece una piccola riverenza.
E, con un cenno della mano, Lily corse via, probabilmente verso il Palazzo.

Bene.
C'era una cosa da sistemare.
Ruotando su un piede, si voltò verso Luka, gli indici uniti: - Sai cosa sto per chiederti. -
- Chiedimelo lo stesso. - uno dei suoi sorrisi.
- Con o senza introduzione? -
- Con. -
"Come desideri." - Sai... non mi hai mai dato l'impressione di una pers- gatta a cui piace intromettersi. Sembri più una a cui piace guardare quel che succede. -
- E' così. - una mano avvolta dalla manica andò a coprire le labbra.
- Eeeeee non avevi detto di annoiarti? - ridusse gli occhi a fessure.
- Esattamente. -
- Aaaaallora non sarebbe stato più divertente vedere cosa sarebbe successo se Lily mi avesse portata al suo palazzo? -
- Incredibile come bastino poche frasi per cambiare il destino di così tante persone. - la mano scese, le labbra erano curvate verso l'alto: - O come possa farlo la scelta di una singola persona. -
Miku rimase immobile: - Non mi hai risposto. -
- Sì che l'ho fatto. -
"Cosa?"
Lo Stregatto si avvicinò, i capelli sembravano leggerissimi: - E tu, invece? -
- Io? -
- Perché hai salvato la Principessa? -
Sbattè le palpebre: "Che razza di domande-"
- Hai voluto imporre la tua idea di "giusto"? -
Ci pensò un istante. Poi trasse un profondo respiro: - L'ho detto. Mi hai sentita. - la guardò negli occhi: - Quelle regole mi fanno schifo. Quindi, ho deciso di non seguirle. -.
L'espressione di Luka non era cambiata neppure un poco.
- E' questo tuo disgusto per le regole della Regina... - mormorò il Gatto del Cheshire: - ... che ti sta spingendo a cercare un modo per liberare il Cappellaio? -
- ... puoi vederla così, se vuoi. - portò le mani dietro la schiena.
- Soltanto un'altra domanda. -
Miku non disse niente, non distolse lo sguardo.
- Perché le regole della Regina ti disgustano? -
"..." - ... - serrò i pugni: - ... perché... non mi piace vedere qualcuno che piange per i capricci di qualcun altro. -.
Lo Stregatto ridacchiò: - Sei davvero perfetta per questo posto. -
- Eh? - sbattè le palpebre, confusa.
Quando si ritrovò quel viso troppo vicino, fu tentata dal fare un salto - se indietro o in avanti, non lo sapeva neppure lei.
- Sei completamente matta. - un sussurro divertito.
Fastidio: - Ehi! - e guance troppo calde: - Vuoi dire che a te piace vedere gente che- -
- Ottimo lavoro. -
Fu così che Michelyne Alice Lydia Fairsound divenne un omogeneizzato.
Nonostante ciò, le sembrava ancora di riconoscere la fronte, o almeno il punto esatto in cui si erano posate quelle labbra.

- Il Paese delle Meraviglie è un posto davvero meraviglioso. -
- Oh. E' per questo che si chiama così? -
Le mani di Luka ai lati della testa la costrinsero a guardare il panorama, piuttosto che il viso dello Stregatto.
- Laggiù c'è Produria! -
- Proooo? - era ancora piuttosto stordita.
- E' un paesino molto grazioso. - una mano sulla schiena: - Possiamo andarci. -
- Oh. Sì. Andarci. Noi due? -
- Chi altro? -
- Oh. Andare. Noi due. - "Da sole.": - D'accordo. -
Scacciò all'istante dalla testa la parola "appuntamento".
Scendere dalla collina, vedere verde e azzurro piuttosto che tutte le gradazioni di rosa, respirare aria fresca e accorgersi della presenza di altre creature viventi le liberò la mente da qualsiasi cosa la stesse occupando prima.
Riuscì persino a recuperare l'uso del pensiero.
Nondimeno, Produria sembrava effettivamente un paese molto grazioso.
- Wow! - si portò le mani alla bocca, incredula: - E quello cos'è? - indicò un gigantesco qualcosa rosa che spiccava da sopra le casette in stile bucolico paese europeo.
- Te lo dirò quando ci arriveremo. Sarà più scenografico! - Luka aveva camminato per tutto il tempo, senza fluttuare neppure una volta.
"Dunque sa camminare..." ma l'uso del pensiero fu istanteamente costretto a prendere atto di una cosa importantissima: - Quanti negozi! -
- Vuoi entrare? -
Vuoi entrare?, chiedeva.
Dovevano essere nella Via Principale, quella in cui tutte le viuzze finivano per cause di forza maggiore e in cui erano concentrati tutti i negozi del circondario, quella che si sarebbe potuta visitare completamente solo programmandosi una scaletta divisa in più giorni.
Tuttavia, non visitare proprio nessun negozio era il Male.
Tipo...
- Questo cosa vende? - si fermò davanti ad un negozio.
Dalla vetrina, non riusciva a capire cosa esattamente vendesse: oltre il vetro, c'erano videogiochi per le più disparate console, suddette console - con sedia girevole in allegato (?), pulcini di peluche, abiti da suora (!), specchietti, libricini dall'aria inquietante e manette.
Sopra le due porte d'ingresso, una grande insegna luminosa con su scritto "Wonderful Opportunity!".
- Un po' di tutto. - rispose Luka, probabilmente conscia del fatto che lo vedesse benissimo da sola: - A seconda della porta in cui entri, puoi trovare più cose di un certo tipo che di un altro. -
- Oh... - dato che le due porte erano perfettamente identiche, di un qualche legno marrone chiaro, decise a caso ed entrò nella porta di destra.
Dieci minuti dopo, quando uscì, non aveva comprato niente - soprattutto perché non aveva con sè neppure un soldo. Anche se le era un po' dispiaciuto non poter prendere un paio di manette verde fluo.
- Il demone sta sorridendo... - trotterellò avanti, sentiva Luka dietro di lei.
Lo Stregatto non era voluta entrare. Peccato. Chissà se avrebbe approvato le manette.
- Oh! Quello cos'è? Cos'è? - si avvicinò ad un altro negozio: la vetrina era estremamente elegante, sui toni del blu e dell'argento, come una gioielleria d'alta classe. Al suo interno, però, non c'erano gioielli: per lo più fiori, molti mai visti - riconobbe solo un girasole -, ma anche palloncini, ombrelli e confezioni di the al latte. Alzò lo sguardo: l'insegna, in una calligrafia piena di svolazzi, recitava "Tiara".
Entrò, le mani nelle tasche del grembiule - gesto istintivo ogni volta che entrava in una gioielleria, sempre terrorizzata all'idea di un concerto di "crash".
Anche in quel caso, entrò da sola. Quando uscì, si rese conto di aver trascorso più tempo a rimirare ogni singolo oggetto - anche ciò che, aveva capito dopo, era semplice arredamento - per poter anche solo pensare di comprarlo. Soldi mancanti a parte.
- Il cielo sconfinato che continua all'infinito, abbagliante, avvolge tutto senza alcun limite... -
Si voltò verso Luka: continuava a seguirla, in silenzio, con quel suo eterno sorriso.
- Perché non entri in nessun negozio? -
- Preferisco aspettarti fuori. -
"Mh." si fermò. Un altro negozio aveva attirato la sua attenzione: recava la scritta "Nem" e sembrava una libreria.
Sembrava perché la vetrina aveva indubbiamente dei libri ma, ormai, non si sarebbe stupita di trovarvi anche una piantagione di carciofi.
- Sai, forse è meglio se non entri. - la voce dell'altra vicino all'orecchio.
- Oh, su, cosa può succedere di male? - Miku alzò le spalle: - Darò soltanto un'occhiata! -.
Dieci minuti dopo, uscì di corsa, afferrò le braccia di Luka e la scosse: - ERA ERA ERA UN SUPEREROE ERA TUTTO PUCCIO E POI E' DIVENTATO COS'E' SUCCESSO COSA ARGH -
- Hai sfogliato un libro. - Luka le fece patpat sulla testa - e lei si sentì stranamente un po' meno sconvolta: - Questa neko-libreria è famosa per i suoi racconti di creature folkloristiche e, soprattutto, per le sue storie imprevedibili. -
- MA ERA UNA COSA PUCCIA! - realizzò una cosa: - Oh. Vero. Era piena di gatti. Come un neko-caffè. - ma era una neko-libreria: - ... saresti benissimo potuta entrare anche tu. -
Un colpo di tosse e Luka distolse lo sguardo: - Non vuoi andare in un altro negozio? -
Miku assottigliò lo sguardo: - E' successo qualcosa, qui? -
- Oh. No. - lo Stregatto continuava a guardare altrove, l'espressione tranquillissima: - Non mi sono mai intrufolata per avere cibo gratis. -
"..." - ... sei una gatta orribile. -.
La via sembrava infinita. Seriamente.
Tuttavia, non era affatto una brutta cosa.
- Oh! Questo cosa vende? - la vetrina era piena di chitarre e abiti che definire stupendi era un eufemismo. Secondo quanto diceva un cartello sul vetro, era anche in corso un'offerta: "1 Chitarra = 1 Vestito Gratis!".
- Quanto vorrei averne uno... - quasi spalmò il naso contro la vetrina, lo sguardo che divorava ogni centimetro di stoffa - blu, rossa o nera che fosse.
- Compra una chitarra. - era sicura stesse ridendo.
- Non ho soldi. - alzò lo sguardo all'insegna: "HaruNatsuAkiHaku".
"..." - Non dovrebbe essere "HaruNatsuAkiFuyu"? - domandò, sfoggiando tutta la sua conoscenza del giapponese - livello anime sottotitolati.
- E invece è "HaruNatsuAkiHaku". - Luka sorrise. La vedeva riflessa nella vetrina.
Si voltò verso di lei: - Entri anche tu. - sperò di essere risultata abbastanza decisa.
Che lo fosse stata o meno, quella volta Luka accettò di entrare.
E Miku capì perché, forse, era il caso che lo Stregatto evitasse di andare nei negozi.
Nei momenti in cui non era troppo impegnata a sbavare sui vestiti - gotici, vittoriani, con gioiellame in allegato -, Miku si era accorta di come Luka fosse un po' troppo interessata ad un inquietantissimo libro di cucina - a quanto pareva, vendevano pure quelli - con in copertina quella che sembrava una ciotola piena di qualcosa di indefinito che non ci teneva assolutamente a scoprire cosa fosse.
Quando uscirono, fu seriamente sollevata dal fatto che non l'avesse preso.
Le bastava già Len.
- In un mondo rosso, spaccato, sono stati dispersi i frammenti... -
Forse era meglio evitare di entrare in negozi per un po'. Così, per sicurezza.
- Quello cos'è? - un grosso edificio rettangolare svettava sopra i tetti; la cosa curiosa era che, esattamente accanto, stava la punta di un tendone da circo.
No, sembrava davvero un tendone da circo.
- E' la Scuola Last Note., un'importante scuola di musica magica. -
Miku si voltò: - ... musica magica? - "Sembra interessante."
Aveva scarsa simpatia per la scuola. Ma una scuola di musica magica, già solo per ciò che insegnava, non poteva essere considerata una "scuola" di quel tipo.
- Sì. Ma dubito seriamente ci sia lezione. -
- Perché? - sbattè le palpebre.
- Perché si fa lezione qualcosa come un paio di volte all'anno. -
- ... eh? - "Come dovrebbe fare una scuola di quel tipo, se proprio debbono esserci lezioni.".
- Lezioni rare ma, pare, molto intense. - Luka piegò appena la testa di lato, l'orecchio in alto si mosse: - Anche se durano praticamente tutta la giornata, tutti quelli che partecipano sono così felici da dire che è stato come un viaggio di un istante. -
- Ooooh... - "Mi piacerebbe vedere anche solo una lezione..." giunse le mani: - E come si fa a sapere quando ci sarà la prossima lezione? -
Luka alzò le spalle: - A caso. -
"Argh."
- Di solito, quando sta per iniziare la lezione, al circo fanno suonare le campane. -
- ... eh? - tornò a guardare il tendone da circo: - ... è davvero un tendone da circo? -
- E' il Circo della Scadenza. Non si è mai capito se sia la Scuola ad aprire quando suonano le campane o se è il Circo a suonare le campane quando la Scuola apre. -
- ... -
Riprese a camminare lungo la via e si gettò nel primo negozio che vide, decidendo arbitrariamente che il "per un po'" fosse più che trascorso.
"Perché non ci sono scuole simili, da noi?" sbuffò e tirò giù un libro da una libreria. Aveva la copertina nera e, dalle pagine, spuntava un segnalibro con raffigurato un gatto: "... sono circondata da gatti.".
Sentì il petto farsi più caldo. Non sapeva perché, ma non era una brutta sensazione.
- Sei proprio sicura di volerlo aprire? -
Miku trasalì, ma non si voltò. Osservò il libro che aveva in mano.
"... alla neko-libreria non ho voluto darle retta..." trasse un profondo respiro e rimise il libro al suo posto.
- Cosa conteneva? - domandò, voltandosi verso Luka.
Lei rivolse uno sguardo eloquente al libro: - Storie che in molti hanno percepito come estremamente realistiche. -
- ... - non voleva approfondire: - Uh? - piuttosto, fu attratta dal calendario sulla parete: non aveva niente di interessante - era di quelli a foglietti bianchi con numero rosso -, ma segnava il quindici Agosto.
- E' da un po' che non strappano i foglietti, eh? - lo indicò, perplessa.
- Non immagini da quanto. - Luka sorrise. Un po' troppo.
"... credo sia il caso di uscire.".

Per il resto della camminata, si era limitata ad osservare le vetrine. A quanto sembrava, non era nella cultura del Paese delle Meraviglie avere negozi con un solo tipo di merce.
In particolare, rimase profondamente turbata da un'enorme vetrina - qualcosa come dieci metri per cinque - piena di tutto: cose a tema fantasy, cose a tema cibernetico/futuristico/comediaminesichiamavano, cose a tema Halloween, fiori dei tipi più vari, roba horror, spartiti musicali, libri... era talmente tutto da perdersi solo guardando oltre il vetro.
L'unico punto fermo di tutto quello era l'insegna, messa in basso per permettere di essere letta: "PolyphonicBranch".
- Mi chiedo se ci voglia più tempo a percorrere tutta questa via o a visitare quel negozio. - sospirò.
Di sicuro, il Paese delle Meraviglie era un paese ricco e fiorente.
E finalmente, dopo un tempo indefinito, erano riuscite ad arrivare alla fine della via: fine della via che si traduceva in un sentiero nel verde, con una collina sulla destra e un laghetto sulla sinistra.
Miku sentì una punta di delusione, ma qualcosa le diceva che, anche lì intorno, ci fossero cose meritevoli.
Tipo nel laghetto.
Sbattè le palpebre, si avvicinò all'acqua: al centro c'era un isolotto, accessibile da un piccolo ponte dai colori pastello.
- Che carino! - giunse le mani: - Quell'isolotto è un posto particolare? -
Sentì i passi di Luka sull'erba, leggerissimi: - Si chiama Isolotto Miwashiba ed è pieno di cose carine. -
- Cose carine? - si voltò, a guardarla in viso: - In che senso? -
- Vestiti, accessori, musica, carta da parati... -
"Carta da parati?"
- Soltanto che sembra che chiunque vada lì sviluppi un'intensa passione irreversibile per tutto ciò che è carino, morbido e con colori delicati. -
- ... diventa una fangirl? -
- Dovresti sapere meglio di me che le fangirls non amano solo le cose carine, morbide e con colori delicati. - un ghigno.
- Oh. Lo so. Lo so benissimo. - s'inginocchiò, fino a specchiarsi sull'acqua. Ne approfittò per rifarsi le codine. Non che fossero in disordine, ma perché no?
Una cosa che non le piaceva affatto era quel rossore in zona zigomi. Non poteva neppure usare la scusa della ressa, dato che di ressa non ce n'era stata. Anzi, la via principale sembrava una via principale al mattino, con i poveri giovani a scuola e in giro soltanto le casalinghe ed eventuale gente a caso.
Allungò una mano, affondò le dita nell'acqua e infranse il suo riflesso, facendo avanti e indietro con il braccio.
- Ci sono pesci? - chiese, tanto per non rimanere in silenzio. E per non ripensare al fatto che fosse rossa.
- Soltanto urechis unicinctus. - stava soffocando una risata. Pessimo segno.
"L'ha notato...?" - Urecosa? -
- Pesci pene. -
Scattò in piedi e si asciugò la mano sul grembiule.
- Il Lago Giga ne è pieno. - stava ridacchiando. A quanto sembrava, non era riuscita a trattenere la risata più di tanto.
"Perché c'è un posto come l'Isolotto Miwashiba sul Lago Giga?" non voleva approfondire. No, davvero, non voleva saperlo. Per questo neppure lo chiese.
E riprese a camminare lungo il sentiero, perché sentiva le guance troppo calde. E l'aria che le accarezzava il viso non dava troppo sollievo.
- C'èèèèèè... - si fermò e si voltò, piano piano, con un gran sorriso: - ... qualcos'altro di curioso, più avanti? -
- Cose che potrebbero interessarti. - stavolta, il sorriso di Luka sembrava innocente.
E Luka non si era mai fatta problemi a fare sorrisi di tutt'altro tipo, quindi poteva considerarlo un sorriso effettivamente innocente.
- D'aaaaccordo. - portò le mani dietro la schiena e rallentò il passo. Inspirò l'aria fresca: "... di cosa ti stai preoccupando?". Si guardò intorno: il verde dell'erba, l'azzurro del cielo, il bianco di qualche nuvola. Lì, la Regina non poteva farle niente. Non aveva nulla di cui preoccuparsi. Era con Luka, da sola.
Il cuore fece un triplo salto mortale all'indietro con avvitamento.
Inspirò di nuovo - e l'aria le andò di traverso, non aveva idea del procedimento fisico di questa cosa e preferì tossire che starci a pensare.
- Sei rigida. -
- No. Sono calmissima. Mi è solo andata di traverso l'aria. - si guardò intorno, in cerca di una qualsiasi cosa per distrarsi.
In effetti, la trovò: una grossa roccia incisa.
Incuriosita, si avvicinò. Era alta almeno tre metri, levigata e ricoperta di strane iscrizioni. Sembrava uscita da un museo.
- Cos'è questa? -
- E' la Stele Teniwoha. -
- E' qualcosa di importante? - era sinceramente curiosa.
- Non lo sappiamo. Nessuno è riuscito a tradurla letteralmente. Ma sembra narri storie di creature sovrannaturali e di investigazioni. -
- ... investigazioni su creature sovrannaturali? - si portò una mano al viso - troppo caldo.
- Forse. - una risata leggera.
- Sembra interessante... - Miku sorrise: - Non dirlo! Non dirlo! Non dirlo a nessuno! - canticchiò, osservando i segni incisi.
Nessuna lingua conosciuta.
Non che fosse un'esperta di alfabeti. Sapeva dell'esistenza del greco e del cirillico ed era solo grazie a manga ed anime che sapeva distinguere i caratteri giapponesi da quelli cinesi - e soltanto perché quelli cinesi non le davano un senso di familiarità.
"Ah!" si riprese: "Quant'è che sto fissando questa cosa?" scosse la testa e guardò Luka. Lei stava guardando la pietra, ma distolse lo sguardo quando lei la guardò.
Dato che c'era troppo "guardare", Miku decise di riprendere a camminare.
"Non so di cosa parlare!" serrò i pugni: "Luka sembra sapere tutto!" ci pensò: "No, lei sa tutto! Che razza di conversazione posso avere, con lei?"
- Quella non ti interessa? - la voce di Luka.
Si fermò e guardò lo Stregatto: le stava indicando qualcosa in lontananza, un edificio. Miku guardò meglio: sembrava un'enorme biblioteca.
Quando ci si avvicinò - tragitto percorso in due minuti abbondanti -, capì cos'era realmente: un'enorme biblioteca, come sembrava.
- Cosa ci fa una biblioteca nel nulla? -
- Questo non è "nulla". - le spiegò Luka, il tono gentile: - E' sempre Produria. Non è "nulla" solo perché non ci sono case. - sorrise: - Del resto, quel qualcosa che avevi visto è più avanti. -
"Oh." intrecciò le dita, tornò a guardare la biblioteca: - E' davvero grande! E' la biblioteca più importante di Produria? -
- E una delle più importanti del Paese delle Meraviglie, aggiungerei. - una mano sulla schiena: - Questa è la Biblioteca Os. Si narra che qualsiasi libro al suo interno sia capace di catturare il lettore per ore e ore e che in pochi siano riusciti a distogliere lo sguardo dalle illustrazioni nell'ala dedicata. -
- Sembra... - posò le mani sul portone: - ... così affascinante... -
- Stai attenta a non perderti! - l'avvisò Luka: - Segui le figure mobili dell'Ala Tosao e dell'Ala Vava, attraversa l'Ala Yama e, se vuoi leggere, vai nell'Ala Hitoshizuku! -
- E se voglio vedere le illustrazioni? -
- Ala Suzunosuke, è proprio davanti all'Ala Hitoshizuku. -
- Capito! - si voltò: - Tu non vieni? -
Luka scosse la testa: - Ho già letto tutto. - un sorriso, e il cuore sobbalzò di nuovo: - Sono sicura che questo posto ti piacerà. -.

- ... che ore sono...? - si strofinò gli occhi.
- Le cinque e mezza. - lo Stregatto le fece patpat sulla testa, conducendola fuori dalla Biblioteca Os: - Credo tu abbia letto abbastanza. -
- E quei disegni... -
- E visto abbastanza illustrazioni. -
Miku sbattè le palpebre, la testa stracolma di storie, personaggi, intrecci, parole, descrizioni, paesaggi, emozioni: ne voleva ancora, ancora, ancora, ma sapeva che, per il momento, non sarebbe riuscita a sostenerne altri.
Persino il libro più piccolo, la storia più semplice, era stata capace di coinvolgerla talmente tanto da lasciarla stordita una volta arrivata alla parola "fine", una volta tornata alla realtà.
Era assurdo.
Era tutto così... così...
Un boato sonico risuonò per chilometri.
Miku abbassò lo sguardo.
- ... credo di avere un po' fame. -
- Vuoi? -
Davanti ai suoi occhi apparve un gigantesco panino.
La bocca si fece un po' troppo bagnata, e Miku sperò ardentemente di non stare sbavando: - Gr-grazie... - lo prese e lo aprì: "Chissà con cos-"
Era un gigantesco panino.
E basta, c'era solo il panino.
Rialzò lo sguardo. Guardò Luka.
Il Gatto del Cheshire sorrise: - Era un panino con il tonno. -
- ... immagino dove sia finito il tonno. -
- Ci stavi mettendo parecchio ad uscire. -
- Vuoi dirmi che non sapevi quando sarei uscita? -
- Ovvio che lo sapevo. - Luka portò le mani in grembo, l'espressione seria: - Così come so che sei un'estimatrice del cibo nella sua forma più naturale. -
- Ma veramente no. -
- Bene. Sono felice che il panino al panino sia di tuo gradimento. -
- ... - "Beh, in fondo, è come provare cose nuove." e poi il panino si stava rivelando incredibilmente buono. Sapeva di pane. E neanche un pochino di tonno. Luka era davvero un'ottima pulitrice.

- Oh. - percorse con lo sguardo la corteccia, la testa si piegò all'indietro: - Oh... - la nuca toccò il collo: - Oooh... - la schiena s'inarcò appena: - Oooooh... - la schiena s'inarcò tanto.
E ancora non riusciva a vederne la cima.
Un albero. Un albero gigantesco.
"Come diamine ho fatto a non vederlo dalla collina lassù?" era sicura che fosse perfettamente visibile anche da lì.
Un albero in piena fioritura, un colossale ammasso di petali rosa che non si sarebbe stupita di sapere più alto di cento metri.
Come se non fosse già abbastanza scenografico, i petali cadevano pure. Una pioggia di petali rosa.
Raddrizzò la schiena, portò le mani al petto: "Che... che bello...". Lo sentiva più caldo, il cuore leggerissimo.
Le piaceva, quel posto.
- E' l'Albero Kurousa. - la informò Luka, al suo fianco: - E' sempre fiorito. Migliaia e migliaia di petali di ciliegio. -.
Miku la guardò.
E, per un istante, sentì di essere sprofondata in uno shoujo.
Altrimenti, non si sarebbe spiegata perché ci fosse l'altra sotto una pioggia di petali di ciliegio rosa, una mano alzata appena, come a volerne prendere almeno uno.
E poi, erano petali rosa. S'intonavano perfettamente a Luka.
"... l'avrà fatto apposta, a portarmi qui?" tornò a guardare l'albero: "Per farmi vedere quant'è scenografica sotto quest-" sbattè le palpebre.
Qualcosa più grande di un petalo, più scuro del rosa.
Piccole, mescolate ai petali di ciliegio, cadevano anche foglie rosse.
Tornò a guardare Luka; proprio in quell'istante, lo Stregatto afferrò una foglia rossa. Vide le sue labbra curvarsi appena, divertite.
- ... visto da lontano... - mormorò Miku: - ... deve essere davvero scenografico. - "Ha pure le gradazioni di colore!"
- Ma anche visto da qui. - Luka lasciò andare la foglia, che oscillò nell'aria fino a scivolare a terra: - Da lontano, non puoi stare sotto questa pioggia. -
"Già..." rialzò lo sguardo, perdendosi in quel rosa. Sembrava morbido, in un certo senso. Allungò una mano, pur conscia di non poterci arrivare: - Tu... - sussurrò: - ... puoi arrivare fin lassù? -
- Certamente. -
- E ci sei mai andata? - un passo avanti.
- Sì. - un sospiro: - Ma non è così interessante come credi. Tutti quei petali e quelle foglie ostruiscono la visuale. - la sentì avvicinarsi: - A meno che tu non voglia immergertici. In tal caso, è molto bello. -
Miku trasse un profondo respiro. Abbassò la mano, ma non distolse lo sguardo dai petali: - E... credi di potermici portare? -
Luka non rispose subito. Dopo qualche secondo, sospirò di nuovo: - Non posso portare altre persone con me. Se vuoi arrivare lassù, dovresti chiedere a qualcun altro o arrampicarti. -
- Oh... - chiuse gli occhi: "E' impossibile che io ci arrivi arrampicandomi." già la Quadriglia delle Arrigidite era stata una dura prova: "Peccato." li riaprì: "... però..." sorrise: "... è bello anche così.".
Era felice, lì. Non sapeva spiegarsene il motivo, ma stare lì sotto, tra quei petali rosa, e Luka lì accanto, la faceva sentire felice.
Ripercorse con lo sguardo la corteccia, al contrario, dalla chioma alle radici.
E notò qualcosa di colorato.
Si avvicinò e si chinò, incuriosita: - Sono... - ne prese una in mano: - ... ciliegie? -
Le ciliegie più strane che avesse mai visto. Non perché avessero le spine o si sbucciassero come cipolle: semplicemente, erano colorate. E lei aveva preso in mano una ciliegia verde e nera. Guardò le altre a terra: una verde, nera e fucsia, una rosa striata di verde, una blu e bianca.
- Quelli sono i Frutti di Ittomaru. - Luka anticipò la sua domanda: - Ma non sono commestibili. -
- Ah, no? - si voltò verso di lei.
Lo Stregatto scosse la testa, un sorriso gentile: - Sono carini e puoi usarli come ornamento. -
- Oh... - "Aspetta." guardò meglio Luka. Un sorriso gentile. Sul serio.
Tornò ad occuparsi dei Frutti di Ittomaru. Rigirò la ciliegia tra le dita, indecisa se metterla in tasca o lasciarla lì. Alla fine, scelse di rimetterla dove l'aveva trovata.
Era davvero felice.
Già.
Saltò in piedi, aprì le braccia, alzò la testa e si mise a cantare: - Con uno "Shalala" ti prenderò per mano! - ruotò su se stessa: - Anche stando qui in piedi senza avere parole da dirci, andrà bene... - fece qualche passo avanti: - "Shalala"! Tutti quanti, tutti quanti ti stanno amando in questo momento! - ruotò di nuovo.
"E'..." inspirò. C'era un buon profumo, là. Dolce, floreale. Sorrise: "... va bene così. Va tutto bene così.".
Ruotò di nuovo, le code le ricaddero sulla schiena, sul petto.
E una mano sulla sua.
Abbassò lo sguardo.
- Girano, girano, i nostri destini stanno girando... -
Che bella la voce di Luka, quando cantava. Ma anche quando parlava. La voce di Luka era sempre bella.
- Le fiamme rosse e blu si mescolano. - Miku prese un lembo della gonna, lo sollevò appena, come se fosse ad un ballo. Sentì il suo sorriso farsi più ampio.
C'era una musica, da qualche parte, vicina.
Tutto nella norma, l'aveva capito.
Luka non l'aveva abbracciata come aveva fatto Kaito - come aveva fatto il Principe con la ragazza in verde: teneva con la destra la sua mano sinistra, danzavano in cerchio, cambiavano mano; i gomiti si piegavano, si facevano più vicine, si riallontanavano, ruotavano e tornavano a tenersi per mano.
- Girano, girano, i nostri destini stanno girando... -
- Un fiore che sboccia appassisce, perché è destino. -
- Bruciato e scomparso, non ho bisogno di cose come il passato. -
- Voglio solo sentire qui ed ora. -
C'era qualcosa, nello sguardo di Luka. Ma non riuscì a capire cosa. Né se fosse un'emozione positiva o negativa.
Ma continuava ad essere su di lei, e questo le bastava.
Si riavvicinarono, la musica arrivò alla sua conclusione.
I gomiti piegati, i volti vicini, le ultime note risuonarono nell'aria sferzata dai petali e dalle foglie.
Se fosse potuta rimanere così, le sarebbe stato benissimo. Se avesse potuto sporgersi in avanti, anche solo di un poco, sarebbe stato ancora meglio.
Ma, quando fu più vicina, Luka voltò la testa e si scostò.
- Dovresti riposare. - non aveva lasciato la sua mano.
- Mh. Sì. Forse. - nel sentirselo dire, fu come se tutto il suo corpo si fosse ricordato, di colpo, di aver avuto una giornata piuttosto pesante.
E di essere sveglio da probabilmente le due-tre del mattino.
- La sera viene molta gente, qui. - lo Stregatto si allontanò, Miku la seguì, le loro dita ancora intrecciate: - Rischierebbero di disturbarti. Meglio andare in un posto più tranquillo. -
- Qualcuno può ospitarci? -
Il Gatto del Cheshire scosse la testa: - A meno che tu non abbia denaro con cui pagare una stanza. -
- Temo di no. - si rese conto di una cosa: - Ah! Ma tu hai dei soldi! -
- No, non li ho. -
Miku sbattè le palpebre: - E il panino di prima- -
- Non ho mai detto di averlo comprato. -
- ... -
Scosse la testa, sentì la bocca aprirsi in uno sbadiglio impossibile da fermare - quindi si coprì le labbra e lasciò che tutto facesse il suo corso.
La mente iniziava a riempirsi di nebbia, ma un'idea riuscì comunque a farsi notare: - Luka? -
- Sì? -
- Forse... potremo andare nel Paese dello Specchio? -
- Perché? - non si fermò, né si voltò a guardarla. Era ovvio che sapesse la risposta.
- Sta per calare la notte. - spiegò Miku: - Magari la Regina smetterà le ricerche, per la notte. -
- O magari no. -
"... un modo per dire no?" - Allora, magari, potrei rimanere nel Paese delle Meraviglie, affacciarmi all'ingresso e vedere se c'è Gakupo! -
Non che saltasse dalla gioia al pensiero di parlare con lui. Tuttavia, dallo sguardo che gli aveva visto rivolgere alla Regina al processo, poteva ragionevolmente giungere alla conclusione che il Duca non simpatizzasse troppo per la sovrana: magari avrebbe potuto almeno darle qualche informazione.
"Come starà Gumi? E Rin? E Kaito? Cos'è successo, dopo che me ne sono andata? Qualcuno si sarà fatto male? La Regina mi sta davvero cercando? Anche Lily è ricercata?" deglutì: "... spero non abbia mandato Len a cercarmi".
La cosa sarebbe potuta essere incredibilmente positiva o incredibilmente negativa. Dipendeva dall'umore dello Shota Usamimi.
Luka, finalmente, si fermò. E la guardò. Aveva un'espressione seria: - Sta per calare la notte. -
- Ehm, sì. - sbattè le palpebre: - Quel che ho detto io. -
- Hai mai visto i tuoi conoscenti di notte? -
"... eh?" ci pensò: - Uhm... beh, ho incontrato Rin di notte... e... - sapeva benissimo che Luka sapeva benissimo del suo meraviglioso incontro con la Lepre Marzolina: - ... e ho visto anche te, di notte! - era seriamente confusa: - Ma cosa c'entra? -
- Le persone non sono per forza uguali, di giorno e di notte. -
"... cosa." - Eh? -
- La notte porta tanti segreti. - lo Stregatto distolse lo sguardo: - Molti si sentono più liberi, la notte. -
- ... continuo a non capire. -
- Conosci davvero una persona soltanto se l'hai incontrata sia di giorno che di notte. - un sussurro: - Ma serve un certo coraggio per accettare di vedere una persona anche di notte. -
- ... - la nebbia nella sua mente si era fatta più fitta. Tirò appena la mano di Luka: - Ho sonno. - disse, soltanto.
- Stiamo andando, stiamo andando. -
Forse era stordita, ma le era parso che quella voce fosse suonata sinceramente intenerita.

Il sole era prossimo al tramonto.
Non era esattamente il tramonto, era un pre-tramonto.
La luce che filtrava tra gli alberi non era neppure diventata troppo arancione.
- Un bosco? - Miku si strofinò gli occhi con la mano libera. Lacrimavano. E lei si stava slogando la mandibola a forza di sbadigliare.
- E' talmente tranquillo che ci viene anche altra gente, a dormire. - finalmente, si fermarono: - Puoi dormire qui. -
"A terra?" un pensiero che andò allontanandosi sempre di più, sempre di più, sempre di più, mentre lei si sdraiava a terra. Era curiosamente morbido.
Chiuse gli occhi.
Era anche curiosamente caldo.
Le sembrava persino di avere una coperta, e qualcosa di caldo su una guancia.
- Sei stata davvero brava. Davvero brava. - un sussurro conosciuto, incredibilmente vicino: - Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. -
Quel calore tremò, per un istante.
Miku lo prese tra le braccia, si lasciò cullare da quel tepore: - Lo so. - mugugnò: - Lo so che andrà tutto bene. -.
Perché non sarebbe dovuto andare bene, in fondo?
Non sentì più alcun tremore.

Tic Tac Tic Tac
Profumo d'erba, intenso.
Un vento tiepido sulle braccia, sulle guance.
Il fruscìo delle foglie.
Schiuse le palpebre, piano.
"Sono... per terra...?" era sdraiata di fianco, si voltò supina. Sopra di lei, foglie scure e spicchi di cielo stellato.
Si mise seduta: "Come sono...?" di colpo, tutti i ricordi del giorno prima - era il giorno prima? - le tornarono alla mente: "Giusto! Ero venuta qui con-" si guardò intorno.
Erba.
Tronchi.
Rami.
Foglie.
Cielo stellato.
Sospirò, affondò il viso in una mano: "Ovvio.". Le sfuggì un sorriso: "... beh, è già tanto che sia rimasta con me un intero pomeriggio.".
Si lasciò ricadere sull'erba; anche se aveva i suoi forti dubbi circa la possibilità di riuscire a riprendere sonno, volle comunque provare.
Dopo una decina di minuti - o forse due, o forse un'ora -, ci rinunciò e si alzò, pulendosi gonna e capelli.
Non aveva idea di quanto avesse dormito, ma si sentiva del tutto riposata.
"Perfetto!" si stiracchiò: "Il mio bioritmo sta elegantemente andando a-" un dubbio: "Potrò andarmene da sola, così, a caso...?" ci pensò: "... Luka lo sa benissimo. Mi ha volontariamente lasciata qui da sola. E sa tutto quello che faccio, quindi..." non sapeva come prendere l'ultimo pensiero. Era una cosa rincuorante e disturbante al tempo stesso. Ma, in fondo, stava iniziando a farci l'abitudine.
Dato che non aveva idea di dove andare, iniziò a camminare a caso: "Mi piacerebbe sapere cosa le passa per la mente..." trasse un profondo respiro: "Se si è annoiata troppo, ieri. E perché mi sia stata vicina per così tanto tempo. Non mi sembra da lei." scosse la testa: "Probabilmente, era solo curiosa." ci ripensò: "... ma curiosa di cosa? Dovrebbe sapere già tutto, no?".
Il bosco era molto meno fitto di quello del Paese del Verde; c'erano persino dei sentieri ben tracciati, con gli alberi distanti anche quattro o cinque metri l'uno dall'altro e file di sassi a segnalare la strada.
E, soprattutto, non c'era il rischio di incontrare Shota Usamimi tsundere armati di falcetto.
"Non c'è il rischio, vero...?" si guardò alle spalle, giusto per stare sicura.
Niente. Solo la strada, l'erba e gli alberi.
Tornò a guardare avanti: "Chissà dove porta questa strada..." si fermò: "Probabilmente in un centro abitato." guardò gli alberi oltre i sassi: "... e se andassi lì?".
Non aveva neanche finito di pensare che era già uscita dal sentiero, addentrandosi tra gli alberi.
"Mi sono quasi persa nel Paese del Verde, un paio di alberelli non mi fanno certo paura!" gonfiò il petto: "E poi, qui ho ufficialmente la protezione delle sovrane!" ripensò al Re, Neru o qualunque fosse il suo nome: "... tipo, sì".
- Forse è lei? -
"Eh?" si voltò. Nessuno.
- Dici? -
"Cosa?" si voltò di nuovo. Nessuno.
- Beh, corrisponde alla descrizione... -
Due voci femminili, giovani. Ed erano anche vicine, come se fossero proprio accanto a lei.
- Ma guarda che faccia da tonta! -
- Ehi! - oltre che continuare a guardarsi intorno, stavolta era il caso di parlare: - Guardate che vi sento! -
- Ops! Scusala! -
- Ma "scusala" di che? Ho solo detto la verità! -
- Non fare la maleducata! -
Due voci completamente diverse: una gentile, una altezzosa, una che sapeva di miele con zucchero e melassa e una che sapeva di cioccolato fondente ad alta percentuale di cacao.
- Vi sento... - disse Miku, esitante: - ... mmmmma temo di non vedervi... - "Sono invisibili?" aveva persino guardato a terra, giusto per evitare la classica figuraccia del non vedere qualcuno troppo basso.
Una risatina: - Quassù! Quassù! -
"Ah. Avrei potuto guardare anche su." alzò lo sguardo.
E rimase a bocca aperta.
- Voi... - sussurrò, le mani che salivano alle labbra: - ... siete... -
Entrambe piegarono la testa di lato, in perfetta sincronia, le espressioni in perfetta opposizione - una incuriosita, una seccata.
Sorrise, incantata.
Davanti a lei, piccole e svolazzanti, c'erano due fate.






Note:
* "Ehi, da questa parte, da quella parte, da quale parte? Di là!? / Non esitare mai, vai semplicemente avanti!": Party x Party [ Traduzione Scritta ]
* Come si sarà argutamente dedotto, Produria è una citazione continua a producer/disegnatori che mi piacciono/per cui simpatizzo, senza un ordine particolare. U.U
Per la precisione:
- Wonderful Opportunity!, due porte perché sono in due: Jesus-P e Minus-P.
Gli oggetti in vetrina sono tutti riferimenti a loro canzoni: videogiochi (Shinde Shimau to wa Nasakenai!/Death Should Not Have Taken Thee! & Bouken no Sho ga Kiemashita!/Your Adventure Log Has Vanished!), console con sedia girevole (Remote Control), pulcini di peluche (Kaga Piyo!), abiti da suora (Romance Touch), specchietti (Doppel Oshimondou/Doppelganger Dispute), libricini dall'aria inquietante e manette (le due Sensei to shoujo soudou/Uproar of teacher and girl).
Miku entra nella porta di Minus-P in quanto è lui ad averla usata nell'unica canzone che hanno fatto con lei - quella che canta una volta uscita.
-- "Il demone sta sorridendo...": Sensei to shoujo soudou -Dainishin- "Higaisha no Nikki" / Uproar of teacher and girl -Second Trial- "Victim's diary" [ Traduzione Scritta ]
- Anche per Tiara gli oggetti in vetrina sono citazioni: girasole (Himawari/Sunflower), palloncini (Balloon), ombrelli (Umbrella) e confezioni di the al latte (Milk Tea).
-- "Il cielo sconfinato che continua all'infinito, abbagliante, avvolge tutto senza alcun limite...": Undefined [ Traduzione ]
- La liberia Nem non poteva non essere una neko-libreria. (?) Anche in questo caso, i libri sono citazioni: il libro del supereroe è ovviamente Super Hero, mentre le storie di creature folkloristiche sono riferimenti ad Aru Bakeneko no Koimonogatari/The Love Story of a Certain Bakeneko e Yumekui Shirokuro Baku/Monochrome Dream-Eater Baku.
- Il negozio "HaruNatsuAkiHaku" è riferito ai componenti del gruppo SCL Project: Natsu-P, Haku e HaruAki.
(Per la cronaca, Haru/Natsu/Aki/Fuyu sono i nomi delle stagioni in giapponese - per questo Miku è perplessa dal fatto che il nome non sia così.)
Le chitarre sono un riferimento al loro genere rock... e ai VanaN'Ice, ovviamente. Così come i vestiti blu/rosso/nero sono citazioni a Lovelessxxx / Fate:Rebirth / Imitation Black. Il libro di cucina, invece, è una citazione a Megurine-ka no Panicooking -Gyuudon-hen-.
-- "In un mondo rosso, spaccato, sono stati dispersi i frammenti...": Fate - Unmei no Tobira [ Traduzione di Fate:Rebirth, selfcover successiva ]
- Per Last Note., la "scuola di musica magica" è un riferimento alla saga di Mikagura Gakuen Kumikyoku/Mikagura School Suite; il "viaggio di un istante" è ovviamente Setsuna Trip/A Momentary Trip, mentre il Circo della Scadenza cita Deadline Circus.
- Nel negozio a caso, ci sono citazioni ad altre due saghe: il segnalibro è Shuuen no Shiori/Bookmark of Demise, il calendario è Kagerou Project/Heat-Haze Project.
- Il negozio PolyphonicBranch non poteva che avere TANTA roba di TANTI tipi diversi.
- L'Isolotto Miwashiba e il Lago Giga sono ovvi.
(Se avete meno di 14/15 anni e non conoscete Giga-P, aspettate di averne, prima di andare ad informarvi. Sul serio.)
- Quel che forse c'è scritto sulla Stele Teniwoha cita le sue due saghe: le creature sovrannaturali quella degli Youkai Shounen Tantei Dan/Youkai Youth Detectives, le investigazioni quella della Jogakusei Tantei/Schoolgirl Detective.
-- "Non dirlo! Non dirlo! Non dirlo a nessuno!": Kosho Yashiki Satsujin Jiken / Murder Case at Mansion of Antiquarian Book.
- La Biblioteca Os cita il Team Os e i nomi delle varie ale sono quelle dei suoi membri: Hitoshizuku-P, Yama, Tosao/TSO, Vava e Suzunosuke.
- Perché Kurousa sia citato da un grande albero dai petali rosa credo sia ovvissimo. U.U
Paleserrimo riferimento a Senbonzakura sono le "migliaia di petali di ciliegio", mentre le foglie rosse sono una citazione ad Akahitoha/A Single Red Leaf.
- I colori dei Frutti di Ittomaru sono tutte citazioni a suoi lavori - casualmente (?), tutti di canzoni di Kurousa-P: verde e nero (Risky Game), verde, nero e fucsia (Renai Philosophia/Love Philosophia), rosa striato di verde (Senbonzakura - di nuovo) e blu e bianco (Jougen no Tsuki/Crescent Moon).
Avrei voluto mettere citazioni anche ad Acute e ReAct, ma tant'è. *Non le ha disegnate Ittomaru, quindi non potevo metterle insieme agli altri Frutti.*
-- "Con uno "Shalala" ti prenderò per mano!": Shalala [ Traduzione ]
* "Girano, girano, i nostri destini stanno girando...": Taiyou to Tsuki no Rondo / The Rondo of Sun and Moon [ Traduzione (inglese) ]




E così si conclude ufficialmente la prima parte! *O*/
... e così inizia ufficialmente la seconda parte. U.U

Se nel Paese dello Specchio si ripercorreva Alice nel Paese delle Meraviglie, nel Paese delle Meraviglie non si può che ripercorrere Attraverso lo specchio.
All'incirca, sì. *In fondo, già nei primi capitoli c'erano stati pezzi di Attraverso lo Specchio.* *indica*
(Ah, ovviamente, anche qui ci sono state svariate citazioni ad Alice.)

Miku si è ricordata del famoso cono che fa crescere/rimpicciolire, ha sventato il malefico (?) piano di Meiko, ha salvato la Principessa e si è guadagnata un appuntamento una gita con lo Stregatto! *O*
... sì, Produria è quella che mi ha preso più tempo. U.U" *Le note, soprattutto.*
Con tutto che, in realtà, non ho citato proprio tutti-tutti i producer/disegnatori che apprezzo/simpatizzo - ad esempio, ci avrei messo anche Suzumu (ARGH) e Madoka Kurosawa. Vedrò di citare poi loro canzoni, se ci riuscirò. à.à
Come detto nelle note, le citazioni sono in ordine completamente randomico. U.U
E, sì, la buona narrativa (?) chiederebbe un'attenta descrizione dei negozi, di ciò che ha colpito Miku, delle storie che l'hanno tanto catturata... tuttavia, queste sono semplici citazioni, non hanno peso sulla trama. *Insomma, mettersi a descrivere tutto sarebbe stato un po' eccessivo.*

Per il resto, l'appuntamento la gita con il Gatto del Cheshire si è rivelata più spudoratamente Luka/Miku di quanto avessi pensato. Oh, beh. Pazienza.
(Domanda: "Ma Gakupo stava davvero con Lily?"
Risposta: Sì, perché io shippo anche Gakupo/Lily. (!))

In conclusione: Lily è libera - o qualcosa del genere -, Miku è ricercata - o qualcosa del genere - e si è - di nuovo - ritrovata da sola, in un bosco, di notte. E ha incontrato due graziose fatine. Chi saranno mai- no, okay, questo direi che è alquanto ovvio. U.U"

Non ricordo se l'avessi già detto - nel caso, lo ridico: a parte la buona Saga del Male - che, tanto, sarà ripresa e lo sa Chiunque (?) -, ci saranno altre due serie che avranno un grosso spazio nella storia. La seconda apparirà... nel capitolo successivo al prossimo. à.à (!) *E sarà anche quella che sarà seguita più a livello di ambientazione che di trama, ma dettagli.*
"Prossimo capitolo" attualmente in scrittura, che probabilmente sarà molto più breve di questo. O forse no. Forse sarà il triplo. Chissà.

Spero che questo capitolo - e questa prima parte della storia - vi siano stati di gradimento. ^^
Per qualsiasi critica o consiglio, ditemi pure. ^^
  
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