EVADERE
POV
MELLO
Se
davvero esiste qualcosa che odio di più di
Near…quella cosa è la punizione!
Cosa
pretende che facciamo qui Near ed io, senza nulla? Halle è
impazzita. Non
esiste altra soluzione.
Come
se non bastasse, tutto il nervosismo di ieri sera mi ha fatto dormire
malissimo
e mi sono svegliato presto. Adesso che faccio? Sono appena le otto del
mattino.
Non
posso neppure divertirmi torturando Near, perché dorme
ancora e non saprei che
scherzetto fargli nel sonno.
La
pallina bianca nel letto di fianco al mio, come se mi avesse letto nel
pensiero, ha iniziato ad agitarsi un po’.
Devo
ammettere che sembra proprio un bimbo. Ok, magari un po’lo
è ancora, ma non
parlo dell’età. Mi riferisco
all’atteggiamento e alla posizione infantile che
ha mentre dorme: un braccio sotto la testa e una mano a sfiorargli le
labbra,
appena dischiuse; i capelli spettinati che gli ricadono sugli occhi e
l’espressione rilassata.
Lo
odio. Perché io devo essere arrabbiato e lui può
rilassarsi?
-Tappo
svegliati-.
Se
dobbiamo condividere la stanza, allora tanto vale condividere anche la
rabbia.
E quando dico condividerla intendo che lui deve subire la mia.
-Mel…lo,
lasciami in pace-.
Si
gira a pancia in giù.
-Guardami
quando ti parlo, tappo-.
Lo
afferro per una spalla, costringendolo a girarsi.
-Cosa
desidera?-
Mi
chiede con fare canzonatorio, socchiudendo gli occhi.
-Mi
annoio-
-Bravo-
-E
quinti tu devi annoiarti con me-
-…-
-Avanti,
alzati-.
Ubbidisce.
-E
adesso, di grazia, mi dici che hai concluso?-
-Nulla,
ma almeno non mi annoio solo io. Che aspetti a fare i letti?-
-lettI???
Strano, credevo di aver dormito solo su un letto!-
Fa
anche ironia, adesso. Tze.
-Near,
vuoi che ti dica esplicitamente di fare i letti, se non vuoi che ti
rompa quel
bel faccino che ti ritrovi? Lo ho fatto. Ora, da bravo, fai i letti!-.
-Non
ci penso proprio!-
-Devo
picchiarti?-
-Se
proprio non ne puoi fare a meno…-
Ma
che è masochista? O solo fortemente scemo? Vabbè
in ogni caso, le richieste
vanno sempre accontentate.
Afferro
i capelli morbidi e un po’annodati di Near con una mano,
strattonandolo forte.
-Fa
male?-
Non
mi risponde, ma dall’espressione contorta che è
comparsa sul suo visino deduco
proprio che gli sto facendo male.
-Mettiamola
così: se mi implori e mi fai il letto, ti lascio andare-.
-Mai-.
Sibila
a denti stretti.
-E
allora ti piace soffrire. Vabbè, non
c’è problema, io posso anche picchiarti
ininterrottamente per tutta la mattina, basta che poi non lo dici ad
Halle!-.
Halle.
Cazzo se vede Near con un solo graffietto mi taglia a fettine. O
peggio, lo
dice a papà.
-Vabbè
senti, fai quello che cavolo vuoi fare tu- mi affretto a dire,
lasciando la
presa sui suoi capelli –io vado a farmi un giro-.
-Dove
vai?- mi chiede preoccupato, appoggiandosi al letto e portando una
manina
pallida all’altezza della bocca, per farla giocare con le
labbra.
-Da
quando ti interessa? E comunque, non ti riguarda-.
-Ma
se Halle…?-
-Oh,
avevo pensato anche a questo. Basta che tu non ti fai sgamare. Io
adesso mi
vado a fare un giretto, faccio quello che voglio e trovo della
cioccolata.
Halle non ci chiamerà prima di pranzo. Basta che ogni tanto
le fai sentire qualche
rumore e che se ci vuole dici che sono in bagno. Poi, appena se ne va,
trovi il
modo di avvertirmi-
-E
come se non so dove vai?-
-Questo
è un tuo problema-.
-E
perché dovrei accettare?-
-Perché
altrimenti ti spacco la faccia-
Cosa
che faccio davvero se non ti stai zitto, ora e subito.
-Ma
io…-
Ma
allora non mi sono spiegato? In uno scatto d’ira, lo prendo
per le spalle e lo
butto a terra, poi gli mollo un calcio all’altezza dello
stomaco. Tanto mica
Halle se ne può accorgere? Basta che lascio in pace il viso.
Decido
comunque che è il caso di smetterla, se lo riduco troppo
male poi si vede lo
stesso.
Salgo
in piedi sulla finestra, sotto lo sguardo terrorizzato
dell’albino e salto sul
ramo dell’albero di fronte la stanza.
Ok
che siamo al primo piano, però mica sono un gatto che mi
butto giù? Io mi
arrampico!
Inizio
a camminare per il giardinetto, mentre un pensiero si fa spazio nella
mia
testa: ho pensato a tutto, ma veramente a tutto, solo ad una cosa no:
Come ci
rimango qui fuori col freddo che fa? In pigiama, per altro.
Mi
stringo nelle spalle, alla ricerca di un po’di calore, stando
anche attento a
non farmi vedere dal giardiniere.
Il
mio obiettivo è quello di andare nell’unico posto
dove riesco a rilassarmi:
alla voliera. Eh si, ho un pappagallino. Si chiama Poly, avete presente
il
pappagallo che parlava troppo? Proprio lui, solo che il mio non sa
parlare.
Continuando
a camminare, non posso fare a meno di soffermarmi a guardare
“Il quartier
generale”.
È
una casetta sull’albero, sulla quale non salgo da un bel
po’. Ricordo che
l’avevamo costruita io ed il nipote di Roger, che adesso
è andato a vivere con
i genitori in
America per completare gli
studi.
Matt,
il bambino di cui sto parlando, è venuto a vivere qui
qualche settimana dopo
che è morta la mamma, perché papà
temeva che, siccome lui non c’era, la mamma
se ne era andata e non avevo più amici, potessi deprimermi,
isolarmi,
suicidarmi.
In
effetti nella mia situazione forse qualcuno ci aveva pensato, ma io
sono troppo
orgoglioso anche per morire. Finirei col fare una fine ingloriosa.
È
per questo motivo, comunque, che il ragazzino si è trovato
qui. Anche se lui
“lavorava” al mio servizio, mi sono sempre
divertito tanto, gli piacevano le
mie stesse cose e parlavamo di tutto, anche se era un
po’fissato con i
videogames. Tutte le volte che glielo dicevo lui mi rispondeva che i
videogames
per lui erano come la cioccolata per me: indispensabili.
Sorrido
inconsapevole, allontanandomi man mano da quello che per tanto tempo
è stato un
luogo di divertimento.
Ripensandoci
ora non lo è più: dopo aver
“litigato” con Near ho iniziato a pensare che
l’amicizia non esistesse, ma insomma era un bambino! Matt mi
ha fatto
rimangiare tutto. Con lui ho passato il periodo più bello
della mia vita. Che è
durato quasi un anno.
Infatti
da quando lui se ne è andato, io mi sono ritrovato di nuovo
da solo.
Che ci posso fare? Ci sono persone nate per vivere senza amici, se io sono una di queste mica la colpa è mia? L’unica cosa che mi da fastidio è che papà vuole dimostrarmi il contrario, con questa convivenza forzata con near. Ma lui che ne sa che è per il mio bene? lui che ne sa cosa è il mio bene? nulla. Tanto non c’è mai, come potrebbe saperlo?
Ciao!!!
Allora, che ne dite di questo capitoletto??? Mello ci sta dando tante notizie sulla propria vita. Molto allegra, neh??? xd
Comunque, grazie a chi ha letto la fic, a chi la ha messa nei preferiti:
AndyKodoku
berta 101
Fe85
gemi_girl
himeno chan
Liby_chan
naru_sasu_fan
philotaty
YouDaw
e a chi ha recensito:
x Elly_Mello: L padre di Mello. Come ho potuto non pensarci? Imperdonabile! Però....non ho idea di chi sia Mikami, devo documentarmi xd! Perchè l'identità di questo papi in relatà è...è...un padre qualsiasi perchè non avevo idee -_-". Comunque L comparirà, non so quando, ma comparirà, non temere!!!
x himeno chan: ola!!! Mmm Mello maturo? dove? xd. Quanto a Near, la pallina di pelo ne passerà di tutti i colori muamuamua. Halle...sto pensando ancora se lasciarla santa o farla diventare una racchia cattiva. Mumble mumble. Comunque...Certo che si ci può fidanzare! O almeno, qui si può, altrimenti Near e Mello potrebbero morire per astinenza...xdxdxd.
Mi raccomando, recensite in tanti, fatemi sapere cosa ne pensate della fic, se avete consigli, critiche, suggerimenti, domande...oppure solo se mi volete salutare xd!
Alla prossima,
Near_chan & I
Wammy's Boys