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Autore: galvanix    18/10/2015    4 recensioni
Un'oscura presenza rischierà di mettere in serio pericolo la vita della piccola Bra, soltanto per vendicarsi del Principe dei Saiyan.
Riuscirà Vegeta a proteggere sua figlia?
A volte l'angoscia e la paura possono essere cattive consigliere...
“Ti conviene tornare a casa in fretta Vegeta, altrimenti tua figlia rimarrà davvero male del tuo comportamento, soprattutto nel giorno del suo compleanno” concluse il saiyan voltando le spalle all’amico per andarsene.
Goku riuscì a fare soltanto due passi bloccandosi alla rivelazione dell’altro:
“Ho una strana sensazione Kakaroth, riguardo Bra e non mi piace per niente” disse Vegeta con tono angosciato.
“Di cosa stai parlando, Vegeta?” chiese seriamente Goku.
“Ho come l’impressione che qualcosa stia per accadere…”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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                            CAPITOLO VENTUNESIMO
                                    Ritorno sulla Terra
                                         -Prima Parte-

           
                   
              




I tre saiyan si ritrovarono a respingere il potente attacco lanciato dalla strega tutti insieme, per la prima volta, e questo fu grande motivo di orgoglio per il Principe.
Non si sarebbe mai aspettato un risvolto simile, almeno non così presto.
Sino ad allora non aveva mai pensato ad allenare Bra, né tantomeno vederla destreggiarsi nel combattimento.
L’aveva sempre considerata come la sua piccola bambina da proteggere, da non accorgersi che, anche lei, aveva delle qualità come saiyan.
Ovviamente non si era dimenticato di questo particolare…più semplicemente non voleva ammetterlo a se stesso.
Era più facile sorvolare sull’argomento piuttosto che affrontarlo e lui questo lo sapeva bene.
Non era un codardo e di conseguenza non era abituato a fuggire di fronte ai problemi… nella sua vita aveva sempre guardato in faccia la realtà .
Si era scontrato con numerosi nemici e superato mille difficoltà, ma questa volta era diverso perché in mezzo al dilemma c’era sua figlia e questo lo aveva sempre bloccato.
Non riusciva ad immaginare la sua piccola destreggiarsi in un combattimento.
Con Trunks era stato diverso perché era un maschio, quindi gli rimaneva più semplice allenarlo, come fosse un obbligo, mentre con Bra era totalmente differente.
La vedeva minuta, incapace di difendersi e questo fattore lo aveva, in qualche modo, condizionato, nel corso del tempo, da farlo sempre desistere, almeno sinora.
Non aveva cambiato totalmente opinione, ma stava cominciando a guardare la figlia in modo diverso.
Questa brutta esperienza l’aveva profondamente mutata da renderla più forte e sicura di sé.
Vederla trasformata in super saiyan aveva abbattuto quasi ogni sua remora arrivando così alla conclusione che, forse, aveva esagerato con le sue celate premure.
In fondo era sua figlia e doveva aver pur ereditato qualcosa della sua persona.
Tuttavia quella determinazione e fierezza che leggeva nello sguardo della bambina, lo aveva incoraggiato a non demordere e ad avere più fiducia nelle sue capacità.
Doveva ammettere che il dolce e tenero visino della piccola lo aveva confuso nella sua decisione di poterla, un giorno, allenare, ma ora sapeva che poteva osare qualcosa in più, senza particolari timori.
L’unica che, forse, avrebbe potuto darle problemi era la sua compagna, ma con lei avrebbe sicuramente trovato un accordo per venirsi incontro.
Rinfrancato da tale pensiero, aumentò maggiormente la sua potenza per respingere l’attacco della megera ed evitare una tragedia.
Tuttavia non riuscì a trattenere un ghigno compiaciuto, quando percepì il potere dei figli aumentare con il suo.
Probabilmente si erano accorti dell’improvviso innalzamento dell’aura del padre, così anche loro, decisero di incrementare la loro forza per rendersi, ulteriormente, utili.
Come poteva non essere orgogliosi di loro?
Gli risultava praticamente impossibile…
Nel frattempo, se da un lato i tre saiyan acquisivano potenza, dall’altro, Arcadia, stava iniziando a mostrare i primi segni di cedimento.
In realtà li aveva attaccati con uno scopo ben preciso…
Lei sapeva che, ridotta in quelle condizioni, non sarebbe riuscita a vincere, quindi li aveva attaccati unicamente per costringerli a respingere il suo assalto e mettere fine all’intera faccenda.
Sinceramente non si era immaginata un risvolto simile, ma ora la vedeva come l’unica via d’uscita per smettere di soffrire.
Tuttavia aveva un solo rammarico…quello di aver coinvolto il suo amico Nemesis.
Lui l’aveva aiutata tanto nel corso degli anni, non solo a gestire i suoi poteri, ma le era stato sempre vicino nel momento del bisogno e questo non lo avrebbe mai dimenticato.
Il mago non si meritava una fine simile e la strega gli avrebbe impedito, con ogni mezzo, di avvicinarsi a lei.
Dal suo canto, l’uomo la fissava con angoscia perché aveva intuito cosa avesse in mente la donna e non poteva tollerarlo. L’uomo fece per avvicinarsi, visto che si trovavano ad alcuni metri di distanza, ma la megera lo fermò all’istante, urlandogli:

“Nemesis, non fare un altro passo…per favore”.
“Pretendi davvero che rimanga a guardarti morire, senza fare niente? Io non te lo permetterò”.
“Neanche se sono io a chiedertelo?” domandò, affaticata, la donna.
“E’ davvero questo ciò che vuoi?” chiese affranto l’uomo.
“Voglio raggiungere i miei cari, Nemesis e sfrutterò questa occasione per mettere fine a tutte le mie sofferenze”.
“Per favore, ripensaci…è una follia” replicò addolorato il mago.
“Tu, per me, sei stato più di un amico, Nemesis.
Sei stato un padre, un fratello, una roccia a cui aggrapparmi, quando ero in difficoltà.
Non potrò mai sdebitarmi con te, però una cosa voglio che tu la sappia…io ti terrò sempre nel mio cuore, anche nell’aldilà.
Ti prego, non dimenticarmi…ti voglio bene” concluse lei con le lacrime agli occhi, ma felice della sua decisione.
Si guardarono un momento negli occhi e lentamente la strega abbassò le braccia facendosi travolgere dalla sfera energetica dei nemici.
Prima che l’attacco la investisse, si udì soltanto l’urlo di dolore del mago:
“Arcadiaaaaaaa!”

E così tutto cessò.
Quando il polverone, sollevato per colpa dell’attacco, scomparve non rimase nulla della strega né del suo fidato compagno.
Vegeta si guardò intorno per accertarsi della situazione e constatò quanto tutto fosse diventato improvvisamente silenzioso.
Era sicuro della morte di Arcadia non solo per l’aura, ora, inesistente, ma perché conosceva le intenzioni della megera.
Aveva letto nei suoi occhi la sua determinazione, quando si era avvicinato a lei poco prima dello scontro e, conoscendola, non si sarebbe tirata indietro proprio all’ultimo secondo.
Di Nemesis aveva qualche dubbio, in fondo quel mago era una continua scoperta, ma persino la sua aura era svanita, quindi decise di non pensarci troppo.
Una volta terminato lo scontro, il Principe ed i suoi due figli, ritornarono alla stato normale, ma, Vegeta, percependo l’aura della bambina calare vertiginosamente, decise di prenderla tra le braccia prima che cadesse al suolo stremata.
La piccola era sicuramente svenuta per via dello sforzo eccessivo che il suo corpo non era abituato a sostenere e questo, lui, lo aveva già preventivato.
I tre si recarono dal resto della compagnia e la scienziata si precipitò subito sulla figlia con aria preoccupata.
Il compagno, intuendo la sua angoscia, la informò con tono rassicurante:

“Non preoccuparti troppo, donna.
Bra sta bene, ha solo bisogno di riposare e recuperare le forze”.
“Ottimo lavoro ragazzi. Siete stati davvero fenomenali, insieme” intervenne Goku sorridendo.
“Avevi qualche dubbio, Kakaroth?” domandò Vegeta sogghignando.

Il Son stette per replicare, ma venne bloccato da una forte scossa che fece tremare l’intero pianeta.
Tutti sbarrarono gli occhi intuendo la pericolosità del momento, soprattutto perché la terra non smetteva di tremare.
Ancora pochi minuti e il pianeta sarebbe esploso.
Il Principe ordinò a tutti di entrare nella navicella e lasciare immediatamente quel posto.
Il resto della compagnia eseguì alla lettera le parole del saiyan e in pochi istanti si ritrovarono all’interno del mezzo pronti per decollare.
La scienziata cercò di potenziare al massimo la partenza per cercare di abbandonare, il prima possibile, l’orbita di Arlia.
Fortunatamente, dopo alcuni istanti, riuscirono in tale intento giusto il tempo per osservare l’esplosione dell’astro, riflettersi nei loro occhi.
Vedere un pianeta esplodere era pur sempre spiacevole, ma quello rappresentava la fine di un incubo ed, egoisticamente, tutti tirarono un sospiro di sollievo.
A quel punto, Vegeta, decise di portare a letto la piccola saiyan, ancora stretta tra le sue braccia.
Era orgoglioso di lei e delle sue capacità, in fondo su questo non aveva mai dubitato, ma vederla così impavida lo aveva davvero colpito.
Era veramente soddisfatto di sua figlia.
Nonostante non avesse seguito un regolare allenamento, aveva dimostrato di avere carattere, grinta, tenacia e determinazione, tutte qualità che la rendevano una saiyan a tutti gli effetti.
Non poteva che esserne più fiero.
Con quel pensiero in mente, si recò nell’infermeria e adagiò la piccola sul letto coprendola con cura.
Si assicurò che nessuno lo vedesse e velocemente si chinò sulla figlia per lasciarle un leggero bacio sulla fronte.
A quel punto, un tenue sorriso si affacciò sul volto del Principe non riuscendo a trattenersi.
Probabilmente, complice, era stata anche la stanchezza, ma soprattutto la consapevolezza che ora la sua bambina era sana e salva.
Finalmente l’incubo era finito ed ora potevano tornare a vivere serenamente le loro vite, almeno finché non sarebbe apparso qualche altro nemico, ma l’uomo sperava davvero che Arcadia fosse l’ultima della sua lunghissima lista.

Erano già trascorse diverse ore, da quando l’intera compagnia aveva abbandonato frettolosamente il pianeta Arlia e ognuno cercava di occupare il tempo come meglio poteva.
Gohan e Goten stavano riposando, Bulma si trovava nella propria camera, mentre Trunks era andato a dare uno sguardo alla sua sorellina.
Da quando erano partiti, la piccola ancora dormiva placidamente, ma nessuno si preoccupò più del dovuto.
In fondo Bra aveva esaurito parecchia energia e non essendo preparata ad un dispendio così elevato, era del tutto normale che il suo corpo reagisse in tale maniera.
Tuttavia il fratello decise di starle accanto e aspettare il suo risveglio.
Lui le appoggiò una mano sui capelli e, dolcemente, l’accarezzò con una delicatezza disarmante.
Aveva rischiato davvero di perderla, questa volta, e se non fosse riuscita a tornare in vita sarebbe veramente impazzito.
Non voleva ripensare al dolore provato, quando aveva percepito la sua aura spegnersi completamente.
Una rabbia, mista al dolore, lo aveva invaso, improvvisamente, rendendolo folle alla sola idea di non poterla più rivedere.
Sarebbe stato troppo, per lui, da sopportare, ma, per fortuna, in qualche modo, era tornata alla vita ed era questo che più contava.
Mentre la sfiorava la vide ridestarsi lentamente e lei, strofinandosi gli occhi, chiese ancora con tono assonnato:

“Trunks, sei tu? Dove siamo?”
“Certo che sono io. Ci troviamo sulla nostra navicella e stiamo facendo ritorno sulla Terra”.
“Sul serio?”
“Sì, piccola. L’incubo è finalmente finito”.
“Che bello, non vedo l’ora di tornare a casa” disse la bambina sbadigliando.
“Ci vorrà del tempo, quindi ti conviene riposare ancora per un po’. Che ne dici?”
“Si, ho molto sonno. Fratellone, ti va di dormire con me?”
“Certo, sorellina”.

Il giovane accettò volentieri l’invito della bambina e, facendosi posto sul letto, l’abbracciò teneramente a sé, sapendo che nessuno, ora, le avrebbe più fatto del male.
 


Nel frattempo, Goku e Vegeta, si trovavano nella sala di controllo per verificare che tutto stesse procedendo nel migliore dei modi.
Il Principe era appoggiato alla parete accanto ad un oblò, intento a fissare la volta celeste.
Stava ripensando agli ultimi avvenimenti accaduti e come avessero messo fine all’intera vicenda.
Fortunatamente si era concluso tutto in maniera davvero lodevole e, se lo scontro con Arcadia aveva avuto esito positivo, lo doveva specialmente ai suoi due figli.
Ritrovarsi a combattere, l’uno a fianco all’altro, era stato, per lui, uno dei momenti più significativi ed eccitanti della sua vita.
Non lo avrebbe mai creduto possibile ed invece si sbagliava.
Chissà se sarebbe riaccaduto di nuovo?
Ovviamente, il Principe, non aveva una risposta alla domanda che si era posto, ma di una cosa era certo.
Se un giorno Bra avesse voluto, lui l’avrebbe allenata come una vera saiyan, ora che aveva scoperto le sue immense capacità.
Si era sempre trattenuto perché la considerava la sua bambina e, per via del suo tenero faccino, non riusciva nemmeno ad immaginarsi di colpirla.
Tuttavia, adesso, la questione era totalmente mutata ed il saiyan stava seriamente pensando di mettere in pratica tale convinzione.
Sicuramente la compagna avrebbe avuto qualcosa da ridire, ma, alla fine, avrebbe senz’altro compreso.
In fondo Bra era sua figlia e doveva avere la possibilità di scegliere.
Forse, ora, avrebbe rifiutato perché piccola e non interessata a questo genere di cose, ma, probabilmente, tra qualche anno avrebbe potuto cambiare tranquillamente idea.
Lui non voleva forzarla nella scelta, in fondo doveva decidere da sola, senza sentirsi obbligata.
Tuttavia, in entrambi i casi, lui ci sarebbe sempre stato per lei, senza ombra di dubbio.
Era talmente immerso nelle sue elucubrazioni che non si era neanche accorto che Goku lo stesse chiamando da qualche minuto…

“Vegeta… Ehi Vegeta, mi senti?” urlò infine il Son per cercare di riportarlo con i piedi per terra.
“Kakaroth, smettila di gridare…non sono sordo” replicò seccato l’altro.
“Scusami amico, ma è da qualche minuto che cerco di attirare la tua attenzione, però sembra che tu stia in un altro mondo”.
“Stavo soltanto riflettendo, tutto qui”.
“Stavi ripensando allo scontro con Arcadia, vero?”
“Sì, ma non a lei, precisamente”.
“La trasformazione di Bra ti ha stupito, eh?” chiese Goku sorridendo.
“Non immaginavo celasse tutta quella forza, in fondo dovevo aspettarmelo, visto che è mia figlia, ma Bra non è mai stata interessata al combattimento ed io non ho mai insistito” ribatté serio il Principe.
“Non hai perseverato perché Bra è una femmina, invece che un maschio, in fondo con Trunks non hai avuto di questi problemi.
Io credo che il tuo sia un comportamento più che giustificato, non ti pare?”
“Sai Kakaroth, credo che, una volta tanto, tu abbia visto giusto” ribadì Vegeta con tono sarcastico.
“Non sono così tonto come tu affermi spesso” esordì l’altro grattandosi la testa.
“Adesso non allargarti troppo Kakaroth”.
“Hai intenzione di allenare Bra?” chiese il Son a bruciapelo.
“Se lo vorrà io sarò più che disponibile ad aiutarla”.
“Bulma è d’accordo?”
“Perché mi poni questa domanda?” lo interrogò cupamente il compagno della scienziata.
“L’ho vista molto contrariata riguardo la trasformazione di Bra, ma forse era soltanto preoccupata”.
“Ora lo scopriremo” rispose il saiyan più anziano dirigendosi verso la stanza che divideva con la sua donna.
“Aspetta Vegeta…prima che tu vada da lei volevo prima chiederti un’ultima cosa”.
“Sbrigati Kakaroth” .
“Credi che anche Nemesis sia perito durante lo scontro?”
“La sua aura non era più percepibile, quindi credo non abbia avuto scampo. Hai qualche dubbio a riguardo?”
“In realtà no…mi dispiace soltanto che non sia riuscito a sopravvivere, in fondo non era veramente cattivo” esordì il Son dispiaciuto.
“Forse, ma era troppo legato ad Arcadia per poter solo pensare di vivere senza di lei.
Se fosse sopravvissuto, probabilmente, si sarebbe impiccato unicamente per poterla raggiungere” aggiunse determinato l'altro.
“Credo tu abbia ragione” concluse, Goku, rassegnato all’idea.
“Ci vediamo dopo, Kakaroth”.

Dopo averlo salutato, Vegeta, si recò dalla scienziata per risolvere, una volta per tutte, la questione lasciata in sospeso su Arlia.
Appena aprì la porta, intravide subito la compagna appoggiata all’oblò, che si trovava nella stanza, illuminata solo da una fioca luce proveniente da una piccola lampada appoggiata su un comodino vicino al letto.
La donna gli dava le spalle, ma anche se non poteva vederla direttamente in faccia, sapeva che era arrabbiata con lui.
Così, una volta chiusa l’uscio, si avvicinò alla scienziata aspettandosi una scenata oppure uno dei suoi soliti rimproveri, ma nulla di questo accadde.
Quel silenzio non gli piaceva affatto, così, facendosi serio, la voltò verso di sé, prendendole il mento tra le dita, e lo sguardo della turchina lo lasciò, per la prima volta, incapace di reagire.
Il suo viso era colmo di lacrime e molto arrossato, probabilmente era da un bel po’ che piangeva, ma il saiyan non seppe darsi una spiegazione, finché la donna non gli domandò singhiozzando:

“Ti prego Vegeta, abbracciami.
Per favore, non dirmi di no…ne ho troppo bisogno”.

L’uomo la fissò, per un momento, ma, poco dopo, l’avvicinò maggiormente a sé, prendendola tra le braccia per poi adagiarsi con lei sul letto.
Bulma si appoggiò al suo petto e continuò a piangere tutte quelle lacrime che aveva trattenuto sino ad allora.
Il compagno non proferì parola, ma la strinse forte a sé ricordandole la sua presenza.
In quell’istante, il saiyan, non seppe darsi una valida spiegazione al comportamento della scienziata, forse quello sfogo era dovuto agli ultimi avvenimenti accaduti.
Tuttavia decise di rimandare a quando lei si sarebbe calmata.
Dovevano assolutamente chiarire perché, la Bulma che ora teneva stretta a sé, non poteva essere lei…

 
 


                                                                                                                                                         CONTINUA…

 

 

 

 

 

 


ANGOLO DELL’AUTRICE

Eccomi ritornata!
Chiedo scusa per l’ora tarda, ma non sono riuscita a postare prima...
Ecco a voi l’ultimo capitolo che ho deciso di dividere in due parti, ma non temete non vi farò aspettare a lungo per leggere l’ultima parte perché è quasi pronta.
Ormai la storia è giunta al termine e non finirò mai di ringraziarvi per avermi fatto compagnia con le vostre recensioni.
GRAZIE davvero a tutti voi ed ai lettori che mi hanno seguita in silenzio.
Ci sentiamo per l’ultima parte!
Un Abbraccio.

GALVANIX

  
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