Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Asantesana    18/10/2015    1 recensioni
Una nuova piaga affligge Panem, eventi misteriosi accadono a Capitol City e gli unici che possono risolverli sono coloro che hanno vissuto in condizioni estreme, coloro che hanno dovuto lottare per sopravvivere... Solo queste persone saranno in grado di impedire che Panem venga nuovamente devastato e che giovani vite vengano spezzate.
Tre ragazzi uniti dal destino, combatteranno fianco a fianco, si proteggeranno, punteranno alla sopravvivenza.
Amicizia, amore, paura, ideali, affetti familiari... ora è tutto in gioco!
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitol City, scenario di disgrazie e omicidi, di lotte e sprechi di sangue, quella stessa città che in segreto stava riorganizzando i giochi, ora, alle prime luci dell’alba, dormiva. Era stranamente bella vestita di quella luce rosata, quasi un posto piacevole in cui vivere, a volte non sembrava neppure di essere tanto lontani da casa, ma per quanto la luce fosse rassicurante, erano le zone d’ombre quelle a spaventare di più i ragazzi Mellark.
Erano le sei dal mattino, Heat non dormiva già da un pò, anzi era sveglio più che mai, pensando e ripensando a come era cambiata la sua vita in poco più di una settimana e a come cambierà ancora fin tanto che vivrà li a Capitol con la sua famiglia.
Erano giorni ormai che suo padre lavorava a stretto contatto con Cash Cooper, “La paylor mi ha chiesto di tenerlo d’occhio”, lo aveva sentito dire a sua madre, la quale, come lo stesso Heat, era preoccupata per questa partnership forzata anche se provava a non darlo a vedere, d’altra parte se solo avesse voluto Cash avrebbe già fatto del male a Peeta, questo pensiero tranquillizzava entrambi, “Sta comunque attento…” aveva risposto Katniss abbracciandolo, nonostante fossero passati svariati anni il loro amore non era sfiorito, era quasi tangibile, anche per questo era stato facile credere alla storia che gli aveva raccontato Wilhiem, Heat non si era mai spiegato perchè si fossero sposati cosi in fretta, perchè tendessero sempre a proteggersi l’un l’altra anche a discapito di se stessi, perchè si affidassero completamente all’altro, ma ora che sapeva cosa avevano  passato “gli sfortunati amanti del distretto 12” era più facile capire quell’amore incondizionato, le conversazione sotto voce e le urla nella notte.
Cosi come suo padre, anche Heat era deciso a dare il suo contributo, non aveva scelto di essere coinvolto nella faccenda, il fato aveva scelto per lui, ma ora sentiva di dover smascherare l’ideatore del ritorno degli Hunger Games, forse i suoi genitori ne erano usciti fortificati, ma il destino di molti altri giovani era stato diverso, più cupo e triste e il ragazzo era deciso a non condannare alla stessa sorte altri innocenti.  Per fortuna anche Chris aveva deciso di intraprendere questa crociata con lui e l’avere qualcuno con cui combattere gli infondeva coraggio, cosa di cui, nonostante le apparenze, aveva bisogno.
L’inizio dei giochi era imminente, avrebbe conciso con il ballo di Sadie Hawkins che stava organizzando la scuola e questo voleva dire che mancava meno di una settimana all’inizio di tutto, forse proprio al ballo sarebbero avvenute le prime morti, forse tutti si sarebbero ricordati quella serata come l’inizio di una strage e forse era proprio per questo che Heat non riusciva più a dormire. La sveglia suonò, un’altra giornata stava iniziando.
 
***
 
“KAYLEEN LA COLAZIONE E’ PRONTA” grido Katniss alla figlia mentre Peeta impiattava gli ultimi pancakes, era da tempo che i Mellark non si sedevano a tavola tutti insieme, forse quello sarebbe stato il momento giusto per parlare dei giochi, “E’giusto che sappiano…” ripeteva tra se e se la donna, era visibilmente tesa e pallida, “Stai tranquilla…” le disse il marito baciandole la fronte, in quel momento Heat come un tornado entrò in cucina, aveva rubato due pancakes e si stava dirigendo verso la porta, “Heat aspetta ti dobbiamo parlare” disse Peeta al ragazzo il quale si bloccò per qualche istante, sapeva perfettamente di cosa i suoi genitori volevano metterlo al corrente, ma ora non ne aveva il tempo “Papà, mamma mi dispiace, devo scappare a scuola…” disse senza neanche voltarsi, non voleva tradire nessuna emozione, sapeva che se loro lo avessero visto in volto avrebbero capito che qualcosa non andava e sarebbe stato facile collegarlo agli Hunger Games “…parleremo sta sera!” disse infine e usciì dalla casa.
All’unisono Katniss e Peeta sospirarono, forse il discorso poteva aspettare ancora, o forse no…
“KAYLEEN” gridò Katniss mentre si avvicinava alla stanza della ragazza, la raggiunse “Kay, non puoi fare semp-” disse spalancando la porta, ma le parole le si bloccarono in bocca quando vide la figlia.
In piedi davanti allo specchio, Kay indossava un abito elegante bianco che sfumava verso il nero, aveva il corpetto a cuore ed era senza spalline, aveva lasciato che i capelli le cadessero sulle spalle e si guardava con aria interrogativa, era stranita nel vedersi mentre provava un abito del genere, poi si girò verso la madre cercando nei suoi occhi qualcosa che le facesse capire come doveva apparire al mondo esterno, si sorprese nel vederla sorridere. “Sei bellissima” disse Katniss, “Mi sento una bomboniera” commentò sarcastica la ragazza, “Non dire sciocchezze…” le rispose lei, “Come mai l’hai provato?”  disse quando ormai si trovava alle spalle di Kay e la guardava attraverso lo specchio “L’ho trovato nell’ armadio, a quanto pare la Paylor oltre che ad obbligarci a venire qui, iscriverci a scuola e altro ha fatto anche shopping per noi” disse Kay sprezzante, “Kayleen…” Katniss prese fiato, un lungo respiro che le permettesse di mettere in ordine i pensieri che le frullavano nella testa “C’è una cosa di cui io e tuo padre avremmo dovuto parlarti da tempo… So che la Paylor può sembrare una donna fredda e capisco se la odi, ma sappi che è grazie a lei se questa città è riuscita a risollevarsi dopo un periodo molto difficile, lei è una nostra amica ed ora ha bisogno di me e tuo padre… Odio Capitol anche io, mi ha portato via troppe persone, ma lei non c’entra nulla con tutto questo…” Katniss si sedette sul letto della figlia, rimase qualche istante in silenzio, stava cercando il modo di dire a Kay dei giochi  e dei rischi  che avrebbe potuto incontrare se la loro permanenza a Capitol fosse stata più lunga del necessario, Kayleen intanto si stava svestendo anche lei voleva sfruttare quel momento per parlare con la madre delle sue ultime scoperte, voleva chiederle un parere visto che sapeva che anche lei aveva partecipato agli Hunger Games, ma non sapeva come.
“Kay quando io e tuo padre avevamo 16 anni, il vecchio governo di Capitol ci obbligò a partecipare ad una sorta di… di competizione…” Katniss sputò le parole di getto rompendo il silenzio che era piombato nella stanza, non ce la faceva più a formulare e riformulare quella frase nella sua mente, “Oh grazie a Dio!” disse Kay d’impulso, lasciando la madre di stucco, aveva pensato a tante possibili reazioni che poteva avere sua figlia, ma mai  si sarebbe aspettata di vedere del sollievo sul suo volto, rimase in silenzio aspettando che la ragazza spiegasse la sua risposta, “Mamma te ne volevo parlare da tanto, so tutto di voi, dei giochi e che Tyler sarebbe potuto essere la nuova vittima dei nuovi Hunger Games, e anche Chris mi sta aiutando… Sono sicura che non sarai d’accordo ma ti serve tutto l’aiuto possibile ed io non sono intenzionata a tirarmi indietro, quindi non provarci neanche ad impedirmelo!”, Katniss si alzò dal letto, camminò un po’ per la stanza con l’aria assente di chi sta valutando la situazione, poi le poso le braccia sulle spalle “Ti prego, ti prego, ti prego… Stai attenta!” e la abbracciò con tutta la forza che aveva.
Da quando erano arrivate a Capitol si era calato tra loro qualcosa di simile ad un velo ed ad ogni bugia, ad ogni omissione il velo si inspessiva, nessuna delle due fino a quel momento aveva avuto il coraggio di strapparlo via, ma ora sapevano di poter contare l’una sull’altra, certo Katniss sarebbe stata molto più apprensiva di quanto già non fosse stata, ma almeno adesso Kay sapeva che sua madre era ancora il suo porto sicuro, il luogo in cui tornare quando il mare sarebbe stato in tempesta e si sentiva profondamente grata per questo.
“Si può sapere che combinate voi due qui dentro?” disse Peeta entrando in camera, il suo sguardo passo da Kay e Katniss ancora abbracciate, al vestito che era sul letto e poi tornò alle due donne “…Allora?”, “Peeta, ti presento la nostra nuova alleata!” disse Katniss fieramente, Kay non riuscì a trattenere un sorriso “KATNISS! Dovevi solo parlarle, non coinvolgerla!” rispose Peeta visibilmente preoccupato, “Tranquillo papà, gia sapevo tutto… Mamma non mi ha coivolto, sono io che mi sono offerta di aiutarvi”, l’uomo guardò la figlia nei suoi stessi occhi azzurri e vi vide coraggio e sfrontatezza, in alcuni momenti Kay era identica a sua madre “Come tua madre, quando ti metti una cosa in testa, nulla ti può far cambiare idea…” osservò Peeta rassegnato “Stai at-”, “Attenta, si!” Kay finì la frase di suo padre e poi abbracciò anche lui, Peeta ricambiò l’abbraccio e lo sguardo cadde di nuovo sul vestito sul letto “Allora alleata, ho per te un a prima missione…”  disse poi, Kay guardò carica di eccitazione “ … e questa missione riguarda te che indossi quel vestito al ballo che la tua scuola sta organizzando”, “Non ho intenzione di andarci papà” rispose la ragazza senza sforzarsi si contenere il suo disappunto, “E invece ci andrai, ci serve qualcuno che tenga d’occhio gli altri studenti da vicino…”, solo in quel momento Kay realizzò che suo padre era serio, le stava dando un incarico, la riteneva davvero un alleato e si fidava da lei, gli sorrise “…Non sarai da sola, noi saremo li in qualità di chaperon, ma altri due occhi ci faranno comodo”, “Non vi deluderò, lo prometto”.
 
***
 
“Signor Odair posso sapere cosa c’è fuori dalla finestra che attira tanto la sua attenzione?” chiese il professor Johnson a Chris, il quale senza peli sulla lingua rispose “La signorina Mellark che corre disperatamente sperando di non essere in rit-” proprio in quel momento Kayleen, capelli spettinati, faccia paonazza per la corsa,  respiro irregolare, entrò in aula sbattendo la porta, tutti si girarono a guardala e qualcuno non riuscì a trattenere una risata “Parlando del diavolo… si mette al suo posto signorina Mellark” disse Johnson e un po’ spazientito riprese la sua spiegazione, mentre Kay si sedeva di fianco a Chris.
“Ti devo parlare!” disse Kay sottovoce al compagno di banco, erano un po’ di giorni che i due non si parlavano, Chris era diventato un po’ freddo ultimamente ed inoltre passava tutto il suo tempo con Heat, anche adesso Kay si aspettava un atteggiamento distaccato, ma doveva parlargli della conversazione che aveva avuto con i suoi genitori, “Prima io…” disse prontamente Chris “… mi dispiace di averti trattato un po’ male quella volta di ritorno dall’ospedale… ero un po’ scosso per tutto quello che era successo e poi ho avuto molte cose per la testa…” ammise un po’ in imbarazzo, Chris era sempre stato un ragazzo sicuro di se, molto loquace e che ostentava una certa vivacità, ma spesso parlare con Kay lo metteva in difficoltà, lei era l’unica con la quale si sentiva in dovere di essere sincero, ma la sincerità richiede coraggio e c’erano delle volte in cui il ragazzo non riusciva a trovarlo, “Non preoccuparti, è perfettamente comprensibile se Tyler parlasse…” disse Kay mettendogli una mano sul braccio per dargli conforto, Chris guardò prima la mano e poi gli occhi azzurri della ragazza, poi sosprirò, c’erano tante altre cose di cui avrebbe voluto parlare con lei, ma ora non poteva, cosi si limitò a dire “Vai, ora dimmi quello che volevi dirmi…”, Kay sorrise, un sorriso sincero, spontaneo e tanto coinvolgente che Chris non potè fare a meno di sorridere a sua volta “…che hai Mellark? Cosi mi preoccupi!” disse scherzando, “I miei genitori sanno che sappiamo e ci vogliono come alleati” rispose lei entusiasta, il castano rimase in silenzio, non sapeva bene come reagire dato che aveva stretto un alleanza con Heat e che molto probabilmente il ragazzino non ne aveva parlato con i suoi genitori, Heat gli aveva ripetuto più volte che avrebbero fatto tutto da soli, ed ora Chris non poteva lasciarlo solo, così come non poteva lasciare sola Kay, ma allora che fare?
“Come alleati Chris!” ripeté Kay che non riusciva a piegarsi la stasi del ragazzo “Adesso potremmo aiutarli,  distruggere i giochi… Nessuno morirà e anche tu sarai salvo!”, “In cosa consiste il piano?” chiese alla fine Chris convinto che solo una volta che avesse avuto tutte le informazioni avrebbe potuto scegliere, Kay sorrise di nuovo “Dobbiamo andare al ballo insieme e controllare gli studenti, magari cercare di capire con precisione chi è coinvolto e chi no…”, “Non posso!” disse secco lui, la serata del ballo coincideva con l’inizio dei giochi, e lui doveva parteciparvici ma come tributo, inoltre non poteva lasciare Heat da solo in quella serata, “Che stai dicendo?” chiese allibita Kay, si sforzava di trovare una spiegazione per il suo atteggiamento ma non ci riusciva, “Kay io parteciperò ai giochi!” ammise alla fine Chris, la ragazza di alzò dal suo posto, tutti in classe compreso il professore si misero a fissarla, ma non le importava “SI PUO’ SAPERE DA CHE PARTE STAI?” gli gridò, Chris aveva lo sguardo basso, non  riusciva neppure a guardarla in volto, Kay attese qualche secondo la risposta, ma quando capì che non sarebbe arrivata, prese la sua borsa ed usciì dall’aula, il professore le disse qualcosa, ma lei riusciva a sentire nulla che non fossero i suoi pensieri, invece Chris rimase al suo posto, pugni stretti e sguardo basso, “L’ho delusa…ancora” pensò.
 
***
 
“Sono Kayleen Mellark, vorrei vedere Tyler” disse la ragazza alle due guardie che sorvegliavano la stanza 347, le quali acconsentirono senza creare disagi e così lei entrò e con sua enorme sorpresa vide Tyler in piedi che faceva le valigie ed i suoi fratelli che gli davano una mano a raccogliere giochi e disegni vari. Nahit e Enrik erano straordinariamente simili al loro fratello maggiore, stessi occhi neri, stessi capelli scuri e ricci e stesso sorriso un po’ impacciato, “Ragazzi,  avviatevi a casa e dite a mamma che arriverò anche io tra poco” disse Tyler ai fratelli dopo essersi accorto della presenza della ragazza, i due obbedirono diligenti e cosi Kay e Tyler rimasero soli.
“Non credevo di rivederti qui…” disse il moro acido “... E’ una settimana ormai che non ti facevi viva, eppure ora eccoti…”  continuava a sistemare le sue poche cose in valigia, non aveva alzato lo sguardo nemmeno una volta da quando Kay era entrata nella stanza “… Sappi che se mi sei venuta a chiedere di non denunciare il tuo amico, avevo già deciso di non farlo… Devo imparare a difedermi da solo…”, “Sono venuta qui per parlarti di ciò che ti è successo…” disse lei, e solo in quel momento gli occhi neri di Tyler si specchiarono in quelli azzurri della ragazza, lui si sedette sul letto e fece cenno a lei di fare lo stesso “Parla allora” disse poi, deciso a non far crollare il suo muore di fredezza e così Kayleen gli raccontò tutto quello che sapeva sui nuovi giochi e sui vecchi, gli disse che il suo attacco probabilmente era stato una specie di prova generale di ciò che sarebbe successo nel prossimo mese, gli disse che Chris non c’entrava nulla, ma non ebbe il coraggio di dirgli che lui ora aveva deciso di partecipare ai giochi e gli disse anche di Myriam e che probabilmente lei aveva molte altre informazione, che però non era riuscita ancora a scoprire, quando ebbe finito Tyler era sconvolto, ma non in senso negativo, ora finalmente sapeva cosa e perchè gli era successo ed in un certo senso si sentiva sollevato perché ora avrebbe anche potuto riscattarsi.
“Capirò se non vorrai più parlarmi Ty, ma ho pensato che dovessi sapere tutto… Che fosse giusto cosi…” disse alla fine Kay, “Sono felice che tu l’abbia fatto… Grazie…” rispose lui sorridendole “E ti parlerò ancora, se tu vorrai parlare ancora con me ovviamente” disse poi,  Kay ricambiò il sorriso “Certo che vorrò!” e cosi si alzò dal letto e si avvicinò alla porta, ma prima di afferrare la maniglia si voltò verso il ragazzo che era ancora seduto “Tyler…” chiamò e lui alzò lo sguardo “Vuoi venire al ballo con me?” chiese poi d’impulso, “Ne sarei felice!” ripose lui.
 
***
 
La sua stanza era rimasta la stessa, era stato quasi due settimane lontano da casa, un tempo molto piccolo a pensarci ora, ma quelle stesse settimane erano state così cariche di eventi che gli erano sembrati due anni, posò la valigia sul letto e si sedette alla sua scrivania dove vi trovò un piccolo circuito elettrico a cui stava lavorando la stessa sera in cui fu aggredito, fu invaso da una sensazione di rabbia, una rabbia che non riusciva a controllare, distrusse il suo circuito, tutto ciò che era sulla scrivania si ritrovò scaraventato sul pavimento, i suoi libri, i suoi modellini automobilistici, tutto.
“Tyler calmati!” gli disse la madre accorsa in camera sua dopo aver sentito i rumori, il moro la guardò dritto negli occhi e senza dire nulla usci dalla sua stanza dandole una spallata e poi si ritrovò in strada.
Kayleen gli aveva spiegato tutto eppure lui non accettava di essere stato aggredito per caso, se non c’era un disegno, se poteva essere stato aggredito lui come chiunque altro, allora perche proprio lui? Perche si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato? Perche tra tanti, lui aveva dovuto rischiare la vita? Questa domande non trovavano riposta e forse non l’avrebbero trovata, ma Tyler voleva vederci più chiaro e non si sarebbe calmato fino  a che non avrebbe parlato con Myriam.
 Quanto Tyler arrivò a scuola le lezioni erano ancora in corso, ma non se la sentiva di entrare così scelse di aspettare sui gradoni dell’edificio principale fino a che non avrebbe visto uscire la ragazza, cosa che avvenne non molto dopo.
“Myriam” la chiamò quando la ragazzo gli passò d’avanti, ma lei parve non sentirlo, “Hey Myriam!” continuò ma ancora nulla, lei continuava a camminare, Tyler stava perdendo la pazienza cosi la raggiunse e la costrinse a voltarsi tirandole il braccio “Ascoltami Myriam…” disse cercando di apparire sicuro di se, la rossa lo guardò allibita “Perche mi stai parlando?” poi ci pensò un po’ su e disse “E perche sei ancora vivo?”  con un aria a metà tra lo stupore e il disgusto, quella domanda  fece perdere del tutto le staffe al moro che senza rendersene conto tirò Myriam a se, sempre più vicino fino a sussurrarle all’orecchio “Ti ucciderò, credimi!” e così dicendo le diede uno strattone che quasi la fece cadere a terra, si voltò e se ne andò senza avere una meta precisa.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Asantesana