Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: cheedori    18/10/2015    1 recensioni
Facciamo un salto nei ruggenti anni ‘70 (roar!) dove, nascosti tra le confortevoli ombre del Castello, i Malandrini sono alle prese con una serie di interminabili esperimenti di natura squisitamente criminale… riusciranno James, Sirius & Peter a portare finalmente a termine la loro trasformazione in Animagi?
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Disclaimer ::: HARRY POTTER & tutti i personaggi ad esso associato non mi appartengono; oltretutto, questa shottina non mi mette un solo zellino in tasca.


WHASSATABOUT  :  facciamo un salto nei ruggenti anni ‘70 (roar!) dove, nascosti tra le confortevoli ombre del Castello, i Malandrini sono alle prese con una serie di interminabili esperimenti di natura squisitamente criminale riusciranno James, Sirius & Peter a portare finalmente a termine la loro trasformazione in Animagi?


*


p-p-panic station

.ooh 1 2 3 4 fire's in your eyes

& this chaos, it defies imagination





ϟ




Un polveroso mercoledì pomeriggio di mezzo Ottobre, Lezione di Trasfigurazione.




In fondo all’aula buia, dove risiede tradizionalmente l’onorevole compagnia dei Malandrini, il puntaspilli di Sirius sta combattendo una feroce battaglia contro quello di James, un trionfo di rosso e oro pronto a sacrificare metà dei suoi aculei per la Nobile Causa. Dall’altra parte del tavolo, al sicuro sotto il riparo offerto da una piuma d’aquila ignobilmente mangiucchiata, il porcospino di Peter (che è fuggito via terrorizzato appena l’ha visto agitare la bacchetta) scuote frenetico i pugnetti ogni volta che la Diavoleria Potteriana mette a segno un colpo. Remus ha la netta impressione che la bestiolina sia di parte, ma del resto, ad essere completamente onesto, non riesce a ricordare una sola volta in cui Peter - il buon Peter - non si sia schierato con l’eccentrico campione di stronzate che risponde al nome di James Potter.


“Stai perdendo colpi, compare,” sta dicendo Sirius, la lingua tra i denti - apatico, superiore e quasi completamente criminale. “Diciassette caccabombe, insomma. Puoi fare di meglio.”


“Non dirmi cosa posso o non posso fare, Black -” replica James, troppo impegnato a schivare uno spillo per rendersi conto che sta rovinosamente perdendo la guerra.


Remus getta un’occhiata furtiva dal suo modesto, immobile, ma perfettamente trasfigurato puntaspilli, e per un attimo si chiede cosa ci sia per cena. Spera tacchino, davvero, perché gli piace davvero tanto il tacchino e lui non ha davvero appena sentito Sirius pronunciare le parole “diciassette” e “caccabombe” nella stessa frase, davvero, no.


Alla sua sinistra Peter, che nemmeno sta provando a convincere il suo porcospino a fargli da cavia, troppo distratto, forse, dallo scontro sanguinolento che sta cominciando a far girare un po’ troppe teste dalla loro parte, saltella e dice, a voce un po’ troppo alta: “Oi, James, ti ricordi quella volta in cui Moony ti ha sfidato a lanciarti dalla Torre di Astronomia in mutande e tu l’hai fatto per davvero e poi sei rimasto in infermeria per una settimana e poi hai detto a Madama Pomfrey che era una prova d’amore?”


“Io non ho -” Il petto di Remus sotto la spilla si gonfia di offesa e Altri Sentimenti Da Prefetto. “Io non l’ho sfidato a fare proprio niente. Ho solo detto ‘James, per favore, non gettarti dalla Torre di Astronomia in mutande per fare colpo sulla Evans’.”



“Un tragico errore alla base della comunicazione, Moony, se vuoi la mia opinione.”



“No, non la voglio, grazie, Sirius. Il tuo puntaspilli sta sputando fuoco.”



“Lo so, non è fantastico? E guarda cos’altro può fare -”



Ma poi qualcosa - un presto qualcuno - emette un suono dolorosamente affine al miagolante rintocco delle campane della Morte, e Remus sa, all’istante e con una precisione che francamente trova sconcertante, che le cose stanno per mettersi Male.



SIGNOR PETTIGREW!



Peter ha appena pestato la coda alla McGonagall - o meglio: Peter, nel tentativo di schivare un aculeo infuocato sparato a tutta forza dal puntaspilli da guerra di Sirius (che nel frattempo esulta perché il poveretto è stato beccato in pieno e adesso la sua cravatta va a fuoco), muovendosi con la grazia che da sempre lo contraddistingue, e cioè quella di un elefante particolarmente goffo in un negozio di cristalleria babbana, è inciampato all’indietro e ha pestato la coda al gatto dall’aria più austera e composta del mondo che, coincidenza curiosa quanto funesta, trova forma umana in Minerva McGonagall, Professoressa di Trasfigurazione nonché Vicepreside e Capo della Casa di Grifondoro.



Sirius, dietro di lei, mezzo in piedi sulla panca e con un’espressione di giubilo facilmente riconducibile alla sua lampante infermità mentale, sta cercando di comunicare a gesti con James, ancora seduto, tutto occhiali e guance gonfie di una risata che farebbe davvero meglio a trattenere.



Remus, per quanto fondamentalmente innocuo in situazioni come la presente - tornerà utile dopo, lui, il Prefetto, quando ci sarà bisogno di testimoniare, quando sarà costretto a mentire per salvare i suoi amici da un destino di crudele ed eterna punizione nei sotterranei del castello - viene messo a tacere da un dito imperioso del giovane, affascinante, irriverente, dis-erede Black.



“Professoressa!” esclama questo con fare urgente, e poi - come succede solo nei miracoli o quando c’è di mezzo il tragicomico duetto Potter-Black - la McGonagall si lascia distrarre e, seppure vagamente riluttante, fa dono al giovane, affascinante, irriverente, dis-erede Black, di un’occhiata totalmente insensibile che tuttavia permetterà a James di 1) far sparire i puntaspilli incriminanti e 2) estinguere il piccolo incendio che ha preso luogo sulla cravatta di Peter e che si sta rapidamente estendendo anche al resto della sua divisa.



Un lavoro molto ben fatto, concede Remus, anche se la camicia di Peter adesso gli sembra più larga di almeno quattro taglie, e non è nemmeno interamente sicuro che sia a causa di un errore di calcolo nell’incantesimo di James.



“Mentre devo ammettere che la trovo, erm, favolosa nel suo nuovo completo di tartan,” sta dicendo Sirius, intanto, tutto battiti di ciglia e una mano sul cuore per buona scena, “mi rincresce comunque significarle che la sua forma felina mi ha quasi fatto prendere un infarto, oh, povero me. Coronarie deboli, vede - un difetto di famiglia dovuto sicuramente alla sua tradizione orrendamente incestuosa.”



Gli angoli esterni della linea perfettamente dritta della labbra della McGonagall sono minacciati, anche se solo per una minuscola frazione di secondo, da un fremito di oscuro - e assolutamente inappropriato - divertimento.



“Signor Black,” sbotta piuttosto seccamente, riprendendosi in fretta. “La sua salute cardiaca non potrebbe starmi meno a cuore. Per quanto riguarda la sua tecnica adulativa, invece, le consiglio calorosamente di mettersi al passo: io sono sempre favolosa.”



Sirius ha il coraggio di fingersi educatamente offeso, se non segretamente ammirato, ma non quello di spingersi oltre con le parole. Dall’altra parte del tavolo James, ora apparentemente indaffarato a lisciarsi le pieghe della camicia, è diventato di una sgradevole tonalità di viola per lo sforzo di trattenere le risate. Probabilmente ha anche qualche costola rotta.



Forse alla ricerca di conferma alla follia divagante, o forse solo per vendetta, la McGonagall rivolge nuovamente la sua attenzione a Peter, altrimenti impegnato a sparire tra le scapole di James.



“Signor Pettigrew,” soffia, proprio come un dannatissimo gatto. “Le dispiacerebbe dirmi perché il suo porcospino non è ancora diventato un puntaspilli?”



Peter, che a questo punto è rimpicciolito al punto da sembrare più giovane di almeno cinque anni, fa spallucce e poi dice, con finta convinzione: “il mio porcospino è immune alla Trasfigurazione, Professoressa. Ah. Erm, non volevo pestarle la coda, comunque - cioè, pestare la coda al suo gatto - cioè, a lei. Gatto-lei. Erm.”



“Il suo porcospino - il suo porcospino è immune alla Trasfigurazione.”



“Erm. Già. Le fa ancora male la coda? Cioè, voglio dire, mi dispiace.”



James tossisce vigorosamente, così Sirius gli dà una bella pacca sulle spalle e quasi lo manda a cozzare con la testa sul tavolo. Peter è sinistramente compiaciuto, tutto gonfio in petto e un po’ più dritto sulle spalle. Il resto della classe ha smesso di prestare loro attenzione perché qualche tavolo più in là Frank Longbottom sta facendo ballare il tip-tap al suo puntaspilli dorato.



Remus è quasi completamente sicuro che siano tutti pazzi. La McGonagall sembra concordare con lui.



“Signor Lupin,” (il suo nome sembra quasi una preghiera) “gradirebbe mettermi al corrente sugli sviluppi di questa incresciosa e, francamente, inutile faccenda?”



Adesso, Remus è molte cose, tra cui anche alcune pelose e con un sacco di zanne cattive, ma soprattutto è un Menzognero Collaudato. Parte di lui sospetta che sia colpa - o merito - del Lupo, l’altra invece è felice di scaricare il fardello alla cattiva, cattivissima compagnia che tiene fin dal suo primo anno ad Hogwarts.



La cosa non gli dispiace tanto quanto dovrebbe, a dire il vero.



“Peter ha avuto difficoltà con il suo porcospino, Professoressa,” spiega, ragionevole, cercando con tutte le sue forze di ignorare Sirius, che adesso sta ballando il tip-tap insieme a Frank e al puntaspilli. “James stava cercando di aiutarlo quando, ehm, il porcospino li ha morsi. Una bestiolina piena di rancore, vede.”



“Già, Professoressa,” interviene James, la sicurezza tipica di un condottiero. “Anzi, le dirò - è sicura che non si tratti di un Porcospino Mannaro? Non credo mi donerebbero tutti quegli aculei, sa.”



Qualcosa nella mascella della McGonagall produce uno scatto che non sfugge all’udito sopraffino del Lupo - suona un po’ come un “accidenti!” dentato - ed i suoi occhi si spostano brevemente su Remus, scusandosi silenziosamente per la generale insensibilità di quello sciagurato del suo amico, neanche fosse colpa sua.



In realtà la McGonagall sa che James sa, e quindi sa che James sa cosa sta dicendo e soprattutto sa che James non è stupido e che pertanto Remus non è affatto offeso. In tutto questo, il porcospino ha deciso di mordere Peter sul serio, causando una nuova ondata di panico generale che costringe l’intero corpo di ballo del Quinto Anno (ora composto da Sirius, Frank, Alice ed un paio di puntaspilli ribelli) ad interrompere le danze.



Sirius, che esibisce una coroncina di puntaspilli sulla testa, sembra quello più dispiaciuto tra tutti.



“Ne ho abbastanza,” dichiara la McGonagall dopo un instante di sospirato silenzio. “Potter - se non la smette di essere un ostacolo alle mie lezioni provvederò personalmente a trasformarla in un porcospino e Black -- per l’amor del cielo, si tolga quella cosa ridicola dalla testa. Pettigrew, due rotoli di pergamena entro Lunedì e, oh, ringrazi il Signor Lupin se non le tolgo più di cinque punti per la totale mancanza di buonsenso. Il resto può andare - Longbottom, lasci stare quel porcospino.”



Peter e James hanno la decenza di sembrare quantomeno pentiti, o frustrati, o frustratamente pentiti - ma Sirius, un puntaspilli ancora impigliato tra i capelli (dovrebbe tagliarli, lo annuncia ogni Lunedì a colazione ma poi non lo fa mai, perché in realtà ci tiene peggio di una ragazza), Sirius si è acceso tutto di quella luce pazza che gli dà un’aria più intelligente del solito.



“Può davvero trasformare James in un porcospino?” chiede, improvvisamente all’erta - come se dietro ci fosse di più, perché c’è sempre un di più dietro, quando si tratta di Sirius Orion Black. Non è il tipo che spreca domande.



Remus riesce quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello purosangue al lavoro.



“Signor Black, non mi costringa a metterla in punizione per il resto dell’anno scolastico,” lo rimbecca la McGonagall, ma non sembra troppo convinta. Forse la luce della pazzia l’ha contagiata, perché poi continua, con aria cospiratoria: “a meno che lei non me lo chieda con molta, molta gentilezza.”



Gli ingranaggi purosangue fanno retrofront, si fermano per un secondo e poi ripartono all’impazzata.



“Non sono la stessa cosa,” dice Sirius, forse più ad entrambe le metà di se stesso - una delle quali alberga presso James Potter - che alla McGonagall, con la quale sembrerebbe stare ancora avendo una forma di conversazione. “Però potrebbe, dico, potrebbe…?”



Potrebbe, Signor Black - e tuttavia non potrebbe.”



“Quel porcospino potrebbe e non potrebbe essere James, insomma.”



Potrebbe, se il Signor Potter davvero lo fosse, tra le altre cose.”



“Come potrebbe esserlo?”



“Disturbando ancora le mie lezioni, per esempio,” sorride la McGonagall, e Remus davvero non li segue più. Un’occhiata alla sua destra gli conferma che anche Peter si è arreso, mentre James sembra aver preso mentalmente nota di tutti i potrebbe e non potrebbe e probabilmente sta già programmando la sua vita da porcospino.



“Ma non può essere -”



“Adesso, Signor Black,” chiude secca la Professoressa, “e sciagurati soci,” aggiunge, gettando un’occhiata particolarmente significativa a Peter, “se non vi dispiace, gradirei che spariste all’istante dalla mia vista. Buona serata.”





° ° ° °





Lo stesso polveroso mercoledì di mezzo Ottobre, ore 19:05, Sala Comune di Grifondoro.




C’è silenzio. Un mesto, irreale e storicamente inaccurato silenzio.



Remus si infila un dito nell’orecchio, giusto per essere sicuro che Sirius non abbia fatto levitare della cera al suo interno mentre lui era distratto con i compiti di Aritmanzia, ma non ne cava fuori niente.



“Erm,” dice, e poi si ferma, perché non sa come continuare.



Seduti ai lati opposti del vecchio tavolo sotto alla finestra, James e Peter si stanno sfidando in una pugnace partita a scacchi magici. Sirius, una gamba penzoloni sul bracciolo della sua poltrona preferita (quella grande e rossa che ha perso gran parte della sua imbottitura in seguito alla Tradizionale Battaglia di inizio anno), sta fissando il fuoco nel camino con un’intensità tale da suggerire che sia stato lui ad appiccarlo, e non gli elfi domestici.



Forse sono malati, pensa Remus. Forse si stanno lentamente consumando dall’interno e presto i loro spiriti abbandoneranno quei corpi innaturalmente cheti per servire come delinquenti nell’aldilà.



“Ci serve più tempo,” dice James all’improvviso, una strana forza, facendo sobbalzare tutti - sé compreso. Uno dei suoi pedoni è stato appena fatto a pezzi dall’ultimo cavallo rimasto di Peter, che emette un suono strozzato di vittoria e poi per sbaglio si fa fare Scacco Matto.



“Non abbiamo tempo,” sbotta Sirius, gli occhi ancora pieni di fiamme - e poi, quasi come un ripensamento: “potrebbe essere una combinazione di entrambi, però, non credi?”



“Nah,” dice James. “C’è sicuramente qualcos’altro di mezzo.”



Sicuramente,” rintocca Peter, tanto per essere sicuri.



“Erm,” ripete Remus, perché non sa nemmeno di cosa stiano parlando.



L’ultimo affascinante esemplare di mela marcia della Nobile ed Antichissima Casata dei Black emette un verso di frustrazione - un “growlrr” dal retrogusto vagamente canino - poi tira fuori una copia della Gazzetta del Profeta e la sfoglia con veemenza fino all’ultima pagina, dove ci sono le parole crociate.



James si siede sul bracciolo mezzo distrutto della sua poltrona, forse per aiutarlo, forse solo per fornirgli consigli fraudolenti (le parole crociate magiche hanno la sgradevole abitudine di insultare chiunque inserisca una definizione sbagliata), quindi Sirius lo spinge via con una gomitata, facendo segno a Remus Il Vocabolario Ambulante di avvicinarsi, invece.



Remus lo ignora. James è sensibilmente offeso.


“Smettila di fartelo attorcigliare nelle mutande, Black,” sputacchia aggiustandosi gli occhiali. “Ho già rubato un libro dalla Sezione Proibita -”

Io non ho sentito niente -”



“E sono sicuro che ci siano delle Tu-Sai-Cosa nella Serra della vecchia Pomona -”



“Per favore, per favore, ditemi che non state pensando di Trasfigurare i sotterranei in una palude sputafuoco barra sparainsulti barra mangiapersone.”



“Non essere ridicolo, Remus - però, accidenti, sai che non è per niente una cattiva idea?”



“James - no.”


“James, ci servono quelle foglie prima di Venerdì.”



“Posso recuperarle domani dopo le lezioni.”



“Bene, allora domani sia.”



“Posso venire con te?”



“Solo se prometti che non toccherai più la mia erba, Peter.”



“Questa storia ha qualcosa a che fare con quel porcospino che poteva e non poteva essere, per caso?” sbotta Remus, che ormai ha lasciato perdere del tutto il suo tema di Aritmanzia in favore di una causa ben più nobile, ma già persa in partenza: ristabilire il livello di sanità mentale della Compagnia.



Potrebbe,” lo corregge Sirius, la piuma tra i denti. “E non potrebbe, Moony. Sii buono, aiutami con queste.”



“Che cos’era quel teatrino con la McGonagall, prima?”


“Remus, Remus, suvvia: tutta questa gelosia è disdicevole, cosa penseranno gli altri? Otto verticale, sei lettere: dannoso, deleterio.”


Sirius.


“Oh, adesso sei semplicemente crudele!”


Nocivo. Vuoi dirmi che sta succedendo?”


“E rovinarti così la sorpresa, darling? Mai!”


Sirius piega mollemente il capo sulle sue parole crociate, sillabando a voce bassa: “nooo-ciii-vooo”. Appollaiato alle sue spalle, testa che sbuca a malapena dallo schienale della poltrona, James sbircia le definizioni e conta lettere invisibili sulle dita.



Remus considera bene le sue opzioni - che sono solo due, nonché identiche.

In entrambi i casi potrebbe fare appello al Lupo ed ottenere le informazioni che vuole semplicemente minacciando Peter, che sembra un po’ troppo compiaciuto di esser stato messo al corrente del Piano Altrimenti Oscuro.



“Non intendete trasformare Snape in un porcospino, vero?” chiede alla fine, perché ha bisogno in qualche modo di questa inutile rassicurazione.



“Oh, Moony, certo che no,” ride James, abbandonando per un attimo la sua conta - e Remus è contento di constatare che riesce persino a credergli. “Sirius ha fatto una scommessa con la McGonagall - che avrebbe, diciamo, indovinato un certo processo, per un credito accademico. Davvero, lei non ha la minima idea - erm, cioè. Odia perdere, lo sai.”



“E poi gli faremmo solo un favore, a Snivellus,” interviene Sirius con fare ragionevole. “I porcospini sono carini. Tredici orizzontale, nove lettere - ‘ha la testa di un’aquila e il corpo di un cavallo’.”



Ippo-” inizia a dire Remus.



“-campo,” conclude James, cinque dita levate nella silenziosa preghiera di non interrompere il suo divertimento.



Ippocampo,” conferma Peter, dandosi un’aria di importanza.



Ippocampo,” ripete distrattamente Sirius, spargendo inchiostro ovunque con la sua piuma mangiucchiata.



I gorgosprizzi ti hanno mangiato il cervello?!” starnazza il Profeta, risputandogli in faccia lettera dopo lettera.



James ha giusto il tempo di darsi il cinque da solo prima che la furia della Nobile e Antichissima Casata dei Black si abbatta su di lui come un cane su un osso troppo grande - e Remus per ora, magari solo per ora, può anche lasciare che i suoi amici si ammazzino sul tappeto.



Dopotutto, come si dice, domani è solo un altro giorno.



TBC





Note a piè di porco (oink oink):

Teoricamente - e dico, teoricamente - l’idea di diventare Animagi dovrebbe esser balzata alla testa di quei tre sciamannati almeno un paio di anni prima; tuttavia, è solo al Quinto Anno che la stessa viene perfezionata, quindi è lì che ho deciso di piazzare temporalmente questa storiella. Non sappiamo molto sul processo di trasformazione in Animagus (a parte la storia della foglia di mandragola, lol), però ricordo di aver letto da qualche parte che in realtà dovrebbe essere una combinazione di un Incantesimo, una forma di Trasfigurazione ed una Pozione? Boh. #JKescilaformula

Non essendo inoltre ancora riusciti a trasformarsi e non avendo dunque idea di che animale sarà il risultato di suddetta trasformazione, non ha senso che James, Sirius e Peter abbiano già i loro soprannomi (Prongs, Padfoot e Wormtail - che sono infatti legati alla loro forma animale). Stesso non vale chiaramente per Moony, che è un Lupo Mannaro dall’età di cinque anni (povera stella) e al quale pertanto spetta di diritto il primo nickname malandrino. Hurrah per Remus, Werewolf Wolfy McWerewolf!

Ah - ci tengo a precisare che ho preferito mantenere i nomi originali (McGonagall = McGranitt, per chi davvero se lo stesse chiedendo, Snivellus = Pitocchio, Piton, insomma) per ragioni puramente affettive.

Qui e lì potrebbero esserci degli headcanon trasformati in parole - chiedo scusa alla comunità tumblriana, non intendevo fare torto a nessuno, solo che un headcanon si chiama headcanon proprio perché ti si fissa in testa. Comunque grazie per lo spunto, ecco.

Un ringraziamento va infine allo Shoebox Project che rimane la mamma di tutte le fanfic e a cui voglio del bene autentico per ragioni tutt’altro che ignote.


P.S. il titolo “Panic Station” (senza la P balbettante) e la citazione di inizio capitolo appartengono di diritto a Matthew Bellamy dei Muse (che è una band, e Panic Station è una canzone, tanto per essere precisi), che se sa che ho utilizzato qualcosa di suo senza citarlo nei credits mi farà causa e non ci saranno pennette awabiatey che terranno. Più o meno.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: cheedori