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Autore: LePableu    19/10/2015    1 recensioni
L'avventura di Timothy Clockton, agente delle tasse, nei peggiori segreti della città di Attville.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così, al mio secondo giorno di lavoro alla Siel, mi ritrovai nel mezzo di una riunione del consiglio dei dodici dirigenti diretta da Le Pableu, alle spalle del quale non mancava mai il suo braccio destro: William Goode.
Essere lì, come dirigente, in mezzo a quel gruppo di personalità di spicco mi faceva sentire importante, una bella sensazione devo dire.
Ma come mio solito ho rovinato tutto.
-Tagliando sugli stipendi degli sceneggiatori dovremmo riuscire a comprare delle nuove macchina da caffé -
Disse Le Pableu, avvolto nel suo elegante completo rosso, indicando un grafico a torta. Quell'insulsa e sciocca frase, strana da sentire in un consiglio di amministrazione dove le macchine da caffé dovevano essere l'ultimo dei problemi, non fece che alimentare i dubbi che già avevo su quell'azienda. 
-Veramente credo che ce ne siano già a sufficienza - dissi alzando la mano nel tentativo di richiamarlo ad argomenti che più si addicono ad un consiglio dei dirigenti. 
Quando tutti si voltarono verso di me però, capii dell'errore che avevo fatto.
-Lo crede davvero? Allora è bene che si vada a fare un giro, magari provi a contarle - qui fece una pausa agghiacciante - signor Clockton. -
E mi rivolse una delle peggiori occhiatacce che avessi mai visto.
Quell'uomo enigmatico, al contempo un idiota bonaccione dalle idee stravaganti ed un tenebroso e intransigente uomo d'affari, ancora non sapevo cosa pensare di quel curioso personaggio. Ma una cosa era certa: lui era il mio capo, dovevo fare quello che mi diceva.
Uscii a malincuore dalla stanza sotto gli sguardi freddi dei miei colleghi e mi diressi verso il corridoio. Lì mi fermai e mi guardai intorno, senza accorgersene Le Pableu mi aveva dato la perfetta occasione per fregarlo. 
Presi l'ascensore e raggiunsi il terzo piano, quello che fino al giorno della mia promozione mi era stato severamente proibito. La sala server si mostrava a me con tutta la sua maestosità: le pareti coperte da monitor e luci lampeggianti, i cavi elettrici sul pavimento e la curiosa assenza di personale.
Assenza che si prolungò fino a quando non raggiunsi la sala del computer principale, una tetra scatola di luci colorate al centro della quale si trovava il mainframe: il cuore pulsante della Siel. Presi una chiavetta USB dalla tasca, la misi nella porta del computere e in pochi secondi ero diventato il detentore di tutti i dati amministrativi dell'azienda: la mia missione era finalmente compiuta. 
Tutto ciò che dovevo fare era uscire dalla stanza, andare alle tasse e dimenticare per sempre la Siel e gli uomini di platino.
Purtroppo nel mio lavoro le cose non vanno mai come dovrebbero andare.
Beh in realtà lo fanno, anche perchè il mio è un lavoro piuttosto banale.
Ma quella volta qualcosa andò veramente storto.
Fuori dalla stanza sembrava aspettarmi Ami Green che con uno sguardo accigliato mi fissava mentre uscivo dalla porta.
-Cosa fai qui? -
-Io? Niente, stavo solo contando le macchine da caffé.-
-Sì? Beh qui non ce ne sono. -
Ero compromesso, l'intera missione lo era. Dovevo pensare in fretta, sfoderare tutto il mio charme e sedurla come in un qualsiasi film di spie.
-Ah sì? Allora perchè non andiamo a berne uno più tardi? -
Lei arrossì.
-Beh... volentieri. -
Incredibile... per la prima volta aveva funzionato. Peccato che non sarebbe mai avvenuto niente, infatti presi la prima scusa per congedarmi e quel pomeriggio lasciai l'edificio e con esso mi lasciai dietro tutti i misteri di quel stravagante luogo.

E qui arrivò il vero contrattempo della giornata. QUasi non me ne accorsi quando quell'elegante auto sportiva frenò davanti a me fuori dal parcheggio e una mano mi afferrò trascinandomi dentro la portiera, bendandomi e lasciandomi sul sedile posteriore spaventato e con mille domande.
Quando aprii gli occhi e mi trovai di fronte a Lydia Humphrey alcune di qeulle trovarono risposta.
Purtroppo non erano che un decimo di quelle appena sorte.
Guardando l'ufficio in cui ero stato portato a occhio e croce mi dovevo trovare nel grattacielo a fianco del casinò della donna di platino, il motivo era... perchè?
-Ho bisogno del tuo aiuto - disse lei togliendosi gli occhiali da sole come ogni super cattivo che si rispetti (nonostante il sole fosse alle sue spalle e le pareti di vetro ne filtravano la luce). 
-Come? Io... -
-So chi sei Timothy. -
-Come? -
-So che lavori per le tasse come infiltrato alla Siel. - 
-Ah... - feci io rattristato per le mie scarsi doti di spia.
-Tengo d'occhio tuttti i dipendenti di Le Pableu da quando ha fatto uccidere il sindaco Mc Neely. -
Per la prima volta la figura di Le Pableu mi veniva mostrata per qeullo che era.
-La ucciso lui? - dissi ripensando a quanto avevo letto sul giornale dell'omicidio della sera prima.
-Non solo, temo che ucciderà anche me, quindi ho bisogno del tuo aiuto, devi spiare Le Pableu e informarmi delle sue mosse. -
-Perchè dovrei aiutarti? - dissi impulsivamente pensando alla cattiva fama che la donna portava con sé.
-Le Pableu vuole il controllo su Attville, per farlo ha ucciso il sindaco e violato la tregua che c'era tra noi uomini di platino, devi aiutarmi a fermarlo. -
-E se non lo facessi? -
E qui i miei sospetti sulla crudeltà della donna trovarono conferma.
-Dico a Le Pableu che sei una spia e lui si sbarazza di te. - Disse senza pensarci troppo, quasi con leggerezza.
La fissai per qualche secondo.
Avrei potuto dire di no, porre fine a tutto ciò e sperare che Le Pableu la uccidesse prima che lei rivelasse la mia identità.
Ma qualcosa mi spinse ad agire diversamente.
Maledirò quel qualcosa per tutta la mia vita.
-Ok, la aiuterò io signora Humphrey. -
   
 
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