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Autore: Elisa Ristori    21/10/2015    0 recensioni
E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Nascere a Panem non è una fortuna. Lo sa bene Diana Castro 16 anni, Distretto 11. Chi nasce a Panem si trova a dover fare i conti con la fame, la povertà, i lavoro duro e le angherie dei Pacificatori. Ma la peggiore di tutte le sfortune per gli abitanti dei Distretti sono gli Hunger Games, i giochi della fame, un reality all'ultimo sangue. Compiuti i 12 anni la sua vita è stata condannata, la morte che alita sul collo come se fosse una vecchia amica. E prima o poi la vita torna a chiedere il conto e lo fa nel peggiore dei modi.
Tributo nella 75* edizione dei Giochi, Diana si trova a far i conti con la morte per la prima volta nella sua giovane vita, ma determinata e coraggiosa ce la metterà tutta pur di non soccombere e sopravvivere. Al suo fianco James, compagno di sventura, e due mentori speciali: Peeta Mellark e Katniss Everdeen.
Riusciranno ad uscire illesi dall'Arena mortale? O Panem l'avrà vinta ancora una volta? Beh non vi resta che leggerlo e scoprirlo da voi.
P.s Riposto con qualche modifica.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cinna, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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“FELICI HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE”

 

Mi chiamo Diana Castro ho 15 anni e vivo nel Distretto 11. Pamen è lo stato che ci governa, Capital City la nostra capitale, ma anche il nostro incubo peggiore. Il mio Distretto l’11 è il distretto dell’approvvigionamento, siamo contadini e coltiviamo campi di grano, ortaggi e frutta, ma nulla di questo è destinato a noi. Tutto ciò che produciamo e destinato al benessere della capitale a noi va solo una piccola parte di quello. Siamo il Distretto più povero, se non contiamo il 12 nascere li è già una sfortuna in partenza, patisci la fame, il freddo e gli stenti, patisci le angherie dei Pacificatori che con noi non mostrano pietà, come se non bastassero già le torture che Capital City ci infligge. Nessuno vorrebbe nascere a Panem, nessuno sano di mente metterebbe al mondo un figlio nel nostro Paese, nessun genitore correrebbe questo rischio, perché su di noi incombe una maledizione: gli Hunger Games. I giochi della fame, ecco la nostra maledizione, una specie di reality all’ultimo sangue che Capital City ci spaccia come un evento straordinario, ma per noi non lo è affatto. E’ il prezzo che dobbiamo pagare per la ribellione dei nostri antenati e ora si ripercuote su noi: ogni anno, durante una giornata chiamata Mietitura, ogni distretto deve offrire come tributi un ragazzo e una ragazza dai 12 ai 18 anni che prenderanno parte ad un combattimento mortale dove il vincitore è solo uno. Ci trasformano nei più crudeli assassini per puro divertimento, cosi ci incutono paura e smorzano sul nascere ogni nostro tentativo di ribellione.

Vivo all’11 con la mia famiglia, sono figlia unica, vivo con mio padre e mia madre in una casupola di due piani, noi abitiamo sopra mentre sotto c’è la nostra bottega.. Mio padre è un fornaio abbiamo una piccola bottega attigua alla casa, mia madre lo aiuta, ma durante il periodo del racconto entrambi sono costretti come gli altri a lavorare nei campi. Mio padre per me ha sempre voluto il meglio non mi ha mai permesso di aiutarlo nel lavoro, sono una delle poche ragazze del mio Distretto a potermi permettere di andare a scuola. Eppure siamo una famiglia molto umile di lussi e agi non ce ne siamo mai potuti permettere e il cibo anche in casa scarseggia, cosi come i beni primari: l’acqua calda per lavarsi, il legname per il fuoco e talvolta anche i vestiti. Quando sono nata è stato un fulmine a ciel sereno i miei non volevano figli, non volevano fargli subire la maledizione dei giochi della fame, poi sono arrivata io e per loro è cambiato tutto. Mio padre ha scelto il nome Diana e quando un giorno gli ho chiesto cosa significasse mi ha risposto: “Diana è il nome di una divinità greca, significa splendente e celeste. Diana era la dea della caccia, della forza e del coraggio, era una divinità speciale, importante, simbolo di forza e coraggio! Una persona che porta questo nome è speciale, unica. Tu sei speciale e unica” Ero piccola all’epoca e forse non capivo a pieno le parole di mio padre, ma con il tempo ho capito tutto, crescendo ho capito cosa voleva dirmi: io dovevo essere forte, davvero forte, per vivere in quel mondo, per vivere a Panem. Chiunque ringrazierebbe per essere al mondo, la vita è un dono prezioso, ma io non ho nulla da ringraziare, l’essere venuta al mondo per me è una vera sfortuna, prima o poi la morte verrà a chiedermi il suo tornaconto. Ho vissuto un infanzia felice, l’amore i miei genitori non me l’hanno mai fatto mancare, io li adoro e loro adorano me. Sono la mia unica ragione di vita, mio padre poi è il mio migliore amico: quando la bottega è chiusa mi prende e mi porta nei boschi accanto al nostro distretto, ci portiamo dietro un panino e un po’ di frutta e passiamo la giornata a ridere, raccogliere more selvatiche e cacciare qualche animale. Mio padre è abilissimo a cacciare è fortissimo con l’arco e le frecce ed è bravissimo a piazzare trappole. Quando ero piccola restavo a guardarlo tutto concentrato, mi sembrava l’uomo più forte del mondo, il mio eroe. Poi quando ho compiuto 10 anni mi ha regalato il mio primo arco e mi ha insegnato ad usarlo. Da allora durante le nostre passeggiate nei boschi io e lui cacciavamo insieme, sono diventata sempre più brava e mi ha anche insegnato a piazzare le trappole per gli animali. E’ questo il nostro unico modo per portare a casa un po’ di carne e noi per sopravvivere dobbiamo fare di tutto. Quando papà è a lavoro io vado da sola nei boschi e torno sempre a casa con un po’ di selvaggina fresca, la mamma non vuole si arrabbia sempre perché ha paura che io possa farmi male, possa incappare in qualche Pacificatore e subire una punizione, perchè qui con noi sono parecchio crudeli, ma io voglio fare il possibile per aiutare la mia famiglia e poi cos’altro potrebbe succedermi, la vita non potrebbe essere peggio di quella che è! Da quando ho compiuto 12 anni sono diventata estraibile anche io per gli Hunger Games, beh come ho detto prima, se vivi a Panem prima o poi la morte viene a chiederti il tornaconto e non c’è mancato molto prima che accadesse anche con me.

  
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