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Autore: Marian Yagami    20/02/2009    1 recensioni
In un mondo parallelo, umani e Starlight (luci stellari) vivono in armonia. A turbare questo equilibrio, però, ci si mette di mezzo il malvagio e spietato sovrano di un impero sotterraneo, che mira ad impossessarsi dell'incredibile e illimitato potere delle Starlight.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Il sidecar procedeva veloce lungo la strada deserta. Ogni tanto a distanza si scorgeva una fattoria, ma la maggior parte del paesaggio era una continua distesa di campi oppure piccoli boschi.

Nola si era addormentata, con le mani ancora strette attorno al torace di Shia, e lui poteva percepire il sogno che stava facendo la ragazza. Era un episodio della sua infanzia.

Faceva collane di perline con la nonna, durante un pomeriggio molto piovoso.

- Voglio andare a giocare fuori! – esclamava Nola.

- Non si può, vedi che sta piovendo? – diceva la nonna.

Allora Nola si avvicinava alla nonna, e faceva finta di essere dispiaciuta.

- Dai nonna! Ti prego, fai una magia, una sola! –

La nonna la guardava di sottecchi, ma poi le sorrideva.

- Una sola…-

E mentre Nola esultava, la nonna si avvicinava alla finestra. Con un gesto della mano scatenava una folata di vento che in breve tempo spazzò via i nuvoloni, per far posto ad un sole splendente.

- Bravissima! Come vorrei poterlo fare anche io! –

- Quando sarai più grande potrai farlo, perché darò questo mio potere proprio a te! -

 

 

La moto ebbe uno sbalzo, e Nola si svegliò di colpo.

- Manca molto? – chiese, stropicciandosi gli occhi.

- No, guarda. – disse Shia,e alzò un braccio in direzione dell’orizzonte. In lontananza si cominciava a vedere il profilo di una città molto estesa, per niente simile alle città che conosceva Nola.

- Non mi ero mai spinta così tanto lontano da Hideshire! – mormorò.

 

 

In breve tempo giunsero finalmente ad Alder.

- E ora, che si fa? –

Questa era la domanda che si ponevano i ragazzi. Non sapevano ne dove andare, ne come sopravvivere in quella città sconosciuta. L’unica cosa certa era che Alder sarebbe stata un nascondiglio perfetto.

- Per prima cosa dobbiamo cercare un albergo. –

Shia ingranò la marcia e partì veloce con la moto, lasciandosi un polverone alle spalle.

 

 

Alder era una città molto moderna, costellata di grattacieli e di giganteschi stabili sospesi nell’aria, a cui si poteva accedere grazie ad un sistema di navicelle che funzionavano come dei veri e propri autobus.

Shia fermò la moto.

- Guarda! – fece a Nola, allarmato, e le indicò un muro.

Era ricoperto di manifesti come quello che i due infermieri avevano mostrato al ragazzo quella mattina.

- Hanno fatto in fretta! – disse Nola, sarcastica.

- Mascherano la faccenda scrivendo che sei minorenne e sei fuggita, ma la realtà è che ti cercano perché vogliono il tuo potere. –

- Che cosa?! – esclamò Nola.

- È proprio così. Ho sentito che alcune Starlight della vecchia generazione sono state uccise, proprio come tua nonna, e penso che c’entri quel manicomio, Hansenouth. Secondo me non è nemmeno un manicomio… –

Nola corrugò le sopracciglia, preoccupata.

Boris frugò tra i bagagli, e in mezzo alle cose di Shia trovò un cappello con la visiera. Lo porse a Nola con un abbaio.

- Boris, sei un genio! – disse Shia, rimettendo in moto.

 

 

Girovagarono per un po’ prima di trovare qualcosa di interessante.

Era una piccola pensioncina economica gestita da una vecchia signora e dal figlio, un uomo di mezza età.

Shia chiese una camera, e assieme a Nola e a Boris vennero condotti a destinazione.

- Mi spiace di non poterci permettere due camere separate, ma questi sono tutti i miei risparmi, e bastano a malapena per pagare questa. –

- Ma che dici! Sono io a dovermi dispiacere! Per colpa mia hai dovuto lasciare la tua casa e la tua vita e hai dovuto anche spendere dei soldi per me! Io… non so davvero come ringraziarti! –

Shia rise, con la sua solita risata felice. Tutta la sua rabbia era svanita nell’attimo in cui erano entrati nella città.

- Sarei dovuto andarmene comunque, quindi, visto che l’occasione è arrivata con te… -

Nola sorrise.

“Sono davvero fortunata ad avere un amico così!”

 

 

I due infermieri si incamminarono per un lungo corridoio bianco.

- Te l’avevo detto che dovevamo perquisire meglio la casa! Dovevamo minacciarlo, quel tipo, oppure toglierlo di mezzo… - disse il primo, torcendosi le mani.

- Ma che dici? E poi come potevamo sapere che anche lui era uno di loro? –

Arrivarono davanti ad un’alta porta bianca, che si aprì ad un loro tocco.

La stanza che si presentò loro davanti era molto spaziosa e dal soffitto alto. La parete di fondo aveva un’ampia vetrata, dalla quale si poteva vedere una lunga catena montuosa che dava sul rosso, ai piedi della quale si estendeva un immenso lago di lava. Il cielo non esisteva, perché a coprire quel paesaggio c’era una gigantesca cupola di terra.

La stanza aveva l’aspetto di uno studio: al centro c’era una scrivania in legno, mentre qua e la si trovavano divani, librerie e poltrone. In un angolo c’era un gigantesco specchio ovale, sorretto da due zampe di leone di ottone lucidato.

- Che notizie avete? – chiese con tono autoritario la ragazza seduta alla scrivania. Si dondolava sulla sedia e aveva i piedi incrociati e poggiati sullo scrittoio.

I due infermieri trasalirono.

- Ecco… la ragazza, abbiamo perso le loro tracce… Ma abbiamo diffuso il suo identikit alle forze dell’ordine della Repubblica dell’Aria… -

La ragazza giocherellò con una ciocca dei suoi capelli corvini, disinteressata.

- Scusi… signorina Morgan, ci chiedevamo se… se potevamo andare… - 

- Fatemi capire una cosa… Siete venuti fin qui per riferirmi solo questo e pretendete anche di andarvene senza ricevere alcuna punizione? –

I due sussultarono nuovamente, ma in quel momento, dallo specchio uscì fuori un uomo alto, dai corti capelli neri.

- Dray! – esclamò Morgan, dimenticandosi dei due sventurati e correndo incontro al nuovo arrivato.

I due si strinsero in un abbraccio, e Dray chinò la testa sulla ragazza, fino a raggiungere le sue labbra con le proprie.

Quando si sciolsero da quel bacio appassionato, Dray si voltò verso gli infermieri.

- E voi che avete da guardare? Andatevene! – li intimò.

I due non se lo fecero ripetere due volte, e se la diedero a gambe.

- Sono stufa di questa messinscena. Sai, mi dispiace moltissimo trattarli in quel modo, ma se non lo facessi, Langarth potrebbe maturare qualche sospetto su di noi... - disse Morgan, mentre si sedeva sulle ginocchia di Dray, che si era insediato sulla poltrona della scrivania.

- Non preoccuparti. Entro breve saremo liberi e non dovremmo più sottostare a quell'uomo malvagio. –

- Allora? Novità? – chiese la ragazza.

- Sono riuscito a trovare due Starlight nella città di Alder, e sospetto che ce ne sia anche una terza, ma non ho capito a quale costellazione appartiene… -

- Beh, se non altro hai scoperto molte più cose di quei due infermieri messi insieme!–

Dray giocherellò con una ciocca di capelli di Morgan.

- Lo ammetto! Sono fantastico! –

- Non montarti la testa! E ricorda. Voglio che ci sia anche tu, quando li sconfiggeremo, la tua presenza mi fa combattere decisamente meglio! –

 

 

Nola si avvolse nelle coperte e si raggomitolò sulla poltrona. Era riuscita a convincere Shia a non fare il cavaliere, così fu il ragazzo che occupò il letto, anche se i piedi gli spuntavano fuori. Boris si accontentava di una coperta ripiegata che gli faceva da giaciglio, ai piedi della poltrona.

 

 

La ragazza aprì gli occhi: qualcosa non andava. Per cominciare si trovava in posizione orizzontale, e non accoccolata sulla poltrona. Alzò il busto. Si trovava nel letto, mentre Shia dormiva tranquillo nel posto dove avrebbe dovuto essere lei. Durante la notte, lui l’aveva presa di peso e cambiata di posto, e lei non se ne era nemmeno accorta!

Sorrise. Sentiva che l’affetto provato per quel ragazzo cresceva sempre di più nel suo cuore.

“ Chissà se sarà felice di sapere che lo considero il mio più caro amico!” pensò.

Sembrava proprio un bambino, rincantucciato e avvolto dalle coperte, mentre sorrideva facendo chissà quale sogno.

“ Bene, oggi cercherò un lavoro e una casa! Non posso sempre vivere a spese di altri.”

Andò in bagno, e quando tornò, vide che Shia si era svegliato, e così anche Boris.

- Con te faccio i conti dopo! – disse al ragazzo, fingendosi arrabbiata.

- Mi hai messa sul letto senza il mio consenso! –

- Beh, vedi… Io sono troppo alto, e il letto è troppo piccolo… Ma tu ci stavi così bene che ho pensato di scambiarci…-

- Andiamo a fare colazione! – disse Nola, cambiando discorso, mentre lo tirava per un lembo della maglia.

 

 

Dopo aver fatto colazione ed essersi preparati, i due con il cane appresso, fecero un giro a piedi per la città. Nola si coprì il viso con il cappello, per non farsi riconoscere, visto che il manifesto che la ritraeva era stato molto più diffuso di quanto pensassero.

Improvvisamente a Nola venne in mente che non conosceva il motivo per cui Shia fosse diventato una Starlight, così provò a chiederglielo.

- È stato quando ero molto piccolo… Ti ho detto che ho un fratello e una sorella… Beh, avevo anche un altro fratello, molto più grande di me. – fece una pausa, prendendo il respiro.

- Le Starlight sentono quando è il momento della loro… “dipartita”, e fanno in modo di trovare un successore degno di questo potere. In genere si sceglie la persona a cui si tiene di più, ma a volte può capitare che per necessità si tramandi il potere in gran fretta, e così può sopraggiungere in mani sbagliate.

Mio fratello era affetto da una malattia che lo alterava pian piano… Fino a quando arrivò il giorno in cui fu costretto in un letto di ospedale. Non potemmo più giocare insieme, andare per campi, correre in bici… Non ci fu nessuna celebrazione o cerimonia ufficiale. Semplicemente mi inondò con la stressa luce calda che hai ricevuto tu, Nola, e così, mio fratello divenne una persona normale come le altre.

Morì due giorni dopo.

Dopo questo fatto, io e la mia famiglia ci trasferimmo nel Regno della Terra, e questo è tutto. –

 

 

Il cuore di Nola si sciolse come neve al sole.

Allora c’era qualcuno che capiva il suo stato d’animo. Shia poteva capire che cosa si provava standosene raggomitolati in un angolo a pensare che la persona più importante della propria vita se ne era andata, e non sarebbe mai tornata.

In un impeto d’affetto, Nola corse verso il ragazzo e gli cinse il torace con le braccia. Era talmente bassa che la sua testa arrivava a malapena alle scapole di lui.

In quel gesto, la ragazza cercò di infondere tutto l’affetto e la compassione di cui era capace, e questo fece molto piacere a Shia, che la canzonò scherzosamente.

- Non vorrai metterti a piangere, vero? Altrimenti bagnerai la mia maglia preferita! –

- Scemo! Volevo solo consolarti! – esclamò lei, dandogli un finto pugno.

 

 

- Guarda! Forse qui troviamo qualcosa! –

Nola indicò la vetrina di un bar, su cui era attaccato un cartello scritto a mano:         “ Cercasi con urgenza cameriera/e anche senza esperienza”

- È perfetto! – disse Shia, entrando nel locale.

Era un caffè molto carino. Semplice e pulito, all’interno sembrava una piccola baita. Davanti al bancone si trovavano tanti piccoli tavolini accompagnati da sedie nello stesso stile, disposte ordinatamente attorno.

Al bancone, stava un giovane che asciugava dei bicchieri.

- Buon giorno, volevamo chiedere informazioni riguardo il cartello in vetrina. L’offerta è ancora valida? – chiese Nola.

Il tizio al bancone alzò lo sguardo, e sorrise disperato.

- Ditemi che volete lavorare qui! Vi scongiuro! È un mese che lavoro come uno schiavo! Certo, la paga è ottima, ma che ne è della mia stima personale? Anche se oggi è un po’ vuoto, vi giuro che il locale è sempre strapieno di persone che vogliono essere servite e riverite: “ Portami quello!” mi dicono, oppure “ Non sei ancora arrivato? Vorremmo ordinare!”. Credetemi, lavorare da solo è una tragedia! –

Il tizio continuò a parlare come una macchinetta, nervoso e felice al contempo. A Nola scappò un sorriso, mentre Shia dovette uscire fuori e ridere come un matto, ma il cameriere non se ne accorse nemmeno, sfogandosi con loro di tutti i suoi problemi.

- Può assumerci entrambi? – chiese Nola, quando il ragazzo aveva apparentemente esaurito ogni problema personale di cui poteva discutere. Shia nel frattempo si era calmato, ed era rientrato al negozio.

- Certo! È una cosa meravigliosa! Aspettate un attimo, chiamo il capo. -

Il ragazzo diede le spalle ai due, si tolse il  grembiule da cameriere e si sistemò il papillon, poi si voltò nuovamente verso di loro.

- Salve, sono il capo. –

A quelle parole Shia dovette correre nuovamente fuori a ridere, mentre Nola lo fece dentro.

- Scusami! – disse, asciugandosi le lacrime che le erano scese per il divertimento. – È che mi hai colta impreparata! –

Shia tornò dentro, ancora con i brividi della risata.

- La gente mi guardava male, perciò sono dovuto rientrare…-

Nel bar entrò un cliente.

- Allora, descrivimi le mansioni che ci affiderai, la paga e i giorni di vacanza… - disse Shia, ma qualcuno li interruppe. Era la persona entrata al bar un attimo prima.

Era una ragazza alta pressappoco come Nola, forse qualche centimetro in più. Aveva i capelli e gli occhi dello stesso colore: un intenso e brillante verde smeraldo.

Era vestita molto alla moda e sembrava anche abbastanza ricca.

- Mi dispiace, te li rubo per un attimo! – fece al cameriere, con un sorriso ammiccante.

Spinse i ragazzi verso un tavolo e li costrinse a sedersi.

- Si può sapere chi sei tu? – chiese Nola, per niente contenta del trattamento riservatogli.

- Io mi chiamo Wythe, e sono la Starlight della Bilancia, Libra. So che anche voi siete delle Starlight… –

- Che cosa? – esclamò Nola, ma la sua bocca venne tappata dalla mano di Wythe.

Shia era perfettamente controllato. Alcuni clienti del bar si voltarono nella loro direzione.

- Vuoi farlo sapere a tutti? Non siamo al sicuro in questo posto, come non lo siamo nell’intera città. –

- Per quale motivo? –

Wythe si guardò intorno, per controllare che nessuno li stesse ascoltando, e proprio mentre stava spiegando il motivo, fu interrotta da Nola.      

- Come facciamo a sapere che tu sei davvero una Starlight e non ci vuoi ingannare? –

- Ci penso io. – la tranquillizzò Shia e si protese verso l’altra ragazza. Lei, timorosa, si ritrasse.

- Non preoccuparti, io leggerò nella tua mente. –

Posò due dita su una tempia di Wythe, e poco dopo le ritirò.

- Dice la verità, possiamo fidarci. –

- Allora, stavo dicendo… Le spie di Langarth sono dappertutto, e potrebbero sentirci… -

- Le spie di chi? – chiesero i due in coro. Speravano di aver capito male!

- Uffa, ma voi non sapete niente? – esclamò Wythe, seccata. – Se venite a casa mia vi spiegherò tutta la faccenda dall’inizio. Solo una cosa: se il vostro cane fa i bisogni sul tappeto, lo sbatto fuori! –

 

 

I ragazzi uscirono dal locale, rinunciando a conoscere i particolari sul loro lavoro.

- Stasera ci torneremo, così ci faremo spiegare tutto per bene. – disse Shia.

- Da che parte si va per casa tua, Wythe? – chiese Nola.

- Perché, vorresti andarci a piedi? – chiese la ragazza, mascherando un risolino di scherno.

- No di certo, tra poco arriverà la mia limousine personale a prenderci! – fece Nola, ridendo.

- Se permetti, arriverà la MIA limousine personale. –

Nola e Shia guardarono quella ragazzina con gli occhi fuori dalle orbite. Allora quella tipa era davvero ricca sfondata!

 

 

Il tempo passava, ma dell’auto nemmeno l’ombra. Finalmente si vide un luccichio in lontananza: era la parte anteriore di una lussuosissima auto nera lucente, che si fermò proprio davanti a loro.

- Finalmente! – sospirò Wythe.

L’autista scese dall’auto, e con un gesto elegante aprì la portiera posteriore, da cui i ragazzi entrarono dentro.

Wythe rimase fuori.

- Chi è lei? – chiese all’autista, che teneva calato il berretto sugli occhi.

- Mi perdoni signorina, ma il suo autista, Andrew, ha avuto un contrattempo, così il signore, vostro padre, mi ha chiesto la cortesia di venire a prenderla io. –

Lei ci pensò un po’.

- Va bene. Subito a casa, per favore. – disse, dopo un attimo di perplessità, salendo in auto.

 

 

- Volete un succo? – chiese Wythe, aprendo un piccolo frigo bar che si trovava incassato all’interno dell’auto. Dall’esterno non sembrava, ma all’interno quell’auto era davvero grande e spaziosa. I sedili formavano un semicerchio, dove ci si poteva anche sdraiare comodamente e fare un sonnellino. La loro zona era separata da quella dell’autista da un pannello automatico, che si alzava e si abbassava proprio come i finestrini.

- Allora, volete qualcosa da bere? – chiese Wythe con un sorriso.

Shia e Nola accettarono di buon grado.

- Com’è che ora sei tutta gentile e prima eri più… come posso dire… fredda? – chiese Nola, sorseggiando un fresco te alla pesca.

- Dovete scusarmi, è che quando sono entrata in quel bar ho avuto la sgradevole sensazione di essere osservata, e questo mi ha reso nervosa… -

- Parli delle spie di quel tipo? Langarth? –

Wythe annuì.

 

 

La macchina procedeva spedita per una strada a quattro corsie. Ormai erano fuori dalla città di Alder.

- La mia piccola villa è un po’ fuori mano, ma ci si arriva tranquillamente percorrendo questa strada. -

Il panorama era completamente diverso da quelli che aveva potuto ammirare Nola fino a quel momento. Al posto delle tranquille fattorie sparse per la campagna, si trovavano invece degli edifici dalla strana architettura, e quelli che da lontano sembravano filamenti di metallo, in realtà erano i fumaioli di stabilimenti ecologici.

Improvvisamente la limousine imboccò una strada di campagna stretta e non asfaltata.

Wythe si alzò all’improvviso. Aprì il pannello automatico e si rivolse all’autista.

- Ma dove sta andando? Doveva imboccare il secondo incrocio, non il primo! –

L’autista sorrise. – Non si preoccupi, è una scorciatoia suggeritami dal vostro amico Andrew. –

Wythe tornò a sedersi, e richiuse il pannello.

- Qualcosa non va? –

- Non so, ma improvvisamente mi è tornata la stessa sensazione che ho provato al bar… -

 

 

Dopo aver percorso un lungo tratto di strada polverosa, l’auto si fermò in un largo spiazzo fangoso, dove ad attenderla c’era una ragazza dai capelli corvini, che teneva le braccia incrociate sul petto.

I ragazzi e il cane scesero dalla limousine, senza neanche aspettare che l’autista aprisse la portiera. Subito dopo scese anche lui.

Si avvicinò alla ragazza.

- Finalmente sei arrivato Dray, mi stavo annoiando! Questo tipo è davvero scatenato, pensa che ho dovuto legarlo per non correre rischi! – disse lei, stringendo un braccio del ragazzo.

- Andrew! – esclamò Wythe, correndo ai piedi di Morgan, dove si trovava un signore di mezza età legato e imbavagliato.

- Cosa succede? Chi siete voi? – esclamò Nola, furiosa nel vedere quell’uomo trattato peggio di un animale.

Dray e Morgan si voltarono contemporaneamente verso lei e Shia.

Morgan sorrise diabolicamente.  – Lo spilungone me lo prendo io! –

- Allora io mi prendo la ragazza! – disse Dray, e si tolse il cappello, lanciandolo in aria.

Nola spalancò gli occhi: non poteva credere a quello che vedeva.

Nello sguardo di Dray riconosceva perfettamente gli stessi occhi azzurro ghiaccio che avevano fissato sua nonna fino alla morte.

Dray era l’assassino di sua nonna!

Anche Nola si tolse il cappello, e lo fece cadere per terra.

- Chi si rivede! – fece Dray, che si preparava a combattere.

Nola premette le mani sul suo petto, e iniziò ad illuminarsi di un’intensa luce blu.

Le sue mani si aprirono pian piano, e al loro interno si cominciò a formare un oggetto che si ingrandiva sempre di più, fino a raggiungere le dimensioni reali: era un’anfora gigantesca e apparentemente leggerissima, colorata di un blu molto intenso.

- Aquarius! – esclamò lei, e subito un getto potentissimo di aria venne sprigionato dall’anfora. Questo getto d’aria avvolse Dray improvvisamente, ma sembrava non sortire alcun effetto.

Nel frattempo Anche Shia si illuminò di una strana luce, di colore rosso questa volta, e dal palmo della sua mano uscì un lungo bastone in legno, sulla cui sommità svettava la testa di un ariete, dalle corna ricurve.

- Aries! – gridò.

Morgan tracciò con la mano un cerchio in aria, e le sue dita si trasformarono in lame affilate e pronte ad attaccare. Shia si difendeva molto bene con il suo bastone, ma stava pericolosamente arretrando verso il punto in cui si trovava il povero Andrew, a cui Wythe stava togliendo il bavaglio e slacciando le corde che lo tenevano imprigionato.

“ Se non mi sposto potrebbe colpirlo!” penso il ragazzo.

 

- Se volevi farmi ridere ce l’hai fatta! Vorresti spaventarmi? Oppure cosa? – rise Dray, mentre veniva piacevolmente solleticato da quel venticello.

Nola sorrise. Improvvisamente il vento cominciò a ritornare all’interno dell’anfora.

- Cosa… cosa mi sta succedendo? – urlò Dray, che sentiva una strana sensazione invadergli il corpo. Anche lui tracciò un cerchio in aria, e al posto del suo braccio destro apparve una gigantesca lama triangolare.

Per un attimo Nola rivide quella lama inondata di sangue scarlatto. Il risucchi dell’anfora aumentò di intensità, mentre la ragazza sentiva crescere dentro di lei una fortissima sete di vendetta.

L’anfora risucchiò in breve tempo la forza combattiva di Dray, che, ormai stremato, aveva perso la trasformazione, e il suo braccio era tornato normale.

 

 

- Sai, devo ammettere che sai combattere davvero molto bene! – esclamò Morgan, schivando un fendente di Shia, che, agile e veloce, si difendeva da quella furia in gonnella.

Morgan attaccava con frenesia, senza dare un attimo di tregua al povero ragazzo, che aveva il fiatone e voleva concludere la battaglia al più presto.

All’improvviso Morgan si lanciò in un attacco frontale, ma quando le sue dita affilate erano ad un passo dal viso di Shia, lui si difese parando il bastone davanti a se.

- Mossa azzeccata! – esclamò Morgan, ma si distrasse, perché aveva notato che in quel momento Dray si era accasciato per terra, come svenuto.

Fu un attimo, e Shia la scagliò lontano. Morgan atterrò in piedi, ma ormai la sua trasformazione era svanita , e corse subito dal suo amato. Gli prese un braccio e se lo passò attorno alle spalle, poi corse verso una pozzanghera e ci si specchiò.

- Questa può andare. – fece.

Wythe, poggiò le mani sul suo  petto, e si illuminò di una luce verde.

- Aspetta Wythe, non farlo! – esclamò Shia.

Nel frattempo Morgan e Dray, privo di sensi, si tuffarono nella pozzanghera e sparirono alla loro vista.

Wythe corse nella pozzanghera, con il solo risultato di sporcarsi gli stivaletti.

- Fantastico! Li hai fatti scappare! – esclamò, furiosa.

Nel frattempo Shia e Nola si accasciarono per terra, stremati.

- Rifletti… - disse il ragazzo. – Se tu li avessi attaccati, probabilmente quella tipa ti avrebbe steso con un colpo, e noi non avremmo potuto aiutarti, perché come vedi siamo distrutti. -

Wythe si mordicchiò un labbro.

- Scusa, hai ragione… Ma ora non possiamo stare qua, voi due dovete riposarvi. Andrew, te la senti di guidare? –

L’autista annuì, riconoscente ai due ragazzi per averlo salvato.

 

 

Tutti i presenti salirono nuovamente in auto, e quella partì spedita verso la villa di Wythe.

Nola e Shia ripresero fiato, sprofondando nei confortevoli sedili.

- Come… come hanno fatto a scomparire in quella pozzanghera? Al massimo c’era qualche centimetro d’acqua! – chiese Nola, dopo aver tirato il fiato.

- Per quelli come loro è facile attraversare qualunque cosa rifletta come uno specchio e trasportarsi in qualunque posto vogliano. – spiegò Wythe.

Nola e Shia sgranarono gli occhi.

- Ma come è possibile? – fecero, in coro.

- Ve lo spiegherò quando saremo a casa, ormai manca poco. – Wythe indicò fuori dal finestrino.

La limousine si infilò in un’altra stradina sterrata.

- Siamo sicuri che sia la strada giusta? Niente scorciatoia o robe simili? – chiese Nola, sconcertata.

Wythe rise. – No, te lo giuro! –

In effetti in lontananza si scorgeva una costruzione, ma più che somigliare alla “piccola villetta” di cui aveva parlato Wythe, somigliava ad una gigantesca reggia barocca, circondata da ettari ed ettari di foresta.

- Ahh! – sospirò la ragazza, soddisfatta. – Finalmente a casa! -  

 

 

 

 

 

 

Si è concluso anche il terzo capitolo, e finalmente c’è stato un combattimento! Sono emozionata!

Ringrazio tutti quelli che leggono questa storia, continuate a seguirmi! =^___^=

  
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