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Autore: MartaJonas    25/10/2015    1 recensioni
Penelope si disse che ormai era un caso perso, e nonostante tutto qualcosa li continuava a far incontrare ancora e ancora, e non importava quanto tempo passasse, non importava cosa stesse accadendo nella sua vita o cosa fosse accaduto in passato, non poteva far a meno di essere felice accanto a quel ragazzo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We Come Back Every Time'
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We come back every time
 
Capitolo 1
 
We never go out of Style
 
La stanza in cui la ragazza stava attendendo, insieme a centinaia di ragazzine, era piccola e affollata. Avrebbero dovuto aprire quella porta già da un po’, o quantomeno aprire la finestra: lì dentro non si respirava. Si continuava a ripetere che lo stava facendo per il suo articolo, ma era una piccola bugia che amava raccontare a se stessa. La verità è che non era lì solo per il suo articolo, assolutamente no. La stampa avrebbe dovuto avere almeno un’entrata preferenziale, no? Penelope sbuffò per l’ennesima volta facendosi aria con il pass plastificato che le pendeva dal collo. Continuava a non capire perché le stesse salendo una strana ansia ingiustificata. O non voleva ammetterne la ragione?
Finalmente qualche buon uomo si decise ad aprire la porta che conduceva alla sala conferenze del quotidiano italiano, composta da una pedana rialzata su cui erano posizionate 5 sedie, e più in là quattro microfoni, una batteria, una chitarra e un basso, oltre alle centinaia di sedie per gli spettatori. Si rallegrò vedendo che almeno i posti per la stampa erano riservati; decise di sedersi in terza fila, lateralmente, almeno non sarebbe stata troppo al centro dell’attenzione, e magari non l’avrebbe notata. In linea di massima non aveva intenzione di fare domande, ma se ne fosse stato necessario le avrebbe poste a tempo debito.
La stanza si stava man mano riempiendo e la sua sensazione strana a livello dello stomaco continuava a farsi sentire e addirittura a peggiorare. Penelope si disse che tutto ciò non andava per niente bene. Arrivò una donna vestita elegante con cartellina in mano, era la giornalista che avrebbe fatto l’intervista, si guardò un po’ in giro per vedere quanto la stanza fosse gremita. Penelope stimò  che in una decina di minuti non ci sarebbe stato più un posto libero; e così fu.
Dopo un po’ la giornalista si mise a sedere nella sua postazione, provò il microfono assicurandosi che l’audio fosse a posto e il live streaming funzionasse. Una volta che si furono accertati che fosse tutto ok, la donna cominciò a parlare, diede il benvenuto a tutti, si presentò e disse che era lì per presentare la band fenomeno del momento.
«Diamo il benvenuto a i  DNCE!»
Un istante dopo comparirono nella stanza tre ragazzi e una ragazza. Penelope si disse che era ormai troppo grande per farsi venire il batticuore per qualcosa del genere, ma nulla le impedì di sussultare nel momento in cui vide Joseph entrare e sedersi con un grande sorriso stampato in viso. Pregò affinché non la vedesse e la riconoscesse, ma presto si accorse che scegliere la terza fila fosse troppo poco per nascondersi. Joe la stava fissando con un sorriso completamente sorpreso ed estremamente dolce, mentre tentava di non ridere e salutarla come uno bambino.
 
*
 
29 Luglio 2007
 
Penelope era sola, e imprecava contro uno sportello del bancomat. Era a Milano, con solo 5 euro nel portafoglio, in cerca di una casa per l’università. Avrebbe studiato lettere, e sognava una specializzazione in giornalismo. Ma già cominciava con il piede sbagliato
«Tutto bene?» le chiese un ragazzo in inglese dai lunghi capelli corvini, da dietro di lei.
«Sì, sì» mentì, ma all’ennesima combinazione rifiutata disse la verità «No, niente va bene, non riesco neanche a fare un prelievo, ho solo 5 euro e sono a 500 km da casa»
«Che disastro!» scherzò il ragazzo sconosciuto avvicinandosi alla ragazza, una cosa del genere di altri tempi l’avrebbe fatta innervosire, ma non riusciva a essere arrabbiata, perché era disperata. «Una volta è accaduto anche a me, posso provare?»
Penelope annuì, cosciente del fatto che potesse essere un truffatore e chissà cos’altro, ma non aveva altra scelta. Le diede delle direttive ben precise, e come per magia funzionò.
 «Comunque, non mi sono ancora presentato, piacere Joe Jonas» disse, in inglese con forte cadenza statunitense, il ragazzo che la aveva appena aiutata con il bancomat.
«Aspetta … Joe Jonas il cantante?» chiese Penelope interdetta, e Joseph annuì; «Ecco perché sembravi familiare! Piacere mio Joe, io sono Penelope» e gli strinse la mano. Si sorrisero e Joe la invitò a prendere un caffè.
 
Sembravano già sapere che da quell’incontro assolutamente casuale sarebbe nato qualcosa, qualcosa che ancora oggi non sapevano definire neanche loro.
 
*
 
A Penelope si formò un sorriso sul viso senza neanche accorgersene, mentre guardava Joseph seduto su una delle sedie sulla pedana. Il cantante fu richiamato all’attenzione dalla giornalista che gli fece una domanda sul significato del nome della band. L’intervista proseguì con le solite domande di rito proposte dall’intervistatrice e dagli spettatori in sala, che erano composti dalla stampa e dai fan, le domande comprendevano anche quelle sugli interessi amorosi, ovviamente.
«Sappiamo tutti, Joe, che frequenti Gigi Hadid, come l’hai conosciuta? »
«Eravamo amici già da molto tempo, la conoscevo già da tempo.» risponde Joe, chiudendo la questione velocemente. Non ha mai amato le domande personali. Penelope lo ha sempre saputo.
Mentre Jack Lawless, altro componente della band, stava rispondendo a una delle domande proposte da una fan, Joe stava fissando Penelope sorridendo e scuotendo la testa,  così estrasse il suo cellulare dalla tasca. Dal pubblico era proprio palesemente che sta scrivendo un messaggio.
Magari alla ragazza, pensò Penny, proprio nel momento in cui sentì vibrare il suo cellulare nella tasca. Penelope sgranò gli occhi, e guardò il cantante che ancora con il cellulare in mano strava trattenendo una risata mentre continuava a guardarla.
La ragazza si decise a guardare il cellulare. Ovviamente, era un messaggio di Joe.
“Perché non mi hai detto che saresti stata qui?????”
E ora cosa rispondo? “Non lo sapevo fino a questa mattina”. Bugia. Il cantante lesse il messaggio di risposta fregandosene completamente del fatto che era nel bel mezzo di una intervista, e poi lanciò un’occhiataccia di dissenso a Penny, che non riuscì a trattenere una risata soffocata.
Non avresti dovuto ridere, Penelope. No. Non si fa. Ecco cosa ti fa questo ragazzo, ti manda in confusione completa. Fanculo a lui e allo sportello del bancomat. Tu sei fidanzata con un ragazzo fantastico, e lui anche è impegnato, per di più con una super modella, quindi fatti passare strane idee. E non ridere più. Basta
Ed ecco che arriva un altro messaggio "Avresti dovuto comunque dirmelo! Questa me la segno!! E dopo non provare a scappare, eh!". Penny non riescì e trattenere un sorriso. Male male.
Joe finì di rispondere a una domanda e ricominciò subito a scrivere.
“E almeno fammi una bella domanda, mi sto annoiando!”
Ok, ci si può divertire però, almeno un po’. “Io so già tutto su di te, e alle mie domande non sapresti rispondere!”. “Mettimi alla prova” la risposta fu praticamente immediata. “Sarò buona, dai” Penny inviò l’ultimo messaggio.
«Qualche altra domanda?» chiese la giornalista.
Penny alzò la mano e le venne data subito la parola. Si alzò in piedi e cominciò: «La domanda è per tutti e quattro, qual è la città italiana che vi piace di più e perché? Non so, perché è legata a un bel ricordo che avete? Perché c’è un’opera o un monumento che vi piace particolarmente? »
«Domanda facile» rispose Joseph ridendo sotto i baffi, poi il suo viso si macchiò di un sorriso sincero «Venezia, perché è una bellissima città, piena di storia ….» fece una pausa e ricominciò «qualcuno mi disse che è affascinante perché è la realizzazione di un sogno, cioè una città sull’acqua; in più è un luogo in cui si sono incontrati tanti filosofi e poeti che allora hanno determinato il modo di pensare che noi abbiamo oggi, inoltre l’ho visitata per la prima volta un paio di anni fa con una persona molto speciale per me, quindi è legata a un bellissimo ricordo, quindi sì, è la mia preferita.»
Anche gli altri ragazzi del gruppo risposero alla domanda, ma ormai Penny non stava più ascoltando. Era solo una domanda, la prima che le era venuta in mente, non avrebbe mai potuto immaginare una risposta del genere da lui. Lo stava odiando profondamente e amando nello stesso istante.
 
*
 
25 Ottobre 2013
 
«Che posto è questo?» chiese guardandosi intorno Joe, come se stesse cercando di analizzare quel luogo, per rincorarne ogni dettaglio.
«È, praticamente, il caffè storico più importante di Venezia. Sono passati di qui i più grandi scrittori e filosofi. Questo è uno dei motivi per cui adoro questa città. Pensa, magari proprio lì, dove sei seduto tu, nel 1800 era seduto Lord Byron. Qui si sono incontrate storie, persone, pensieri che hanno determinato anche quel che abbiamo adesso, quel che pensiamo ora. Non è forse speciale tutto questo? Poi Venezia è la realizzazione di una città sull’acqua. Chi mai prima ci aveva pensato? Non è forse una concretizzazione di un sogno, di un obbiettivo, di uno scopo questo? Per me lo è, eccome se lo è. Però è meglio smettere di parlare di questo argomento, altrimenti io non la smetto più.» rise Penelope, alzò la testa per guardarlo poi la abbassò di nuovo.
«Mi piace ascoltarti parlare, invece.»
 
*
 
Ci furono ancora un paio di domande e poi i DNCE si esibirono in “Cake By the Ocean”. Joe aveva sempre amato il suo lavoro, e lo si poteva vedere ogni volta che saliva su un palco. Era innegabile. Ed era anche innegabilmente bravo, sapeva essere il leader, sapeva stare al centro dell’attenzione senza emozionarsi, ma sapeva farsi trasportare dalle sensazioni quando ce ne era il bisogno. Alla fine della canzone salutarono e uscirono dalla stanza. Neanche un secondo dopo Penelope sentì vibrare il cellulare.
“Entra dalla porta da cui siamo usciti noi, la porta è aperta, io sono lì dietro.” Penelope seguì le istruzioni, aprì la porta, e se lo ritrovò davanti.
«Penny!!» fu accolta con una esclamazione e un forte abbraccio, che lei ricambio con affetto.
«Mi sei mancato, cantante» confessò la ragazza in un sussurro mentre era ancora tra le sue braccia.
«Anche tu mi sei mancata tanto, Penny» rispose Joe lasciandola andare.
Penelope si disse che ormai era un caso perso, e nonostante tutto qualcosa li continuava a far incontrare ancora e ancora, e non importava quanto tempo passasse, non importava cosa stesse accadendo nella sua vita o cosa fosse accaduto in passato, non poteva far a meno di essere felice accanto a quel ragazzo.
 
And when we go crashing down, we come back every time
Cause we never go out of style
we never go out of style.




 
Angolo dell'autrice
Devo confessarvi che sono emozionata. Sono due anni che non scrivo, e ho paura. Questa è una mini fan fiction in 3/4 capitoli, collegata a una OS che ho scritto qualche tempo fa "Invisible Cry", è possibile leggerla anche se non si è letta l'altra, ma se ne avete voglia, potete farlo, ovviamente.
In questi due anni sono cambiate tante cose, per me, ma anche per i Jonas, non è forse vero? Ciò che mi ha portato ha scivere di nuovo,, almeno per un po', è questo bisogno che ho da qualche tempo di farlo, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato Swaay. Mi ha donato positività e voglia di ricominciare. So che efp non è più popolato come una volta, e so che questa storia non è assolutamente niente di particolare, ma è un po' un nuovo inizio, sperando che tutto ciò mi porti anche un po' di fortuna. Sperando di sentirvi presto, e di tornare al presto, vi abbraccio, 
Marta. 
  
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