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Autore: Gigli neri e ombre    26/10/2015    1 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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– Fifth Chapter –

 

– Enginn –

 







«Chef Hatchet, dice?» Stranamente, quel nome le suonava famigliare.
«Non lo ripeterò un'altra volta, ti lavavi le orecchie prima!» Si porse sgarbato.
Esattamente in quella frazione di secondo arrivò Courtney che parve infastidita dalle urla. «Si può sapere perché urla così tanto?» Chiese spiegazioni, senza lasciarsi intimorire dal barista.
«Tranquilla, Court, stavamo solo conversando» Calmò Zoey cercando di placare le acque, da entrambi i lati. Se non fosse stato per lei, probabilmente Chef avrebbe risposto allo stesso modo e, in quel caso, la Perfettina non si sarebbe fatta scrupoli ad andargli contro scatenando il finimondo. Era dunque merito suo se sia il barista che Courtney si stettero zitti, anche se la mora non smetteva di guardarlo fumare come una ciminiera. Avrebbe spento volentieri quel sigaro, alla faccia sua. Certo, non aveva fatto chissà cosa però era lì ad equilibrare la situazione. In altre parole, cercava di placare gli animi.
«E dimmi Miss. Capelli color cerchio della bandiera giapponese, anche la guerriera qui è una Ullr» Indicava Courtney che, di nuovo, trattene gli insulti per dar spazio a un «Sì, sono una Ullr. E lo è pure lei, giusto?» Controbatteva tenendogli testa.
Chef annuì.
«Stavamo parlando dei Veliant... cioè, lui stava parlando» Aggiunse Zoey sorridente, cosa che Courtney non capiva. C'era un barista con la stessa simpatia di Heather dall'altro lato del bancone e lei sorrideva. Non capiva se la pazza era lei o loro, ma giunse subito alla conclusione secondo la quale lei era la più sana dei tre, con il barista all'ultimo posto. Egli non le fece simpatia, anche escludendo il fatto che non sopportava le urla immotivate.
«E che stava dicendo?» Giustamente la curiosità di Courtney uscì fuori, pur restando infastidita e in preda ad istinti omicidi.
Chef le guardò un secondo. «Guardatevi intorno ragazzine! Nessun cliente!» riprese ad alzare la voce. «Tutta colpa dei Veliant!» Sbatté i pugni sul bancone. «Giuro che se dovessi avere Blaineley davanti, le sfonderei il culo!»
«Bonjour finesse...» Bisbigliò Courtney schifata.
«Preghi perché io non raggiunga l'Æsir Corporation, o saranno dolori!» Infine, esalò una boccata di fumo restando zitto e lavando i bicchieri mentre le due sorseggiavano il loro succo. Il suo programma era chiudere il pub, pure per una questione di sicurezza. In quel momento, mentre Chef curava e lavava i suoi utensili e le due dialogavano si sentivano dei rumori provenire da fuori. Mr. Muscolo passione Barista cominciò a ridere.
«Scommettiamo che questi sono...» Sì concentrò un attimo «Due Veliant»
Qualora dovesse essere vero, ovviamente se ne sarebbero occupate Bella Gioia e la Perfettina e per dirla tutta si erano preparate per andare fuori a controllare, se non fosse stato per Chef che le bloccò all'istante. «Ferme, donzelle!»
Lasciò i bicchieri e si avviò fuori. Le due, incerte, si guardarono e decisero poi di seguirlo. Non ci misero molto per constatare che aveva ragione: due Veliant marciavano di spalle rispetto ai tre. Courntey si stava preparando ad attaccarli ma, di nuovo, Chef interruppe la sua corsa con una presa. Egli con un breve movimento impreciso del braccio destro –con il sinistro teneva la mora bloccata– evocò un buco nero che lesto risucchiò i Veliant senza lasciarne la minima traccia. Il tutto si svolse nel giro di un secondo, così breve che a stento restarono a passo con l'accaduto a parte, certamente, Chef.
Lasciando andare Courntey, sghignazzò e tornò da dov'era venuto. «E voi avete paura di quelli?»
Era la seconda persona che descriveva i Veliant come bersagli facili. La domanda sorgeva spontanea.
Li sottovalutavano o erano sicuri di quello che dicevano?
«Sono pur sempre pericolosi, o sbaglio?» Chiosò innocentemente Zoey incrementando la sua risata.
«Cosa? I Veliant? Potete schiacciarli senza la minima fatica» Apostrofò lui. «Se il vostro problema sono i Veliant, allora non avete ancora visto nulla»
Courtney decise di stuzzicarlo, anche se non era solita a farlo, ma i conti non tornavano e anche Zoey l'aveva notato. E fu lì che l'istinto della mora prese il sopravvento. «E allora ci illumini, Chef. Dal momento che lei è ben aggiornato perché non ci spiega di chi avere paura»
Chef la guardò capendo dove voleva arrivare. Fu per questo motivo che declinò dicendo «Non vi riguarda»
Non perché effettivamente fosse vero. Sapeva che il contrario era esatto, dal momento che invece loro c'entravano in primo piano, però non era assolutamente possibile parlare. Con quali termini, poi?
«Bene, allora se non vuole dirci nulla continueremo ad occuparci dei Veliant, trascurando tutto, magari con la speranza che lei, Super Barman, venga a salvarci e aiutarci» Avrebbe voluto ghignare, ma non era da lei.
«Stai cercando di provocarmi per farmi parlare?»
Era una bella gatta da pelare, ma Courtney non gettava la spugna facilmente.
«Ma signore, che cosa le fa pensare una cosa simile?»
«Sappi che non serve»
La discussione stava continuando a lungo. Tanto valeva rompere direttamente l'uovo.
«Bene, questo è quello che lei crede» Tornò seria. Finì di bere il succo alla mela e porse gentilmente il bicchiere al barista, a differenza di Zoey che ancora non era nemmeno arrivata a metà. «Mi creda, non è per farmi gli affari suoi né per fare quattro chiacchiere. Se il mio scopo fosse questo, a quest'ora staremmo giocando a scala 40, non crede?» Si zittì per poter osservare meglio Chef arrivando dritta al punto «Oppure non dice nulla solo perché ha a che fare con la Æsir Corporation, mi sbaglio?»
Nessuna espressione o frase partiva da Chef. Non andava oltre all'osservare gli occhi di Courntey ammutolito, mentre Zoey invece sembrava che stesse guardando la parte caliente del suo film preferito.
Separò lentamente le sue labbra facendo un piccolo rumore «Devo chiudere il pub»
Courtney invece sorrise, sapeva di aver colpito nel segno. «Perché sa che ho ragione?»
«Non sono tenuto a spiegare nulla, datti pace» Fu chiaro e diretto, ma nonostante ciò la Perfettina provava e riprovava a farlo parlare, ma nulla. Alla fine, la discussione si concluse con i bicchieri delle due ragazze puliti. Avevano pagato il loro conto e si ritrovarono tutti e tre fuori dal pub. Era più nuvoloso di prima e l'odore che si propagava nell'aria avvertiva riguardo una probabile pioggia. Chef stava per salire nella sua auto, quando però fu chiamato dalla mora. «Signor Hathcet» Sì fermò senza voltarsi. «Ci rincontreremo. Lo tenga presente» Non rispose, aprì lo sportello della sua auto e la mise in moto separandosi definitivamente da quella rompiballe.


La mattina avviò con una forte pioggia, come previsto, durata giusto mezz'ora. Fu la tipica pioggia ingannevole, di quelle che sembrano essere burrascose e distruttive ma che alla fine non fanno altro che bagnare il terreno e quant'altro nel giro di una serie di minuti. In ogni caso, la pioggia a Gwen non dispiaceva affatto. Sì, lei era già sveglia e in cucina accompagnata dal libro di Dawn, da un caffè e un cornetto caldo. Si prendeva tempo e relax, come se fosse al bar e benché il luogo fosse la cucina di suo cugino non faceva come fosse casa sua. L'atmosfera del post-pioggia –se così possiamo definirlo– le piaceva parecchio e non avrebbe permesso a nessuna luce di intralciarla, per questo motivo non la accese. E poi, di mattina, sarebbe stato a ciechi. Lei non lo era fortunatamente. Il cielo era grigio, niente sole, e sui vetri delle finestre c'erano le classiche gocce di pioggia che gareggiavano in velocità cercando di raggiungere la fine della superficie una prima dell'altra. Ebbene, sorseggiava la sua tazza colma di caffè in preda all'estasi estremo. Se qualcuno o qualcosa avesse dovuto interrompere brutalmente tutto questo sicuramente l'avrebbe ucciso manco fosse stato un Veliant.

Relax.

Non pensava nemmeno. Qualsiasi pensiero sarebbe stato distruttivo, e in più, a differenza di un ipotetico qualcuno o qualcosa, un pensiero non avrebbe potuto ucciderlo. Perciò ci provava a non pensare. Ci riuscì, paradossalmente. Anche perché, voglio dire, guardate che combo micidiale: Pioggia, penombra, libro, caffè e cornetto. Che cosa avrebbe potuto chiedere di più? O magari, che cosa NON avrebbe potuto chiedere di più?
Non avrebbe voluto, per esempio, il rumore di uno sbadiglio che leggermente si permise di rompere il silenzio. «Buongiorno, black beauty» Fu Duncan con una voce cupa, classica del risveglio.
«Buongiorno, sleeping beauty» Sorrise.
«Ti sei svegliata simpatica oggi?» Le scompiglio i capelli, ma si allontanò per versare il suo desiderato caffè in un'altra tazza. «A cosa dobbiamo questi sorrisetti?» Gwen inizialmente non capì a cosa si riferisse. Poi ci riuscì.
«A nulla, sono solo di buon umore»
«Già, infondo un temporale rallegra tutti. Ti ho sentita, non hai neanche dormito» Si sedette davanti a lei appoggiando la tazza verde sul tavolo. La tazza aveva una faccia avvinazzata disegnata sopra. Quella di Gwen era bluastra e aveva la cosiddetta “faccia da gatto”. «Anche tu, mi risulta» Continuò la discussione.
I due cugini avevano condiviso lo stesso letto. Sì, era un letto abbastanza grande.
«... può essere» Lasciò un alone di mistero sorridendo, nascondendo dopo il sorriso dalla tazza.
«Bene, papino, allora posso prendere esempio da te»
«Quando sarai grande potrai»
Entrambi risero. Risate seguite da un altro silenzio, più breve stavolta. «Hai deciso?»
Gwen lo guardò negli occhi «Riguardo la proposta che ieri sera ti ha fatto Dj?»
«Centro» Confermò il Punk.
«Non ho ancora deciso» Bevette il caffè in contemporanea col ragazzo. «Credo sia troppo presto»
«Nah...» Il Punk fece una smorfia. «Averti con noi ci sarebbe molto d'aiuto»
Gwen mirò i suoi occhi in cerca di conferme «Tu credi?» Duncan annuì, però la Dark non rispose troncando l'argomento, aprendone uno nuovo. «Infondo...» Gwen lo fissò «Sembrano simpatici, trovi?»
Duncan ispirò un attimo «Meh...» Fece una smorfia «Sì, più o meno. Heather, per esempio»
«E' sempre così acida?»
«La chiamiamo “L'imperatrice Elsa della Cina con furore”» Gwen ridacchiò, quel collegamento con la regina della neve Disney non se lo aspettava ma era efficace, trascurando la differenza caratteriale dei due personaggi.
«Così controlla il ghiaccio»
«E anche molto bene» Duncan lo diceva più di una volta. Non amava dirlo, ma Heather era quella che tra tutti riusciva a battere una massa di Veliant in brevissimo tempo. Dopo di lei, Scott, e al terzo posto Courtney. Inutile dire che lei era la più potente, agile e forte, considerando anche le grandi abilità strategiche. «Mai mettersi contro di lei. Mai!» Marcò l'ultimo “Mai”.
«Che mi dici di Dawn?» Chiese incuriosita.
«Dawn?» Alzò un attimo gli occhi verso il tetto storcendo le labbra. «La Biancaneve degli hippie» Ultimo sorso di caffè inclinando la testa verso destra in segno di ripensamento. «No, ho sparato una minchiata»
Gwen ghignò «Non è una novità» Duncan chinò il capo in avanti, guardandola con le sopracciglia alzate. «Eddai, non fare quella faccia, sembri un cavallo»
«Parlò lei» Ribatté Duncan.
Gwen smise di sogghignare «Stavi dicendo?»
«Dicevo, la maggior parte di noi crede che sia la tipica perbenista tutta rose e fiori» Accese una sigaretta espirando dopo il fumo. «Ciò gioca a suo sfavore. Ma in compenso, salva splendidamente i culi»
«Ovvero?»
«Ovvero che lei crea degli scudi magici protettivi e curativi. Senza di lei avremmo il meno delle possibilità di uscire illesi da un combattimento. E poi può levitare, legge le aure e, non ne sono sicuro ma...» Altro fumo uscì dalla sua bocca affidando Gwen al mistero. «... una volta l'ho vista far spuntare un Veliant dal nulla»
Lì per lì, la Dark non ci credette. «Sei sicuro di ciò che hai visto? Immagino tu sia l'unico a saperlo»
«Esatto. Non ho fatto parola con gli altri perché forse ero ubriaco o avrò visto male, ma prima di giungere a conclusioni decisive voglio avere prove concrete di quello che ho visto»
«In altre parole, credi che Dawn sia un'infiltrata dalla...» Duncan la interruppe.
«No, no! Anche perché lei non sarebbe capace di cose simili, specie fare del male alle persone a lei care»
Duncan continuava a fumare, assumendo un'espressione incerta «Ma cosa ci faceva quel coso lì? Questa è una domanda eccellente»
Gwen rimase perplessa. «Non la attaccava, anzi, al contrario! Era come se fosse un suo amico. La peculiarità stava anche nel fatto che questo non aveva luci rosse, bensì lillà quasi bianco. Non aveva una pistola laser ma una lancia con la punta luminosa dello stesso colore. Tipo le spade laser di Star Wars»
La Gotica era più che certa di non aver mai sentito nulla di simile né di aver mai combattuto o visto macchine simili. La certezza era una.
«Non era un Veliant» Affermò decisa.
«Dici? Era molto simile a uno di loro»
«Ti dico di no»
Duncan si volle fidare, ma se non era un Veliant allora era più che sicuro che ce n'erano altri e anche eventi che loro non sapevano. Erano allo scuro di parecchie cose, era più che evidente. Era ancora più convinto del fatto che lui –e tutti gli altri– avessero un urgente bisogno di Gwen. Fu proprio per questo che ci sperava, tralasciando il grado di parentela e il bellissimo rapporto fraterno che avevano anche se in realtà questi dettagli erano solo un contorno banale e forse troppo sentimentalista, aggettivi che sia lui che lei non apprezzavano totalmente.
Non negava che comunque, qualora Gwen non avesse accettato di far parte della banda –cosa probabile–, ci avrebbe pensato lui ad indagare o a scoprire cose che non dovrebbe sapere. Ma lì, pensando a indagare, gli venne in mente il fantomatico tubo metallico e dunque il ragazzo del quale Gwen parlava la notte scorsa. «Che mi dici dei quello strumento che ti ho fatto vedere ieri?» Spezzò il ghiaccio.
«Non dico nulla, voglio evitare di parlare a vuoto»
«E cosa dovremmo farcene allora?»
«Una soluzione si trova sempre»
La Dark finì la sua colazione e si alzò. Duncan continuava a fumare ma la scrutò un attimo, sentiva che aveva qualcosa da dirgli. Gwen sorrise «Non ti facevo così premuroso»
«Ho imparato da te»
Gwen rise prendendolo un altro po' per il culo.
«Senti, diamante grezzo, vado a farmi una doccia»
Duncan rimase a bocca aperta e sgranò gli occhi. «Dov'è la cara e vecchia Gwen gotica, apatica e misantropa? Lei non mi chiamerebbe mai così»
Cinque secondi di silenzio dopi i quali si abbracciarono. «Emerito coglione paraculo» Sussurrò Gwen “gentilmente” nell'orecchio del cugino. Smisero subito dopo di fare gli smielati e si ricomposero definitivamente mentre Gwen andava dove aveva intenzione di andare in precedenza.
Meditando sugli argomenti discussi poco prima...


Scott, notando di essere disteso sul divano con un plaid addosso, si svegliò aprendo gli occhi lentamente. Essi si fiondarono subito su di una figura minuta decorata da una cascata di capelli biondo chiaro leggere un libro. La comunemente detta “Principessa delle fate” non aveva ancora dormito, aveva trascorso la notte totalmente sveglia il che lasciò Scott spiazzato dal momento che si era autoproclamato re indiscusso dell'insonnia. «Ben svegliato» Pur continuando a leggere, sapeva che il rosso era sveglio. Sapeva anche che il rosso la stava guardando e sapeva anche che non avrebbe risposto. «Vuoi un caffè?»
Scott si chiese il perché di quella domanda premurosa nei suoi confronti «So farlo da solo, fatina» Ribatté con la stessa delicatezza di un rinoceronte in un museo. In realtà Raggio di luna non ci fece più caso, era abituata.
La Iena rimase a guardare il soffitto come se fosse un Emo in piena depressione per poi realizzare, nuovamente, che lui era steso sul divano senza ricordare come. Aveva solamente il jeans addosso, cosa rimasta costante dalla notte scorsa, forse l'unica.
«Ti sei addormentato sulla mia spalla»
Scott sgranò gli occhi e sobbalzò, osservando la bionda. «Io cosa?!»
«Ti sei addormentato sulla mia spalla, e così ho pensato che sarebbe stato carino farti stendere e lasciarti dormire, poi ti ho coperto con un plaid»
La Iena era rimasta a bocca aperta. «Almeno sei comoda?»
Dawn si trattenne dal lanciargli il libro in faccia e rispose con la calma di un maestro Zen «A giudicare da come dormivi e dalla tua aura, sì» Breve e diretta.
Scott sbuffò. «Sì, certo, e scommetto che ti è pure piaciuto» Rise, in realtà era retorico, difatti non si sarebbe mai aspettato che la ragazza rispondesse, soprattutto quella risposta. Eppure, dopo un po' di silenzio...
Il rosso si girò dall'altro lato, tirando su il Plaid, smettendo di guardare la ragazza quando essa parlò. «Sì» Fu sincera sia con sé stessa che con lui. Schietta e diretta, forse anche troppo da lasciare il rosso non solo perplesso, ma anche impreparato. Ma, puntualmente, pronto a farsi “valere” lui ghignò «Se le cose stanno così...» disse tornando a guardarla. Alzò il braccio insieme al plaid, come se fosse Dracula con il suo mantello. «Vuoi ricostruire la scena a parti invertite?» Rise sentendosi potente, in base ad una logica contorta che era la sua.
Dawn lo guardò basita.
Scott smise di ghignare deluso, si aspettava quanto meno una reazione minimale, ma come al solito rimase con un pugno di mosche in mano.
«Simpatica come una ginocchiata nei testicoli» Da quale pulpito venne la predica, oltretutto. «Che mi dici dei Veliant?»
«Nemmeno l'ombra» Informò fluidamente.
Dopo, l'agricoltore della fattoria di Zio Tobia si alzò dal divano, prese la camicia –finalmente asciutta, dirigendosi verso la finestra. Indossò l'indumento senza abbottonarlo domandandosi come mai Dawn si era presa cura di lui coprendolo pure con un plaid.
«Tu al mio posto avresti fatto lo stesso» Delicatamente suggerì la bionda, suscitando una forte sghignazzata dal punto di vista di Scott.
«Guarda, sei totalmente fuori strada» smise invano di ridere. «Speri veramente che me ne impo...» Fulminea Dawn chiuse il libro sull'attenti. Raggiunse Scott, confuso, verso la finestra affacciandosi. «Pronto, pazzoide?»
«Scott...» si fermò cinque secondi per poi guardarlo negli occhi. «Avverto una presenza maligna»
La Iena la guardò titubante.

Gwen era vestita ed energica. Si trovava fuori casa da sola, Duncan l'avrebbe raggiunta in un secondo momento, mantenendo fiducia in sua cugina considerando che al nascere di un qualsiasi pericolo lei avrebbe saputo come fronteggiarlo. Camminava con le mani nelle tasca del suo cardigan nero e lungo, era ben truccata e i capelli verde petrolio e neri come al solito legati in un elastico nero.
«Buongiorno Gwen!» Una voce gioiosa e vivace che, nonostante la conobbe da solo un giorno, avrebbe già riconosciuto in mezzo a mille altre. Infatti si voltò confermandola. «Ciao Zoey» Salutò senza mostrare la stessa felicità della ragazza dai capelli rosso fuoco. «Come mai da queste parti visto il brutto tempo?»
«Sono andata a fare una visita ad una persona. Tu piuttosto?»
Gwen osservò il cielo. «Volevo fare due passi. E poi tra un po' dovrebbe arrivare pure Duncan»
E parlando del demonio spuntarono le corna. Un autovettura si fermò di fianco a loro. Si abbassò il finestrino e Duncan uscì la testa come fosse una talpa nella tana. Fece cenno a Gwen di salire, cosa che fece. Aprì lo sportello ma prima di salire nel sedile anteriore si rivolse a Zoey. «Vuoi venire?»
A primo acchito, Zoey non sapeva bene cosa rispondere. Sì, aveva tempo libero, ma i suoi progetti erano andare da Dawn e, a malincuore, Scott, anche solo per vedere se fosse tutto in ordine. «Ecco...»
«E dai, Ariel, non farti pregare»
Le fece piacere sapere che la sua presenza era gradita, e questo poteva bastare per farle cambiare idea, ma ancora era indecisa. «Dov'è che andate?»
«A trovare una mia vecchia conoscenza» Comunicò Gwen facendole cenno con la mano.
Allora Zoey si convinse, anche per fare giusto qualcosa di diverso. Salì nel sedile posteriore, vicino al finestrino e via, Duncan schiacciò l'acceleratore.
«Allora, dove andiamo di preciso?» Continuò a interrogare Zoey.
«In un paesino non molto lontano da qui» Parlò Gwen al posto di un Duncan concentrato alla guida.
«Quindi prenderemo la extraurbana?»
«Non mi dire» Disse Duncan con una punta di sarcasmo.
«Zitto e guida» Lo fermò subito la Darkettona.
«Oh...» sospirò la rossa «Che avete fatto stamattina?»
«Ci siamo svegliati e abbiamo fatto colazione, poi ci siamo cambiati e ora siamo qui» Rispose Gwen, un modo diverso per dire “Nulla”.
Zoey non disse nulla dal suo canto, già l'aveva detto poco fa, ma si perse invece ad ammirare la macchina di Duncan. Ben pulita e profumata, era una macchina nera. Gli interni sembravano apparentemente nuovi. L'altezza rientrava nella norma, ma era comunque abbastanza larga e comoda, fortunatamente per Duncan, che a quanto pare non aveva scelto una macchina a caso. Nel senso che la descrizione di quell'autovettura era la stessa di quella che descriveva come la sua autovettura ideale. Almeno per il momento, visto che lui era uno che amava cambiare e provare di tutto.
Si era accorta che erano appena entrati nella extraurbana. Era una strada inverosimilmente boscaiola, in realtà sembrava di aver intrapreso i colli. Ma poco importava, a Zoey non dispiaceva questo genere di cose. Contemporaneamente il cielo e le nuvole si fecero più cupi, dando l'atmosfera della sera inoltrata. Cosa poco fattibile, dal momento che non lo era.
Zoey le osservò meglio. «Non sembrano nuvole passeggere» le osservò come una bambina.
«No» Appoggiò il Punk.
«Ma non sembrano neanche nuvole naturali, se vogliamo dirla tutta» Aggiunse vaga la Dark.
Zoey la guardò cercando anche solo di capire una minima parte di ciò che volesse dire, ma non ci riuscì. «Vuoi dire che c'entrano i Veliant?»
«No, non loro»
E ne uscì ancora più sconfitta. Ma attirò anche la curiosità di Duncan, il quale, tralasciando l'argomento, scrutò meglio l'orizzonte. «Gwen» Chiamò. «Guarda là»
Non solo lo fece Gwen, ma lo fece anche Zoey. Gwen sgranò gli occhi e sembrava impallidita, più di quanto già non lo fosse. «Duncan, fermati appena puoi» Si sentiva un filo di preoccupazione nella sua voce.
In realtà lo fece subito. Trovò miracolosamente uno spazio libero aldilà della strada, dove posizionò la macchina. Nessuno dei tre scese da lì né credevano di farlo.
Zoey capì il nucleo della situazione. Si intravedeva, da lontano, una sagoma sferica molto grande, quasi gigantesca. Nient'altro, se non tre luci. Una gialla, una arancio e l'altra azzurro chiaro.
«Che cazzo è quel coso?!» Duncan era seriamente preso dallo stupore.
«E' una specie di Veliant?» Chiese Bella Gioia ingenuamente. Appunto, ingenuamente.
«Peggio, Zoey...» Gwen si rassegnò a quello che stava per dire, anche se in realtà sperava di non dirlo.
«È Þrír»
 



Schwarz Ecke:
Lo so, c'è una folla inferocita con i forconi e le fiaccole, magari anche bombe a mano pronta ad uccidermi.
Alla fine, dopo ben... *Guarda il calendario* ...dopo ben due mesi circa e non so quanti giorni, mi sono fatto rivedere (non ho contato l'aggiornamento con la crossover di Inside Out)
Mi sono fatto perdonare con questo capitolo? No, perché fa cagare!
Dunque, scherzi a parte, so che potevo impegnarmi di più, ma l'ispirazione mi ha mandato a fanculo e ho avuto un blocco, oltre il fatto che sono stato così apatico che non avevo nemmeno la volontà di essere apatico.
Dite che è un controsenso? Ma certo che lo è.
Scherzi a parte.
Il nuovo termine norreno strano e impronunciabile, l'ultimo, si legge Frir. Tre in norreno, conosciuto oggi come islandese.

Poi: 
Perdonatemi, per tutto.
Il ritardo, il capitolo, la mia assenza, e tutto il resto.
Sapete, non voglio prendervi per il culo. Non ho avuto né tempo, né ispirazione, né voglia. Ma non solo per quanto riguarda EFP. Proprio, in generale. 
E' un triangolo bizzarro, immagino possiate capirmi. Se avevo Tempo, non avevo ispirazione e voglia. Se avevo Voglia non avevo ne tempo ne ispirazione e se avevo l'ispirazione non avevo le altre due.
Poi vabbeh, capitava che ne avevo due ma ne mancava una.
Tra l'altro questo capitolo ho cominciato a scriverlo il 5 settembre. Eh, e l'ho pubblicato e terminato ora. No, in realtà l'ho finito alle 2.10 di notte. 
Vabbeh, ma finalmente è fatta. 
Il dado è tratto. 

Beno, ora sta tutto a voi. Recensite, fatemi sapere la vostra e insultatemi pure se volete.
Perdonatemi gli errori e i nosense, perché ce ne sono diversi. 
Pubblicare questo capitolo, ORA, è stata una scelta azzardata, ma devo in qualche modo portarla avanti la storia, non?
E' bello essere tornati.
Bene, ora vado a fare altro. 
Ci si vede. Forse anche presto. Ovviamente lo spero, ahahah.

*Sparisce in una nube oscura*

Nero


P.s.: Enginn vuol dire nulla, sempre in islandese.

 
   
 
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