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Autore: DigiPokeLover    26/10/2015    2 recensioni
Per Mirkho, 17 anni, un ragazzo italiano, è un giorno come gli altri. Ma quel giorno, la sua vita cambiò in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Un nuovo mondo... nuovi amici. Amici molto speciali. Un sogno divenuto realtà. Un'avventura da iniziare... un mondo da conquistare. Col sostegno dei suoi amici... ce la può fare!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arceus, Ash, Celebi, Prof Oak, Team Rocket
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Furry | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon The Challengers'
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Con il, anzi, la mia Riolu, ho vissuto e sto ancora vivendo un fantastico periodo. Andiamo d’amore e d’accordo, è in sostanza la mia anima fatta Pokémon. Voglio raccontarvi tutto dall’inizio; è stata un’esperienza che mi ha segnato la vita, davvero non avrei mai potuto prevedere che la mia vita avrebbe preso questa strada…
 
Il coronamento di un grande sogno
Stagione 1 Episodio 1
 
Tutto è cominciato un bel pomeriggio. Stavo camminando verso Arenipoli assieme ad Ash, Brock e Lucinda. Ero arrivato nel mondo dei Pokémon attraverso un passaggio spazio-temporale, ma che la causa di suddetto passaggio siano i leggendari Dialga e Palkia non ne ho la più pallida idea. Forse sì, forse no. Comunque, non è niente di improvviso (come accade di solito), io me lo aspettavo, ho sempre desiderato tutto ciò. Certo, un attimo di stupore c’è stato, però. Ma andiamo avanti. Durante il cammino, i miei nuovi amici mi fanno raffiche di domande sul mio mondo.
«Ripetimelo, da quale città arrivi, di preciso?» mi fa Ash, perennemente col suo Pikachu in spalla.
«Da Rimini»
«Scusami, me ne ero dimenticato. Ed è bella?»
«Certo, è favolosa, non a caso è chiamata la capitale turistica per eccellenza»
«Il tuo mondo, Mirkho, è suddiviso in regioni?» interviene Lucinda.
«Dipende cosa intendi per “regioni”. Noi abbiamo gli stati, e per passare da uno all’altro ci sono le dogane. Anche da voi è così, tra regioni?»
«Ah, capito… sì, anche da noi»
Andiamo avanti così per un buon quarto d’ora, dopodiché Ash mi fa:
«Mirkho, tu non hai ancora nessun Pokémon… vuoi passare dal prof. Rowan per fartene dare uno? Se vuoi, ti posso prestare il mio Staraptor, giacché è lontano da qui»
Già, io ero ancora senza Pokémon, ma non volevo iniziare subito, prima volevo imparare un po’ di cose su queste fantastiche creature.
«Non adesso, ti ringrazio, ma prima preferisco imparare un po’, scusami»
«Tranquillo, te l’ho chiesto solo per curiosità»
Proseguiamo ancora. Arenipoli non è lontana, mezz’oretta e ci saremmo arrivati. Poco dopo stavo ancora parlando con Ash quando il mio piede sinistro sbatte contro qualcosa. Guardo per terra e, con stupore, scopro che quello che credevo fosse un sasso, era in realtà un uovo Pokémon. Era bianco a pois verde chiaro.
«Questo è un uovo… caspita che bello» commento prendendolo in mano.
«Ora non devi più andare da Rowan» mi fa Ash «giacché non hai Pokémon, quello te lo lasciamo volentieri, così ne avrai uno. E non preoccuparti, ci siamo qua noi a consigliarti cosa fare»
«Se proprio insisti… va bene»
«Guarda, Mirkho, mettilo qua dentro, è un contenitore per uova che mi hanno dato quando ho ricevuto l’uovo di Cyndaquil» mi consiglia Lucinda.
Metto l’uovo nel contenitore, e mentre Lucinda mi aiutava a sistemarlo bene nel mio zaino, mi chiedo:
«Chissà che caspita ci faceva un uovo per terra… i casi sono tre: o qualcuno l’ha lasciato intenzionalmente qui, o a quel qualcuno è caduto per sbaglio e non se n’è accorto, o un Pokémon l’ha deposto qui»
«Non credo che sia stato deposto qui» interviene Brock «in genere i Pokémon depongono le uova in posti nascosti, al sicuro, non sul ciglio di una strada»
Arriviamo ad Arenipoli, dove Ash deve conquistare l’ottava medaglia per poter partecipare alla Lega Pokémon. Per prima cosa ci dirigiamo in un Centro Pokémon per verificare le condizioni dell’uovo.
«Tutto a posto, l’uovo è in perfetta forma» mi dice l’infermiera Joy.
Dopo averla ringraziata, usciamo e, prima di dirigerci alla palestra, facciamo un giro turistico per la
città. Arenipoli è molto bella. Una precisazione: il capopalestra di Arenipoli usa Pokémon di tipo
elettro. Chissà se ha un Jolteon, uno dei miei Pokémon preferiti…
la curiosità è tanta, ma è Ash che deve prendere la medaglia, e quindi è lui che decide quando andare. Per tutta risposta, Ash ci vuole andare subito, alla palestra. Incontriamo Corrado, il capopalestra, sull’ingresso. Ash gli annuncia la sfida, dopodiché corre dentro per prepararsi. Io e lui rimaniamo un attimo fuori a parlare. Suscito subito la sua curiosità:
«Tu non sembri di queste parti…»
«Eh se per questo non sono nemmeno di questo mondo»
«Ah sì?? Wow… e quindi arrivi per caso da… come lo chiamano… mondo reale?»
«Sì. Mi ha spinto fin qui il mio amore per i Pokémon»
«E da quale stato arrivi? Da quale città?»
«Hai presente l’Italia?»
Ci pensa su un po’, e poi mi fa:
«Ah, sì sì»
«Ecco, io sono di Rimini»
«Ah, Rimini… ne ho sentito parlare, si dice che sia uno dei migliori posti dove passare le vacanze»
«Ma tu come fai ad averne sentito parlare?»
Corrado si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio:
«Ti confido un segreto, ma che resti fra me e te… sono stato nel tuo mondo un paio di anni fa… in Italia… la città mi pare che fosse… Modena, o qualcosa del genere»
«Ah, Modena, sì… e cosa facevi?»
«Esplorazione del tuo mondo, volevo vedere una città, ma sappi che senza Pokémon il tuo mondo… insomma, è come se manchi qualcosa»
Gli do pienamente ragione, sono venuto qui perché, appunto, volevo diventare un allenatore di Pokémon.
«Per caso tu hai un Jolteon?» gli faccio.
«Certamente, è uno dei miei Pokémon migliori»
«Me lo fai vedere? Ti prego… mi piace troppo quel Pokémon»
«Certo, basta chiedere»
Corrado prende una Pokéball e da essa esce Jolteon. Mi emoziono:
«Mamma mia, che bello… ma ciao, Jolteon»
Lo accarezzo sulla testa, dopodiché lui mi struscia come un gatto, con tanto di leccatina.
«Ma come sei affettuoso…» commento.
«Gli stai simpatico, Mirkho. Dai, andiamo dentro, Ash ci starà aspettando»
Il capopalestra fa rientrare Jolteon nella Pokéball, ed entriamo. Io mi siedo in tribuna insieme a Lucinda e Brock… col Piplup di Lucinda, che fa un gran bordello (forse è l’unica cosa che quel poveretto riesce a fare).
La lotta comincia col botto per Ash: mette fuori combattimento un potente Luxray e un Raichu, ma poi Corrado accorcia le distanze facendo fuori il Pikachu di Ash. Poi, una fase di stallo: nessuno faceva fuori il Pokémon dell’altro, e vanno avanti per mezz’ora, tanto che me ne vado un attimo fuori a sfumacchiare una sigaretta. Quando rientro, vedo Ash che sconfigge Jolteon col suo Staraptor. “Povero Jolteon” penso fra me, ma sono comunque felice per la vittoria di Ash, che riceve la “medaglia faro” di Arenipoli.
Salutiamo Corrado, che si stava sincerando delle condizioni del suo Jolteon, poi usciamo. Dopo una ventina di secondi vengo violentemente buttato a terra da qualcuno che mi salta sulla schiena. Mi giro e mi ritrovo Jolteon addosso che mi lecca.
«Minchia, Jolteon, m’hai fatto pigliare un infarto…»
Mentre Ash mi aiuta a rialzarmi, arriva Corrado, e dopo essersi scusato, dice, seccato:
«Jolteon, ma che caspita combini? Scusami, Mirkho, è un po’ vivace… stai bene?»
«Sì, sto benissimo, non ti preoccupare… è solo un po’ affettuoso» poi mi rivolgo a Jolteon:
«Vero, Jolteon?» e lui, felice come una pasqua, mi salta di nuovo addosso, ma sto giro ho i riflessi pronti e lo prendo in braccio (con qualche fatica, perché non è un peso piuma!). Lo abbraccio e gli do un bacetto, dopodiché lo lascio per terra:
«Dobbiamo andare, tesorino, ti prometto che tornerò a farti visita, va bene? Dai, ciao»
«Già, forse un po’ troppo affettuoso. Ciao ragazzi» commenta Corrado.
«Ciao Corrado, buona giornata» lo salutiamo tutti insieme. Mentre ci allontaniamo, mi volto ancora e vedo Jolteon col musetto triste che mi fissa. Lo saluto colla mano seguito da un occhiolino. Lui risponde col suo verso, che imito subito dopo. Jolteon, felice, si mette a saltellare, dopodiché Corrado lo fa rientrare nella Pokéball.
«Wow, Mirkho, hai imitato alla perfezione il verso di Jolteon, come fai?» mi chiede stupito Ash.
«Non lo dico per vantarmi, ma io sono un bravo imitatore»
«Apperò, e sai fare i versi dei Pokémon?»
«I più semplici, per esempio… guarda, ti imito un Buizel, sta’ a sentire»
Faccio il verso di un Buizel, e pochi istanti dopo il Buizel di Ash gli salta fuori dalla Pokéball. Mi abbraccia la gamba destra, mi guarda e mi fa:
«Buì-buì»
«Scusami, stavo solo imitando il tuo verso, non ti volevo disturbare, tranquillo»
Ash prende la sua Pokéball e fa:
«Buizel, ritorna e resta dentro, per favore»
Dopo averlo fatto rientrare, proseguiamo il cammino. Passano cinque minuti e all’improvviso sento una musica. Dopo averla riconosciuta come “Poker Face” di Lady Gaga, appoggio lo zaino.
«Ma che è sta musica? Non la conosco» Ash mi guarda come un alieno.
«È il mio telefono, scusami» tiro fuori il telefono e leggo che a chiamarmi è mia cugina. Rimango basito per qualche secondo, come faccio a ricevere una chiamata da un cellulare che è in un altro mondo? Io rispondo:
«Pronto»
«Alleluia, ti davo per disperso»
«Macché disperso, piuttosto, che c’è?»
«L’Yle la settimana prossima vuole andare al RiminiComix, vuoi venire anche tu?»
«Sì, va bene, che giorno di preciso?»
«Eh ancora non so, ti richiamerò appena avrò dettagli ulteriori, ok? Tu, piuttosto, dove sei?»
A sentire questa domanda mi salta il cuore in gola.
«Sarò fuori da amici per un po’, comunque penso di esserci per il RiminiComix»
«Ok, ti saluto, ciao»
«Ciao»
Mentre mi metto il telefono in tasca, commento:
«Caspita, è riuscita a chiamarmi dal mio mondo, questa»
«È un mistero, davvero… piuttosto, se mi è permesso, chi era?» mi chiede Brock.
«Mia cugina… questa mi ha chiesto dov’ero adesso, le ho dovuto dire una palla perché se le dicevo che sono nel mondo dei Pokémon, mi spediva dritto al ricovero»
«Ah già, che i Pokémon non ci sono nel tuo mondo… allora hai fatto bene» mi fa Lucinda.
«E cos’è questo RiminiComix?» mi fa Brock.
«È la fiera dei manga e degli anime. Non ci crederete, ma ve lo devo dire… non ci sono i Pokémon nel mio mondo, ma ci fanno i cartoni animati e i pupazzetti!»
«Cosa??? E come fanno se non…»
«Tutto è partito 14 anni fa, quando un giapponese giurò di esserseli sognati di notte… e non a caso, i protagonisti siete voi tre»
«Quindi siamo famosi? Che bello che bello ho sempre desiderato essere famoso!!» esulta Brock.
«Quindi nel tuo mondo ci conoscono?» mi chiede Ash.
Io gli rispondo di sì.
Si era intanto fatta ora di cena. Il sole stava tramontando all’orizzonte; faceva caldo, è estate lì come nel mio mondo. Sistemiamo i sacchi a pelo, dopodiché ci sediamo per terra. Per cena mangiamo un delizioso piatto a base di bacche cucinato da Brock (seriamente, questo me lo vorrei portare nel mio mondo per farlo partecipare alla “Prova del cuoco”). Poco dopo ci mettiamo a dormire. Tiro fuori il mio uovo dallo zaino per fargli prendere un po’ d’aria. Lo osservo per un po’, poi auguro la buona notte ai miei amici. Dopo non ricordo più nulla.
Mi sveglio perché vedo delle luci potenti e psichedeliche. Guardo l’ora, le 2 e mezza di notte.
Credendo che fossero i miei amici, dico seccamente:
«Ma insomma, spegnete ‘ste luci!» ma poi crollo nuovamente.
Mi sveglio la mattina seguente e noto subito qualcosa di strano: avevo il sacco a pelo chiuso. Ricordo benissimo di averlo lasciato tutto aperto perché avevo voglia di dormire così. Ash, Brock e Lucinda dormono ancora.
«Ma che cazzo ci fa il sacco a pelo chiuso? Mi pareva di averlo lasciato aperto»
Lo apro e, uscendo, sento che c’è qualcosa nel mio sacco a pelo. Mi tiro fuori e, aprendolo tutto, ho una, a mio dire, bellissima sorpresa: lì tranquillo, che dormicchia ancora, c’è un Riolu!!! Io rimango a bocca aperta, gemendo, per qualche istante, poi mi volto e vedo i pezzi di guscio del mio uovo sparsi vicino al mio sacco a pelo. Allora lo intuisco subito: Riolu è il Pokémon che avevo nell’uovo! Sono felicissimo, perché l’evoluzione di Riolu, Lucario, è il mio Pokémon preferito in assoluto!!! E anche perché Riolu è ugualmente molto simpatico, con quel musetto da giocherellone.
Proprio mentre lo stavo guardando, si sveglia. Si mette seduto, e mi guarda.
«Wow… Riolu…» sono emozionatissimo.
Il mio nuovo Pokémon mi sorride come per salutarmi e, prima che io potessi fare qualcosa, mi salta addosso e mi abbraccia. Lui è molto più leggero di Jolteon, per fortuna (ieri, quando ho preso Jolteon in braccio, mi stava venendo un’ernia del disco, per la cronaca).
«Che bello… il mio primo Pokémon… ehm… scusami… sempre che tu voglia venire con me… ecco… non ti obbligo…»
Riolu annuisce, e io lo accarezzo sulla testa. Poi lo prendo in braccio, incrocio le gambe e su di esse ci sistemo Riolu.
«Quelli sono i miei amici. Te li presento?»
Lui emette il suo verso e sorride. Come per dire di sì. Allora sveglio la banda, anche perché il sole era già alto nel cielo.
«Ragazzi, sveglia, guardate chi è uscito dall’uovo stanotte!»
Ash si alza sobbalzando:
«Cosa?? Si è schiuso l’uovo?»
Seguono Brock e Lucinda:
«Qual è il tuo primo Pokémon, Mirkho?» mi chiede ansiosa la ragazza.
«Eccolo qui, sulle mie gambe»
Vedono Riolu seduto in braccio a me, e anche loro si emozionano:
«Wow, Mirkho… quello è un Riolu!!» fa Brock.
«È bellissimo» commenta Lucinda.
«E anche molto simpatico… sei fortunato, Mirkho» conclude Ash.
«Che dici, Riolu, facciamo colazione?» gli chiedo.
Il mio Pokémon si mette a saltellare felice.
«Ecco qua un bel piattone, allora»
Gli faccio trovar pronto un piatto di cibo per Pokémon. Riolu mi sorride di nuovo, poi si azzuffa nel piatto.
«Questo qua prima mi ha segregato nel sacco a pelo (ha chiuso proprio tutto), poi ci si è infilato dentro»
«Eh eh, segno che ti vuole già bene» commenta Ash.
Facciamo colazione, ritiriamo i sacchi a pelo e discutiamo sul dove andare.
«Ash, tu ora devi fare la Lega, vero?»
«Sì, ma tranquillo, comincia fra un mese, un casino di tempo»
«Brock, Lucinda, anche voi siete liberi?»
Loro rispondono di sì.
«Mi sapete dire dove si trovano ora Dialga e Palkia? Sono arrivato qui con un passaggio spazio-temporale, quindi penso che mi dovrei recare da loro se devo tornare nel mio mondo»
«Hai perfettamente ragione, Mirkho. Dovrebbero trovarsi in cima al Monte Corona»
«Grazie, Ash… non è un problema per voi se mi ci accompagnate, così poi ci salutiamo là?»
«No affatto, anzi, saremmo ben felici»
«E guardate che ritorno, poi, torno nel mio mondo solo per far felice mia cugina che vuole andare
al RiminiComix»
«E chi ha detto niente, è abbastanza intuibile ora che hai un Pokémon» replica Lucinda.
Ci mettiamo in cammino per farci un giro e per far prendere un po’ d’aria a Riolu. Ma non è ancora tanto bravo a camminare, giusto qualche passetto e poi traballa. Allora ho un’idea: porto Riolu sulle spalle, idea di cui il piccolo è felicissimo. Ogni tanto ‘sto pirlotto mi copre gli occhi con le sue zampe, come se volesse giocare a “chi è?”… insomma, è roba che fanno i bambini piccoli. Io, per non deluderlo, sto al gioco (la regola fondamentale di un allenatore è soddisfare, oltre che i propri, anche i desideri del proprio Pokémon, prestandogli le dovute attenzioni), ma dopo la 40a volta che mi fa dire “chi è? Non lo so”, gli dico:
«Riolu, te prego, famo ‘na pausa, non ne posso più»
Questo mica si stanca eh… c’ha ‘na vitalità che ti impressiona.
Quando poi decido di andare sul Monte Corona, prima avviso i miei amici, poi dico a Riolu:
«Riolu, ascoltami. Adesso devo andare sul Monte Corona per andare da Dialga e Palkia. E sai perché? Te lo devo dire… io non sono di questo mondo. Vengo da un altro mondo, dove non ci sono Pokémon. Voglio essere sincero con te, perché ti voglio bene. Allora, ti vorrei portare con me, ma prima volevo chiedertelo: vuoi venire con me nel mio mondo? Sta tranquillo, non ti succederà niente, te lo prometto. Io sono venuto qui perché amo i Pokémon»
Riolu mi guarda un attimo coi suoi occhioni, ma poi sorride e mi abbraccia felice.
«Lo prendo per un sì» commento.
«Ash, scusami, sono arrivato da poco, non ho ancora fatto lotte e di conseguenza gli unici soldi che ho sono un paio di monete che ho raccolto per strada… mi presteresti una tua Pokéball vuota? Per il mio Riolu…»
«Ma certo, non chiederlo neanche, ti do tutte le Pokéball che vuoi» mi risponde porgendomene una.
«Appena potrò te ne compro una nuova»
«Non disturbarti, è un piacere aiutare gli amici»
Mi avvicino a Riolu, e gli chiedo:
«Allora, Riolu» lui si volta, mi guarda, io gli mostro la Pokéball:
«Vuoi essere un mio Pokémon?»
Lui felice salta. Io per qualche millesimo di secondo rimango nel pallone, perché nessuno mi ha mai spiegato come lanciare una Pokéball. Poi mi vengono in mente gli episodi che guardo sempre, e lì mi è tutto più chiaro. Lancio la sfera addosso a Riolu, si apre, e il piccoletto entra. La sfera cade a terra, comincia a ballare emettendo un suono, per qualche secondo. Poi, un suono più forte, e la Pokéball si ferma.
«Bravo, Mirkho, ce l’hai fatta, la tua prima cattura!» si complimenta Ash.
Io prendo la mia Pokéball, la guardo e, immaginando di parlare a Riolu, dico:
«Grazie mille Riolu, mi hai reso felice»
Il Monte Corona è abbastanza lontano da Arenipoli, per questo ci avvaliamo dello Staraptor di Ash e del Togekiss di Lucinda.
Ci fermiamo presso un fiume per riposarci un po’. Ho fatto uscire Riolu per fargli fare un giretto. Dopo una decina di minuti, stavo mangiucchiando qualcosa, quando sento Riolu gridare. Mi volto e lo vedo annaspare nell’acqua per tenersi a galla. La terra sotto le sue zampe aveva ceduto.
«Nooo! Riolu!! Resisti, sto arrivando!!»
Mi tolgo rapidamente la maglietta e mi tuffo in acqua. La corrente è fortissima, probabilmente c’è una cascata. Nuoto rapidamente verso Riolu, quando lo raggiungo, gli urlo:
«Riolu! Prendi la mia mano, svelto!»
Lo afferro, ma stavamo per essere presi dalla cascata. Quando ci stavamo preparando ad affrontarla, davanti ci ritroviamo un Buizel che con una specie di salvagente attorno al collo ci riporta a riva nuotando. Scopro poi che è il Buizel di Ash; lo ringrazio e mi stendo, stremato. Mi asciugo, vengo raggiunto dal mio Riolu tremolante, asciugo anche lui e mi rimetto la maglietta.
Riolu, dopo essersi seduto sulle mie gambe, comincia a piangere, probabilmente per lo spavento. Mi guarda con i lacrimoni agli occhi e mi abbraccia. Lo accarezzo e cerco di calmarlo:
«Oh, Riolu… hai avuto tanta paura, vero? Anch’io…»
Gli do qualche bacetto ogni tanto.
«Potremmo provare a dargli una baccarancia, ma il problema è trovarle…»
«Tranquillo, Brock, ce le ho»
«Le hai? Davvero?»
«Sì, prima, mentre giravo, ne ho prese un po’ nel caso mi venisse fame da un momento all’altro»
«Ottimo, bravissimo!» si congratula Ash.
Ne do una a Riolu. Dopo averla mangiata, mi si addormenta in braccio. Per permettergli di riposare, rimaniamo lì una mezz’oretta, poi riprendiamo il viaggio verso il Monte Corona.
Appena arrivati, ci incamminiamo. Per tutto il pomeriggio andiamo avanti a scalare, finché non ci fermiamo per passare la notte. Faccio uscire Riolu per permettergli di dormire con me. Quando stavo per addormentarmi, sento un bacetto sulla guancia.
«Riolu» sussurro «cosa c’è, cucciolo? Non riesci a dormire?»
Riolu mi abbraccia e si appoggia a me.
«Allora, ti vado bene come allenatore? Sei felice?»
All’improvviso, forse come risposta, Riolu mi bacia sulla bocca!! Per un po’ rimango stranito, ma poi capisco:
«Riolu, allora sei una femmina… wow… grazie mille, ma non credo possa funzionare. Però ti voglio bene lo stesso, non ti preoccupare»
Riolu si struscia, poi chiude gli occhi e si addormenta.
La mattina dopo, finita una veloce mangiata, raggiungiamo un luogo chiamato “Vetta Lancia”, strapieno di colonne.
«Dovrebbero essere qui» fa Ash, guardandosi intorno.
All’improvviso, una potente luce bianca ci avvolge. Dopo una decina di secondi, quando scompare, davanti a noi stanno due Pokémon giganteschi, uno blu scuro, quadrupede, l’altro bianco a strisce rosacee, bipede.
«Dialga… Palkia…» gemo.
Ash, Brock e Lucinda osservano con uno sguardo a metà tra l’incredulo e il meravigliato. Comincio a parlare loro, inchinandomi:
«Dialga, padrone del tempo, Palkia, padro…»
Vengo interrotto ancora da Poker Face (ossia il mio telefono). Sbuffo violentemente, chiedo infinitamente scusa ai due Pokémon leggendari e rispondo a mia cugina:
«Burdèla!! Ta’ me rot e’ caz!! Sa vo???»
«Calma, calma… ti stiamo aspettando, è arrivata anche la Lucy»
«… sì, ok. Dove siete allora?»
«Davanti a casa dell’Yle, ma non possiamo aspettare tutta la vita, il RiminiComix non dura per sempre»
«Sì ma te hai detto che mi avvertivi e invece non mi hai avvertito un cazzo. Meno male che stavo tornando oggi dal mondo dei Pok… eehh no cioè… da casa di amici miei…»
«Stai tornando da dove?»
«No, no, niente, ho sparato una minchiata… sono a casa, da me, dammi il tempo di prepararmi e vi raggiungo»
«Sì ma fa presto. Comunque scusa se non ti ho avvertito, mi sono scordata…»
«Vabbè. Sto arrivando, ciao»
«Ok, baci ciccio»
Riattacco e chiedo nuovamente scusa ai due Pokémon, dopodiché ricomincio il discorso:
«Dialga, padrone del tempo, Palkia, padrone dello spazio, per favore, ascoltatemi. Sono venuto qui con l’intenzione di chiedervi una cosa importante. Per caso, siete stati voi a portarmi qui dal mio mondo?»
Loro mi guardano attentamente, e poi sento delle voci:
«Sì, tutto ciò è opera nostra»
«S-Siete voi che… state parlando…?»
«Sì, grazie alla telepatia»
«Wow… ecco, volevo chiedervi se potevo tornare nel mio mondo, perché… avete sentito, no? Mia cugina vuole portarmi ad una fiera… e sono venuto a chiedervi come fare»
«Adesso provvediamo. Mirkho, ti è piaciuta questa prima esperienza?»
«Molto. Grazie mille per avermela concessa. Ho già un Pokémon, un Riolu, di cui mi sto prendendo cura…»
«Bene… non fare quella faccia, Mirkho! Non è l’ultima volta che vieni qui! Guarda, adesso ti facciamo un regalo, allontanati un attimo»
Do loro ascolto, e mi allontano. Loro uniscono i loro poteri “Fragortempo” e “Fendispazio”, e da essi compare una specie di medaglietta.
«Ecco, con questa potrai venire qui e tornare a casa tutte le volte che vorrai»
La prendo e me la metto al collo.
«Grazie mille»
Loro poi mi aprono un passaggio spazio-temporale.
«Questo portale ti porterà nel tuo mondo. Ci si vede»
«Perfetto. Grazie ancora»
«Un’ultima cosa. Tua cugina è sempre così possessiva nei tuoi confronti? Cavolo, si vede!»
Un po’ imbarazzato, rispondo:
«Eeh… sì, eh eh... come rompe le palle lei non lo fa nessuno...»
Vado dai miei tre amici, e li saluto.
«Ci vediamo, ragazzi, alla prossima»
«Ciao Mirkho, divertiti»
Li abbraccio, dopodiché faccio entrare Riolu nella Pokéball ed entro nel portale, salutando tutti un’ultima volta.
Dopo qualche secondo all’interno del buio tunnel, mi ritrovo in camera mia, al secondo piano di Via Livenza 26 a Rimini. Guardo in giro, poi afferro la mia Pokéball e faccio uscire Riolu. Anche il mio Pokémon guarda in giro, curioso.
«Ecco, cucciola, questa è casa mia. Riolu, tu stai avendo un privilegio unico: sei il primo Pokémon in questo mondo!!»
Sì, perché Corrado mi ha detto che quando era arrivato nel mondo reale non aveva portato Pokémon per ovvii motivi.
Riolu mi guarda felice e poi si mette a girare per la stanza. Poi usciamo dalla mia camera e gli faccio visitare il resto della casa. Quando arriva sul terrazzo, si meraviglia: si vedono le colline e sullo sfondo il sole che stava già cominciando a tramontare. Io vedo Ylenia, Lucia, Davide e gli altri che mi stanno aspettando di sotto. Faccio subito entrare Riolu in casa, se lo vedessero…
Entro anch’io per prepararmi. Mi metto i primi vestiti che trovo, poi, prima di scendere, coccolo Riolu per un po’. Ma ecco i guai: mia cugina mi entra in casa dalla porta (anche lei ha le chiavi, dopotutto abita al piano di sotto), e corre verso camera mia. Non ho più il tempo, ormai, di mettere Riolu nella Pokéball. La fermo prima che lei possa aprire la porta della mia camera:
«Giulia, ti prego, fermati, non entrare»
«Perché?»
«Non vorrei che tu urlassi… qua dentro… c’è un Pokémon»
«Eeh??»
Faccio sedere Riolu sulle mie gambe.
«Puoi entrare, ma ti prego… non urlare… non ti farà niente»
Giulia apre la porta, e vedendomi accarezzare sulla testa il mio Riolu, lascia cadere la borsa.
«Q-Qu-quello è… è un Pokémon?!»
«Sì, Giulia, è una femmina… è anche simpatica… te lo giuro, non ti fa niente»
Riolu balza in avanti verso di lei, ma Giulia fa un salto all’indietro. Quando il mio Pokémon allunga una zampa, lei sembra calmarsi un po’, e, quando arriva a contatto con Riolu, sussurra:
«Ma allora… esistono veramente… allora tutte le cose che dicevi sui Pokémon erano vere!»
«Te l’ho detto… io non sparo mai stronzate»
«Quindi sei stato… nel… nel mondo dei Pokémon???»
«Sì, ho deciso di diventare un allenatore di Pokémon. Però, ascolta una cosa: tutto ciò non deve
uscire da questa casa, intesi? Se si dovesse sapere in giro, il mio Pokémon diventerebbe una cavia da laboratorio! Al massimo possiamo dirlo all’Yle, alla Lucy, di cui ci fidiamo, o ancora meglio, a Jaco, che anche lui è un fanatico di Pokémon, ma che tutto ciò non esca da questa parte di via, ok?»
«Intesi. Hai la mia parola, Mirkho. Che Pokémon è?»
«È un Riolu, guarda com’è simpatica la sua faccia»
Mia cugina si abbassa verso Riolu, le afferra le zampe e fa:
«Lo prometto anche a te; ti proteggeremo a qualunque costo»
Riolu, forse per risposta, si struscia contro le sue guance. Cosa penso? Che Giulia ci sta prendendo sempre più confidenza.
«Dai, Giulia, andemm, che femm tardi. Mangiamo là, vero?»
«Certo, abbiamo programmato tutto. Con Riolu cosa fai?»
«Eh… certo, non me lo posso portare dietro… devo per forza lasciarlo a casa, chiudiamo a chiave e siamo a posto»
«Così siamo poco a posto – mi fa Giulia indicando la porta d’ingresso – quella bacucca della nostra cara nonna c’ha le chiavi come ce le ho io come ce le hai te, lo sai che aspetta che ce ne andiamo per seminare una disgrazia»
Sbuffo, poi prendo Riolu in braccio e le dico:
«Riolu, ascolta, noi adesso ce ne andiamo via un attimo, ma poi torniamo, tranquilla. Non ti possiamo far venire con noi perché c’è molta gente, e in questo mondo succederebbe un casino. Rimani qui e fa’ pure quello che vuoi, e se arriva qualcuno che non siamo noi, nasconditi, ok?»
Il mio Pokémon annuisce, e corre a stendersi sul divano in sala. Non la faccio stare nella Pokéball per tre ore o forse più… io mi fido di lei, sono certo che se le dico qualcosa, lo fa perché sa che è per proteggerla. Noi usciamo, chiudiamo a chiave e scendiamo le scale. Raggiunti gli altri, ci mettiamo in marcia verso la nostra fermata del pullman.
Solo che i biglietti non li abbiamo. Nessun problema, sono mesi che giriamo colla linea urbana di Rimini senza sborsare un centesimo per il biglietto, tanto dobbiamo fare due fermate. Scendiamo davanti al Grand Hotel, l’unico hotel a 5 stelle di Rimini e della riviera, e lì davanti c’è il capannone del RiminiComix. Entriamo e cominciamo a farci un giro. Ci sono fumetti, DVD, gadget di tutti i cartoni animati, Pokémon inclusi. Mi compro un portachiavi di Jolteon, qualche carta, un DVD con alcuni episodi e, quando vedo un peluche che raffigurava Riolu, non esito a comprarlo. 30 €, ma ne vale la pena, non vedo l’ora di mostrarlo al mio Pokémon. Alto 40 cm, è proprio perfetto. Essendo grande, chiedo una borsa dove metterlo. Poi, proseguo il giro, i capannoni sono un casino e tutti molto grandi.
Quando arriva l’ora di cena, verso le 7 e mezza, chiedo a mia cugina dove andiamo a mangiare.
Lei ci porta fuori dai tendoni e ci ferma davanti a una bancarella di cucina giapponese.
«Ossignore, proprio qui? Lo sai che non mi piace la cucina giapponese… una pizza come tutti i cristiani no?»
«Guarda che non è proprio giapponese, semplicemente è pasta da mangiare colle bacchette»
Solo che la pasta è dentro dei barattoli di cartone. Io a mia cugina la guardo strana. Ci sono diversi gusti: pasta e pancetta, pasta e verdure, pasta e prosciutto, per elencarne alcuni. Io prendo quella con la pancetta. Quando lo apro… è il colmo! La pasta è tutta dura, fatta a mo’ di cilindro.
«Oddio, che è sta roba?? Me la devo mangiare?? Senti, Giulia, eh… la prossima volta andiamo in pizzeria!»
«Infatti la devi riempire coll’acqua calda del distributore lì dietro, che poi va come brodo»
«Mamma mia…»
Giuro, la prossima volta o andiamo in pizzeria o mi porto la cena al sacco.
Dopo, giriamo ancora un po’, poi riprendiamo il pulman e torniamo a casa. Staremo tutti un po’ dall’Yle, poi ognuno tornerà a casa.
Mentre la Lucy, Davide, il cugino dell’Yle e gli altri rimangono giù, io e mia cugina torniamo un attimo in casa mia a recuperare Riolu, con l’intenzione di mostrarlo prima a Jacopo, fratello di Ylenia, anche lui mio amico d’infanzia.
Entriamo in casa, e chiamo Riolu. Lei ci raggiunge subito festosa.
«Te la sei passata bene, cucciola?»
Riolu fa il suo verso felice.
«Riolu, guarda, ho preso un regalo per te, spero che ti piaccia»
Tiro fuori il pupazzo e glielo mostro. Lo prende, se lo rigira più volte, poi mi guarda con un sorriso.
Mi salta addosso e mi abbraccia con una potenza micidiale. È proprio felice. Mi lecca pure. Ho reso il mio Pokémon felice, proprio come volevo. Corre subito in sala a giocarci.
«Per la prima volta hai fatto un acquisto azzeccato» mi fa mia cugina.
«Senti chi parla… chi ha speso miliardi di euro in abbigliamento e gioielli non necessari! E poi non so che ne fai di tutta quella roba…»
Giulia mi manda a cagare spintonandomi leggermente.
Raggiungo Riolu e le faccio:
«Tesorina, ti va se ti presento un amico? Ama molto i Pokémon, sarà felice di vederti»
Riolu scatta in piedi e mi afferra una gamba.
«Ok, allora andiam…» vengo interrotto da una voce che conosco:
«Giulia! Giulia! Giulia»
È la Lucy!! Mia cugina tenta di fermarla:
«Ehm… Lucy, non adesso»
«Mi sono scordata di darti la…»
Ma quella mi piomba in sala, vede Riolu e lo osserva sbalordita. Io sussurro:
«Eehh… Lucy… questo è Riolu… è un Pokémon…» cominciando già a pensare ad un imminente disastro. Lei, invece, si mette le mani sulle guance, diventa rossa e fa:
«Wow… che carinooooo!!!! Da dove arriva?»
«D-Da poco fuori Arenipoli, regione di Sinnoh, mondo dei Pokémon»
«Maddai… allora ci sono davvero! Posso accarezzarlo?»
«Eh, fa’ pure. Riolu, lei è Lucia, mia amica d’infanzia»
Lucy se lo prende in braccio e comincia a coccolarlo.
«Lucy, ascoltami attentamente. Faccio a te lo stesso discorso che ho fatto a Giulia. Non devi parlare, se non con me o con mia cugina, di tutto ciò. Ne va della sua vita, ok? Per favore»
«D’accordo, Mirkho. Proteggeremo il nostro segreto»
Lo lascia giù e comincia a scendere. Guardo Riolu e le faccio:
«Dai, che stanno cominciando tutti a volerti un po’ di bene! Ah, piuttosto, mentre eravamo via, è venuto su qualcuno?»
Riolu annuisce.
«Una signora anziana, che cammina barcollando… quasi totalmente rincoglionita…?»
Annuisce di nuovo, convintamente.
«Ecco, l’avrei intuito… figuriamoci se quella non si fa i cazzi suoi una volta nella sua vita… e ti ha visto? Dove ti sei nascosta?»
Mi porta davanti all’armadio in camera mia, lo apro e noto che si è fatta una specie di cuccetta colle coperte invernali che stavano lì.
«Wow, brava, davvero! Brava come quando mi hai serrato nel sacco a pelo!»
«Serrato…?»
«Sì, Giulia. Quando ancora stavo nel mondo dei Pokémon… guarda, ti racconto tutto dall’inizio. Mentre camminavo coi tre famosi “girovaghi”, li conosci anche tu, sicuro, ho trovato un uovo per terra. Me lo sono tenuto, e dopo due giorni si è aperto, ed è uscito Riolu. Non sai quanto ero emozionato… la prima cosa che ha fatto è stata chiudermi tutte le cerniere del sacco a pelo! Si è schiuso di notte, mentre dormivamo… ah, che momenti…»
«Wow… cavolo, Mirkho, mi fai venire una voglia matta anche a me di diventare un’allenatrice…»
«Ah, nessuno te lo vieta… se ti va, ci facciamo la regione di Sinnoh intera»
«Ed è grossa ‘sta regione?»
«Mah, ho visto delle carte… è grande più o meno come mezza Europa, se non di più…»
«Apperò! Non tutta a piedi eh…»
«Ah, sicuro… o ci portiamo le bici o i motori»
«Nel passaggio ci passano pure i motori???»
«Ah, ci puoi far passare anche un aereo di linea se vuoi!»
«Eh ma… mia madre come la prenderebbe la cosa? Quella se vede i Pokémon fa casino… non sono del nostro mondo, se li prende come alieni siamo fottuti!»
«Ma se non gliene fotte un cazzo di niente e di nessuno… vuoi che si preoccupi per un Pokémon… intanto cerchiamo di non mostrarglielo, poi vedremo come si evolverà la cosa»
«Già… spero bene»
La faccio rientrare nella Pokéball solo per fare il tratto da casa mia a quella di Jaco per sicurezza. Una volta nell’androne di suddetta casa, la faccio uscire e, prendendola in braccio, la porto su per le scale. Entriamo. Faccio tenere Riolu a mia cugina. Trovo Jacopo in camera dei suoi a giocare a quella schifezza di Mortal Combat 3 per PS3.
«Jaco!»
«Wei burdèl! Tutto bene?»
«Sì. Ho qualcosa da farti vedere»
«Eh? Un momento…»
Totalmente assorto!!!
«Jaco… ehi! Dai, staccati un attimo da lì e guarda se mi sai dire qualcosa di ‘sto Pokémon»
Entro nella stanza con Riolu. Jaco gira la testa, vede Riolu, mette in pausa il gioco e si toglie gli occhiali da sole.
«M-Ma… d-dove l’hai preso??? Da dove arriva???»
«Sapevi che il mondo dei Pokémon esiste veramente?»
«No… wow, bellissimo… incredibile… aspetta, questo… è un Riolu, vero?»
«Giusto. Ed è l’unico Pokémon in questo mondo. Capito? L’unico!»
«E ce l’hai tu??? Mamma mia, che fortunato che sei…»
Lo accarezza sulla testa.
«E che mosse usa?»
«Eh, ancora non lo so, è nata da una settimana neanche…»
«Più lo vedo, e più ho voglia di andare in quel mondo a diventare un allenatore…»
«Io sì! E volevo sapere se qualcuno voleva partire per quest’avventura, voi che siete i miei amici d’infanzia… da solo mi annoio»
«Io ci metto la firma! Sarebbe un’esperienza unica… incontrare anche i leggendari… wow, solo a pensarci mi emoziono!»
«Non sei l’unico…»
Poi, arriva una voce da dietro:
«Possiamo venire anche noi?»
Mi giro, e sulla porta ci sono Ylenia e Davide. Giulia ha raccontato loro tutto.
«Amici… certo! Sì! Tutti insieme!»
Davide e Ylenia si coccolano Riolu, anch’essa emozionata.
«Però… i vostri genitori…»
«Mia madre è d’accordo. Giulia le ha fatto vedere le foto del tuo Pokémon ed è d’accordo, a patto che ci facciamo sentire ogni tanto. E manterrà il segreto»
«E tua madre, Yle?»
Sua madre compare da dietro:
«D’accordissimo. A giudicare dal tuo… come si chiama… Pokémon, sembra che siano tutti così… no?»
«Sì, dipende… comunque, quasi sempre sì»
Non mi sono mai sentito così felice in vita mia. Passa mezz’ora, dopodiché io e Giulia torniamo a casa. Ci salutiamo, lei entra in casa sua, io e Riolu nella mia. Una veloce lavatina e poi a letto, io e Riolu insieme sotto le coperte, abbracciati.
La mattina dopo vengo svegliato da Riolu. Sicuramente ha fame… guardo l’ora, le 10 e mezza inoltrate. Mamma mia, che dormita, mi sa che ha fatto bene a svegliarmi, perché magari dormivo fino all’una come una settimana fa… io sono così, fancazzista orgoglioso, le uniche attività che faccio sono mangiare, cagare, pisciare e dormire! Vabbè, chiudiamo questa inopportuna parentesi e andiamo avanti. Io faccio colazione in maniera un po’ strana, un panino con prosciutto cotto e maionese. Quando chiedo alla mia tesorina cosa vuole mangiare, quella apre il frigo e mi sventaglia in faccia un Kinder Fetta al Latte. Io ci rimango così…
«Ah, se ti piace, mangiatelo pure, nessuno te lo vieta, tesoro»
Lei lo scarta e se lo mangia in tre morsi; dopotutto, è la più morbida delle merendine. Poi mi stendo in sala a guardare un po’ di TV. Riolu mi raggiunge e si stende con me. Guardo un telegiornale, e ogni tanto do a Riolu un bacetto. Nel telegiornale non ci sono altro che notizie di morti ammazzati, investiti, uccisi dai talebani in Afghanistan… che schifo… questo è il mio mondo. «Vedi, Riolu… tutto ciò è il mio mondo. Qui si muore che è un piacere, anzi, un dispiacere. Si muore per nulla, anche per motivi banalissimi. Io non mi ci sono mai rispecchiato. Qui a Rimini, dove vivo, è quasi sempre tutto tranquillo, ma in altre parti succede di tutto. Non aspettavo altra occasione, quella di conoscere l’esistenza di un altro mondo più pacifico e tranquillo. Il mondo dei Pokémon, appunto. Ed è per questo che, Riolu, ho intenzione di trasferirmi lì, un giorno. Per stare in un mondo più tranquillo, ma anche per stare colle creature che amo da sempre. Voi Pokémon, appunto. Questa è una confessione che ti volevo fare da tempo, ma non ne ho mai avuto l’occasione»
Il mio Pokémon si avvicina alla mia faccia e mi rifila una leccatina, e mi abbraccia. Io faccio altrettanto, e le do un altro bacetto sulla fronte.
«Oh, Riolu, tu sì che mi capisci… ti voglio bene, cucciola mia»
Altra leccatina da parte di Riolu, poi si struscia e si appoggia a me. Non desideravo altro nella mia vita… diventare un allenatore di Pokémon… ora quel sogno è realtà! Devo solo trovare il coraggio di dirlo ai miei genitori… se riuscissero a capacitarsene, io mi toglierei immediatamente da quella scuola di merda che sto facendo ora, un ITAER, l’aeronautico, per cambiare totalmente vita, dedicarmi in pieno ai Pokémon, guadagnando soldi (i “Poké”) con le lotte, e con i soldi farmi una vita in quel mondo. È tutto ciò che voglio, ora. E un giorno ce la farò.
Qualcuno bussa alla porta, apro e trovo mia cugina con l’Yle.
«Salve, ragazze… ditemi»
«Mah, niente, volevamo chiederti se volevi venire con noi a fare un giro…» mi fa mia cugina.
«Eh… io verrei volentieri, ma Riolu…»
«Ce lo possiamo benissimo portare dietro… prendi la bici col cestino e lo copriamo…»
«Sì, così poi crepa… fuori fa un caldo della madonna!»
«Certo che lasciamo qualche apertura eh…»
«E va bene, allora. Vado a cambiarmi e arrivo. Piuttosto, avete già cominciato a prepararvi per l’avventura?»
«Ah, mio fratello ha già fatto lo zaino! Non vede l’ora» fa Ylenia.
«Eh ok. Devo solo trovare il modo di dirlo ai miei…»
«Mia mamma si è presa la briga di avvisarli, lo farà non appena possibile, tranquillo»
«Bene, grazie Yle»
Mi preparo, mi pettino i lunghi capelli e scendiamo, facendo attenzione a mia nonna. In garage, prendo la bici di mia zia, è l’unica che ha il cestino. Ci metto dentro Riolu, poi con delle coperte leggere fatte di tessuto, la copro, lasciando scoperta la faccia e le estremità delle zampe.
Ci avviamo verso il centro storico di Rimini. Per fortuna, nessuno sembra accorgersi di nulla. Mi fermo in un’edicola a prendere il giornale sportivo, poi, quando ci fermiamo in una pasticceria, Giulia e Ylenia comprano pasticcini, e io resto a guardia del mio Pokémon. Per tutto il tempo ho una paura allucinante, perché se il mio Riolu venisse scoperto, sarebbero successi casini. E quindi, fino a quando non ritorniamo a casa, non mi sento sicuro. Riolu alza un attimo la testa per vedere meglio, ma io la fermo:
«Riolu, stai giù, se ti vedono sono cazzi ok? È per il tuo bene! Ti prego, stai giù, almeno fino a quando non ripartiamo»
Lei mi sorride e annuisce, e si sistema comodamente nel cestino. Poi, vengo raggiunto dalle due donne:
«Tutto ok, Mirkho?»
«Finora nessun problema, ma ho un po’ di paura, ad essere sincero. Faremo meglio a tornare a casa»
«Va bene, non corriamo ulteriori rischi. A casa»
Torniamo in fretta a casa, passando per la strada più breve. Riolu per fare le scale saltella, facendo 2-3 gradini alla volta. Rientriamo in casa mia tutti e quattro.
«Benissimo. Missione compiuta» esulto.
«Adesso noi andiamo, ok? Dobbiamo sbrigare un po’ di cose»
«Va bene, adesso anch’io me ne rimarrò un po’ per i cavoli miei, mi devo riposare, eh eh»
«Pigrone!»
«Mo smètla!»
«Scherzo! Piuttosto… ti va se mangiamo da te, per evitare che mia mamma veda Riolu?»
«Ma certo! Stavo quasi pensando la stessa cosa! Se per voi va bene, allora siamo d’accordo»
«Certo, ci stai, Yle? Ok, perfetto! Ciao, ci vediamo stasera, dopo cena facciamo un giro fino al bar lì a Viserba ok?»
«Ok, ciao, a stasera» la salutiamo, dopodiché Giulia scende.
«Dai, ti lascio mangiare, ormai è ora di pranzo. Vado eh… ci vediamo stasera»
«Ok Yle, buon appetito»
«Anche a te, stammi bene»
Ci diamo un paio di bacetti sulle guance e anche lei se ne va, dopo aver accarezzato Riolu. Mi viene in mente una cosa: torno nel mondo dei Pokémon per salutare i miei amici, poi per stasera mi faccio trovare. Detto fatto, chiamo Riolu, afferro il medaglione in mano.
«Chissà, magari è come in quel film… non mi ricordo il titolo, ma c’è uno che afferra una cosa simile, pronuncia il nome del luogo e si ritrova lì… mah, proviamo»
Faccio rientrare Riolu nella Pokéball e me la metto in tasca.
«Arenipoli, palestra!»
Volevo tornare da Jolteon un attimo eh!
Stringo il medaglione, in pochi secondi si apre il portale. Mi tuffo dentro, e dopo pochi istanti mi ritrovo sul retro della palestra di Arenipoli.
«Perfetto, funziona! Dai, andiamo da Corrado»
Entro nella palestra e trovo Corrado intento a leggere un giornale, e Jolteon a mangiare.
«Ciao Corrado! Sono tornato, come va?»
«Ehi Mirkho! Chi si rivede! Tutto a posto, tu?»
Jolteon, non appena mi vede, corre verso di me e, come suo solito, mi salta addosso felice.
«Alla grande. Ciao Jolty, tesorone, come stai? Eh eh, vedo che anche te te la passi alla grande!»
Nel leccarmi mi spalma i resti del cibo per Pokémon che stava mangiando sulla guancia. Meno male che ho fatto la doccia ieri…
«Guarda, Corrado, ora ho un Pokémon»
Faccio uscire Riolu. Jolteon ci gira un attimo attorno e poi lo lecca, e i due si mettono a giocare.
«Wow, Mirkho, bene… da quando ce l’hai?»
«Dal giorno in cui ci siamo visti per la prima volta. Avevo il suo uovo in quella occasione, e mi si è schiuso la notte dopo»
«Fantastico! Allora comincerai il tuo viaggio?»
«Sì, ma aspetto prima dei miei amici a cui ho fatto vedere Riolu, il viaggio lo farò con loro»
«Ah quindi lo hai portato nel tuo mondo??»
«Sì, ma l’ho protetto nel migliore dei modi. Se è qui con me adesso vuol dire che non gli è successo niente. L’ho pure portato a fare un giro nel centro storico della mia città, che è molto popolosa, e nessuno mi ha cagato nemmeno di striscio. Riolu aveva 3 guardie del corpo speciali: io, mia cugina e una mia amica d’infanzia»
«Wow, mi stupisci… tu sì che sei la persona adatta a fare l’allenatore!»
«Grazie, Corrado… adesso vado a contattare Ash e gli altri, ti saluto. Magari la prossima volta che ci vediamo sarò coi miei amici»
«Sarò felice di conoscerli, ciao Mirkho»
Do un’ultima carezza a Jolteon ed esco dalla palestra tenendo Riolu per mano. Vado in un Centro
Pokémon, l’unico posto dove si può usare il videofono. Faccio il numero di Ash e lui mi risponde dal suo InterPoké:
«Ciao Mirkho! Vedo che sei tornato! Dove sei?»
«Sono sempre ad Arenipoli, appena uscito dalla palestra, ho salutato Corrado»
«Ok, ti raggiungo con Brock e Lucinda, stai lì»
«Ricevuto»
Chiudo la chiamata e attendo i miei amici, che arrivano dopo un quarto d’ora coi loro Staraptor e Togekiss. Ci abbracciamo.
«Siamo felici di rivederti» mi fa Lucinda.
«Come sta il tuo Riolu?»
«Sta benissimo, Brock»
«Adesso hai da fare qualcosa?»
«No, Ash, ero tornato solo per salutarvi. Stasera devo tornare nel mio mondo perché esco con mia cugina ed alcuni miei amici. Andiamo a mangiare?»
«Certo! Ho una fame…»
«Anche noi!» fanno Brock e Lucinda.
Ci fermiamo in un ristorante, dove pranziamo lautamente e parliamo di tutto un po’. Poi ci mettiamo in cammino facendo la stessa strada dell’altra volta. Mi piace quella zona, quasi quasi, quando avrò abbastanza soldi, prendo casa ad Arenipoli. Ma vorrei fare lo stesso percorso dei classici videogiochi Pokémon, per esempio per la regione di Sinnoh, inizio da Duefoglie e vado avanti. Ma ho tutto il tempo per decidere, non so nemmeno se gli altri vogliono partire da altre regioni…
Quando stiamo per sederci, sento ancora il mio telefono.
«Diobò, che palle… ma si può sapere che cazzo vuoi da me 24 ore al giorno??»
«Dove sei finito?»
Cioè, sono arrivato qui da un’oretta scarsa e quella si è già accorta della mia assenza. Ma che c’ha, la telepatia?
«Ad Arenipoli sto, Santa Madre… sto sbrigando una cosa veloce, ti ripeto che stasera ci sono!!!»
«Non potevi stare di sotto un po’ con me? Tra 10 minuti arriva l’Aksenia…»
«Giulietta, mica so’ costretto a farti perennemente da ombra eh! E poi quella non c’ha niente di meglio da fare che stare da te?»
Aksenia è una nostra amica bulgara, arrivata in Italia un po’ di tempo fa.
«Abbi pazienza, Mirkho…»
«“Abbi pazienza” un paio di palle! Nell’ultima settimana avrai speso una decina di euro in chiamate tra me e te! Mi hai pure chiamato mentre ero con due Pokémon Leggendari, ho fatto una figura di merda mostruosa!»
«Oddio, scusa… vabbè, se hai voglia di venire ti aspetto»
«E per forza, sennò scleri… arrivo, santa donna…»
Per stizza getto il telefono nell’erba, e riferisco ai miei amici:
«Amici, vi chiedo infinitamente scusa per l’improvviso cambio di programma… mia cugina ha invitato da lei una nostra amica, e vuole che ci sia anch’io. Credetemi, non dipende da me tutto ciò»
«Tranquillo. – mi fa Ash – Saremo sempre a tua disposizione se ti serve qualcosa. Puoi pure andare»
«Ah, piuttosto, prima al telefono hai parlato di euro… cos’è?» mi chiede Brock.
«Una delle monete del mio mondo, è quella che uso io. Guardate»
Mostro loro delle monete e delle banconote.
«Bella grafica. – commenta Lucinda – Dai, ti lasciamo andare. Grazie per essere tornato, ci vediamo»
«Sicuro. Ciao ragazzi»
Torno nel mio mondo, e mi fiondo subito da mia cugina, che mi dice che l’Aksenia arriverà a mouznQuamenti. Intanto, approfittando dell’assenza sia di sua madre sia di Francesco (il suo convivente, perché mia zia ha divorziato nel 2004 dal mio zio Claudio), faccio uscire Riolu. Pochi minuti dopo,
la ragazza arriva, e sistema la sua borsa in camera di mia cugina. Io mi siedo a leggere il giornale che ho preso stamattina.
«Ciao Mirkho»
«Ciao Aksy… tutto a posto?»
«Sì, grazie. – e mi dà un bacetto – E tu?»
«Alla grande. Ci sei stasera?»
«Sì, non posso mancare. Aspetta che vado un secondo in camera a sistemarmi i capelli»
Il tempo di prendere in mano il Tuttosport e sento l’Aksenia urlare e correre da me.
«Mi-Mirkho… Giulia… c’è… c’è un animale strano di là che sta giocando coi miei trucchi!!!»
Io sbuffo, abbasso il giornale e chiamo Riolu:
«Riolu, lascia stare i trucchi dell’Aksenia, non è roba tua, vieni qua»
La mia cucciola mi raggiunge e mi salta in braccio sotto gli occhi attoniti della ragazza.
«Ma…Riolu! Che cazzo hai fatto? Mamma mia, ti sei riempita di cipria, guarda che lavoro! Giuro che non ho mai visto un Pokémon che usa la cipria» le tolgo i kili di polvere rosa profumata che ha in testa.
«U-Un Pokémon?»
«Aksenia, questo è il mio Pokémon, Riolu. Cucciola, lei è la mia amica Aksenia»
«Mamma mia… esistono»
Pian pianino, la ragazza bulgara accarezza Riolu sempre più convintamente.
«Che pelo morbido… e che simpatia, con quel facciotto… non fa niente, vero?»
«Tranquilla, è più buona del cane dell’Ylenia»
«Ah, sicuro, conoscendo Laki… ma dov’è la Giulia?»
«Controlla se non è caduta nel cesso»
Giulia arriva da dietro:
«Sono qui, pirlone»
«Ah, sorry, volevo sapere dov’eri finita»
«Avete voglia di andare a prendere un gelatino?»
Entrambi affermiamo di sì. Stavolta decido di portarmi dietro Riolu nella Pokéball. Faccio vedere la Pokéball all’Aksenia, dopodiché usciamo e così trascorriamo una buona mezz’oretta, e, tornati a casa, la nostra amica si coccola ancora un po’ Riolu, successivamente mia cugina mi fa:
«Ok, Mirkho, per il momento ti lascio libero. Ci vediamo stasera»
O mamma mia, finalmente, forse è la volta buona… vorrei che fosse così almeno per 2/3 di tutti i santi giorni… e inoltre giuro che se prima di stasera all’ora di cena questa mi rompe ancora il belino, la butto giù dal balcone!
Ma per fortuna, passo il resto del pomeriggio a giocare con la mia cucciola.
«Riolu, tesoro, tra un po’ cominceremo un viaggio per conquistare le medaglie, eh? È ora che ci alleniamo un po’, per vedere che mosse sai usare. Dai, tra un po’ vedrai perché amo tanto voi Pokémon»
Riolu annuisce, balza in piedi, la sua coda si irrobustisce di colpo, riflette una luce argentea per via del sole, e la fa roteare velocemente.
«Brava, sai già usare Codacciaio. Benissimo, ma ora basta attacchi qui in casa, non è il posto adatto, tesoro, se distruggiamo qualcosa, mia nonna poi ha un buon motivo per rompere le palle, eh eh»
Provo una bellissima sensazione quando Riolu ride con me. È incredibile, capisce tutto quello che le dico, e non ha problemi a farsi capire. I Pokémon sono davvero delle creature assolutamente perfette, in tutto e per tutto, per questo che le amo.
Poco dopo le 7, sento il campanello. Apro la porta, e trovo mia cugina con l’Yle.
«Buonasera, ragazze. Riolu, puoi uscire»
«Perché, l’hai fatta nascondere?»
«Sì, ogni volta che suona qualcuno le chiedo di nascondersi. Non ci siete solo voi due, purtroppo! La nonna… tua mamma! Quelle due sono più pericolose di Bin Laden!»
Riolu ci raggiunge. Giulia e Ylenia se la coccolano, dopodiché andiamo in cucina.
«Bella tovaglia…»
«Giulia, è la stessa che c’è da almeno vent’anni!»
«Appunto per quello! Cambiare no, eh?»
«Ma mi massacri i cotiledoni dei coglioni anche su questo?! Finché è buona la tengo! Piuttosto, visto che te sai cucinare bene, ci sono dei cordon-bleu nel freezer, più due pacchetti di wurstel e la maionese nel frigo»
«Il solito pasto leggero… chissà come fai a non ingrassare! Guarda io, invece, sono bella grassa!»
«Ma finiscila con questa storia! Non sei grassa!»
Ricevo poi una chiamata sul telefono, è la madre dell’Yle:
«Ciao Mirkho. Ho chiamato tua madre per avvisarla di ‘sta situazione»
Comincia a battermi forte il cuore.
«E… e… che ha detto…?» chiamo a me Giulia con dei gesti della mano.
«Che a lei va bene. È incredula, ma sembra sia d’accordo. Forse potrebbe richiamarti prima di domani sera, presta attenzione. Buona fortuna ragazzi»
«Sì… grazie…» sussurro, col cuore a mille. Poi, non so perché, comincio a lacrimare leggermente. Giulia mi guarda e mi fa:
«Che c’è?»
«Mi ha telefonato la mamma dell’Yle… mi ha riferito che mia madre mi lascia partire…  le sussurro – ora manchi tu… faresti meglio a dirglielo…»
«Eh… e il coraggio dove lo trovo? È sempre complicato parlare con mia madre, se quella decide di non ascoltare nessuno, non lo fa e basta…»
Effettivamente, parlare con lei è impossibile. Bisognerebbe beccarla in un momento tranquillo, perché lei esce fuori dai gangheri con una facilità impressionante. All’ora X e Y minuti è calma e sorridente, cinque minuti dopo è in preda ad una furia omicida. Spero che acconsenti.
Ceniamo sostanziosamente, io con Riolu in braccio, e quando giunge l’ora dei pasticcini, mi tocca avvertire Riolu:
«Cucciola, vacci piano coi cannoli… il ripieno alla crema non piace solo a te!»
Quando finiamo, vado subito a prepararmi, perché la Lucy è già arrivata. Scendo assieme a mia cugina, dopodiché, per arrivare al bar di Viserba gestito da due nostre amiche, usiamo lo stesso metodo che usammo per andare al RiminiComix: in bus senza biglietto.
Al bar incontriamo il fidanzato di Giulia, Alban, un albanese. Io ordino una caipiroska, un cocktail che mi piace un sacco. Accendo anche una sigaretta, io e mia cugina fumiamo. E intanto parliamo di tutto un po’. Poi appoggio un attimo la sigaretta sul posacenere e, sempre parlando ai miei amici, mi metto a trincare il mio drink. Ma improvvisamente Giulia mi tira la maglietta:
«Occhio che Riolu si sta fumando la tua sigaretta!»
Mi volto e vedo Riolu accanto a me che si sta portando alla bocca la mia Camel blue. Gliela tiro via subito:
«No Riolu, ti prego, è pericolosa… ti si fondono i polmoni se fumi, tu… già non dovrei farlo io!»
Ma i guai non sono finiti: mentre sto per mangiare una patatina, sento un bambino urlare:
«Guarda, un Pokémon! Quello è un Pokémon!»
Mia cugina si alza di scatto parandosi davanti a Riolu.
«Oh cazzo… oh cazzo! No, no no!!» commento mentre cerco freneticamente la mia Pokéball nella borsa della Giulia. Quando la trovo, faccio entrare il mio Pokémon in essa, e la rimetto nella borsa.
«Tutto a posto?» mi fa Alban.
«Sì, ora sì… mamma mia che infarto…»
Dopo mezz’ora ci alziamo e andiamo a pagare. È quasi mezzanotte, e decidiamo perciò di andare a casa. Quando sto per pagare la mia roba, Alban mi mette una mano sulla spalla e mi fa:
«Tranquillo, pago io per te»
«Grazie»
«Figurati»
Torniamo a casa, anche stavolta sviando l’obliteratore. Caspita, finora abbiamo evaso allo stato 4,80 € di biglietti del pullman!
Tornati a casa, io e mia cugina ci salutiamo subito, mi faccio una doccia veloce e mi ficco subito a letto, con la mia Riolu sotto le coperte.
La notte mi sveglio d’un tratto perché sento un botto della madonna e delle urla. Noto che Riolu non è accanto a me. Quando mi alzo, la vedo in piedi sul parapetto del balcone che lancia sfere blu verso il basso.
«Ma che cazzo sta succedendo? Riolu!»
Corro al terrazzo, e Riolu mi indica davanti a me due persone che, con accento arabo, urlano “via via via! C’è un alieno!!” scappando via attraverso il giardino della casa di fronte.
«Ma… quelli sono ladri!! Oddio… ah ah» la prendo sul ridere.
Davvero non ci posso credere! Abbraccio Riolu e la ringrazio:
«Mamma mia, sai usare Forzasfera??? Wow… Riolu, grazie infinite!!»
Anche la mia tesorina mi abbraccia e si struscia felice. Ieri sera ero talmente strafatto che ho lasciato la barriera antifurto aperta, e ho rischiato di brutto. Se non ci fosse stata Riolu, non so nemmeno se sarei ancora vivo. Sento bussare alla porta:
«Mirkho, apri, sono Giulia! Che è successo?»
Le apro, e lei si precipita subito in camera mia.
«Ho visto due persone che si arrampicavano sul mio balcone e poi sul tuo. Facevano un casino… non ti hanno fatto niente?!»
«Veramente non sono neanche entrati! Riolu li ha spediti a casa loro riempiendoli di Forzasfere! Ah, la mia cucciola!»
«Ah sì?? Wow, sono stupita… ma spiegami, che sono le Forzasfere?»
«Ora ti spiego. Sai cos’è l’aura?»
«Sinceramente… no»
«Lo supponevo… tu non sai niente al di fuori dell’usare freneticamente il telefono! Comunque… l’aura è un’energia particolare che emana ogni essere vivente. Riolu, e la sua evoluzione, Lucario, hanno questo particolare potere di controllare l’aura, e tramite essa di capire i vari stati d’animo degli altri. Riolu, lancia una Forzasfera in aria»
Riolu esegue la mossa.
«Questa sfera blu è totalmente costituita da questa energia. In teoria, questa è una mossa che può apprendere solo dopo essersi evoluto in Lucario, ma si vede che stavolta c’è un eccezione. Un momento! Mi pare di aver sentito… i Riolu provenienti da un regno indipendente all’interno della regione di Sinnoh, proprio per difenderlo, possiedono la capacità di apprendere questa mossa già prima di evolversi… solo che non mi ricordo proprio come si chiama… tu, Riolu, vieni da quel regno?»
La mia cucciola mi guarda con una faccia strana, puntando poi gli occhi per terra.
«Se è nato con te, Mirkho, cosa vuoi che ne sappia se viene da là… tu sei la prima persona che ha visto, e quindi mi sembra ovvio che si ricordi solo di te»
La prendo in braccio.
«Mh-Mh… già, è vero. Scusami, Riolu, mi sono fatto prendere. Che tu venga da quel regno o no, non entra nel merito, mi hai salvato la vita e la casa. Ti sono davvero debitore!»
Ci abbracciamo di nuovo, dopodiché saluto mia cugina e ci rimettiamo a letto, dopo aver chiuso naturalmente tutto ciò che è chiudibile. Sono quasi le tre di notte. Adesso che ho Riolu, non ho più paura di nessuno. Che sensazione favolosa.
A mattina inoltrata, mi sveglio contento. Perché? Oggi io e i miei amici abbiamo stabilito, a casa di Yle e Jaco, una “riunione” in cui parleremo della nostra avventura nel mondo dei Pokémon, ormai alle porte. Ottenuto il consenso di tutti i genitori, non ci resta altro che definire tutti i dettagli dell’operazione. Dopo una mattinata trascorsa a non fare un emerito tubazzo, alle 2 e mezza, insieme a mia cugina, alla Lucy e a Davide, entriamo nella sede della nostra riunione, ammesso che la si possa chiamare così. Ci salutiamo normalmente, poi io prendo la parola:
«Ragazzi, allora… come prima cosa, siete davvero pronti per quest’avventura? È una cosa seria, non sono i classici giochi per il DS, avremo a che fare con delle creature vere, in carne e ossa!»
«Io ci sto alla grande, mi sento pronto a coronare quello che tempo fa era il mio sogno, e che è tornato ad esserlo tuttora» mi risponde sicuro Jacopo, con la sciarpa del Rimini Calcio attorno al collo.
«Mi sono fatta un esame di coscienza giusto ieri sera, e ho deciso che la cosa è pienamente fattibile. Insomma… non è che ci ho guardato tanto ai Pokémon in vita mia, la scintilla è scoccata quando ho visto il tuo Riolu, Mirkho… ammetto di essere un tantino inesperta…» osserva Lucia.
«Su questo non vi dovete preoccupare. Ci siamo io e Jacopo, noi siamo esperti, abbiamo seguito i Pokémon dalla prima all’ultima stagione, e sempre continueremo a farlo. Se avete qualche dubbio, noi saremo sempre a vostra completa disposizione»
Poi interviene Davide:
«Ma Mirkho… là correremo qualche pericolo? Cioè… è abbastanza tranquillo?»
«Io sono già stato nel mondo dei Pokémon, più precisamente nella regione di Sinnoh, Jaco la conosce sicuramente, ed è lì che ho trovato l’uovo di Riolu. Quello dei Pokémon è un mondo tranquillo, là non ci sono talebani da fucilare né guerre di alcun tipo in corso. Certo, se magari incontriamo il Team Rocket, Galassia e compagnia, dobbiamo basarci nient’altro che sulla forza dei nostri Pokémon. Loro sono la nostra forza, e in loro dovremo sempre riporre la nostra fiducia»
«E dove alloggeremo la notte? Non credo che là usano gli euro, come pagheremo gli alberghi?» chiede mia cugina.
«Anche per questo ho una soluzione. Innanzitutto, là usano i Poké, eccovi alcune monete da guardare, non da fregare eh… comunque, udite udite, nei Centri Pokémon, ai piani superiori, non ci sono le sale per le lotte in Wi-Fi come nei videogiochi, ma delle camere predisposte apposta per gli allenatori, e sono completamente gratuite! Anch’io ci sono rimasto così, quando me l’hanno detto. Possiamo stare tranquilli»
«Bene. Ma… come nei giochi del DS, dopo ogni lotta ti vengono dati dei soldi?» domanda Ylenia.
«Da quello che ho sentito, sì. I Capipalestra pagano un bordello se li batti… diciamo dai 500 Poké in su, gli allenatori normali per strada di solito non pagano molto, tra i 50 e i 100 Poké. Eh? Il cambio? Mmmhh… ho visto i prezzi di alcuni oggetti che ci sono pure da noi… dopo alcuni calcoli, ho fatto delle medie e più o meno un euro sono circa 0,8011 Poké, che perciò vale di più dell’euro»
«Apperò… sai un mucchio di cose, Mirkho. E per cambiare i nostri euro in Poké?»
«Sì, Jaco… eppure fino a due settimane fa non sapevo proprio niente. Eh per quello devo ancora vedere… penso di dovermi recare là ancora un’ultima volta in solitaria per capire come fare. Ma dovrei fare veloce, massimo un pomeriggio. Tanto… oggi è sabato… quasi sicuramente prima della settimana prossima non partiremo, non tutti ci siamo preparati…»
«Ok, ma un’ultima cosa… per la scuola? Cioè, se per metà settembre dovessimo essere ancora impegnati, come faremo?» chiede Davide.
«Ah questo dipende da voi. Non vi sto chiedendo di smettere di andare a scuola, per carità, siete
liberi di fare quello che volete. Se volete sospendere momentaneamente il viaggio, non c’è problema»
«Ah, io vorrei finirla lì… tanto sto andando male, quest’anno mi hanno rimandato di italiano, matematica e inglese… tu cosa farai, Mirkho?» mi fa Jacopo, mettendomi la sciarpa al collo.
«Ah, io ho scritto ieri una lettera da inviare alla mia scuola. Già da tempo non ne potevo più, cercavo un’occasione per togliermela dalle palle; spiacente ma rassegno le dimissioni. Voglio dedicarmi pienamente ai Pokémon d’ora in poi»
«Noi ci penseremo su, poi prima di partire te lo faremo sapere, dobbiamo solo ragionarci su e parlarne coi nostri» rispondono Ylenia e Lucia.
«A me è difficile che mia madre non mi mandi più a scuola… sentirò lo stesso, ma non garantisco niente»
«Tranquilli, amici, fate pure con calma. Punto finale: da quale regione partiremo? Kanto, Johto, Hoenn o Sinnoh?»
«Io suggerirei di partire da Johto, perché lì ci sono un sacco di Pokémon fantastici, e ci sono tutti i leggendari che amiamo tanto, Mirkho… Entei, Raikou, Suicune, Latios, Latias, Celebi… ce ne sono… incontrarli sarebbe la mia soddisfazione più grande»
«Sono d’accordo con te, Jaco. Allora, chi vota per Johto?»
«Va bene, vai per Johto»
«Concordiamo»
«Apposto allora. Cominceremo da Johto. Per lunedì prossimo tenetevi pronti, si parte. E fatemi sapere per la vostra scuola, ok? Non vorrei che per colpa mia qualcuno andasse in bordelli legali»
«Tranquillo» mi rispondono all’unisono le donne.
«Un momento, Mirkho… raccontaci come sei arrivato là, cos’è successo quel giorno?» mi chiede Lucia, supportata dai “racconta, racconta” degli altri.
«Va bene. Giuro che era un giorno come gli altri, normale. Era… una settimana fa, più o meno, stavo per mettermi a guardare la TV, appena sdraiato sul divano. Dopo due minuti circa, sento una voce che mi fa “tu che hai sempre desiderato allenare i Pokémon… sei pronto?”, io ci rimango un po’ così, cascato dal pero, e cerco per la casa se c’era qualcuno. Niente. Un minuto dopo, di nuovo: “reggiti forte, Mirkho”. Stavo per chiedere chi era e come faceva a sapere il mio nome che si apre il passaggio. Vengo risucchiato dentro. Fortunatamente ero ancora vestito perché ero appena tornato dal mio solito giretto dopo pranzo. Mi sono risvegliato in un prato, con… immaginate chi… Ash, Brock e Lucinda ad accertarsi delle mie condizioni!»
«Noo… non ci credo… davvero???»
«Sì, Jaco, sì. Ti faccio vedere le foto che ho fatto con loro. Ah, comunque, vi va bene se ci portiamo le nostre bici? Quelle regioni lì sono belle grosse, se cammino troppo mi vengono le bolle ai piedi»
«Ci credo, pigro come sei!» me la manda su Giulia.
«Oh ma tu zitta non te ne stai mai? Diobò, sempre a parlare al vento!»
«Guarda che è vero! Ti conosco io!»
La mando platealmente a cagare. Comunque concordano tutti. Prima di salutarci, appoggiamo tutti le mani una sopra all’altra e gridiamo “hurrà”. Ce ne andiamo contenti come mai lo siamo stati in vita nostra. O almeno, in vita mia. Vado subito in casa, riprendo il mio zaino (comprato ad Arenipoli con la gentile concessione del portafogli di Ash), e comincio a lavorare su cosa portare. Certo, c’è sempre la questione del cambio Euro-Poké da risolvere… bè, troverò un modo, prima o poi. Ma per ora mi basta sapere che posso realizzare il sogno che avevo fin da bambino. In tanti anni, quanti sogni ho fatto… dalla prima volta, in cui incontravo Ash e i suoi Pokémon (tra cui un Charizard)… davanti ad una pompa di benzina, ad un altro in cui abbracciavo Lucario… mamma mia… e poi tutte le volte che ho pianto quando, alla fine di ogni film dei Pokémon, c’era sempre qualcuno che moriva (Latios, Lucario, Giratina, Celebi, Zoroark, per fare degli esempi, anche se poi qualcuno resuscitava)… segno che li amo veramente. Dai, basta parlare, prepariamoci a partire, oltre i cieli dell’avventura!
Fine
   
 
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