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Autore: CiProvoNonSoComeAndr    27/10/2015    0 recensioni
Due anime diverse tra loro per uno strano gioco del destino si scontrano lungo il cammino della loro vita.
Amore, un sentimento pericoloso per chi come loro non sapeva cosa fosse.i
Nessuno avrebbe mai immaginato che le vite di due persone potessero cambiare improvvisamente.
Nemmeno i protagonisti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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ABBY'S POV.

L'università mi piace, non posso negarlo. 

Alzarsi presto al mattino, per me non è di certo un sacrificio perché so che quello che farò sarà quello che servirà a formare il mio futuro. Scivolo giù dal caldo piumone che mi avvolge, non appena la sveglia suona.

Ore 7.00 segna.

Come d'abitudine, corro in bagno prima che il mio fratellino minore, Kevin, possa appropiarsene e chiudendomi la porta alle spalle posso godermi la doccia rigenerante: una doccia veloce, tiepida, per risvegliare ogni fibra del mio corpo pronta per questa ennesima giornata con un sorriso sulle labbra.

Quando sono fuori Kevin è già li.

Passo come ho sempre fatto una mano tra i suoi capelli scuri scuotendoli. -Buon giorno monellaccio- 

-Smettila- dice infastidito. A Kevin non è mai piaciuto che toccassi i suoi capelli in questo modo.

Mi guarda incattivito con i suoi occhi castani e grandi, siamo più simili di quello che le somiglianze estetiche fanno sembrare. 

-Non fare il moccioso, stupido- Lo prendo in giro. 

-Guarda che lo dico alla mamma- 

Kevin è un ragazzino sveglio, esageratamente sveglio, come ormai ogni ragazzino di nove anni. Esce la lingua quando io continuo a disturbarlo. 

-Moccioso- Gli urlo divertita mentre nervoso entra in bagno sbattendosi con vuolenza la porta alle spalle. 


Fuori casa, dopo una veloce colazione, mi avvio spedita al mio solito appuntamento con Marcus. Insieme percorriamo la strada verso l'Università non tropoo distante da casa mia. Un lungo viale costeggiato da innumerevoli padiglioni con i diversi indirizzi di studio, è una dei molti campus universitari in Baltimora. 

-Buon giorno- Con passo svelto lo raggiungo ricambiando il suo sorriso. 

Mi avvicino frettolosamente alle sue labbra, forse con troppa abitudine non diamo più la stessa importanza ai baci che ci scambiamo. Stiamo insieme da così tanto tempo che è stato facile cadere nell'abitudine per certi aspetti.

-Sei in ritardo- Mi rimprovera con aria severa. I suoi occhi castani mi scrutano accigliati come se il vero problema fossi io: Marcus è sempre in anticipo su ogni cosa, non sono io ad essere in ritardo ma lui ad essere arrivato in anticipo. Sarebbe comunque inutile discuterne. Si passa una mano tra i capelli folti sistemandosi qualora una ciocca possa scappare dal taglio fisso e preciso. 

Gli piace essere puntuale, preciso, ordinato, a Marcus piace essere perfetto in tutto r per tutto.


L'aula è già piena quando arriviamo, Marcus mi ha accompagnata e poi è scappato via ricordandomi il nostro incontro per l'ora pranzo. 

Mi piace trascorrere i miei pranzi con lui, ascoltarlo mentre parla delle molteplici cose che anche oggi ha scoperto; è un ragazzo a cui piace davvero fare ciò che fa, studiare architettura intendo ed impegnarsi per raggiungere quello scopo. Diventerà un brillante uomo.

Sedendomi in una delle prime file con la stessa abitudine di sempre, sistemo la borsa al mio fianco tirando fuori da essa carta e penna. Tuttavia alcuni ragazzi stanno bisnigliando qualcosa tra loro e involontariamente mi trovo ad origliare curiosa. Capto solo poche parole, ma quelle necessarie ad avvisarmi che oggi la Stone non sarà presente. 

Quegli stessi ragazzi vanno via poco dopo lasciandomi compleamente sola nel giro di pochi minuti, non saprei cosa fare. Rimanere qui nell'attesa che qualcosa cambi non servirà a nulla né tanto meno fissare l'orologio aspettando che le ore passino lo sarebbe. 

Sarà meglio trovare qualcosa da fare, penso.

Solitamente in queste occasioni mi trasferisco in un piccolo bar che frequento ormai da diverso tempo. Non è molto lontano, di conseguenza mi permette di essere in aula il più velocemente possibile e poter sostare da lui in mattinate vuote come questa.

-Buon giorno Nik- Saluto, spingendo la porta a vetro. 

Un uomo anziano, dai capelli bianchi come la neve, mi accoglie con un suo sorriso.

-Abby- Ricambia sorpreso di vedermi. 

-La professoressa Stone si è dato malata. Ho pensato di venire qui prima di andare a pranzo- spiego. 

Mi accomodo al solito posto, un piccolo tavolo all'angolo, non molto in vista. 

-Ciao Abby!- Mi raggiunge anche Samuel, cameriere in questo bar e fedele compagno di chiacchierata quando il lavoro è abbastanza noioso da permettergli una pausa. 

-Ti porto qualcosa?- Domanda. In questo bar girano volentieri sempre molte ragazze per lui, è un ragazzo abbastanza affascinante nonostante sia semplice. Ma due occhi azzurri e un capelllo biondo folto sembrano riuscire a far girare la testa a molte ragazze. 

-Cornetto e cappuccino. Grazie!-

Samuel scuote la testa divertito. -Mi chiedo perché continuo a chiederti cosa prendi- 

-Potrei decidere di cambiare un giorno!- Ribatto. 

-Lo penso anche io Abby. Arriva subito comunque- 

Sistemo meglio il libro sul tavolo e alcuni evidenziatori colorati trascorrendo la mia mattinata studiando e chiacchierando di tanto in tanto con Samuel o con Nik. Passa così in fretta che alla fine sono davvero in ritardo al mio appuntamento con Marcus senza neanche averlo fatto apposta. 

Come sempre non si lascia sfuggire l'impeccabile battuta di circostanza sul mio ennesimo ritardo, quando arrivo correndo al nostro appuntamento. Preferisco fingere che tutto vada bene però, è una routine a cui ho fatto l'abitudine da diverso tempo. Crescere insieme ad una persona, trascorrere molto tempo insieme ti aiua ad abituarti ai suoi difetti. Marcus è fatto a modo suo.

Non gli dico nemmeno della cena che pensavo di organizzare per sera, sapendo che i miei sarebbero stati dai loro amici, i Collins, avrei voluto trascorrere una romantica cena in sua compagnia ma non ho più voglia. Soprattutto quando mi ricorda i suoi impegni per quella sera e per quelle dopo per il suo gruppo di studio. 

Chiedere di lasciare tutto e stare con me per una sera è inutile, dirà che è da irrispettosi declinare l'appuntamento all'ultimo minuto; sono d'accordo che prenda i suoi impegni con senso del dovere, ma ho sempre immaginato come sarebbe se una volta tanto si uscisse dagli stessi schemi che ogni giorno ci imponiamo come se non avessimo altre vie di uscita. Quando sono sola, mi piace immaginare come sarebbe stata la mia vita se Marcus avesse avuto un'aria da ribelle, se avessimo fatto quelle cose che fanno i ragazzi comuni: correre di notte per poter stare insieme, abbracciarsi sotto un cielo stellato, scappare da tutto e tutti quando la vita sembra essere pesante da vivere. Non lo abbiao mai fatto.

Perciò la sera, una volta che mamma, papà e Kevin escono di casa, decido che la cena romantica sarebbe stata solo per una persona aggiungendo al programma un film. 

Al noleggio c'è il solito ragazzo brufoloso, il quale finge di leggere fumetti ma sotto tiene la foto nuda di qualche ragazza. I suoi occhi sbavano e si sgranano ogni volta che gira pagina continuando la sua appurata conoscenza della materia non certamente casta, io inizio la mia ricerca di un film da vedere.

Le pagine della nostra vita. So già che film vedere.

Nonostante lo abbia visto un milione di volte, lo riguarderei sempre. 

Alla cassa, il commesso brufoloso stacca gli occhi dal giornaletto porno giusto il tempo di passare la mia carta sul registratore.

-Grazie- dico.

Non risponde nemmeno, i suoi occhi sono di nuovo sul giornaletto.

Le strade di sera sono desolate in Inverno, quasi nessuno esce di martedì sera. Neanche io lo farei se avessi avuto un fidanzato diverso da Marcus, forse non mi troverei qui con film in mano sapendo che lo guarderò finendo in lacrime dopo circa dieci minuti con un piatto pre riscaldato sulle gambe, seduta sul divano di casa...

-Attenta!- Qualcuno urla.

Non mi accorgo di cosa accade: un'auto frena di calpo sterzando sull'asfalto abbastanza da lasciare i segni dei freni. Stordita, rimango impassibile quando riparte a tutta velocità fregandosene che qualcuno possa essersi fatto male.

Poi il mio braccio stretto dalla mano di un qualcuno che respira affannato. -Sei un'incosciente!- Mi rimprovera con tono alto e severo. 

-Non hai guardato la...- Si interrompe avvicinandosi curioso. Un'espressione curiosa è a pochi centimetri dal mio viso.

-Io ti conosco- Dice riflettandoci su.

Mi ci vogliono i secondi che occorrono per riprendermi dallo shock e riconoscere immediatamente il mio salvatore nello stesso ragazzo dall'aria furba che solo pochi giorni prima mi aveva salvata da una situazione vagamente simile. 

È uno scherzo.

-Tu sei quel tipino che non mi ha nemmeno ringraziato per averle salvato la vita qualche giorno fa- Con un sorrisetto beffardo mi osserva scoppiando a ridere dopo. 

-Non posso crederci. Ti ho appena salvato la vita di nuovo- Continua, senza nemmeno badare che ridere in faccia alla gente in questo modo è anche maleducato. 

Mi rende parecchio nervosa soprattutto quando la sua mano mi stringe ancora

-Credo tu abbia bisogno di una visita. Non so magari hai istinti suicida-

-Oddio no!- Spalanco gli occhi staccando con violenza il mio braccio dalla sua presa.

-Lasciami andare!- È sbagliato saltare a conclusioni affrettate ma detesto questo presuntuoso.

-Sul serio sei un tipino strano tu- dice. -Ti salvo la vita per la seconda volta e continui a essere scontrosa-

-Tu sei un maleducato, non è educato ridere della gente- Rispondo irritata. 

Il che lo fa nuovamente ridere, come se non fosse già sufficientemente frustrante tutto questo. -Giuro che sei strana. Guarda che come minimo mi devi una cena. È il minimo che tu possa fare-

-Io non devo offrirti un bel niente. Al massimo posso dirti grazie-

-Al massimo?? Scherzi vero?- 

In realtà lo avrei anche fatto se non fosse stato così maleducato. 

-Hai mangiato?- Mi chiede così dal nulla tornando improvvisamente serio e rendendo me sempre più nervosa.

-No- 

-Bene, nemmeno io. Andiamo a cena- Sentenzia senza nemmeno aver chiesto la mia approvazione. 

Afferra la mia mano tirandomi dietro di se, come se fosse la cosa più naturale di questa terra.

-Ma cosa stai facendo?- naturalmente disapprovo la sua idea. -Io non so nemmeno chi sei!- 

-Non vado a cena con uno sconosciuto. Potresti essere un maniaco, uno stupratore pronto a violentarmi non appena abbasso la guardia- stacco velocemente le nostre mani. 

Il suo sguardo scorre, senza  nessuna vergogna,  lungo il mio corpo esaminandolo da cima a fondo. -Fidati- Mi guarda negli occhi -Non mi si alzerebbe-

-Sei...sei...- Non so se odiarlo per i modi, perché mi ha definito brutta o perché mi irrita anche il suono della sua voce così derisoria e roca, ma potrei uccidere qualcuno questa sera e quello sarebbe sicuramente lui. 

Non credo di essermi mai sentita così offesa e arrabbiata come sta accadendo adesso con questo tipo sconosciuto. 

-Affamato!- Mi interrompe afferrando di nuovo la mia mano come se non gli importasse veramente che possa decidere di non voler andare con lui.

Nuovamente mi fermo. -Non so nemmeno come ti chiami!- Esclamo.

-In realtà lo sai, ricordi? Te l'ho urlato l'altro giorno-

-No non lo ricordo!- Mento. Ricordo perfettamente mentre mi urlava il suo nome dall'altra parte della strada.

-Si invece-

-No-

-Ti si legge in faccia che te lo ricordi!- Sorride facendo si che due fossette si formino sul suo viso.

-Harry?- Fingo di provare ad indovinare. 

-Vedi che lo ricordi?- Allarga vittorioso le labbra rosse e carnose. Di certo questo Harry è molto bello.

-Adesso andiamo, ho fame e mi devi una cena- Prima che possa fare qualche altra domanda afferra nuovamente la mia mano iniziando a camminare spedito.

So che dovrebbe essere strano essere trascinata da uno sconosciuto per strada, eppure non riesco a sentirmi così. La sua mano grande, calda, lascia stretta alla mia è insolitamente rassicurante. Credo che la sua bellezza abbia quella capacità. Sa essere rassicurante, nonostante non c'è nulla in tutto ciò che possa definirsi tale. 

Con la coda dell'occhio osservo i suoi ricci abbastanza lunghi da cadere sulla fronte, che ogni spinge via con un gesto veloce. Gli occhi versi, grandi, vispi, osservano ogni dettaglio come se stesse cercando di ricordare; increspa le labbra pensioroso e se le tocca con il pollice e l'indice quando sembra non essere certo su dove mi stia portando. Il suo giubbotto di pelle evidenzia due spalle larghe e sotto di questo una maglia a scollo a V lascia intravedere alcuni tatuaggi. Ce li ha anche sulle mani. È anche abbastanza alto da obbligarmi a sollevare il collo quando lo osservo per guardarlo meglio in viso. 

È sicuramente diverso da Marcus. Oddio Marcus!

-Siamo arrivati!- Esclama entusiasta. 

-Sono fidanzata!-esclamo io invece d'improvviso.
   
 
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